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Nei mesi successivi all’emanazione dei provvedimenti attuativi della Riforma, Lombardo Radice si impegnerà strenuamente a difenderla e propagandarla, conducendo un’assidua battaglia su più fronti: da un lato nei confronti dei suoi amici attualisti e vecchi collaboratori nell’impegno pedagogico più inclini, come Spirito e Codignola, a spacciarla, facendo proprie le parole d’ordine mussoliniane, come «la più fascista delle riforme»405, come l’espressione più autentica dello spirito del regime406, dall’altro, insieme a Spirito, Codignola, e altri gentiliani e non, nei confronti dei suoi veri e propri critici.

Emblematiche in questa prospettiva le critiche e i dissensi che Mariano Maresca, idealista non allineato, tra i firmatari nel 1925 dell’antimanifesto crociano, non mancherà di esprimere alla riforma della scuola, che, ispirata ad un «idealismo statolatra»407, si rivelava ai suoi occhi «un groviglio di assurdità». «Se scrostate l’edificio di carta pesta costruito dalla nuovissima riforma scolastica – scriveva il 7 agosto del 1926 a Emilia Formiggini Santamaria – voi trovate il nulla. Ecco quello

405

La celebre espressione di Mussolini appare tra l’altro come titolo di un articolo di Acuzio Sacconi, allora segretario generale della corporazione nazionale fascista della scuola, apparso il «La nuova scuola italiana», II [1924], n. 8, 2 dicembre, pp. 121-122.

406

«Ernesto Codignola nella rivista L’educazione politica del settembre 1925 dice che la scuola ‘deve diventare fascista’. E siccome sa che c’è chi vuole invece la scuola…scuola, cioè ‘serena formatrice di italiani’ nazionale, ma senza ismi, mette le mani in avanti, dichiarando che sa bene che protesteranno ‘le solite scimmie ammaestrate’. Ebbene, io sono…una scimmia ammaestrata, caro Codignola». G. LOMBARDO RADICE, Ernesto

Codignola, in «L’Educazione Nazionale», VII [1925], dicembre, p. 46. Già nella lettera del

10 novembre a Carlini, Lombardo Radice scriveva «[…] agisco da solo; non posso sentirmi vivo in nessun partito. Solo, per gridare che la Riforma della Scuola, per merito di Gentile e

non del fascismo, sta al di sopra di tutti i partiti». Cfr. G. CAMPIONI, F. LO MORO, Democrazia e azione educativa in Giuseppe Lombardo Radice. Lettere ad Armando Carlini (1908-1936), cit. p. 243.

407

M. MARESCA, Il bilancio morale dell'esame di Stato, in «Rivista pedagogica», XVII [1924], n. 9, p. 747.

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che io sento malinconicamente e penso solitariamente»408. Critiche e dissensi che si appuntavano in particolare sul riordino del ciclo della scuola elementare in cui Maresca coglieva i segni evidenti «dell’interna contraddizione logica in cui il legislatore è venuto a mettersi con se stesso, cioè con le sue premesse teoriche».

La riforma della scuola elementare appariva infatti a suo giudizio assolutamente disattendere il «postulato della soggettività del metodo didattico […] tanto cara all’idealismo», «come atto concreto della coscienza del maestro» ripristinando di fatto «tutto il bagaglio della didattica precettistica e normativa, che si credeva aver sepolto per sempre»409. Essa, osservava Maresca nel 1924 dalle pagine della non allineata «Rivista pedagogica» di Credaro, «apparisce […] pesante, minuziosa, soffocante: il più piccolo dettaglio è codificato in estensione ed in profondità, sicché la libertà del maestro è asserita a parole e negata con gli atti. La spontaneità dello scolaro non è l’obbiettivo veramente sentito e voluto dal legislatore, ma è un postulato intellettualistico che preme sull’opera dell’insegnante fino a tal punto da costringerlo ad educare non il fanciullo che conquista via via la sua libertà, ma il fanciullo che impara via via a rinunciarvi»410. Da questo punto di vista, quella operata «dai ricostruttori idealistici della scuola»411 «in nome della libertà», appariva agli occhi di Maresca una riforma «liberticida»412, in cui l’«individuo» come semplice «esecutore del piano che lo Stato ha fissato in materia di educazione […] non critica, ma agisce, non discute, ma esegue, non tenta innovazioni, ma si uniforma ai risultati del progresso scientifico e culturale quali sono stati fissati dal pensiero dei dirigenti l’organizzazione scolastica»413

.

Quanto poi all’introduzione dell’insegnamento della religione, considerata quale «fondamento e coronamento degli studi elementari», egli non solo denunciava

408

ID., lettera a E. Formiggini Santamaria, da Napoli del 7 agosto 1926, in Fondo Formiggini, Archivio editoriale Formiggini, presso la Biblioteca Estense di Modena.

409

M. MARESCA, La riforma della scuola elementare italiana, in «Rivista pedagogica», XVII [1924], n. 3, p. 183.

410

Ivi, p. 182.

411

ID., La necessità di una revisione della riforma della scuola elementare, in «I Diritti della scuola», XXVI [1924], 22 ottobre, n. 2, p. 19.

412

ID., Il componimento italiano secondo i nuovi programmi, in «I Diritti della scuola», XXVI [1924], 30 ottobre, n. 3, p. 34.

