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12-ritratto di Antonio II Brancaleoni, (attr.)

13- Ritratto di Giulio Clovio

El Greco, Ritratto di Giulio Clovio, 1571 ca, olio su tela, 58x86cm, Napoli, Museo Nazionale di Capodimonte

Il quadro è registrato nel 1600 nella collezione di Fulvio Orsini, bibliotecario del cardinal Alessandro, insieme ad altre opere di El Greco (fig. 64).548 Nell’inventario di palazzo Farnese del 1644 il ritratto è segnalato come:

Un quadro in tela con cornice di noce intagliata, dentro il quale è il ritratto di Giulio Clovio, tenendo nella mano destra un offitio di miniatura, mano d’esso D. Giulio549 Nel 1662 venne portato a Parma, dove fu esposto insieme alla Guarigione del Cieco (fig. 65) 550 nel palazzo del Giardino, e giunse a Napoli nel 1734.551

Giulio Clovio fu il mentore del cretese a Roma, raccomandandolo al cardinale nella lettera del 16 novembre 1570.552 Nato a Grizane, in Croazia, nel 1498, Clovio giunse a Roma come allievo di Giulio Romano, lavorò prima alla corte di Luigi II in Ungheria per poi diventare monaco e spostarsi fra Mantova e Padova. Dopo aver ottenuto la dispensa dall’ordine, andò a lavorare per il cardinale Grimani a Perugia, fino a che nel 1540 entrò al servizio del cardinale Alessandro Farnese a Roma, dove rimase fino alla morte nel 1578. Giulio Clovio si era specializzato nella miniatura, influenzata dai grandi maestri che conobbe a Roma, in primis Michelangelo e Raffaello.553 Alla sua morte difatti, figuravano nella sua collezione vari disegni e derivazioni dal Buonarroti e dal Sanzio,554 che devono essere state d’ascendenza per il giovane El Greco durante il suo soggiorno alla corte del cardinal Alessandro.555 È sempre stata affermata la generale impostazione veneta del ritratto di Giulio Clovio, che El Greco ha acquisito a Venezia nel suo apprendistato da Tiziano, e

548 De Nolhac 1884, p. 427-436, il ritratto di Giulio Clovio è il n. 43, insieme al n.39, il Monte Sinai, al n.44 ritratto di

giovane con una berretta rossa, e al n. 45 con 4 quadretti su rame con i ritratti del cardinal Alessandro, il cardinale Ranuccio di S. Angelo, il cardinal Bessarione e e di Papa Marcello II Cervini, questi ultimi cinque sono ad oggi perduti.

549 Jestaz 1994b, p. 171, n. n. 4318, Inventario del 1644, conservato all’Archivio di Stato di Napoli, Archivio Farnesiano,

1853 (II), fasc. VIII.

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Vedi scheda 14.

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De Castris 1995a, p. 212, a Parma venne definito come autoritratto di Clovio, solo nell’Ottocento l’attribuzione fu corretta con il nome di El Greco.

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Ronchini 1865, pp. 267-270.

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Prijatelj 1982, pp. 416-420, è difficile ricostruire il suo catalogo per la dispersione di molte sue opere, da ricordare sono il Breviario Grimani, conservata alla Biblioteca Marciana di Venezia, del 1528, e l’Officium Virginis terminato nel 1546 per il cardinale Alessandro e oggi alla Pierpont Morgan Library di New York.

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Bertolotti 1882, pp. 259-279.

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soprattutto da Tintoretto, e dei particolari effetti pittorici,556 nell’apertura della finestra su un paesaggio,557 che appare anche nelle Stimmate di San Francesco, all’Accademia Carrara di Bergamo (fig. 82),558

e nella versione dell’Istituto Orsola Benincasa a Napoli (fig. 81).559 Un paesaggio così vitale e di una cromia insolitamente veneta deve essere stato di risalto nell’ambiente romano,560

e parrebbe presagire il tono visionario nei paesaggi che El Greco svilupperà in Spagna.561

Nella tavola con San Francesco riceve le Stimmate a Napoli (fig. 81) compare nel retro una scritta riferita ad un Monsignor degli Oddi,562 appartenente ad una famiglia perugina che Clovio aveva frequentato anni prima e per la quale il miniatore può aver fatto da intermediario per El Greco.563

Clovio indica con la mano destra il libro miniato per il cardinale Alessandro, l’Officium Virginis , o Libro d’ore Farnese, oggi alla Pierpont Morgan Library a New York, aperto sulla pagina raffigurante a sinistra la Creazione del sole della luna, e sulla destra la Sacra Famiglia.564 La mano con il dito indice alzato è stato anche interpretato come un simbolo dell’intellettuale erudito che espone la sua teoria,565

e rimanda all’altro ritratto di ignoto di El Greco a Copenaghen (fig. 101), lungamente dibattuto, che compie lo stesso gesto, il quale sarebbe da far risalire al ritratto di

