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La diffusione della corruzione in Italia Corruzione emersa e

CAPITOLO I. NOZIONI SULLA CORRUZIONE

3. Diffusione della corruzione

3.3. La diffusione della corruzione in Italia Corruzione emersa e

Sulla base di queste misurazioni, e premesse fatte, facciamo una breve analisi dei dati che riguardano la diffusione della corruzione in Italia.

Partendo da una affermazione contenuta nel Rapporto del GRECO del 2011, “La corruzione è profondamente

radicata in diverse aree della pubblica amministrazione, nella società civile, così come nel settore privato. Il pagamento delle tangenti sembra pratica comune per ottenere licenze e permessi, contratti pubblici, finanziamenti, per superare gli esami universitari, esercitare la professione medica, stingere accordi nel mondo calcistico, ecc.(…). La corruzione in Italia è un fenomeno pervasivo e sistemico che influenza la società nel suo complesso”62, si può subito notare come il fenomeno della corruzione sia molto esteso e

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GRECO, Rapporto di valutazione sull’Italia adottato da Greco, 27 maggio 2011, Greco Eval RC-I/II Rep (2011) 1E.

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saldo nel nostro Paese, almeno nella sua percezione. E questo anche in virtù del fatto che l’Italia non ha ancora trovato degli adeguati strumenti di lotta a questo fenomeno, come affermato dallo stesso GRECO nel rapporto del 2014: “In Italia sono stati fatti alcuni passi per aumentare e

migliorare la trasparenza del finanziamento ai partiti e per garantire che i reati di corruzione vengano puniti, anche se è piuttosto deludente, e difficile da comprendere il motivo per cui non sia stato fatto di più su quest’ultimo fronte”63.

Le statistiche giudiziarie, tuttavia, sembrano andare nel senso opposto, di una diminuzione costante della corruzione emersa. Siamo passati dai quasi 2.000 crimini e oltre 3.000 persone denunciate nel 1995, periodo in cui si è raggiunto il picco di corruzione dopo che la stessa era esplosa nel 1992 con Mani Pulite, ad un numero di crimini e persone denunciate ridotto di almeno 1/3 nel 2004, ultimo anno per il quale sono disponibili dati omogenei, per arrivare al 2010 dove abbiamo il numero più basso di crimini e persone denunciate, secondo i dati del Ministero dell’Interno che comprendono una gamma più estesa di reati, e finire per stabilizzarsi negli anni successivi64. E lo stesso andamento decrescente, ma addirittura ancora più marcato, è stato rilevato anche per le condanne per i reati di corruzione, visto

63 GRECO, Rapporto di conformità sull’Italia, in allegato al 14° Rapporto generale

sull’attività del GRECO: lotta alla corruzione e promozione dell’integrità, 20 giugno 2014.

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Fonte: Elaborazione da dati Istat, Statistiche Giudiziarie Penale; Elaborazione da dati Saet, Relazione al Parlamento, Anno 2010. Relazione del Saet.

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che siamo passati dalle 1714 condanne del 1995, alle 434 condanne del 2004, per finire con le 263 del 201065.

Nell’analizzare questi dati bisogna però tenere presente che, come abbiamo già avuto modo di rilevare, le statistiche giudiziarie forniscono un quadro parziale della diffusione del fenomeno, mostrando solo la parte emergente di un iceberg le cui dimensioni subacquee rimangono ignote. Al pari di altri crimini senza vittime, infatti, lo scambio corrotto, quando si realizza con successo, non lascia tracce visibili, né vi sono soggetti interessati a denunciarlo66. Inoltre, questa diminuzione della corruzione emersa può essere il frutto di cause di varia natura che non necessariamente hanno a che vedere con un effettivo calo della corruzione, quali il minore numero di denuncie in seguito alla perdita di fiducia nel sistema giudiziario o la maggiore abilità dei corruttori di non farsi scoprire. Come osservato dal giudice Davigo, infatti, “gli effetti delle inchieste giudiziarie degli anni Novanta

sono stati analoghi a quelli indotti da un processo di selezione naturale, eliminando corrotti e corruttori meno abili e inducendo così un miglioramento delle capacità adattive e predatorie dei superstiti nel nuovo ecosistema politico-amministrativo”67.

