• Non ci sono risultati.

Dai principii poco fa esposti mi sembra necessario ricavare quella tetractys, perenne fonte dell’animo umano sulla quale giuravano i Pitagorici. La mia opinione è che sia così poiché tra ogni coppia dei tre cubi 1, 8 e 27 , per esempio tra 1 e 8, ci sono due medi proporzionali (2 e 4). E così i quattro numeri 1, 2, 4, 8, la cui somma è 15, o 1, 3, 9, 27, la cui somma è 40, costituiscono la tetractys. Ora, così come due cubi hanno due medi proporzionali, così due quadrati ne hanno uno, come noto ai geometri.

Oppure, possiamo supporre che la tetractys sia questa: 1, 2, 3, 4. Il numero 1 è il prin- cipio dei numeri; il 2 è il primo dei numeri e dei pari; il 3 il primo dei numeri composti e di quelli dispari; moltiplicato 1 per 3 si ha inoltre un rettangolo di area 3, come nei dispari; allo stesso modo, moltiplicato 2 per sé stesso si ottiene un quadrato di area 4, come nei pari; nella costruzione di quest’ultimo, è bene che sia l’altezza che la base

11 Cfr. PlAtoNE, Timeo, 43 B-C. I sei movimenti – avanti e indietro, a destra e a sinistra,

in su e in giù – colpiscono l’anima tramite il corpo a causa dello scontrarsi di quest’ultimo con fuoco, terra, acqua e aria, dando così luogo alle sensazioni.

inaequales. Summa igitur ex 1. 2. 3. 4. est 10. et anima humana solet ad 10. numerare. Et sicut sunt 4. Numeri, totidem sc. quot erant in quarto unitates: sic etiam per eos, quatuor species harmoniarum existunt: inter 1. 2. Diapason, ut et inter 2. 4. et inter 1. 4. Disdiapason, quae sunt pro una; inter 1. 3. Diapason Epidiapente, quam habebant pro maxima systematis Harmoniâ, estque hic secunda; tertia inter 2. 3. Diapente; et quarta inter 3. 4. Diatessaron. Nec plures agnoscebant ipsi Harmonias.

Haec ex mea mente. At de eodem Tetracty paulò aliter JoAChIMvS CAMERARIvS, nec

paulò rectiùs; nisi ipsum fefellit multiplex leetio veterum authorum: qui, in Graecis commentarijs ad aurea PythAGoRAE Carmina, sic scribit.

Primùm illi singulariter Denarium Numeri vocabulo designarunt. Quo sensu PLATO in Phaedone dixit; quòd Numeri semissis universus sit impar. Describantur enim duo numerorum ordines ab tmitate ad denarium alternis; erit unus ordo Imparium alter Parium, in hunc modum

1. 3. 5. 7. 9. (Summa 25. impar, quadratus quinarij, quot sc. erant impares.) 2. 4. 6. 8. 10.

Vel omissa unitate, ut principio, et Denario ut singulariter dicto Numero, sic

2. 4. 6. 8.

3. 5. 7. 9. (Summa 24. par.)

Hoc illud aenigma; Imparia esse Paria. Singuli enim ex 3. 5. 7. 9. sunt impares, at ommles sunt pari numero quatuor. (Et Summa 24. par.)

Igitur Denarius peculiariter Numerus à Pythagoreis dictus, habet hoc proprium, quod colligitur ex unitate, ejusque continuis multiplicibus usque ad quaternarium. Fit enim Triangulum numerale aequi- laterum, cujus basis est Quatemarius; vertex, unitas. Ex eo Pythagorici numerum omnem appellaverunt Tetractyn. Duplicatis enim primae Tetractyis lateribus, fit altera Tetractys Pythagorica, Numeri 36. celebratissima et undiquaque utilissima penes ipsos, Trigonus sc. numericus, cujus basis est Octonarius. Itaque in multis demonstrationibus usi sunt numero 36. maximè in Harmonicis. Nam in figurarum hujus Numeri dispositionibus inveniuntur hi numeri 12. 9. 8. 6. quibus numeris omnes Harmonicas Consonantias secundùm proportiones Intervallorum comprehensas esse demonstrarunt. Est enim Nu-

1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1

siano uguali, così come nell’altro devono essere diversi. La somma di 1, 2, 3, e 4 è 10 e l’intelletto umano è solito numerare per dieci. E così come sono quattro i numeri, ossia quante erano le unità nel quattro, così anche per quelli si ottengono quattro specie di armonie: tra 1 e 2, così come tra 2 e 4, detta diapason o tra 1 e 4, detta disdiapason, che stanno per una sola specie; tra 1 e 3 , diapason epidiapente, che consideravano come la massima armonia del sistema, e che qui è la seconda; la terza tra 2 e 3, diapente; la quarta, diatessaron tra 3 e 4. E non riconoscevano ulteriori armonie.

