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Nel 1907 Lombardo Radice iniziò la pubblicazione, presso la casa editrice Remo Sandron, con il pieno sostegno di Gentile, che ne seguì anche la definizione del contratto, della rivista quindicinale di cultura e politica scolastica «Nuovi Doveri»133, il cui primo fascicolo apparve il 15 aprile.

«Per cinque anni furono pubblicati ogni quindici giorni grandi fascicoli pieni di discussione, fittissimi, a due colonne, in corpo piccolo. Fu un lavoro terribile perché facevo tutto da me, pur mentre insegnavo 28 ore alla settimana. Il giorno era sacro ai miei scolari, la notte ai “Nuovi Doveri”. Non un’ora di riposo»134

.

Il periodico, la cui idea scaturì grazie alle conversazioni con Gentile, rappresentò «per l’idealismo italiano sul piano pedagogico, ciò che La Critica fu sul piano filosofico, storico e letterario»135. La rivista intendeva costituire l’organo delle forze più mature che operavano nell’ambito della Federazione Nazionale Insegnanti Scuola Media (FNISM)136, fondata da Giuseppe Kirner e da Gaetano Salvemini nel

133

Cfr. M. RAICICH, Gli anni dei «Nuovi Doveri», (1907-1913), in ID., Scuola cultura e

politica da De Sanctis a Gentile, Pisa, Nistri – Lischi, 1981, pp. 326-48; R. A. ROSSI, Idealismo pedagogico e Riforma della scuola nella rivista «Nuovi Doveri», Cosenza,

Periferia, 2002. In qualità di redattori della rivista, figurano, oltre a Lombardo Radice, che ne era il direttore: Oreste Arena, insegnante al Reale Istituto Navale di Palermo; Ignazio Caldarera, insegnante al Regio Liceo Vittorio Emanuele di Palermo e Gaetano Pavesi, insegnante alla Reale Scuola Normale Maschile di Palermo.

134

G. LOMBARDO RADICE, Lettera alla Signorina Rotten cit., p. 82.

135

S. ROMANO, Giovanni Gentile. La filosofia al potere, Milano, Bompiani, 1984, p. 106.

136

Per quanto concerne l’atteggiamento all’interno della FNISM nei confronti dei «Nuovi Doveri», atteggiamento improntato nella maggioranza dei suoi componenti da profonda

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1901 e doveva diventare, nelle intenzioni di Lombardo Radice, portavoce di una battaglia politica per l’autonomia della scuola dai comuni, per la rivendicazione della funzione centrale dello Stato, per la diffusione dell’istruzione popolare nel Mezzogiorno e per la lotta all’analfabetismo137

.

Tra i collaboratori e sostenitori figuravano alcuni degli intellettuali di spicco dell’epoca, tra cui, oltre a molti professori ed ex studenti della Normale, come Alessandro D’Ancona, Donato Jaja, Amedeo Crivellucci, Gioacchino Volpe e soprattutto Giovanni Gentile, personalità come Luigi Credaro, Benedetto Croce, Giuseppe Fraccaroli, Sebastiano Maturi, Gaetano Salvemini e Giuseppe Tarozzi. Si trattava, come si legge nella presentazione editoriale della nuova rivista, di «raccogliere i migliori pedagogisti ed educatori italiani per discutere una generale riforma della scuola, dall’asilo d’infanzia all’università, e per interessare un pubblico il più possibile vasto ai problemi sociali e politici connessi col sistema scolastico»138.

L’editoriale programmatico, pubblicato sul primo numero a firma di La Redazione, si apriva all’insegna di un brano di Antonio Labriola, tratto dalla lettera da lui indirizzata a Siro Corti, Presidente della Società di Mutuo Soccorso fra gli insegnanti di Roma il 1° febbraio 1888, che apriva la sua celebre conferenza Della scuola popolare, tenuta nell’Aula Magna dell’Università di Roma il 22 gennaio di quel medesimo anno. Il brano, posto in epigrafe alle indicazioni programmatiche de La Redazione, ben sintetizzava le problematiche connesse ai grandi temi della riforma della scuola italiana: «Fate di considerare, che i grandi e complicati problemi sociali non si risolvono con mezzi facili e semplici, e che c’è da fare lungo e faticoso cammino prima di venirne a capo»139.