65 Fonti: Elaborazione da dati del Ministero della Giustizia, in Il Fenomeno della

corruzione in Italia, Roma 2007; Saet, rapporto 2010.

66 A. VANNUCCI, L’evoluzione della corruzione in Italia: evidenza empirica, fattori

facilitanti, politiche di contrasto, in F. MERLONI - L. VANDELLI (a cura di), La corruzione amministrativa: cause, prevenzione e rimedi, cit., pp. 42-51.

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Cit. PIERCAMILLO DAVIGO, oggi consigliere della II sezione penale presso la Corte di Cassazione.

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Data l’incapacità delle statistiche giudiziarie di fornirci un quadro completo sulla diffusione della corruzione, è necessario integrare i dati giuridici con le rilevazioni statistiche basate sulle esperienze personali degli intervistati e quelle basate sulla percezione della diffusione della corruzione.

Tra le rilevazioni basate sull’esperienza personale degli intervistati, Eurobarometer e Global Corruption Barometer, ad esempio, segnalano una tendenza di segno opposto rispetto a quella delle statistiche giudiziarie.

Secondo l’indagine condotta da Eurobarometer, infatti, la percentuale di cittadini che ritiene che la corruzione sia un problema rilevante per il nostro Paese è cresciuta dal 75% nel 2005 all’84% nel 2009, ed anche la percentuale di cittadini italiani che nell’anno precedente hanno vissuto in prima persona l’esperienza di vedersi chiedere od offrire una tangente è aumentata passando dal 10% del 2007 al 12% del 2012, a fronte di una media Europea dell’8%68

. Anche il

Global Corruption Barometer conferma questi dati rilevando

che nel 2003 solo il 28% degli Italiani riteneva che la corruzione sarebbe cresciuta nei successivi 3 anni mentre nel 2007 la percentuale era già salita al 57%, ed addirittura nel 2010 il 65% degli Italiani riteneva che la corruzione fosse aumentata negli ultimi 3 anni ed il 13% dichiarava di aver

68 Fonte: EUROBAROMETER, Attitudes of Europeans towards Corruption, Brussels,

November 2009; EUROBAROMETER 76.1, Corruption, February 2012, TNS, Opinion

& Social, Brusselles, n. 374, p. 62, in

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pagato una tangente nella erogazione di uno dei nove servizi pubblici presi a campione69, a fronte di una media Europea del 5%.

La tendenza ad un aumento della corruzione è rilevata anche dagli indici di percezione della corruzione.

Il Corruption Perception Index, infatti, aveva attributo all’Italia un punteggio di 4,4 nel 1998 ed un punteggio di 5,5 nel 2001, in una scala che va da 0 che indica una completa corruzione a 10 che rappresenta una perfetta trasparenza, ma nel 2011 l’Italia è riuscita a totalizzare solo 3,9 punti70

. Nel 2012 poi sono state modificate le modalità di elaborazione del CPI sotto il profilo delle metodologie e dei criteri di attribuzione del punteggio, ma quello che non è cambiato è il risultato negativo dell’Italia, la quale è riuscita a totalizzare un punteggio di 42 punti su 100 disponibili, lasciando alle sue spalle solo la Bulgaria e la Grecia71. Ed addirittura nel 2014, pur ottenendo lo stesso risultato e quindi mantenendo inalterato il livello di corruzione percepita, l’Italia è stata raggiunta anche dalla Bulgaria e dalla Grecia, le quali hanno migliorato la loro situazione in materia di corruzione,

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Più in dettaglio, il 10% dei cittadini affermava di aver pagato una tangente nei contatti col sistema sanitario; il 3,8% alla polizia; il 6,4% per licenze e permessi; l’8,7% per le utilities; il 12,9% per servizi legati a terreni; il 13,9% in procedure doganali; il 28,8% col sistema giudiziario. TRASPARENCY INTERNATIONAL, 2010a, cit.

70 Fonte: TRASPARENCY INTERNATIONAL, Global Corruption Barometer, 2010/2011,

2010a, in http://gcb-trasparency.org/gcb201011.