Pietro Bembo di Tiziano.566 Anche la ritrattistica di Bartolomeo Passerotti è stata presa in considerazione per l’inconsueto formato orizzontale del quadro a Napoli.567 Recentemente è stata proposta un’altra interpretazione del ritratto di Clovio più astratta e intellettuale. L’indicare con il dito l’officio farnese di Clovio rimanda al gesto di San Luca che ritrae la Vergine, dipinto dal Theotokopoulos a Creta prima dell’arrivo a Venezia verso il 1567. In questo ritratto, oltre a voler omaggiare il proprio mentore a Roma, El Greco potrebbe aver voluto esprimere il suo ruolo di artista colto ed erudito. Nel quadro napoletano si vuole affermare che un artista può

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Grappe 1948, p. 18; Ballo 1952, p. 43, in questo ritratto l’espressività dell’arte veneziana viene come piegata e deformata; Gudiol 1982, p.36, p. 45 che distingue da Tiziano la pittura del cretese che evita sovrapposizioni e velature; Ragghianti 1987, pp. 46-48; Jordan 1982b, p. 258; Robertson 1995b, p. 398; Finaldi 2003b, pp. 262-263, il paesaggio della finestra rimanda a quello di Tiziano nel ritratto di Isabella di Portogallo, moglie di Carlo V, oggi al Prado di Madrid; Alvarez Lopera 2007, p. 93, Casper 2014, pp. 127-128.

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Wethey 1962, vol I, p. 27, e vol. II, pp. 88-89.

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Mariani 1953, p. 346; Pallucchini, 1981b, p. 256; Rossi 1995, p. 522; De Castris 1995a, p. 212; Marini 1999, p. 136; Hadjinicolau 1999b, p. 372; Alvarez Lopera 2007, p. 87; Casper 2014 p. 127.

559 Hadjinicolau 1999c, pp. 372-373. 560 Pallucchini 1953b, p. 34. 561 Marini 1999, p. 136. 562 Vedi scheda 17. 563

Palluchini 1981b, p. 257; Hadjinicolau 1995b, p. 526; Marini 1999, p. 136; Hadjinicolau 1999c, pp. 372-373; Alvarez Lopera 2007, vol I, p. 90. 564 Du Gue Trapier 1958, p. 76. 565 Wethey 1962, vol I, p. 27. 566 Vedi scheda 22. 567 Finaldi 2003b, pp. 262-263.

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essere ritratto da un altro solo se di pari livello, il che spiega la firma ben in evidenza del cretese. La finestra aperta sul paesaggio è una metafora della relazione gerarchica fra la realtà e l’artificio dell’arte. Ma Clovio toglie il suo sguardo dalla finestra ed indica il suo lavoro, guidando l’attenzione dello spettatore sul suo libro. Questo significa che è il lavoro dell’artista suscitare la devozione e non la natura che ai pittori viene richiesto di imitare. È nel dipingere immagini religiose che si vede la celebrazione dello status intellettuale e dell’artista. Clovio rappresenta così per El Greco un modello a cui aspirare di figura responsabile per creare opere d’arte che richiamino un pubblico colto e letterato.568

Il quadro a Capodimonte dimostra la grande capacità di El Greco come ritrattista,569 e spiega il perché lo stesso Clovio lo presentò come tale nella lettera di presentazione al cardinale.

Proprio l’offitio Farnese potrebbe essere stato visto da Blocklandt durante il suo passaggio nel palazzo del cardinale Alessandro a Roma, a causa delle similitudini fra l’adorazione dei pastori presente nel libro miniato da Clovio e il quadro di analogo soggetto oggi ad Amsterdam del pittore olandese.570 Inoltre Giulio Clovio era in contatto con il teologo spagnolo Benito Arias Montano, a Roma proprio nel 1572, che fornì le scritte per la serie di Sibille incise da Philippe Galle su disegno di Blocklandt (fig. 46-55). Il pittore olandese e Montano potrebbero quindi essersi incontrati tramite Clovio a palazzo Farnese nel 1572, l’anno della “fiammata mistica” di Zeri.571

568 Casper 2014, p. 130, la metafora della finestra come paradigma per la rappresentazione artistica era stata un luogo

comune fin da Leon Battista Alberti che aveva codificato il fine artistico del naturalismo pittorico nel consigliare ai pittori di trattare l’immagine piana come una cornice trasparente attraverso la quale fissare lo sguardo di una vista distante. 569 Wethey 1962, vol. I, p. 27. 570 Vedi scheda 4. 571 Vedi scheda 8.

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