ostilità e diffidenza, cfr. L. AMBROSOLI, La Federazione Nazionale Insegnanti Scuola

Media dalle origini al 1925, Firenze, La Nuova Italia, 1967. 137

Cfr. A. M. COLACI, Gli anni della Riforma. Giuseppe Lombardo Radice e

«L’Educazione Nazionale», Lecce, Pensa Multimedia, 2000, pp. 32 e sgg. 138

Cit. in R. SANI, Editori per la scuola e libri di testo in Sicilia tra Otto e Novecento: il

caso Sandron (1839-1925), in ID., Sub specie educationis. Studi e ricerche su istruzione, istituzioni scolastiche e processi culturali e formativi nell’Italia contemporanea, Macerata,

eum, 1911, p. 144.

139

A. LABRIOLA, Della scuola popolare. Conferenza (1888), in ID., Scritti Varii editi ed

inediti di Filosofia e Politica, raccolti e pubblicati da B. CROCE, Bari, Laterza & Figli,

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Chiaramente improntato, in campo scolastico-educativo e più in generale culturale, all’idealismo di stampo crociano-gentiliano, il neo-nato periodico, si sosteneva in ogni caso: «non è un campo chiuso, sebbene abbia le sue idee e combatta per la sua bandiera: accoglieremo tutto ciò che sia scritto con alto animo, e risponderemo a tutto ciò che non ci persuaderà». E ancora: «La rivista è l’unico mezzo che si offra agli insegnanti perché la discussione sia larga, continua e seguita contemporaneamente da molti, e perché i problemi sieno maturati lentamente e finiscano coll’imporsi all’opinione pubblica»140

.

Oltre a Benedetto Croce, che in un articolo apparso sul «Giornale d’Italia»141 richiamava l’attenzione dei lettori «intorno a questa pubblicazione» sottolineando l’«importanza vitale» delle «questioni» che vi venivano «discusse»: «la preparazione degli insegnanti medii, la piaga delle classi aggiunte, l’istruzione privata, le scuole e i professori italiani all’estero, l’insegnamento delle lingue moderne, l’insegnamento della stilistica nelle università, l’insegnamento delle scienze e lo stato dei gabinetti e soprattutto, due questioni ora ardenti: il disegno di legge sull’ispettorato, e quello sugli esami»142, anche G. Gentile, G. Salvemini, Guido Mazzoni, Rodolfo Mondolfo e Gioacchino Volpe ne approvarono e sostennero la linea editoriale.

Come appare evidente già dalla titolazione «Nuovi Doveri», forte era la carica polemica che animava il periodico, il quale assunse fin dall’inizio un battagliero carattere militante.

Idealmente collegati a «La Voce» di Giuseppe Prezzolini, «giornale della revisione culturale italiana», e alla «grande Critica» crociana, i «Nuovi Doveri», come Lombardo Radice stesso affermerà, si proponevano apertamente la «missione di strappar maschere, denudare piaghe, staffilare pigrizie»143. A dimostrarlo è sufficiente scorrere alcuni titoli esemplificativi tratti dall’elenco dei numerosi contributi pubblicati da Lombardo Radice nelle varie annate della rivista144.

140

LA REDAZIONE, Nuovi Doveri cit.

141

Cfr. B. CROCE, La Missione degli Insegnanti, in «Giornale d’Italia», 10 giugno 1907.

142

Si veda in proposito anche la lunga lettera piena di incoraggiamenti per l’iniziativa intrapresa inviata da Croce a Lombardo Radice il 22 aprile 1907, in R. COLAPIETRA,

Lettere inedite di Benedetto Croce a Giuseppe Lombardo Radice, cit., pp. 980-981. 143

G. LOMBARDO RADICE, Lettera alla Signorina Rotten, cit., pp. 82-83.

144

Un Indice degli articoli delle annate 1907 - 1911, disposto in ordine alfabetico unitamente all’Elenco delle rubriche ed indice per argomenti, si trova in «Nuovi Doveri», V [1911], pp.