71

Fonte: TRASPARENCY INTERNATIONAL, Corruption Perception Index 2012, in

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conquistando così il poco ambito primato di Paese più corrotto d’Europa in base alla classificazione CPI72

. Anche questi indici basati su esperienze e percezioni però non indicano precisamente il livello di diffusione della corruzione, dato che si basano pur sempre su sensazioni od esperienze soggettive di un numero limitato di intervistati, ma hanno comunque effetti importanti sul nostro Paese, visto che tali dati riflettono l’immagine prevalente tra gli investitori esteri del grado di integrità e trasparenza delle procedure decisionali in Italia. Un punteggio basso favorisce un processo di selezione in negativo in virtù del quale solo gli investitori che sono disposti a praticare la corruzione accetteranno di investire in Italia, attenendosi anche loro alle “regole della corruzione”, mentre gli investitori più avversi alle tangenti indirizzeranno altrove i loro capitali. Questo, ovviamente, alimenterà la domanda di corruzione, ed influenzerà negativamente l’economia del nostro Paese73.

Incrociando i dati raccolti in base alle diverse metodologie viste, si può concludere che in Italia, negli ultimi anni, abbiamo avuto una forte riduzione dei casi di corruzione perseguiti e condannati, come a dire che la corruzione è divenuta un fenomeno in diminuzione, ma al tempo stesso un aumento della percezione della corruzione, a ricordarci che in realtà tale fenomeno è ancora ben radicato

72 Fonte: TRASPARENCY INTERNATIONAL, Corruption Perception Index 2014, in

http://cpi.trasparency.org/cpi2014/results,2014.

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Cfr. A. VANNUCCI, La corruzione in Italia: cause, dimensioni, effetti, in B. G. MATTARELLA – M. PELISSERO (a cura di), La legge anticorruzione. Prevenzione e

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ed avvertito nel nostro Paese. In altre parole, la corruzione viene denunciata e perseguita in modo minore rispetto al passato nonostante che essa venga percepita, e probabilmente praticata, sempre di più. In questo modo si è allargata la forbice tra corruzione compiuta con successo, ovvero la corruzione che rimane nell’ombra, e corruzione scoperta e perseguita, facendo così lievitare la “cifra nera della corruzione”, cioè il numero di reati portati a termine con successo. Ad analoghe conclusioni sono giunti Davigo e Mannozzi: “se ne deve dedurre che la cifra nera della

corruzione in Italia prima di Mani pulite era elevatissima ma che, con tutta probabilità, anche dopo Mani pulite continua ad attestarsi su livelli decisamente preoccupanti”74. Ne consegue, inevitabilmente, un rafforzamento nelle aspettative di impunità dei protagonisti della corruzione, il che incoraggia tali soggetti ad aderire ancora di più alle reti di corruzione, viste le buone probabilità di farla franca. Questo risulta anche dai giudici dell’inchiesta sugli appalti della protezione civile: “i soggetti protagonisti oltre ad

essere consapevoli del loro potere pressoché illimitato hanno anche una vera e propria sindrome di impunità; e così si è registrato […] che parlando con il fratello […] (imprenditore che lui voleva favorire ma che appariva realisticamente timoroso ritenendo la sua struttura poco adatta) gli riferisce senza mezzi termini che loro hanno

74

Cit. P. DAVIGO – G. MANNOZZI, La corruzione in Italia, Roma-Bari, Laterza, 2007, p. 114.

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licenza di uccidere e che possono fare e pigliare ciò che vogliono”75.

Dalla comparazione tra il dato italiano e quello europeo, inoltre, emerge che l’allarme sociale è stazionario o in diminuzione, e di poco superiore ai livelli europei, mentre la percezione e la pratica quotidiana aumentano in modo significativo, raggiungendo quasi il doppio della media europea. Conseguentemente abbiamo un innalzamento della soglia di tolleranza sociale del fenomeno76.

Concludendo, lo scenario italiano è quello di una corruzione capillare e sempre più frequentemente impunita, il che genera una sfiducia generalizzata nei confronti dell’intera classe politica. Dunque, ancora oggi e forse anche più di prima, oltre ad un miglioramento del sistema di repressione penale del reato di corruzione, il quale deve passare per un inasprimento delle pene e per una modifica della disciplina della prescrizione del reato in questione, è necessario adottare delle misure che permettano di portare alla luce questo fenomeno in modo da poter prevenire la sua diffusione.

4. Effetti della corruzione: costi diretti ed indiretti del