1.4 Dimensioni di analisi della qualità democratica
1.4.2 La dimensione sostantiva
Come si è visto in precedenza una definizione di democrazia ideale presuppone il raggiungimento ed il mantenimento della libertà e dell’uguaglianza (con la libertà che precede in ordine prioritario l’uguaglianza). Libertà ed uguaglianza rappresentano le cosiddette dimensioni sostantive della qualità democratica (nelle tre dimensioni della qualità si direbbe il contenuto). Non ci si dilungherà sulla interminabile trattazione filosofica del concetto di libertà, basterà tenere a mente la discriminate tra due tipi di libertà: libertà da e libertà di. Per meglio dire, la libertà da è la libertà generalmente definita come negativa, quella che Locke (1960) enunciava come la libertà dall’arbitrio dei potenti, la stessa che per Hobbes (1968) era libertà da impedimenti esterni, e sulla base di questi concetti filosofici Sartori (1992, 750) ridefinisce la libertà da come libertà protettiva, la vera libertà politica. Secondo l’autore fiorentino quindi la libertà da è condizione di sussistenza della cosiddetta libertà di (fare), a cominciare dal compimento degli atti politici (a partire dal più semplice: partecipare), la libertà di si profila pertanto come condizione di indipendenza, invece la libertà da come condizione di autonomia (Bobbio 1995b). Quanto all’uguaglianza, anche in questo caso si predilige un trattazione sintetica che tenga conto della dicotomia introdotta da Aristotele nel libro V dell’Etica Nicomachea, tra uguaglianza ‘aritmetica’ e ‘proporzionale’ (Sartori 1992, 751), ove nel primo caso ci si riferisce ad un mero criterio di identità, lo ‘stesso per tutti’, nel secondo caso il punto nodale sta nella diversità, ‘lo stesso agli stessi’. In questo secondo caso il riferimento è alla uguale opportunità di accesso da un lato e la uguale opportunità di partenza dall’altro, la prima ha ad oggetto la meritocrazia, l’uguale riconoscimento di uguali capacità, la seconda ha come cardine l’eliminazione delle condizioni di svantaggio iniziale che possono pregiudicare il raggiungimento di un obiettivo, proprio su quest’ultima caratteristica poggia l’uguaglianza come dimensione sostantiva della qualità democratica, un’uguaglianza di opportunità materiali, che dia a ciascuno secondo i suoi bisogni8.
8 Il primo dei tre criteri (gli altri due sono: a ciascuno secondo il suo lavoro e da ciascuno in ragione delle sue abilità) di uguaglianza economica enunciati da Heinrich Karl Marx nella Critica al programma di Gotha (1875).
Nei fatti l’affermazione della libertà corrisponde all’estensione ai cittadini dei diritti civili e della cittadinanza politica. Per ciò che riguarda l’uguaglianza, il fine è spostato sull’ottenimento per la cittadinanza dei diritti sociali. Per meglio dire, una buona democrazia è caratterizzata da due aspetti importanti: da un lato deve sussistere la possibilità di incrementare la schiera delle libertà civili e dei diritti dei cittadini, a patto che ciò non comporti una limitazione, piuttosto che un danno per gli altri; dall’altro devono essere create condizioni concrete volte alla fruizione di quei diritti da parte degli abitanti residenti in un determinato territorio.
Perciò la libertà si afferma nel momento in cui i cittadini possono fare affidamento sui diritti civili essenziali quali: la libertà personale, la difesa, la libertà di domicilio, la libertà sia di circolazione che di soggiorno, la libertà sia di espatrio che di emigrazione, la riservatezza, la libertà e segretezza della corrispondenza, la libertà di manifestazione del pensiero e di espressione, la libertà di stampa e informazione, la libertà di insegnamento, la libertà di riunione, di associazione e organizzazione (anche politica) e di unione sindacale (Marshall, 1976). Con particolare riguardo ai diritti civili, Giddens (1973) sostiene che debbano trovare una sistemazione a sé stante quelli che egli stesso definisce diritti civili-economici, in particolare il riferimento del sociologo è rivolto tanto ai diritti di proprietà e di iniziativa economica (ovviamente nei limiti sociali imposti dalle norme di legge), quanto ai diritti connessi al posto di lavoro collegati con le modalità di svolgimento del lavoro, pertanto il diritto ad un’equa retribuzione, la libertà sindacale e il diritto al riposo.
Quanto alla schiera dei diritti politici essi sono: il diritto di voto, il diritto dei leader dei partiti politici di competere per il consenso in regolari elezioni, oltre che l’elettorato passivo che consiste nella possibilità di candidarsi ed essere eletti a pubblici uffici. Il diritto politico per antonomasia, quindi l’elettorato attivo, in una buona democrazia può esprimersi al massimo nel momento in cui l’estensione di tale diritto (che avviene tramite lo strumento dei meccanismi elettorali) concede agli elettori la possibilità di eleggere il governo, in via formale (si pensi all’elezione del primo ministro o del capo dello stato che sia anche capo del governo) o di fatto (in caso di bipolarismo il leader del partito della coalizione vincente rivendica il diritto di essere il capo del governo). Un ulteriore potenziamento del diritto di voto si
profilerebbe qualora i cittadini potessero determinare (o anche solo influenzare) le candidature alle elezioni (per esempio tramite lo strumento delle primarie), quindi andando ad incidere direttamente sull’elettorato passivo. Da ultimo, ma non in ordine di importanza, sussiste il problema della estensione della cittadinanza politica agli adulti residenti in un determinato territorio, così da scongiurare l’esclusione dalla chiamata alle urne degli immigrati più recenti.
Per ciò che riguarda invece il principio di uguaglianza va tenuto presente che questo si estrinseca su due livelli. Al primo livello troviamo l’uguaglianza formale (che generalmente trova maggiore accettazione e che può essere ricondotta a quella che sopra è stata enunciata come uguale opportunità di accesso), al secondo l’obiettivo sta nel raggiungimento dell’uguaglianza sostanziale (sopra descritta come uguale condizione di partenza). È sufficiente prendere in considerazione l’articolo 3 della Costituzione italiana per rendersi conto che il primo livello si estrinseca attraverso l’uguaglianza di fronte alla legge e il divieto di discriminazioni legate al sesso, alla razza, alla lingua, alla religione, alle opinioni e alle condizioni sociali e personali; mentre il secondo fa riferimento al desiderabile annullamento degli impedimenti che condizionano l’uguaglianza economica e sociale e, per conseguenza «il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del paese».
Ponendo l’attenzione sul secondo livello si profila il ‘problema’ della enumerazione dei principali diritti sociali, vale a dire: il diritto alla salute (ossia alla integrità sia psichica che fisica), il diritto ad avere un ambiente salubre (e quindi il più generico diritto all’ambiente e alla conseguente tutela ambientale), il diritto all’abitazione, il diritto allo studio, il diritto al lavoro, il diritto di sciopero, il diritto all’assistenza oltre che alla previdenza sociale, il diritto ad avere un livello di vita dignitoso.