2.2 Accenni storici della società civile in Giappone
2.2.4 Il secondo Dopoguerra e Regime dal 1955
Il principio del pendolo sembra essere un convenevole in Giappone; periodi di ossessione e incanto per tutto ciò che è europeo e americano, con tentativi di approccio e assimilazione di arti, scienze e tecnologie, sono intervallati da momenti di parziale estraniazione e di isolamento.
Se quindi durante la Seconda Guerra Mondiale e più in generale dall’ascesa del movimento nazionalistico e all’affermazione del regime del 1933, il sentimento patriottico ebbe un forte impatto nelle politiche interne ed estere del paese, subito dopo la guerra, questa tendenza viene completamente ribaltata. È infatti con la fine del conflitto mondiale, in cui il Giappone risultò uno dei paesi sconfitti, che si reinnesta il desiderio di una cultura forte governata dal senso di democraticità, liberalismo, individualismo e di forte carattere internazionale. Il primo passo fatto in questa direzione fu la promulgazione della nuova Costituzione nel maggio 1947, in cui venne istituita la sovranità popolare come principio fondamento della nuova Nazione che doveva rinascere dalle macerie di Hiroshima e Nagasaki. Fu declamato il suffragio universale e, così facendo, il Giappone compì il primo passo verso una
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democratizzazione che avrebbe cambiato da lì in poi la conformazione politica del paese. Se infatti fino a quel momento il partito comunista giapponese non aveva avuto voce in capitolo nelle decisioni governative e di conseguenza non aveva potuto influenzare l’andamento politico, poiché sciolto e reso illegale dal Governo del regime, nelle elezioni del 1948 raggiunse la maggioranza e fu nominato come primo ministro del Gabinetto Tetsu Katayama.
Ad ogni modo la situazione politica risultò caotica e disordinata fino al 1955, in cui vennero istituiti i due più grandi partiti giapponesi: il liberal-democratico e il socialista; grazie infatti alla nascita di queste due grandi entità politiche fu possibile la presa di posizione nei confronti di scelte governative più solide e stabili. Questo nuovo assetto permise una ripresa economica e un’ulteriore modernizzazione che portarono il Giappone a diventare Seconda potenza mondiale economica nel giro di un paio di decenni.
La tendenza al gruppismo e all’associazionismo divenne parte integrante della fazione politica comunista; essa si andava ad identificare come voce della fascia proletaria della società, di letterati, artisti e di studiosi anti-governativi, i quali fecero sentire la loro voce e il loro malcontento attraverso dimostrazioni pubbliche e parate. Il 1955 è da considerarsi come anno cruciale sia a livello politico, con la formazione e fusione dei due grandi partiti liberal-democratico (LDP) e socialista giapponese (JSP), sia a livello economico, grazie alla formazione di grandi gruppi per gli affari
quali il Keidanren94. La lotta per la maggioranza da parte di queste due grandi fazioni
rese possibile un aumento del PIL interno fino a raggiungere i massimi storici e un
conseguente consolidamento economico da parte dell’economia nipponica95.
Dal 1960 il Giappone incentrò le sue politiche in vista di una crescita economica, che lo avrebbe portato a detenere una figura di riguardo non solo in Asia, ma anche a livello internazionale. Furono infatti instaurati modelli di industrializzazione e
94 経団連 , anche conosciuto come Federazione di organizzazioni economiche del Giappone ; la nuova
nomenclatura è 日本経団連 (Nippon keidanren) dal 2002
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democratizzazione, i quali portarono ad avere nell’immediato una figura di predominio nelle economie asiatiche. Questo consentì al Giappone di potersi fare avanti come possibile candidato per un’egemonia lo vedeva non più in una posizione di sconfitto e sbaragliato paese riluttante dalla Seconda guerra Mondiale, bensì come sviluppato e accattivante alleato. Fu così che il primo ministro Yoshida Shigeru firmò il trattato di Anpō96 con gli Stati Uniti presso San Francisco nel 1951 e così facendo il Giappone divenne parte di un bilateralismo, ai cui vertici si ergevano i vincitori Stati Uniti, il blocco europeo occidentale e il rinnovato Giappone, in opposizione con l’Unione sovietica e alleati.
In questa occasione il Giappone riuscì ad ottenere una posizione privilegiata in Asia che avvenne la prima vera e propria dimostrazione di società civile, poiché la questione di sicurezza nazionale e delle relazioni con gli Stati Uniti poteva essere considerata un’arma a doppio taglio per l’economia e per il mantenimento della sicurezza interna del Giappone, se non che una minaccia per lo sviluppo economico del Paese. Fu così che massima attenzione fu posta sul trattato di mutuale sicurezza e cooperazione tra Giappone e Stati Uniti, il quale fu firmato a San Francisco nel 1951, denominato anche Anpō jyōyaku. Il dolore e l’amarezza della sconfitta della Seconda guerra Mondiale erano ancora ben vividi nella mente del popolo e non era ammissibile che ciò che era accaduto una volta, potesse ripetersi ancora.