Questa è la mia interpretazione. Ma sulla stessa tetractys si esprime in modo un po’ diverso Joachim Camerarius, e non molto meglio, a meno che non sia stato ingannato dalle diverse lezioni degli autori antichi. Così scrive nei commentari in greco12 ai Versi d’oro13 di Pitagora:

Per prima cosa designarono la decade con un vocabolo numerale a sé. E in questo senso Platone sostenne nel Fedone14 che la metà di un numero è sempre

dispari. Si scrivano infatti due diverse serie di numeri tra l’unità e la decade, dei quali una serie è quella dei numeri dispari e l’altra di quelli pari, in questo modo:

1, 3, 5, 7, 9 (la cui somma è 25, dispari, quadrato di 5, quanti, del resto, erano i numeri dispari);

2, 4, 6, 8, 10.

Oppure, omessa l’unità in quanto principio e la decade in quanto numero a sé, avremo:

2, 4, 6, 8;

3, 5, 7, 9 (somma 24, pari).

Questo l’enigma: i dispari sono pari. Singolarmente, 3, 5, 7 e 9 sono infatti dispari, ma presi nell’insieme sono quattro, quindi pari (e la somma 24 è pari).

Inoltre la decade, che per Pitagora è un numero in senso particolare, ha la peculiarità di riunire l’unità e i suoi multipli successivi sino al quattro. Sia dato infatti un triangolo di numeri equilatero in cui il quattro è la base e l’unità il vertice. I Pitagorici chiamarono il numero complessivo formato da questo triangolo, tetractys. Raddoppiando poi i lati della prima tetractys, ne otteniamo una seconda di somma 36, la più celebrata e sotto ogni aspetto la più utilizzata da loro: un triangolo di numeri la cui base è l’ottade. E così in molte dimostra- zioni si servirono del 36, in particolare in quelle armoniche. Infatti, nelle di- sposizioni delle figure di questo numero si ottengono i numeri 12, 9, 8 e 6, nei quali, come hanno dimostrato, sono comprese tutte le consonanze armoniche

12 JoAChIM CAMERARIuS, Libellus camerarius scolasticus utilis, et valde bonus, quo continentur, The-

ognidis praecepta. Pythagorae versus aurei. Phocylidae praecepta. Solonis, Tyrtaei, Simonidis, et Callimachi quaedam carmina, Basel, 1551, 205-208.

13 Una collezione di esortazioni morali, redatti in 71 versi, di data incerta e attribuiti a Pitagora dalla tradizione. Cfr. I versi d'oro. La summa della sapienza pitagorea, a c. di J. Evola, Roma, Edizioni Mediterranee, 2010.

14 PlAtoNE, Fedone, 104 A-B.

1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1

merus 36. quadratus, ejusque latus 6. est Trigonicus, cujus latus 8. est Oblongus Rectangulus, cujus longitudo 9. et altera ejus longitudo 12. (novem enim quater, et duodecim ter faciunt utrinque 36.). Denique conjectis his 6. 8. 9. 12. in unam summam, existit Numerus 35. Harmonia dictus à Py- thagoricis: cui unitas addita rursum absolvit Numerum 36. Amplius numerorum qui ex antecedentibus ordine naturali sunt collecti (id est ex trigonicis 1. 3. 6. 10. 15. 21. 28.) 36. primus (et solus intra

1225) est quadratus, habetque latus 6. primum perfectum (compositum scilicet ex omnibus suis parti-

bus aliquotis 3. 2. et 1.). Idem etiam conficitur multiplicatione duorum primorum quadratorum 4. et

9. Idem colligitur et componitur ex duobus primis cubis 8. et 27. cum unitate cubica. Propter usum tam

multiplicem hujus Speculationis, Tetractys ista à Pythagoreis consideratione et admiratione digna fuit habita inter primas; itaque transsumserunt illam ad Physica, maximeque ad contemplationem Animae, nec minus ad Ethica, et admiscuerunt Theologica aliqua. Nam ut epiphanivs ex irenaeo contra Valentinianos ostendit, juramentum fecerunt Tetractyn: intelligebant autem per illa quatuor, Fundum, Silentium, Mentem,Veritatem. Etsi in Carminibus aureis, juramenti formula non est Tetractys ipsa, sed ille qui per Tetractyn exhibuit Animae perennitatem Essentiae. Animalem quidem Tetractyn Plvtarchvs physicè explicavit; ut sit Sensus, Opinio, Scientia, Mens; addiditque versum

