L’ampliamento d’orizzonte di «L’Educazione Nazionale», sempre più attenta alla dimensione internazionale del dibattito educativo, coincise paradossalmente con un progressivo decremento della sua diffusione. «Siamo contenti. Abbiamo fornito un lavoro intenso, ed è stato apprezzato in Italia e fuori», scriveva Lombardo Radice nell’editoriale del 1928. «Siamo contenti… Ma gli abbonati diminuiscono! È un fatto. Al successo morale non corrisponde il successo della tiratura, malgrado ogni nostro (possiamo dirlo) sagrifizio»441. E, due anni dopo, nel 1930, in un appello Ai lettori: «Noi non possiamo compiere ogni anno il miracolo di pagare cartiere e tipografia col sistema dello … stillicidio al quale ci costringe la lentezza con cui molti abbonati fanno il dover loro. Si pensi che quasi alla fine dell’anno debbono ancora pagare la loro quota più di metà degli abbonati!»442. E ulteriormente, nel numero conclusivo del ’31: «Proseguiamo la nostra opera, non senza sagrifizio; anzi, malgrado le difficoltà, cercheremo di allargare la collaborazione, facendo trattare problemi di cultura, che oltrepassino il mero interesse didattico. Prima di pubblicare i Supplementi del 1932, ci metteremo in pari con la serie del 1931, per la quale siamo in debito […] I Supplementi del 1932 potremo passarli in tipografia solo quando ci saranno pervenute le quote sufficienti a coprire la spesa […] i tempi sono difficili per tutti gli editori, e specie per noi minimi fra gli editori. Meglio dunque la franca dichiarazione della nostra difficoltà, che una malsicura e insincera promessa»443. Ma malgrado le difficoltà la rivista continua. Anche il gruppo di collaboratori cambia. Nei fascicoli pubblicati negli anni 1932-1933 figurano interventi di intellettuali antifascisti come Vladimiro Arangio Ruiz, Guido De Ruggiero, Ugo La Malfa, Adolfo Omodeo, Meuccio Ruini, Vittorio Enzo Alfieri.
L’ultimo fascicolo reca la data 31 marzo 1933. Il 19 aprile veniva infatti notificata ufficialmente a Lombardo Radice la seguente ordinanza in base alla quale il Prefetto di Roma «Considerato che il complesso degli studi e degli articoli pubblicati […] – lungi dall’avere per fine la diffusione dei principii pedagogici ed educativi ispirati a scopi nazionali, come il titolo della rivista legittimerebbe di
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G. LOMBARDO RADICE, Anno nuovo. Il nostro bilancio del 1927, in «L’Educazione Nazionale», X [1928], gennaio, p. 3.
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ID., Ai lettori, in ivi, XII [1930], p. 361.
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presumere, e cioè in armonia con la dottrina che il fascismo ha affermata e realizzata in Italia e all’Estero – dimostra manifestamente il proposito d’ignorare tale movimento rinnovatore. Considerato che questo deplorevole spirito di agnosticismo, rilevato sistematicamente nel tempo nei vari numeri della detta rivista, risulta evidente anche nel numero del 31 gennaio u.s., nel quale sono trattati argomenti pedagogici, filosofici e storici senza il più fugace accenno al vasto e fecondo contributo di opera e di pensiero che la dottrina fascista ha largamente profuso nel campo dell’educazione nazionale. Considerato che il contrasto tra la divulgazione di dottrine e di principi educativi di altre nazioni e il voluto silenzio su quelli praticati con risultati fecondi nel nostro Paese ha nei rispetti di questi ultimi evidente significato di riprovazione, per modo che tale atteggiamento del periodico, avuto riguardo alla diffusione di esso tra gli studiosi di simili discipline, è tale da determinare stati d’animo contrarii e quindi nocivi all’interesse nazionale […] diffida: […] il prof. Giuseppe Lombardo Radice, direttore responsabile della rivista mensile ‘L’Educazione nazionale’»444
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Il giorno successivo, il 20 aprile, Lombardo Radice comunica al Prefetto «di aver già disposto la cessazione delle pubblicazioni della Rivista ‘Educazione Nazionale’ informandone gli abbonati con una circolare»445 di cui allega il testo. La circolare, indirizzata Ai lettori di «Educazione Nazionale» costituisce al tempo stesso un sintetico bilancio del cammino compiuto ed un atto di autodifesa del lavoro svolto: «[…] Nel prendere congedo, abbiamo caro di ricordare quale sia stata fino ad ora la funzione della nostra Rivista. Sorta, come ripresa dei ‘Nuovi Doveri’ nel 1919, per preparare una riforma nazionale della Scuola secondo idee tenacemente sostenute nel quindicennio precedente, la nostra Rivista vide realizzare la maggior parte delle sue aspirazioni nelle leggi rinnovatrici del 1923. Continuò dopo di allora nel suo compito difendendo con vivacità l’attuata Riforma contro ogni categoria di oppositori; chiarendola nei suoi particolari; documentando la nuova vita educativa italiana; illustrando l’opera dei maestri che l’avevano precorsa e di quelli che meglio la interpretavano; promuovendone il completamento con la più strenua propaganda
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Il testo della ordinanza n. 6368 del Prefetto di Roma datata 8 aprile 1933 è pubblicata in G. CIVES, «L’Educazione Nazionale» (seconda serie: 1924-1933), in «Riforma della Scuola», XIV [1968], 8-9, pp. 35-36.
