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SOCIETÁ CIVILE E VOLONTARIATO IN GIAPPONE

È sempre un’ardua impresa e piena di trappole in cui è facile incappare quella di applicare delle categorie o delle definizioni che appartengono ad uno specifico mondo ad universi completamente o parzialmente differenti. La concettualizzazione di congetture, teorie o valori è propria e dipendente dalla mera esistenza di tali principi all’interno di un dato schema semantico, che ne determina la necessità e l’interdipendenza. Questo fenomeno è quindi ben presente ogni volta che si vuole identificare punti cardine all’interno di situazioni ad hoc, in cui si identificano valori, assi di riferimento, metodologie operandi e operative nella costruzione del sistema in questione. Il caso della società civile e delle sue componenti in ambito nipponico, correlato all’attivismo civile nel contesto autoctono è ben radicato a livello pragmatico, in cui l’attenzione è posta a livello istituzionale e associativo. Sono molti infatti gli studi svolti riguardo le dinamiche, lo sviluppo delle relazioni tra stato e associazioni e i processi regolativi e legislativi che mettono dei confini alla società civile. Punto in comune tra i vari scritti accademici è la nozione di pubblico, il quale si confronta con affari pubblici, discorsi pubblici e beni pubblici; ciò rende l’attivismo civile non solo correlato al mero atto ma anche alla conoscenza e alla

fiducia nei confronti di tematiche pubbliche o strettamente relazionate ad esse56. Ciò

nonostante l’idea di “pubblico” è culturalmente e storicamente contingente, poiché radicata nello spazio e nel tempo57, seppur basandosi su nozioni sociologiche di modernizzazione. Ciò deriva dalla perdita di monopolio di potere da parte di istituzioni formali e tradizionali dovuti da processi di scardinamento del vecchio e modernizzazione. Da tale affermazione si potrebbe pensare che problemi di carattere pubblico possano non essere visti in chiave politica; il grande studioso Wuthnow (1991:23,23) in uno dei suoi scritti afferma:

56 NORRIS, P., Digital divide. Civic engagement, information poverty and the Internetworldwide,

Cambridge, Cambridge University Press, 2001

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“il discorso pubblico deve essere compreso in termini più ampi di quelli del dibattito politico per sé. È essenziale comprendere cosa sia collettivo, non necessariamente con accezione di intera società, bensì come relazioni tra individui, tra comunità e tra le due. Il discorso pubblico -o come ci si riferisce solitamente come sfera pubblica- è quindi l’arena di quesiti su ciò che desideriamo nella condotta sociale: Come dovremo convivere con gli altri? Quali sono le nostre priorità? A quali finalità dovremmo allocare il nostro tempo, le nostre energie, le nostre risorse collettive?

Dove si trova la speranza? Come concepiamo il bene?58

Con l’intento di provare a rispondere ad alcune di queste domande, nelle prossime pagine si tenterà di comprendere e di illustrare le peculiarità della società civile giapponese e di comprendere i vari studi intrapresi in materia.

2.1.1 La società civile in Giappone

La società civile in Giappone è stata lungamente osservata e discussa nel corso dei suoi sviluppi e della sua evoluzione. Uno dei maggiori esponenti è Inoguchi (2002), il quale afferma come la maturazione e la consolidazione di istituzioni politiche e civili nel contesto nipponico vada di pari passo con la crescita del numero di associazioni religiose, di assicurazione sociale, di welfare, associazioni in ambito accademico, culturale e politico. Tali organizzazioni sono sia iniziative del settore privato a livello locale sia organizzazioni no profit e non governative che operano in concomitanza con la sfera politica; ciò deriva da ciò che Inoguchi definisce con il termine “politica karaoke”59, termine coniato per descrivere un sistema politico in cui burocrati offrono opzioni politiche che sembrano seguire la melodia del sistema burocratico.

58 Tradotta da me, per originale fare riferimento a Wuthnow (1991:22,23) 59 INOGUCHI (2001)

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Ciò comporta una scarsa fiducia nel mondo politico, al quale ci si appella col termine

Okami(お上60), il quale implica non solo una distaccata visione dalla sfera politica,

ma evidenzia la difficoltà del popolo ad avere voce in capitolo o influenza nelle decisioni governative.

L’istituzione politica giapponese è difatti regolamentata da una particolare cornice e contorni che ne delineano i confini, da flussi monetari e regolamentazioni che rendono difficile a gruppi civili e a individui di avere influsso. La tradizione del rispetto delle autorità e del disdegno per le masse, chiamato con il termine Messhi

hōkō e kanson minpin61, letteralmente “sacrificare se stessi per servire il pubblico” e

“rispettare le autorità a discapito della comunità” è culturalmente radicato in Giappone. Nel contesto culturale Confuciano si è inclini pensare alla politica e al governo come ambito da lasciare ai più esperti62ed è quindi possibile pensare alla nozione di Okami come esemplificativa di tale rapporto società-politica.

È quindi chiaro che l’attivismo civile non trova il suo spazio nella politica o nello spazio delle istituzioni, sebbene alcuni fattori di carattere politico e istituzionale siano necessari per la comprensione di come si sia sviluppata la società civile giapponese. Pekkanen (2006) ha evidenziato nel suo studio come il contesto nipponico sia caratterizzato da una grande abbondanza di gruppi civici e di attività locale, seppure a livello nazionale vi sia una forte mancanza di supporto e poche ma grandi e ben organizzate associazioni; ciò deriva dalle forti restrizioni dei codici legali e provisioni legislative che regolano le organizzazioni no profit.63

A differenza di Pekkanen, Pharr (2003) afferma che la società civile giapponese è un esempio di grande valore, poiché caratterizzata da uno stato attivista che monitora,

60 お上 (Okami), qualcosa che si trova in alto, e con la quale è meglio non avere a che fare (SCHWARTZ,

2003) . Altro lemma spesso utilizzato insieme al termine Okami è quello di Amakudari ( 天 下 り ), letteralmente “discesi dal cielo”. Tale termine è tuttora utilizzato in Giappone per indicare le alte sfere governative e amministrative e porta con sé una forte carica di distacco che intercorre tra la sfera politica e la società.

