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21-Fontana di Caprarola

22- Ritratto di uomo di Copenaghen

101-El Greco, Ritratto di uomo, olio su tela, 1570-1575 ca. 128.5 x 111.6, Copenaghen, Statens Museum for kunst

Il dipinto (fig. 101) fu acquisito per le collezioni reali danesi nel 1761 ed interpretato inizialmente come un autoritratto di Tintoretto. In seguito il pittore Johan Rohde propose il nome di El Greco, nome confermato dopo un esame, nel quale fu scoperta la firma, pur rovinata, del cretese.797

La cronologia del ritratto è discussa tra l’ipotetico secondo soggiorno veneziano di El Greco798 e il periodo romano intorno al 1575 data la vicinanza con il Vincenzo

Anastagi della Frick Collection a New York (fig. 102).799 In una mostra su El Greco ad Atene nel 1995 il ritratto di Copenaghen è stato collocato prima del Vincenzo Anastagi e dopo il ritratto di Giulio Clovio a Capodimonte (fig. 64),800 al quale il quadro di Copenaghen è stato sempre messo in confronto con gli altri ritratti italiani noti di El Greco,801 per analogie stilistiche e dimostra l’assimilazione da parte del cretese dei modelli veneziani.

La profondità psicologica e il grande realismo della testa ha fatto avvicinare il quadro a Jacopo Bassano, all’interno di una messa in scena tipica della ritrattistica veneziana, specialmente di Tiziano.802

L’effigiato è ritratto da El Greco con una forza e un vigore più diretti rispetto ai modelli di Tiziano e il gesto della mano si carica di un forte valore espressivo:803 la mano aperta indica che il ritrattato sta facendo un’affermazione, gesto che si ritrova nel Ritratto di Pietro Bembo di Tiziano del 1539, oggi a Washington. L’uomo nel quadro di Copenaghen indossa una sontuosa veste nera e il volume rilegato in pergamena e fiocchi rossi e bianchi, sul quale pone la sua mano, allude alla sua attività di intellettuale.804

L’esibizione della sua elevata cultura è sostenuta dalla posa sicura e ferma del personaggio e riflette con ogni probabilità un’aspirazione che anche l’artista El Greco coltivava e che sviluppò nel colto ambiente farnesiano.805

797

Royal Museum of Fine Arts, catalogue of old foreign painters, Copenaghen, 1951, pp. 109-110. Appartenente nel 1755 al Conte di Vence, Marescallo dell’Esercito del Re, e venduto all’asta l’11 febbraio 1761.

798

Pallucchini 1953a, pp. 24-25; Hadjinicolau 1995c, p. 539;Puppi 1999b, p. 100

799 Bray 2003a, pp. 264-265. 800 Hadjinicolau 1995c, p. 540. 801 Manzini 1969, scheda n. 14. 802 Wethey 1962, II, p. 96. 803 Gudiol, 1982, p. 45. 804

Bray, 2003a, pp. 264-265; Alvarez Lopera, 2007, II, pp. 99-102, scheda n. 37.

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Nella costruzione spaziale di questo ritratto El Greco parrebbe adottare una ripartizione basata su direttrici diagonali, dove si allineano braccia e gesti, secondo una struttura spaziale ricorrente anche in altre composizioni, ed appresa dal Tintoretto.806

La questione dell’identificazione del soggetto ritratto è però lungi da essere risolta. Fu inizialmente identificato come Giovan Battista della Porta, studioso e scienziato sulla base della dubbia somiglianza con il ritratto a stampa nel suo libro De Humana

Physiognomonia del 1586.807 Un altro nome che si è considerato è quello di Andrea Palladio, per la somiglianza dell’uomo del dipinto con il ritratto del famoso architetto in una stampa del 1749.808

Anche se è certo che El Greco apprezzava Palladio, sottolineò il nome dell’architetto nella sua copia delle Vite,809 entrambe le proposte, basate sulla fisiognomica dell’effigiato, sono state accantonate.810

Partendo dal libro di pergamena con fiocchi rossi e bianchi del ritratto di Copenaghen si sono avanzati i nomi di Fulvio Orsini e di Benito Arias Montano, entrambi legati agli ambienti farnesiani. Benito Arias Montano, bibliotecario dell’Escorial visitò palazzo Farnese fra l’estate del 1572 e il 1575 e potrebbe anche essere stato l’intermediario di El Greco per la Spagna. Da ultimo è stato candidato l’avvocato Lancellotti, menzionato dal Mancini nella biografia di El Greco come proprietario di un dipinto del cretese molto vicino, quasi da poter essere scambiato, a Tiziano:811

venutosene a Roma et in tempo che non v’eran molti huomini e quelli di maniera non così risoluta né così fresca come pareva la sua, pigliò grand’ardire, tanto più che in alcune cose private diede grande sodisfattione, delle quali se ne vede hoggi una appresso l’avvocato Lancilotti, qual da alcuni vien stimata di Titiano.812

Alla professione di avvocato si addicono le vesti sobrie dell’effigiato di Copenaghen.813

806

Marinelli 1995, p. 356, una struttura simile ricorre anche nel Ritratto del Cardinale Sandoval y Rojas a New York, il

San Martino di Washington e le varie versioni del San Gerolamo nello studio.

