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Sul finire del 1914 dà alle stampe un corposo libro di Letture sull’educazione proposte agli allievi maestri e agli studiosi. Si tratta di un’antologia, dal titolo La milizia dell’ideale, di oltre ottocento pagine, in cui sono raccolti brani di autori italiani e stranieri, da Comenio, Montaigne, Locke, sino a Prezzolini, Salvemini, Croce, Gentile e molti altri autori, concepita non già come un assemblaggio meccanico ed «arbitrario di passi scelti», ma come una vera e propria «opera scritta dal compilatore con pensieri altrui o propri, rivissuti da lui e ripresentati in un insieme, per quanto si può, organico»271. Un «libro pieno» insomma, che si proponeva, attraverso le sue articolazioni, di dare «in iscorcio una completa dottrina della Scuola viva»272. Nel 1915 appare, come già accennato, un breve saggio che riproduce il testo di una serie di conferenze tenute nel 1914 all’Università popolare di Fiume e alla Lega degli insegnanti di Trieste. Il titolo – Come si uccidono le anime –

271

G. LOMBARDO RADICE, La milizia dell’ideale. Letture sull’educazione proposte agli

allievi maestri e agli studiosi, Napoli, Perrella, s.d., p. VIII. Per ciò che concerne la

datazione relativa alla pubblicazione dell’opera al 1914, la si evince da quanto si legge in calce alla Prefazione che, a differenza della dedica, datata Catania, dicembre 1913, riporta la seguente dicitura: La Foce, settembre 1914.

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Le tematiche affrontate corrispondono al titolo delle varie sezioni. I. Filosofia e Pedagogia; II. L’educazione; III L’educatore; IV. Vita morale e disciplina; V. Educazione linguistica ed estetica; VI. Per la rinascita dell’educazione, sul fondamento dell’arte; VII. Insegnamenti varii; VIII. Educazione economica e fisica; IX. L’educazione religiosa e il problema della laicità; X. Appendice: La donna e l’educazione femminile.

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ben ne definisce il carattere polemico, in particolare nei confronti di modelli di scuola – gesuitico da un lato, positivista dall’altro – meno inclini a salvaguardare la libertà degli allievi, in quanto livellatrici e soffocatrici di libere individualità, cui egli contrappone viceversa una concezione di scuola, intesa come «rivoluzione in cammino»273, in grado di proporre una nuova educazione che scaturisca «da una esigenza morale: dal rispetto dell’uomo in ogni uomo; dalla coscienza di un dovere superiore a ogni determinazione di ceti e di classi: quello di non adoperare gli esseri umani per i propri fini, quali che siano; ma di adoperar se stessi perché ciascuno possa svolgersi secondo fini assoluti, intrinseci all’uomo»274

. La polemica senza quartiere condotta da Lombardo Radice contro ogni tentativo di meccanicizzazione e di burocratizzazione del processo educativo, o contro il pregiudizio pedagogico, teso a risolvere entro le pareti scolastiche l’educazione nella sua interezza, senza tener conto della organicità dell’esperienza vitale del bambino, è appassionata, e si sostanzia in una concezione pedagogica fortemente improntata all’insegna della responsabilità e dell’impegno: «Destare le menti in un ambiente – la scuola – in cui ogni differenza sociale sia scomparsa, e in cui viva solo la vita dello spirito – uguali fra uguali; far collaborare le anime giovanette alla scoperta della verità; ai giovani far raggiungere fiducia in se stessi, incoraggiando ogni sforzo, aiutando ogni pur piccola vittoria; avviarli a sentire la dignità di ogni essere, a non inorgoglire, a non sprezzare gli umili, a non distinguere gli uomini dalla sedia che occupano, ma dalla schiettezza della coscienza e della semplicità della vita; fare apprezzare il lavoro, non come materia prodotta, ma come attività e sacrificio sereno dell’uomo e dare a chi guarda il mondo con occhi nuovi il bisogno di essere qualcuno (non pecora matta, ma consapevole membro del suo piccolo mondo) e di dovere la vita a se stesso, di riconoscersi autore e scopritore della propria verità e della propria dignità; far coincidere l’amore di sé coll’amore del tutto, dando rilievo nello spirito giovanile a ogni generoso senso di solidarietà: domestica, amicale, cittadina, nazionale, umana; non dissimulare il male ch’è nella vita, trasportando in un mondo sentimentale e convenzionale, ma abituare a guardarlo in faccia con animo armato, serenamente pronto, senza iattanza. Tutto ciò vuole l’educazione nuova nella scuola e fuori di essa: filantropi pensatori maestri dirigono a quest’altro segno»275

. Un lungo brano

273

G. LOMBARDO RADICE, Come si uccidono le anime, Catania, Battiato, 1915, p. 42.

274

Ibidem.