1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 2 7 8 1 36

in base alle proporzioni degli intervalli. Il numero 36 è infatti un quadrato, il cui lato è 6; un triangolo, di lato 8; un rettangolo, di lunghezza 9, o 12 (quattro volte 9 e tre volte 12 fanno infatti 36). Inoltre, mettendo insieme 6, 8, 9 e 12 in un’unica somma, si ottiene 35, chiamato armonia dai pitagorici: al quale, aggiunta l’unità, si ottiene nuovamente il numero 36. In più, dei numeri che sono formati dagli antecedenti secondo l’ordine naturale (cioè tra quelli che formano un triangolo: 1, 3, 6, 10, 15, 21, 28), 36 è il primo (e il solo fino al 1225) che è anche un quadrato, di lato 6, il primo numero perfetto (vale a dire composto da tutte le sue parti aliquote 3, 2 e 1). Si ottiene inoltre lo stesso nu- mero15 dalla moltiplicazione dei primi due quadrati, 4 e 9; ancora, è composto

e formato dai primi due cubi, 8 e 27, assieme all’unità, anch’essa un cubo. A causa delle numerose applicazioni di questa speculazione, questa tetractys fu posta dai Pitagorici tra le prime per considerazione e ammirazione; e così la adottarono nella scienza naturale, nonché nello studio dell’anima e nell’etica, incorporando alcuni elementi di teologia. Infatti, come mostra Epifanio,16 con

Ireneo,17 nella sezione Contro i Valentiniani,18 essi fecero un giuramento sulla

tetractys, intendendo invero con essa questi quattro [principi]: l’Abisso, il Si- lenzio, l’Intelletto, la Verità.19 E del resto nei Versi d’oro la formula del giura-

mento non è sulla medesima tetractys, ma su colui che attraverso la tetractys ha mostrato l’eternità dell’essenza dell’anima.20 E certamente Plutarco spiegò la

tetractys vivente in termini fisici, essendo Senso, Opinione, Scienza e Mente, e

15 Sempre il numero 36.

16 Epifanio di Salamina (c.315-403), o di Costanzia, è stato un vescovo e scrittore pale- stinese, venerato come santo e Padre della Chiesa dalle Chiese cattolica, ortodossa e orientale antica. La sua opera più importante è il Panarion adversus omnes haereses, nel quale vengono consi- derate e combattute più di ottanta eresie diverse.

17 Ireneo di Lione (130–202), nato a Smirne e morto a Lione, fu Padre della Chiesa, venerato oggi come santo. Il passo citato da Epifanio nel Panarion è preso dall'opera di Ireneo, Adversus Haereses, I, 11, 1, trad. it. IRENEoDI lIoNE, Contro le eresie, Roma, Città Nuova, 2009.

18 È la sezione del Panarion dedicata ai seguaci di Valentino (c.100-c.160), tra i più impor- tanti gnostici cristiani del II sec. d.C. Il sistema cosmogonico di Valentino è tramandato proprio dai testi di Epifanio e Ireneo, oltre alla sintesi di Ippolito di Roma (c.170-235) nel Philosophumena, e si basa su una diade originaria: l’Essere primo e perfetto, eterno (nominato solamente come Abisso) e la figura femminile del Silenzio. Da questa prima coppia discendono altre tre coppie, formando tutte insieme la Ogdoade (otto coppie): i primi a discendere dalla prima coppia sono l’Intelletto e la Verità, quindi il Verbo e la Vita, l’Uomo e la Chiesa. Cfr. BAttIStA MoNDIN, Storia

della Metafisica, Vol. II, Bologna, Edizioni Studio Domenicano, 1998, pp. 78-79.

19 «Questa è la prima e originale tetraktys pitagorica, che essi chiamano anche la radice di tutto. Poiché essa è l’Abisso e il Silenzio, e quindi l’Intelletto e la Verità», cfr. EPIPhANIuS, Pana-

rion, trad. di Frank Williams, Vol. I, Sez. II, 31, 10-8, Leiden, E.J. Brill, 1987, p. 163.