807 Wethey 1962, vol. II, p. 96, Bray 2003a, p. 264. Alvarez Lopera 2007, II, p. 76. 808

Camon Aznar 1950, pp. 75-76.

809

Marias 2017b, p. 266.

810 Bray, 2003a, pp. 264-265. Porta risiedette a Napoli fino al 1579 quando El Greco era già partito per la Spagna e il

quadro di El Greco mostra un libro non riferibile con sicurezza all’architettura. Inoltre l’uomo dimostra di essere più giovane del Palladio che alla metà degli anni settanta doveva avere 65 anni circa essendo nato nel 1508. Invece Hadjinicolau 1995c, p. 539, afferma che l’età mostrata dall’individuo nel quadro è compatibile con l’età di Palladio.

811

Bray 2003a, pp. 264-265.

812

Mancini 1956, p. 230.

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Sul riconoscimento dell’effigiato in Andrea Palladio si è trovato d’accordo Puppi, che vi vede attinenza con un ritratto dell’architetto presente alla Rotonda di Vicenza, oggi perduto ma noto attraverso varie riproduzioni ed un’altra effigie dell’architetto di mano di Giovan Battista Maganza al Teatro Olimpico. Da datare al 1572, il ritratto di Copenaghen sarebbe stato eseguito durante il ritorno a Venezia di El Greco, dove avrà potuto conoscere Andrea Palladio. La tesi è sostenuta dalla stima che El Greco provava verso l’architetto, che fu immortalato senza gli attributi tipici del compasso ma con il libro, a testimonianza del ruolo intellettuale svolto dal grande architetto.814 Il quadro di Copenaghen è stato discusso, ma non esposto, di recente in una mostra tenuta a Vicenza sul ritratto di Andrea Palladio. L’identificazione con il celebre architetto nel dipinto di El Greco viene di nuovo presa in considerazione come un’ipotesi plausibile, pur senza prove definitive. Al contempo è stata esposta una tavola con un presunto ritratto del Palladio, copia di un originale perduto, citato da Vasari, di mano del veronese Orlando Flacco.815 Proprio nel passo vasariano in cui si accenna a questo ritratto, El Greco, nella copia delle Vite in suo possesso, sottolineò il nome dell’architetto.816

Se l’individuo della tavola fosse in effetti l’architetto, la sua identificazione nel ritratto di Copenaghen verrebbe meno, dato che l’individuo raffigurato nel quadro della mostra a Vicenza presenta una fisiognomica diversa da quella dell’uomo dipinto da El Greco.

Inoltre la figura dell’architetto era stata generalmente raffigurata nel Cinquecento con in mano un attributo specifico della sua professione, quasi sempre un compasso, come nel caso del ritratto di Jacopo Sansovino eseguito dal Tintoretto agli Uffizi, o una riga, o, ancora, un elemento architettonico in mano, come un capitello, si veda il

ritratto di Vincenzo Scamozzi attribuito a Veronese, oggi al Denver Art Museum. Se

Tiziano ritrasse Giulio Romano, nel quadro conservato a palazzo Te, con in mano una pianta di un edifico a pianta centrale, l’attributo del libro rimase, invece, un simbolo a prerogativa del committente in quanto rappresentava l’intelletto. Al di là di questi esempi, nella seconda metà del XVI secolo si diffuse anche un modello di ritratto più semplice, dove l’architetto veniva raffigurato senza alcun indizio o attributo, come un altro presunto ritratto del Palladio, oggi in collezione privata a Mosca.817 Anche

814 Puppi 1976, p. 26; tesi riproposta in Puppi 2008, pp. 225-226 e accettata da Hadjinicolau 1995c, p. 540, che

aggiunge che anche il porta matite a destra del libro può riferirsi alla professione di architetto.

815

Beltramini 2016, pp. 40-46, la tavola con il presunto ritratto di Palladio, passato sul mercato nel 2009, ricorda i modi del veronese Orlando Flacco, che, come racconta Vasari, ritrasse l’architetto padovano, per una scheda tecnica della tavola cfr. cat. 28 a p. 147. L’identificazione della precisa fisiognomica di Palladio è dettata dal fatto che nel suo

Terzo Libro dell’Architettura, edito a Venezia nel 1570, non compare il suo volto, al contrario dei suoi contemporanei

Vignola, Sansovino e Vasari. Questo ha provocato una lunga sequenza di ritratti veri e presunti, di ricostruzioni ideali, falsificazioni e fraintendimenti.

816

Marias 2017b, p. 266.

817

Burns 2016, pp. 97-100, per il ritratto del Palladio a Mosca, cat. 22, p. 35, che mostra un individuo non molto somigliante a quello ritratto nell’altra tavola esposta a Vicenza, cat. 29, p. 40.

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quest’ultimo quadro raffigura un individuo dai tratti diversi dall’uomo ritratto da El Greco a Copenaghen, il quale mostra un libro, facendo quindi escludere che possa trattarsi di un architetto. Rimane che le varie ipotesi sono congetturali e, come molte proposte di identificazione che sono state avanzate, si ricollegano all’ambiente farnesiano in cui El Greco operava.

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