413

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il rischio di un ritorno alla teoria herbartiana «delle materie di concentrazione», ma esprimeva altresì, da un punto di vista non certamente tacciabile di pregiudiziale anticlericalismo, il proprio profondo timore per i rischi che la riduzione della religione a materia d’insegnamento comportava per la stessa promozione di un reale «atteggiamento religioso dello spirito»414. «La religione si edifica, non s’insegna, e l’edificazione avviene per suggestione di sentimenti, per comunicazione fiduciosa di stati di coscienza emergenti dalla vita vissuta nella partecipazione intima ad un comune destino; e perciò gli ambienti più adatti allo sviluppo del sentimento religioso sono la famiglia, per quello che essa conserva di sacro per continuità storica, ed il tempio ove le anime vivono insieme la stessa fede. Lo Stato non si può sostituire né alla famiglia né al tempio»415.

La polemica, innestata dall’articolo pubblicato da Maresca nel 1924 su la «Rivista pedagogica» di Luigi Credaro416, e da lui proseguita oltre che sulla rivista “I Diritti della scuola” diretta da Annibale Tona417 , anche su quotidiani a diffusione nazionale418, vide coinvolti oltre al giovane allievo di Giovanni Gentile, Arnaldo Volpicelli419, anche Lombardo Radice, che reiterò le sue repliche su vari periodici420.

414

ID., La riforma della scuola elementare italiana, cit., p. 184.

415

Ivi, p. 185.

416

M. MARESCA, La riforma della Scuola elementare italiana, in «Rivista pedagogica», XVII [1924], n. 3, pp. 181-194.

417

M MARESCA, La necessità di una revisione della riforma della scuola elementare, in «I Diritti della scuola», XXVI [1924], 22 ottobre, n. 2, pp. 18-19 e Il componimento italiano

secondo i nuovi programmi, in ivi, XXVI [1924], 30 ottobre, n. 3, pp. 34-35. 418

Cfr., a titolo esemplificativo, il suo articolo di terza pagina dal titolo Religione ed

educazione, apparso su «Il Mondo», il 2 maggio 1924. 419

A. VOLPICELLI, Una rivendicazione dell’idealismo contro la riforma della scuola

elementare, in «L’Educazione Nazionale», VI [1924], pp. 195-206, rip. in ID., Pedagogia polemica, Roma, De Alberti, 1925, pp. 17-41 e Una pretesa contraddizione fra l’Idealismo e la Riforma della scuola elementare, in «L’Educazione Nazionale», VI [1924], n. 3, pp. 24-34

rip. in ID., Pedagogia polemica, cit., pp. 43-64

420

G. LOMBARDO RADICE, Lettere da Quercianella, in «Il Rinnovamento scolastico. Rassegna dei problemi dell’educazione nazionale», III [1924-1925], in tre puntate pubblicate rispettivamente nel n. 1 del 7 ottobre 1924, pp. 3-6; n. 3-4 del 26 ottobre 1924 pp. 4-5; n. 7 del 16 novembre 1924, pp. 3-6, rip. con l’aggiunta di note e di una «appendice» col titolo

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Maresca rispose a entrambi adeguando il tono della sua vis polemica alla veemenza degli avversari421. L’ultimo atto della vicenda è costituito da una brevissima, secca Risposta al prof. Maresca di Arnaldo Volpicelli apparsa su «L’Educazione Nazionale», VII [1925], giugno-luglio, p. 86. In calce all’articolo, in una nota redazionale, si manifestava la volontà da parte della Direzione di chiudere “definitivamente la polemica”, la quale cessò di fatto anche grazie al diniego di Luigi Credaro di pubblicare un’ulteriore “vivacissima e acutissima” controreplica di Maresca a Volpicelli422.

VI [1924], n. 3, pp. 3-23; Brevissima risposta al prof. Maresca, in «La nuova scuola

italiana», II [1924], 16 novembre, n. 6, pp. 78-79, rip., contemporaneamente, in «Il Rinnovamento scolastico» cit., n. 7 del 16 novembre 1924, pp. 7-8, in «L’Educazione Nazionale», VI [1924], n. 3, pp. 58-59 e sul «Corriere delle maestre» del 23 novembre 1924.

421

Cfr. M. MARESCA, Intorno ad una pretesa critica idealistica della riforma della scuola

elementare, in «Rivista pedagogica», XVII [1924], n. 6, pp. 425-432; ID., Risposta al prof. Lombardo-Radice, in «I diritti della scuola», XXVI [1924], 9 novembre, n. 4, p. 52 rip. in «Il

Rinnovamento scolastico» cit., n. 7 del 16 novembre 1924, pp. 6-7; ID., Le esercitazioni

scolastiche di A. Volpicelli, in «Rivista pedagogica», [XVIII] 1925, n. 2, pp. 155-156; ID., Le ritorsioni dialettiche di Lombardo Radice, in «Rivista pedagogica», [XVIII] 1925, n. 2,

pp. 157-159.

422

L. CREDARO, Personalia, in «Rivista pedagogica», XVIII [1925], n. 7, p. 595. Alla polemica tra Maresca e Volpicelli accennò, inizialmente, lo stesso Giovanni Gentile in un brevissimo intervento sul «Giornale critico della filosofia italiana», IX [1924], n. 4-5, p. 320 dal titolo Una rivendicazione dell’idealismo contro l’idealismo. Anche «La nuova scuola italiana» – II [1924], 9 novembre, p. 63 – replicò alle osservazioni critiche di Maresca attraverso un articolo di Cosimo Turi intitolato A proposito di una revisione della riforma…,.

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