20 Così a riguardo Ippolito, Philosophumena, VI, 23: «essi [i pitagorici] giurano a questo modo: “per colui che ha trasmesso alla nostra mente il quaternario, fonte che scaturisce dalla natura inesauribile”[Versi d’Oro, 47]», in Philosophumena, ou Refutation de toutes les Hérésies, a c. di A. Siouville, Parigi, 1928. 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 2 7 8 1 36

Fontem, Naturae quo turget vena perennis.

Mundanam verò Tetractyn licet accuratius in hunc modum intueri: quòd ab unitate, per Ternariam rationem producta, unitate ad implendum intervallum in medium assumpta, Quaternarijsque circùm veluti lineis rectis septa, sic tandem Tetractys ista Denarium efficiat: cùm ipsa sit hoc pacto tertius Trigonorum in genesi. (Nam post unitatem, primus trigonus est 3. cujus basis 2. secundus 6. cujus basis 3. quorum exteriores ternas lineas si duxeris per puncta illic duo, hîc tria, Trigonum adumbran- tia, relinquitur in medio nihil; Tertius vero Trigonus 10. basi 4. si loco punctorum quaternorum, lineas singulas acceperit, exterius circumeuntes: relinquetur in medio punctum unum, quod ad nullam figurantium linearum pertinet, sed interius spacium, veluti cor aut nucleum, adumbrat.) Hac de causa Pythagorei Decadem

Omnicapam Matrem, quae sepiat omnia circùm, Cedere nesciam et Indomitam castamque vocarunt

ut ait proclvs. Atque ipsa decem unitatum consummatio, sc. denarius ex hac Tetracty collectus, continere et absolvere, seu consummare exornationem totius universi, traditus est à Pythagoreis, quos et plato sequitur. Nam 1. universitas facta est corporea et sensilis. 2. Continet omnia quae sunt in ipsa, indissolubiliter, per vinculum Analogiae seu commensus. 3. Tota est, quippe ex totis Elementis. 4. Rotundum ejus corpus est. 5. Ipsa est quae in seipsa patitur, et à seipsa, passiones omnes. 6. Movetur in circulum. 7. Animatum ejus corpus est. 8. Temporis effectrix est per revolutiones astrorum. 9. Habet sacra certa sidera; in Deorum numerum relata, quae Annum magnum, ut perfectum, conficiunt. 10. Vndiquaque perfecta est universitas rerum, habens in se animalia omnia, quatuor formis assimilata (as- tra coelo, aves aëri, pisces aquae, quadrupedes terrae). Hoc pacto ab unitate (ut Pythagorei, Monadis

ex antro), progressio est usque ad Quatuor (ut illi donec veniatur ad ipsam Tetrada divinam),

sicque denarium parit, matrem omnium uti diximus. Est autem unitatis progressus hujusmodi. Vnus enim est Mundus. Binarius signat primam in eo comprehensam multiplicitatem. Ternarius, vinculum et Nodum, coaptationi rerum necessarium: Nam ut duae solae res coeant in unum, seorsim à Tertio, non

1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 0 1 1 1 1 1

aggiungendo il verso:

Fonte, alla quale si rigonfia la perenne vena della Natura.21

È comunque possibile esaminare la tetractys del mondo più accuratamente in questo modo: procedendo dall’unità per via ternaria, utilizzando l’unità stessa per riempire lo spazio nel mezzo e chiudendo con il quattro come se fosse una linea retta, si ha infine che questa tetractys è composta dalla decade, mostrando in questo modo come essa sia terza nella genesi dei numeri trian- golari. (Infatti, dopo l’unità, il primo triangolo è il 3, di cui la base è 2 e il secondo il 6, di base 3. Conducendo tre linee che li racchiudano raffigurando un triangolo, per due punti nel primo e per tre nel secondo, al centro non ri- mane nulla; nel terzo triangolo invece, 10 di base 4, tracciando le linee sui lati esterni di quattro punti, viene lasciato al centro un punto, che non appartiene a nessuna delle linee della figura ma che costituisce lo spazio più interno, il cuore o nucleo).