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Cfr. G. CIVES, Attivismo e antifascismo in Giuseppe Lombardo Radice, Firenze, La Nuova Italia, 1983, p.100.
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del metodo italiano; diffondendo all’Estero i principi che presiedettero alla riorganizzazione educativa in Italia ed ottenendo che all’Estero se ne facessero illustratori dopo accurate visite alle Scuole italiane, insigni pedagogisti stranieri. A tutto ciò si aggiunga l’attività, a più riprese dedicata all’organizzazione della lotta contro l’analfabetismo, allo studio dei problemi della nuova scuola rurale italiana, della scuola professionale, delle scuole di metodo e del metodo italiano nella educazione prescolastica. […] Dei risultati ottenuti il più caro di tutti – motivo di legittimo orgoglio – ci è quello che abbiamo raggiunto fuori d’Italia, facendo conoscere ed apprezzare l’attività scolastica italiana del dopoguerra, col mettere continuamente in luce le consonanze e le differenze fra l’indirizzo italiano e i movimenti pedagogici degli altri Paesi, di cui abbiamo sempre larga notizia. Esaurito l’interesse polemico contro i detrattori della Riforma, assicurato pienamente il successo delle sue idee centrali nella cultura pedagogica, la nostra Rivista aveva, negli ultimi tempi, cercato di allargare il suo interesse a più vaste questioni di filosofia, di storia e in genere di cultura superiore, da ricongiungere con l’attività didattica della scuola di ogni grado. Cessando dunque a questo punto dalle pubblicazioni, siamo a buon diritto, e pur senza presunzione, lieti del lavoro compiuto e ringraziamo con tutta l’anima coloro che ci hanno aiutato a non restare di troppo inferiori al compito nostro»446.
La chiusura della Rivista, le polemiche contro la sua persona, la contestazione che gli pervenne firmata il 17 maggio del 1933 dall’allora Ministro dell’Educazione Nazionale Francesco Ercole, con la quale si minacciava di sollevarlo dall’insegnamento universitario in quanto persona non affidabile ad «assolvere, con sostanziale fedeltà, nella sua azione di professore di pedagogia in un R. Istituto d’istruzione superiore, i compiti dell’insegnamento, secondo le direttive del Regime Fascista»447 – minaccia che non ebbe seguito, come ufficialmente gli comunicava il Ministro in data 27 giugno 1933 – sono eventi che contribuirono viepiù al progressivo isolamento di Lombardo Radice, anche da parte dei vecchi compagni della milizia idealistica. «E allora la pedagogia per te sarebbe forse una piccola specie di cestino di carte stracciate della filosofia? Ma già forse è così, e nel cestino
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Ivi, p. 107.
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Il testo della contestazione a firma del Ministro Ercole è pubblicata in G. CIVES,
«L’Educazione Nazionale» (seconda serie: 1924-1933), in «Riforma della Scuola», XIV
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avete messo anche me»448. Scriveva amareggiato all’amico ‘carissimo’ Armando Carlini in una lettera del novembre del ’27. E ancora, il 9 dicembre del 1936, sempre al ‘carissimo Carlini’:«[…] mi hai l’aria di un uomo che voglia evitare il mio nome, quasi che il mio nome portasse… la rogna»449. Unico appiglio di conforto, il lavoro.
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Cit. in G. CAMPIONI, F. LO MORO, Democrazia e azione educativa in Giuseppe
Lombardo Radice. Lettere ad Armando Carlini (1908-1936), cit., p. 246. 449
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