48

Anno I [1907]: Un progetto di legge disastroso; La piaga delle classi aggiunte; A chi vuol sentire; Anno II [1908]: La baraonda scolastica e le classi aggiunte; I pannicelli caldi dell’On. Tittoni – Le scuole italiane all’estero; L’ispettorato della mala fede. Anno III [1909]: Perché gli insegnanti sono all’opposizione; Il buon nome dell’Italia all’estero – 140 alunni in un’aula per 50 – Cattiva distribuzione delle scuole italiane all’estero; La triste verità sulle condizioni della nostra cultura popolare – Ai professori della Sicilia. Anno IV [1910]: Riforme sulla carta; L’«autonomia» non clericale e i difetti della legge Credaro; Frutti di stagione – Tentativi di corruzione – massoneria – minacce – irregolarità. Anno V [1911]: Le nozze coi fichi secchi; I bugiardi; Volgarità senza limiti.

Come appare chiaro, l’obiettivo che Lombardo Radice si prefiggeva era rivolto al miglioramento dell’educazione nazionale attraverso una radicale riforma della scuola nella totalità delle sue dimensioni145, che si rivelava sulla linea di un impegno di rinnovamento civile e politico, come uno tra i «nuovi […] nostri doveri verso la Nazione […] pel futuro»146

.

Il modello di riferimento era costituito dal pensiero gentiliano. «Io ti volevo dire riguardo alla questione della scuola: sta bene il concetto che tu ne sviluppi. Tiriamo ora le conseguenze perché la scuola risponda a questo concetto. Perciò sorge tutta una critica ai criteri direttivi della istruzione dello stato in Italia»147, in questi termini del resto aveva scritto Lombardo Radice all’amico e maestro già l’11 settembre del 1902.

Si trattava insomma di passare dalla teoria alla pratica, di tradurre le linee portanti della rivoluzione pedagogica concepita da Gentile, contro ogni forma di pseudo-scientismo di stampo herbartiano e positivista, all’insegna dell’attualismo, in una nuova linfa capace di animare e rinnovare la coscienza della classe magistrale,

378-409. Tale indice è riprodotto, unitamente a un elenco in ordine alfabetico di tutti gli

autori, in Appendice a R. A. ROSSI, Idealismo pedagogico …, cit., pp. 141-239.

145

L’«indice per argomenti», di cui alla nota precedente, ben delinea quali fossero tali dimensioni: il rapporto tra lo Stato e la Scuola, la questione universitaria, la scuola secondaria, la scuola elementare e popolare, la disciplina degli esami, gli insegnamenti disciplinari, l’edilizia scolastica, la formazione e il reclutamento degli insegnanti, le scuole all’estero, e così via.

146

LA REDAZIONE, Nuovi Doveri, cit.

147

49

della Scuola e, attraverso l’educazione, porre le basi per la nascita di un rinnovamento civile della nazione; tutto ciò attraverso una strenua «lotta» volta a guadagnare «terreno pezzo per pezzo»148.

Lombardo Radice si muoveva lungo questa prospettiva in piena sintonia, oltreché con il più autorevole rappresentante di quella corrente idealistica che egli stesso abbracciava, vale a dire Gentile, anche con personaggi come Gaetano Salvemini, Alfredo Galletti e Giuseppe Kirner, i quali, contro ogni forma di esasperato specialismo, filologismo e «pedagogismo», si erano fatti promotori in quegli anni di «un nuovo concetto di cultura che facevano consistere in una certa forma mentale che non si raggiunge accumulando una notevole quantità di cognizioni elementari delle principali materie di studio», contestando al tempo stesso una scuola volta ad identificare l’«uomo colto» in «colui che immagazzina in miniatura nella propria mente l’enciclopedia del proprio tempo»149

.

Forti erano inoltre le suggestioni che provenivano a Lombardo Radice dalle posizioni salveminiane, che miravano, attraverso una certa soluzione dei problemi scolastico-educativi, a favorire la nascita di una nuova classe dirigente in grado di infondere una nuova vita nei partiti, nelle istituzioni civili e sociali, nella cultura, nell’amministrazione pubblica e in tutte le altre dimensioni vitali del paese.

148

Cfr. G. LOMBARDO RADICE, Lettera a G. Gentile del 9 ottobre 1909, in H. A. CAVALLERA, Giovanni Gentile e Giuseppe Lombardo Radice … cit., pp. 432-33.

149

M. L. CICALESE, La pedagogia del Gentile tra libertà e autorità, in «Nuova Rivista storica», 1967, 1-2, p. 16.

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