Per questa ragione i pitagorici chiamarono la tetractys:

Madre del mondo, che abbraccia ogni cosa, irremovibile, indomita e pura,

come ci rivela Proclo.22 E viene narrato da Pitagora, seguito da Platone,

come questa stessa somma di dieci unità, ossia la decade ottenuta da tale tetractys, contenga e compia, o realizzi, l’ornamento di tutto l’universo. Infatti: 1. La totalità è stata fatta corporea e sensibile; 2. Contiene tutte le cose che sono in essa, indissolubilmente, per vincolo di analogia ovvero di commisu- razione; 3. È un tutto intero, poiché proviene da tutti gli elementi; 4. La sua forma è circolare; 5. Essa è tutte le sue proprietà e da essa provengono tutte le proprietà; 6. Si muove in un cerchio; 7. Il suo corpo è animato; 8. È la gene- ratrice del tempo attraverso la rivoluzioni degli astri; 9. Ha alcuni astri sacri, in relazione al numero degli dei, che realizzano il grande Anno,23 quando [il

ciclo] è compiuto; 10. La totalità delle cose è perfetta ovunque, ha in sé tutto gli esseri animati, assimilati alle quattro forme (gli astri al cielo, gli uccelli all’aria, i pesci all’acqua, i quadrupedi alla terra). In questo modo dall’unità (come dicono i Pitagorici: ‘dall’antro della monade’) si ha una progressione sino al quattro (sempre secondo il loro detto: ‘fino al raggiungimento della divina Tetrade’): si genera così la decade che, come abbiam detto, è madre di tutte le cose. E la progressione dall’unità avviene in questo modo: uno è infatti il mondo; il due designa la prima molteplicità contenuta in esso; il tre è il vincolo e il nodo necessario nell’accordo delle cose, non essendo possibile che due cose

21 Pseudo-Plutarco, Placita Philosophorum, Libro I, 3, all’interno dei Moralia di Plutarco, trad. ingl. di W.W. Goodwin, Plutarch’s Morals, vol. 5, Boston, 1871, vol. 3. L’attribuzione dei Placita a Plutarco è tuttora incerta.

22 Citato da Proclo, in Procli Diadochi in Platonis Timaeum commentaria, ed. E. Diehl, vol. 1, Lipsiae, Bibl. Teubn, 1903, p. 316.

23 Concezione pitagorica testimoniata prima da Platone (Timeo, 39 D), e successivamente da Dicearco da Messina (350 a.C.-290 a.C.) e da Filolao di Crotone (470 a.C.-390 a.C.), incen- trata sull’eterno ritorno di tutte le cose in determinati periodi.

1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 0 1 1 1 1 1

hERMEtIS tRISME-

GIStI de Numeris

philosophia.

est possibile.

Quaternarius, est numerus Elementorum definitor et recensitor. Mundus enim est corpus solidum; solida verò duo, duabus semper medietatibus indigent, ut in continua proportione congruant. Horum verò (sc. 1. 2. 3. et 4.) summa est denarius, de quo hactenus. Hic enim ornatus est universitatis, haec dos, qua dotavit illam factor ejus.

Hactenus CAMERARIvS ex veteribus: quibus pleraque consentientia inculcat hERMES

tRISMEGIStvS (quisquis ille fuit) filio suo tAtIo: cujus haec verba, Vnitas secundùm ratio-

nem Denarium complectitur, rursumque Denarius unitatem. Deinde concupiscibilem Animae

facultatem componit ex 12. ultoribus, seu vitijs Ethicis, ad numerum signorum Zodia- ci, cui Corpus et hanc ad corpus vergentem Animae potentiam subjicit: Rationalem verò facultatem Animae ex Denario et ipse componit Virtutum Ethicarum. Sic quod Pythagoraei celebrant Tetractyn fontem Animarum, et CAMERARIvS plures ait fuisse

La filosofia di Erme- te Trismegisto sui

numeri

distinte si congiungano in uno in assenza della terza. Il quattro è il numero che definisce e comprende gli elementi. Il mondo è infatti un corpo solido, e due solidi24 necessitano sempre di due medii per corrispondere in una propor-

zione continua. Del resto, la loro somma (vale a dire 1, 2, 3 e 4), è dieci, di cui abbiam già detto. Questo è quindi l’ornamento della totalità, la dote fornita dal suo creatore.

