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10-Deposizione fra i quattro Evangelisti e la Resurrezione

Hendrick Goltzius da Anthonie Blocklandt, Deposizione fra i quattro Evangelisti e

Resurrezione, 301x434, 1583

La scena raffigurata in questa stampa (fig. 57) è stata ripresa nella tavola al Rijksmuseum Catharijneconvent di Utrecht (fig. 58). L’episodio si svolge nel sepolcro, dove Cristo è appena stato deposto compianto dalla Maddalena, con la corona di spine e i chiodi, simboli della Passione, alla base del sarcofago. La canonica rappresentazione del Compianto viene in questo dipinto affiancata dai quattro Evangelisti con i loro rispettivi simboli e la successiva Resurrezione sullo sfondo. La composizione racchiude in sé i principali avvenimenti cardine della venuta del Cristo, la sua morte come sacrificio per riscattare i peccati dell’uomo, la sua Resurrezione e la divulgazione del Nuovo Testamento da parte dei quattro Evangelisti.

Il dipinto di Utrecht, venne esposto in una mostra del 1894, quando all’epoca era conservato al Bisschoppelijk Museum di Haarlem516 e presentato come opera autografa di Blocklandt, dalla quale Hendrick Goltzius avrebbe poi tratto la stampa, datata al 1583 (fig. 57).517

Si tratta probabilmente del Seppellimento citato da Van Mander e lodato per la resa anatomica e inciso poi da Goltzius.518

Nell’interrogarsi se il quadro derivi dall’incisione o se sia quest’ultima a copiare il dipinto, Jadwiga Vuyk, notò che il quadro rappresenta la scena nello stesso verso della stampa, invece che essere al contrario, come è di norma in questi casi. Un'altra incertezza nel confronto fra quadro e stampa, è il fatto che nel quadro di Utrecht San Marco e San Luca sono stati tagliati in un accorciamento della tavola, mentre nell’incisione di Goltzius le due figure sono pienamente raffigurate, facendo interrogare quale fosse il disegno originale e se Goltzius abbia liberamente completato i due santi della tavola.519

Il quadro è giudicato copia tratto dall’incisione da Ingrid Jost,520

e da Karl Johns.521 Tale tesi è poi stata accettata nel più recente catalogo del museo di Utrecht, dove il quadro è stato classificato come copia seicentesca dalla stampa del 1583,522 e, nella

516 Utrecht 1894, pp. 2-3. 517

Bartsch, n. 3, 1980 nr. 265, p. 231; Bartsch, n. 3, Commentary, 1982, n. 265, p. 297.

518

Van Mander 2000, pp. 254-255.

519 Vuyk 1928, pp. 169-170. 520

Jost 1960, pp. 191-193. Se ne elencano almeno altre due copie.

521

Johns 1996, p. 258, n. 53, fig. 58.

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stessa sede, è conservata un’altra copia, pressoché identica, anche questa datata al primo quarto del XVII secolo (fig. 59).523

Nel sito del Catharineijconvent Museum è presentata la prima copia.524 Le iscrizioni sulle tavole degli Evangelisti, presumibilmente legate alla Passione, non sono ben leggibili né sui quadri di Utrecht, né nell’incisione di Goltzius. Nel catalogo del 2002 sono però trascritti due versi nella prima versione, riferiti a San Marco e a San Giovanni, i quali rimandano rispettivamente, al momento in cui Cristo venne condotto nel cortile di Pilato per essere schernito e percosso, (Marco, 15:16) Allora i

soldati lo condussero dentro il cortile, cioè nel pretorio, e convocarono tutta la truppa, e all’iscrizione posta alla sommità della croce da Pilato, (Giovanni, 19:20), Molti Giudei lessero questa iscrizione, perché il luogo dove fu crocifisso Gesù era vicino alla città; era scritta in ebraico, in latino e in greco.525 Invece, nella scheda della seconda versione si riportano le iscrizioni sulle tavole di tutti e quattro gli Evangelisti: di San Matteo, riferita alla parabola del giovane ricco, (Matteo 19:20) Il

giovane gli disse: «Ho sempre osservato tutte queste cose; che mi manca ancora?, la

seconda di Luca riferisce a Pilato (Luca, 23:4), Pilato disse ai sommi sacerdoti e alla

folla: «Non trovo nessuna colpa in quest'uomo, poi quella di San Marco riguardo alle

pie donne, (Marco 16.1) Passato il sabato, Maria di Màgdala, Maria di Giacomo e

Salome comprarono oli aromatici per andare a imbalsamare Gesù, e infine un

inesistente capitolo 27, versetto 28 per San Giovanni, i cui capitoli sono solo 25.526 Il fatto che l’episodio di San Matteo non si ricolleghi alla Passione come gli altri e che il Vangelo di Giovanni abbia solo 25 capitoli, ha fatto propendere per l’ipotesi che il primo sia stato confuso con il secondo. Infatti, invertendo i riferimenti ai capitoli evangelici, si ritrova in San Giovanni l’episodio presente nella prima tavola, (Giovanni, 19:20) Molti Giudei lessero questa iscrizione, perché il luogo dove fu

crocifisso Gesù era vicino alla città; era scritta in ebraico, in latino e in greco, e San

Matteo un versetto riguardo all’incoronazione di spine (Matteo, 27:28) Spogliatolo,

gli misero addosso un manto scarlatto.

La figura del Cristo nella Resurrezione sullo sfondo ha un’enfasi vicina a quella della

Resurrezione dipinta da Blocklandt, oggi a Utrecht, per la quale l’artista si è ispirato

ad un arazzo disegnato da Francesco Salviati.527 Questa stampa su disegno di Blocklandt mostra una certa somiglianza con i tratti stilistici di El Greco nella sua fase matura in Spagna, anni dopo l’incontro del 1572. Si tratta dell’unica

523 Idem, p. 289. 524

https://www.catharijneconvent.nl/adlib/39915/?q=Anthonie+Blocklandt+van+Montfoort&f=maker

Nella scheda si afferma che il quadro venne acquisito nel 1870 dalla parrocchia di Wijk aan Zeen, località marittima nel nord dell’Olanda, dal Bisschoppelijk Museum di Haarlem per poi passare nel 1976 al Rijksmuseum Catharijneconvent.

525

Dijkstra-Dirkse-Smits 2002, p. 130.

526

Dijkstra-Dirkse-Smits 2002, p. 289.

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composizione disegnata da Blocklandt nella quale sembra di scorgere quel drammatico senso di gravità religiosa descritta da Zeri nell’ambito della nascita della “fiammata mistica”. Il pittore di Montfoort in questa complessa iconografia sembra avvicinarsi al misticismo pittorico, pur rimanendo legato a forme della maniera come nell’anatomia del Cristo deposto, filtrato dal michelangiolismo di Maarten van Heemskerk. Il patetismo della scena, controbilanciata dall’impassibiità degli Evangelisti, la rende un prodotto dell’arte sacra della Controriforma.

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