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2.2 Accenni storici della società civile in Giappone

2.2.2 La riforma Meiji

Il Giappone, sin dal 1603, con il governo Tokugawa, iniziò a percepire l’impatto della cultura euro-americana con la venuta delle “navi nere” del comandante Matthew Perry, il quale fece incursione nel 1853 nella baia di Edo e forzò l’apertura del paese,

80 蘭学, Rangaku, letteralmente “studi olandesi”, furono i primi scritti che furono introdotti nel periodo del

sakoku, e che introdussero le dottrine occidentali in Giappone.

81 懐徳堂, con il termine si indica l’accademia di mercanti presso la città di Ōsaka in periodo Tokugawa.

Fondata ufficialmente nel 1726 Nakai Shūan, rimase istituzione portante fino al 1868.

82 Il periodo Tokugawa è spesso paragonato al Medioevo europeo per le sue caratteristiche di dominio

feudale, fedeltà verso il proprietario feudale (vassallo, valvassore e valvassino) e per l’autorità centrale di governo.

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dopo ben due secoli di relativo isolamento. Fu così che il governo centrale percepì la necessità di istituire uno stato che fosse forte e che si basasse su un sistema giuridico, similarmente al contesto europeo ed americano. La situazione mondiale era caratterizzata da colonialismo, guerre e conflitti interni e internazionali che avevano modellato le politiche delle Grandi Potenze egemoniche durante il XVII e XVIII secolo; questo risultò una potenziale minaccia per la formazione e il mantenimento (nonché la potenziale disgregazione) del Giappone. La strategia adottata quindi fu quella di ricorrere a quella che Toynbee Arnold chiama con il termine

“Erodismo”83.Solo aprendo le porte allo “straniero”, effettuando scambi commerciali

e studiando i segreti della forza delle civiltà straniere e acquisendone le potenzialità, il Giappone sarebbe stato indenne ad attacchi esterni e avrebbe preservato la sicurezza interna. In periodo Meiji lo scopo fu quindi quello di fare propria una tecnologia e una conoscenza che non gli appartenesse, ma che potesse essere utilizzata per fronteggiare potenziali minacce. Il potere militare fu visto come forza che potesse unire il popolo e farli muovere all’unisono verso una meta comune, ossia quella di rendere il Giappone un paese ricco. Tale manovra fu enfatizzata dal

Governo attraverso lo slogan Fukoku Kyōhei84, il quale fu promotore non solo di un

rafforzamento bellico (kyōhei) ma anche di una spinta economica (fukoku), poiché un Paese che non abbia una forza economica non può affermarsi come potenza militare. D’altro canto, le grandi egemonie euro-americane non erano semplicemente forti stati centralizzati con forti eserciti, ma erano anche portatori di principi sociali, raggiunti grazie al credo dei diritti umani universali, delle istituzioni governative basate su un sistema democratico e un assetto legislativo ben stabile. Era quindi necessario creare una Costituzione, in cui venissero identificati poteri, diritti e identificazioni sociali. Nel febbraio 1889 venne quindi promulgata la Costituzione Imperiale, in cui si vennero a definire nuovi sistemi governativi: La Dieta Imperiale si componeva della Camera dei Rappresentanti eletti dal popolo e dalla Camera dei Pari, di carattere sia

83 YAMAMOTO, Japan’s civil society: An historical overview, 1999: 63 84富国強兵, letteralmente arricchire il paese e rafforzarne l’esercito.

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ereditario sia stabilito. Così facendo il Giappone poté definirsi per la prima volta una democrazia, in linea con i criteri di Schumpeter. Inoltre il sistema ereditario fu abolito e le classi sociali divennero egualitarie di fronte alla legge permettendo così una nuova libertà di espressione e di partecipazione popolare alla vita politica. Migliori trasporti e comunicazioni, diedero il via ad una nuova mobilità fisica e all’affermazione di identità popolare.

Altro slogan, ampiamente presente nelle politiche restaurative a livello sociale, fu Wakon Yōsai85; l’incentivo era quello di acquisire e far proprie conoscenze e tecnologie euro-americane ma preservando lo spirito giapponese. Fu così che il popolo giapponese, o la parte più fortunata, poté avvicinarsi alla letteratura, scienza, tecnologia e sapere degli Stati Uniti e dell’Europa; vennero ad aprirsi mondi inesplorati che portarono molti studiosi nipponici a confrontarsi con la realtà del proprio Paese. Uno di questi esponenti fu Fukuzawa Yukichi (1835-1901), traduttore ufficiale del governo e grande esponente del movimento Meirokusha, fondata nel 1873 e che si proponeva di dibattere problemi attuali in linea con Bunmei kaika86. Dopo alcuni viaggi in America e in Europa e interessato agli Studi Occidentali Olandesi87, Yukichi pose il suo interesse nelle differenze sostanziali tra “Occidente” e Giappone nel suo scritto “Seiyō jijyō”88, nel quale viene posta in nuova luce il concetto di attivismo sociale e associazionismo: è infatti a lui che si deve l’utilizzo del termine shimin, nel riferirsi al concetto di “popolo” e di individuo, dichiarando

che “individui indipendenti formano una nazione indipendente”89.

Chiaro è che il periodo Meiji è da considerare come punto di svolta nella concezione di società civile nel caso del Giappone, grazie all’affermazione di un potere “popolare”, o in parte ad una sua legittimazione basato sull’abolizione della

85 和魂洋才, letteralmente spirito giapponese e genio occidentale 86 文明開化, letteralmente inizio della civilizzazione

87 蘭学 Rangaku, con questo termine si indicano tutti gli studi occidentali, non è una casualità se si

definiscono “Olandesi”, difatti l’Olanda fu l’unica e prima potenza egemonica con cui il Giappone potesse avere scambi commerciali persino in periodo Tokugawa

88 西洋事情, “Condizioni nell’Occidente” 89 Schwarz, 2003: 42

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precedente suddivisione gerarchica in classi sociali del regime Tokugawa, che portò quindi ad una democratizzazione; grazie allo sradicamento di un sistema centralizzato opprimente, che venne tramutato in uno Stato democratico e con sistema giuridico e legislativo, che tutelasse i diritti dei propri cittadini; e grazie alla rinnovata consapevolezza del mondo esterno Occidentale, da cui estrapolare e render proprie nozioni tecnologiche, politiche ma anche sociali e d’identità. Periodo quindi che si pone come svolta per l’affermazione di una società civile attiva e che si pone al centro di un nuovo Giappone, più consapevole e interessato all’attivismo sociale.