Fin qui Camerarius dagli antichi. Gran parte di quello che Ermete Trismegisto25

(chiunque fosse) riferisce a suo figlio Tat,26 concorda con essi. Queste le sue parole: secondo logica, l’Unità abbraccia la Decade, e ugualmente la Decade l’Unità.27 Quindi, costituisce

la facoltà concupiscibile dell’anima dai dodici castigatori, o vizi morali,28 in accordo

col numero dei segni dello zodiaco, a cui assoggetta il corpo e quella facoltà dell’anima più rivolta al corpo: inoltre, fonda la facoltà razionale dell’anima sulla Decade delle virtù morali.29 Così, mentre i Pitagorici esaltano la tetractys come fonte delle anime,

24 Vale a dire, due cubi.

25 Personaggio leggendario a cui fu attribuita la paternità di un trattato in greco di ca- rattere iniziatico e religioso-filosofico, il Corpus Hermeticum, collocabile tra il II e il III sec. d.C. (un tempo ritenuto molto più antico), diffuso in Europa grazie alla traduzione della prima parte, Pimandro, ad opera di Marsilio Ficino negli anni 1463-64. La seconda parte, Asclepio, circolava già in epoca medievale nella versione attribuita a Apuleio di Madaura (125-170). La figura di Ermete Trismegisto (‘tre volte grande’) è il frutto dell’assimilazione greca del dio Toth egizia- no che era ritenuto dalla tradizione scrivano degli dei, divinità della sapienza e autore di libri religiosi. I più antichi documenti relativi a tale letteratura che ci sono noti, di carattere astrolo- gico, risalgono al II secolo a.C. La forma utilizzata è quella del dialogo; i personaggi coinvolti (Ermete, Tat, Asclepio, Pimandro e altri) sono tutti di carattere divino, ma si comportano come esseri umani: maestro illuminato e discepolo inesperto. Le idee esposte sono quelle del pensiero filosofico greco popolare in una forma eclettica mista a Platonismo, Aristotelismo e Stoicismo. Cfr. Corpus Hermeticum, A.D. Nock, A.J. Festujère e I. Ramelli, Milano, Bompiani, 2005, pp. 11- 18.

26 La prima parte del trattato, Pimandro, si svolge principalmente o tra Ermete e Piman- dro (l’Intelletto), o tra Ermete e il figlio Tat.

27 Corpus Hermeticum 2005, Trattato XIII, p. 385.

28 «Ho dunque in me stesso dei castigatori, padre?». «E non pochi, figliolo, ma tremendi e numerosi». «Non li conosco, padre». «La prima punizione, figliolo, è proprio questa igno- ranza; la seconda è l’afflizione; la terza è l’incontinenza; la quarta la concupiscenza, la quinta l’ingiustizia, la sesta lo spirito di sopraffazione, la settima l’inganno, l’ottava l’invidia, la nona la frode; la decima è la collera, l’undicesima è l’avventatezza, la dodicesima è la malvagità». Ivi, Trattato XIII, pp. 382-383.

29 Le dodici punizioni vengono combattute attraverso sette Potenze (conoscenza di Dio, gioia, temperanza, fortezza, giustizia, comunione, verità) a cui ne vengono aggiunte altre tre (Bene, vita e luce): tramite la Decade così ottenuta, viene costituita la generazione intellettuale. Il corpi materiale, spiega quindi Ermete, costituito dai dodici segni dello Zodiaco, che agiscono di concerto, viene sostituito dal corpo spirituale, costituito dalla Decade delle Potenze. «È natu-

Tetractyas, non illam solum, quae à quaternarij basi surgit ad summam 10. sed etiam aliam praecipuam, quae ab Ogdoadis basi ad verticem usque colligit summam 36: idem et tAtIvS hic ex doctrina patris hERMEtIS innuit, dum tempus ait fuisse, cùm ipse

adhuc esset in Ogdoade, Octonario: Filium verò Pater ad Pimandrum remittit, de Oc- tonario canentem; in quo sanè occurrit Octonarius habituum Animae Ethicorum, sep- tem quidem respondentium planetis septem, ut apparet, initio a Luna facto; octavi verò divinioris et quietioris, ad sphaerae puto fixarum ideam. Omnia etiam geruntur per Harmonias; plurima inculcatio Silentij, plurima Mentis, Veritatisque mentio; proponitur et Antrum, Fundus, Penetrale, Crater Animarum, et caetera multa: ut dubium nullum esse possit, quin aut PythAGoRAS Hermetiset, aut hERMES Pythagoriset. Accedit enim

e Camerarius afferma che ci siano diverse tetractys, non solo quella che dalla base di quattro sorge fino al totale di dieci ma anche un’altra più importante, che dalla base di un’Ottade sino al vertice ha per somma 36, alla stessa fa riferimento il citato Tat, rifa- cendosi alla dottrina del padre Ermete di quando era ancora nell’Ogdoade,30 l’Ottade.