61 Rispettivamente 滅私奉公 (Messhi hōkō) e 官尊民卑 (Kanson Minpi) 62 VINKEN, Henk, 2012: 7

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penetra e guida la società civile con vari strumenti per la coordinazione con la sfera politica. In questo ambiente è possibile cercare delle metodologie per operare con lo Stato, di manipolarne le direttive e al contempo di usufruire di una diplomazia silenziosa a cui si possa ricorrere nel giusto momento.64

Altro esponente e studioso della società civile giapponese è Haddad (2007), il quale esemplifica come l’attivismo sia più forte in culture con una forte idea di responsabilità del governo e al contempo con idee deboli di responsabilità individuali; ciò porta alla nascita di organizzazioni che affondano e sono ben operanti con la sfera politica. Essendo il Giappone una delle casistiche si evince come la nozione di Ikegami del collettivismo onorifico sia legittimata nel suo contesto autoctono. Con il termine viene identificata la realtà nipponica, data l’attenzione posta dall’alta burocrazia giapponese sull’enfatizzare concetti come lealtà, diligenza, impegno nel sostentamento della popolazione, nel perseguimento di una causa collettiva, condivisa anche dalla sfera politica; così facendo è possibile dare un contributo attraverso la partecipazione in queste organizzazioni e essere utili per una responsabilità collettiva.65

Ancora, Hirata (2002) ha indagato sul crescente potere che le organizzazioni no profit ricoprono nelle politiche di aiuto e sviluppo nel contesto Giapponese; maggiori responsabilità e la continua interconnessione tra le associazioni e la sfera politica hanno permesso lo sviluppo delle prime in campi come l’educazione, cure mediche e protezione ambientale e delle seconde in una maggiore fiducia nell’operato delle organizzazioni e del consolidamento delle relazioni, anche grazie all’utilizzo dei

mass media e dei mezzi di comunicazione.66

Ciò che si evince è che lo status di organizzazione no profit non è strettamente legato all’indipendenza nella sfera pubblica nel contesto giapponese, al contrario sembra esserci una forte correlazione tra la sfera politica ed economica con il terzo settore.

64 VINKEN, H, 2012:8 65 VINKEN, H. 2012:9 66 Ibid.

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Secondo Nakano (2005), le attività di comunità di volontari non detengono direttamente potere politico o influenza governativa diretta, ma attraverso la loro condizione di volontari attivi in progetti sono in grado di manipolare e modellare politiche statali e di controllo, così da poter trarre vantaggio dal loro contributo sociale.67

Data questa premessa, non sarà indagine di questo elaborato né quella di identificare la società civile giapponese come matura o immatura secondo i canoni di Putnam (2000)68, né di definire il livello di indipendenza da altri fattori sociali o con altre sfere. Questo perché la peculiare società civile giapponese include attività che equilibrano vari interessi, è formata da organizzazioni disposte in coalizioni con la sfera politica ed economica; così facendo è possibile definire l’attivismo in Giappone come impegnato non solo negli sforzi dei cittadini, ma anche nei rappresentanti esterni alla società civile.69

Un altro punto interessante da valutare nella nostra indagine è quello delle forme alternative di azione politica; il fatto che i giovani siano meno inclini a votare o a scrivere lettere ai loro esponenti politici non implica che siano meno interessanti

attivamente rispetto ad altre forme di attivismo (Putnam 2000).70 La considerazione

va posta in termini di cambiamenti sociali che interessano la secolarizzazione71 , la globalizzazione e l’individualizzazione; i cambiamenti portati nelle nuove generazioni ha permesso all’individuo di avere maggior controllo su ciò che premesse alle generazioni attuali, confrontandosi con il passato. Il giusto connubio tra le tre componenti ha portato alla formazione di una nuova socializzazione, da intendere

67 Ibid.

68 Secondo Putnam (2000) una società civile è matura quando ha stabilito gruppi di supporto a livello

nazionale e di carattere professionale, come ad esempio negli Stati Uniti, ed è immatura quando non è in grado di raggiungere tali obiettivi.

69 VINKEN, H., 2012: 10 70 VINKEN, H., 2012:11

71 Il termine indica uno dei punti di svolta nel passaggio verso la modernità. Nel giuridico la secolarizzazione

indica il passaggio di beni e territori ecclesiastici a possessori civili, anche se con il tempo è andato sempre più ad indicare l’autonomia delle istituzioni politiche e sociali, sradicate dal sistema ecclesiastico.

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non come Vergesellschaftung72,ossia come integrazione sociale, bensì come processo

di autorealizzazione, in cui ogni individuo può creare e disegnare il proprio cammino e integrarlo nella società in cui vive. Così descritta, la socializzazione è lo sviluppo dell’individualità personale che prende parte nella società e sviluppa competenze nella visione di un futuro nella socialità. Sono proprio le caratteristiche che hanno avviato alla modernità sopra descritte che hanno quindi permesso una propria socializzazione e ad una specifica ed alternativa visione e modalità di avvicinarsi al

mondo della partecipazione politica. 73