A ciò si ricollega la problematica dell’Articolo 9 della Costituzione, sulla non- belligeranza dell’esercito giapponese97 e dell’articolo 89 della Costituzione, nel quale viene esplicitato come nessun fondo monetario o proprietà possa essere spesa o appropriata all’uso, beneficio o al mantenimento di alcuna istituzione religiosa o per qualsiasi associazione di carità, d’educazione o benevolenti che non sia sotto il
96 日本国とアメリカ合衆国との間の相互協力及び安全保障条約 (Nippon koku to Amerika gasshūkoku
to no Aida no Sōgo Kyōryoku oyobi Anzen Hoshō Jōyaku)
97 Tuttora in Giappone si sta avendo un’ampia discussione per la revisione dell’articolo 9 (日本国憲法の第
九条の改正 Nihon koku kenpō no daikujyō no kaisei) con schierate da una parte fazioni come quella del primo ministro Shinzō Abe (阿部晋三), il quale si dimostra propenso per cambiare l’articolo, inneggiando ad una situazione instabile per quanto riguarda la sicurezza e la stabilità del paese in caso di attacco da paesi esteri, e da conservatori, i quali identificano come pericolosa la scelta del primo ministro e tentano di mantenere lo status quo.
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controllo delle autorità pubbliche. Così facendo fu reso molto difficoltoso lo sviluppo e il sostentamento della società civile, la quale si trovò a scontrarsi con un governo che letteralmente ne impediva la formazione. Ciò nonostante, grazie a questa impennata economica, il Giappone fu in grado di produrre lavoratori che divennero “corporate soldiers”98, i quali avrebbero dato la loro vita per la crescita del paese, a discapito dei loro interessi, della famiglia e di una propria individualità. Diligenza, zelo e tendenza alla corporate society consentirono la crescita di un forte senso di appartenenza e di fedeltà alla propria impresa, che venne disegnata con lo stesso rapporto dei samurai al loro daimyo di periodo Tokugawa, in cui lo spirito di appartenenza ad una comunità e alla fedeltà verso il proprio padrone corrispondevano alla creazione di un equilibrio sociale rimandante al passato. Per questi samurai dei giorni nostri quindi, l’impresa voleva dire tutto; la posizione che si ricopre all’interno di essa era il ruolo sociale che ci si meritavano e che quindi andava raggiunto a tutti i costi99, attraverso il sacrificio di se stessi e la persecuzione dell’obiettivo: far crescere l’azienda per far crescere il Giappone. In risposta al fenomeno chiamato con il termine “workaholism” si contrappose il “my home-ism”, termine ritrovato alla fine degli anni ’60, e che implicava la tendenza opposta al fenomeno della corporazione e dell’annullamento personale: a parlare furono soprattutto donne, stanche di mariti non presenti nella loro vita e assenti dal desiderio di una felicità nei loro nuclei familiari. In linea con questa visione contraria ad una società di corporazione e di proibizionismo individuale, ma soprattutto stanchi di una società ignara delle conseguenze della crescita economica, molti furono i movimenti locali che si interessarono di ambiente, benessere sociale e altre problematiche lungamente dimenticate e lasciate da parte durante il periodo di forte crescita economica; l’eco di queste associazioni fu così forte da costringere il governo a creare un’Agenzia per l’ambiente, nei primi anni ’70 cercando di risolvere tutti i problemi relativi alle varie tipologie di inquinamento che si erano andate creando nel periodo di prosperità. Gli
98 YAMAMOTO, Japan’s civil society: An historical overview, 1999:79
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anni ’60 furono i primi anni in cui le associazioni di vicinato100 fecero il primo vero e proprio capolino all’interno della configurazione associativa giapponese, ricoprendo fino al 90% della fetta associativa attiva nel paese; le NHA101 iniziarono a ricoprire un ruolo fondamentale per la configurazione di sviluppo della società civile giapponese e con la loro affermazione si andò sempre di più a creare un sistema duale per definire la struttura della società civile in Giappone.
È con la crisi petrolifera del 1973 e lo scoppio della bolla speculativa nel 1991 che il
Giappone si trovò a fronteggiare il decennio perduto102, anni di forte deflazione che
incise fortemente sull’economia nazionale e internazionale in termini di scambi commerciali con, verso e dal paese del Sol levante.
Se da un lato questo comportò un forte contraccolpo a livello economico, dall’altro incentivò la formazione di coalizioni tra cittadini e di movimenti riformisti che caratterizzeranno da ora in avanti il progresso e lo sviluppo della società civile giapponese.
100 In giapponese 隣組 (Tonari-gumi) , Le associazioni di vicinato sono generalmente formate da proprietari
di immbili e affittuari, create per salvaguardare diritti e proprietà, per discutere di probelmatiche riguardanti le condizioni limitrofe al vicinato e per salvaguardare sicurezza e organizzare programi culturali e sociali. In Giappone le associazioni di volontariato sono strettamente legate alle autorità locali e sono attive in questioni di pubblica amministrazione e sicurezza. Esse ricoprono il ruolo di organizzazioni basate sull’organizzzione locale, tentando di rispondere alle necessità e di sostenere coloro che abitano nella zona limitrofe. (Helmut K.,2005)
101 Abbreviazione di Neighborhood Associations
102 失われた 10 年 (Ushinawareta jyū nen), letteralmente il decennio perduto, tale periodo va dallo scoppio
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