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che esalta in maniera schietta e appassionata il fascino e il valore di Lombardo Radice educatore nel senso più profondo del termine.

Nel pieno clima della guerra, nel 1916, porta a termine L’ideale educativo e la scuola nazionale. Sei lezioni di pedagogia generale fondata sul concetto di autoeducazione. Un libro che avrebbe dovuto, in una prospettiva logica, «presentarsi agli studiosi prima ancora delle Lezioni di Didattica», nato «dal bisogno della pura teoria» e «tuttavia pieno di echi della mia teoria d’insegnamento»276

. Anche lo

sprone, come Lombardo Radice scriveva a Gentile, della lettura di «quel tuo terribile primo volume di pedagogia»277, aveva avuto un peso rilevante nella travagliata stesura278 di quel suo «breve trattato», senz’altro concepito come «una teoria dell’educazione familiare e nazionale, e, parimenti, dell’educazione sociale e umana, in universale» 279 . Lo scritto, che metteva in primo piano il concetto di autoeducazione, «centro di tutto il pensiero pedagogico»280 del professore catanese, si muoveva all’interno di una impostazione apertamente attualista, sia per ciò che

276

G. LOMBARDO RADICE, L’ideale educativo e la scuola nazionale. Lezioni di

pedagogia generale fondata sul concetto di autoeducazione, Firenze, Sandron, 19233, p. 5.

277

La lettera in questione è del 9 marzo 1916: «Per tre anni quel tuo terribile volume di pedagogia generale mi ha ripunto e spronato. Per tre anni mi sono sentito come inchiodato, costretto a non scrivere il mio primo volume, che pure era un impegno di onore! Avevo paura di fare cosa indegna, non paura che altri confrontando il mio col tuo mi giudicasse uno sfaccendato duplicatore, ma paura di darti l’amarezza di leggere una insipida ripetizione del tuo libro, e di avere io stesso il rimorso di aver composto un libro senza spontaneità, perché quel tuo terribile libro mi dava il senso della inutilità del mio, con il tormento dell’impegno mancato». Cit. in H. A. CAVALLERA, Giuseppe Lombardo Radice. L’educazione come

missione, cit., p. 23. 278

Anche nella Prefazione a L’ideale educativo Lombardo Radice, sottolineando l’apporto «fondamentale» del Sommario di pedagogia come scienza filosofica di Giovanni Gentile suo «amico e fratello spirituale» per «chiunque intenda elaborare con serietà il concetto dell’educazione», rimarcava come quell’opera avesse esercitato su di lui un grande effetto, impedendogli «di affrettare la redazione» del suo libro, frutto «di una lunga serie di parziali stesure, di lezioni e conferenze tenute dinanzi a un pubblico d’insegnanti, di molte discussioni». Cfr. G. LOMBARDO RADICE, L’ideale educativo e la scuola nazionale, cit. p. 6

279

Ivi, p. 7.

280

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concerneva il linguaggio sia nella impostazione teorica di fondo, anche se esso risultava pervaso, come ad esempio nell’esplicito riferimento evidente già nel titolo al tema della nazionalità, ossia della ‘individuazione’, dell’educazione281, da una forte impronta pragmatica282, al punto da indurre Gentile, cui Lombardo Radice aveva inviato in visione le bozze prima della pubblicazione, al di là delle sentite espressioni di elogio e di stima, a scrivergli senza mezzi termini: «Temo che […] tu possa rimanere irretito in concetti empirici, poco consistenti, che ti costringano ad accomodamenti di pensiero impaccianti ed oscuri»283.

281

LOMBARDO RADICE, L’ideale educativo e la scuola nazionale, cit., p. 8.

282

Cfr. in particolare, il capitolo su Le due Italie scolastiche, in cui Lombardo Radice denunciava le disuguaglianze e le sperequazioni tra il Nord e il Mezzogiorno d’Italia. Ivi, pp. 173-195.

283

La lettera del 13 aprile del 1916 viene riprodotta, parzialmente, in H. A. CAVALLERA,

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