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La dinamica delle esportazioni italiane tra il 2000 e il 2005: un confronto con i paesi dell’Unione monetaria

Nel documento RAPPORTO ANNUALE (pagine 53-73)

avvicinamento tra le strutture delle esportazioni di Italia e Germania solo con riferimento ai flussi diretti verso i mercati extracomunitari, mentre è aumentata la dissimiglianza tra i due paesi per quel che riguarda i flussi diretti verso i paesi Uem. Nei confronti della Francia, invece, si è verificato un aumento della somiglianza tra le rispettive strutture settoriali delle esportazioni sia per i flussi intra Uem, sia per quelli extra Uem.

La scomposizione della crescita delle esportazio-ni dei paesi Uem tra il 2000 e il 2005 effettuato utilizzando un approccio shift-share mette in evi-denza che le vendite all’estero del nostro Paese sono state penalizzate sia dalla particolare specializza-zione settoriale, che ha sottratto 5,4 punti percen-tuali di crescita nel quinquennio considerato, sia dalle condizioni generali di competitività (aspetti qualitativi, fattori di prezzo eccetera), che hanno eroso altri 2,5 punti percentuali. Considerando le due principali aree di sbocco, si osservano per l’Italia impatti dell’effetto specializzazione e dell’ef-fetto paese pari, rispettivamente, a -4,0 e -2,4 punti percentuali nel caso delle vendite dirette verso l’area Uem, e pari a -5,4 e -4,8 punti percentuali, per quanto riguarda i flussi diretti verso i paesi extra Uem.

Nello stesso periodo, con riferimento alla dina-mica complessiva delle esportazioni, la Germania ha beneficiato di condizioni generali di competiti-vità (effetto paese) che hanno fornito un impulso all’esportazione pari a +8,1 punti percentuali; effetti positivi si rilevano anche per Austria, Paesi Bassi, Portogallo, Belgio. Sul fronte opposto, la Francia si caratterizza per un effetto paese ampia-mente negativo (15,3 punti percentuali sottratti alla crescita delle esportazioni); contributi negativi di dimensioni analoghe emergono per Irlanda e Grecia.

L’impatto della specializzazione settoriale assu-me, in generale, intensità più contenute. Effetti positivi si rilevano, in ordine di ampiezza, per Irlanda, Belgio, Francia, Paesi Bassi e Germania; impatti negativi di dimensioni significative vengo-no invece misurati, oltre che per l’Italia, per Finlandia, Portogallo, Grecia e Austria.

Esportazioni Esportazioni

paese (c) Uem Specializzazione Paese Italia 10,3 (18,2) -5,4 -2,5 Austria 27,6 (18,2) -1,8 11,2 Belgio 26,4 (18,2) 2,5 5,7 Finlandia -0,2 (18,2) -9,1 -9,2 Francia 4,3 (18,2) 1,5 -15,3 Germania 26,6 (18,2) 0,4 8,1 Grecia 1,9 (18,2) -4,3 -11,9 Irlanda 13,2 (18,2) 8,3 -13,3 Lussemburgo 49,5 (18,2) -3,7 35,0 Paesi Bassi 21,5 (18,2) 1,8 1,6 Portogallo 13,5 (18,2) -6,6 1,9 Spagna 17,4 (18,2) -0,4 -0,4 Italia 9,0 (15,4) -4,0 -2,4 Austria 22,9 (15,4) -5,0 12,5 Belgio 28,8 (15,4) 2,9 10,6 Finlandia -14,7 (15,4) -15,6 -14,5 Francia -0,7 (15,4) -0,7 -15,4 Germania 24,4 (15,4) -1,3 10,3 Grecia -0,2 (15,4) -5,2 -10,5 Irlanda 12,7 (15,4) 12,0 -14,6 Lussemburgo 52,0 (15,4) -5,6 42,2 Paesi Bassi 13,0 (15,4) 6,3 -8,7 Portogallo 16,6 (15,4) -8,1 9,4 Spagna 15,5 (15,4) -2,6 2,7 Italia 11,5 (21,7) -5,30 -4,8 Austria 34,3 (21,7) -1,00 13,6 Belgio 22,4 (21,7) 1,60 -0,9 Finlandia 7,9 (21,7) -5,30 -8,4 Francia 10,7 (21,7) 1,60 -12,6 Germania 29,1 (21,7) 1,80 5,7 Grecia 3,4 (21,7) -0,10 -18,2 Irlanda 14,0 (21,7) 3,10 -10,8 Lussemburgo 42,5 (21,7) -3,50 24,3 Paesi Bassi 38,1 (21,7) -0,80 17,3 Portogallo 7,0 (21,7) -6,30 -8,4 Spagna 20,5 (21,7) 1,30 -2,4 EXTRA UEM PAESI 2005/2000 MONDO UEM Effetti (b)

Fonte: Eurostat, Comext database

(a) I settori considerati corrispondono alle seguenti sezioni della Cpa: 1) Agricoltura, caccia e pesca; 2) Estrazioni di minerali; 3) Alimentari, bevande e tabacco; 4) Tessili e abbigliamento; 5) Cuoio; 6) Legno; 7) Carta; 8) Prodotti petroliferi raffinati; 9) Chimica e farmaceutica; 10) Gomma e fibre sintetiche; 11) Minerali non metalliferi; 12) Metalli e prodotti in metallo; 13) Macchine e apparecchi meccanici; 14) Ap-parecchi elettrici, ottici e di precisione; 15) Mezzi di trasporto; 16) Altri prodotti manifatturieri; 17) Altri settori.

(b) L’approccio adottato scompone la crescita delle esportazioni di ciascun paese in una componente che misura l’andamento complessivo delle esportazioni dell’area Uem, in una che dà conto della diversa composizione settoriale dell’export del singolo paese rispetto al gruppo a dodici e in una componente residuale che dovrebbe incorporare i fattori di competitività specifici dei diversi paesi in ciascun settore.

(c) Variazioni percentuali sul totale periodo 2000-2005.

Tavola 1.9 - Scomposizione della crescita delle esportazioni (a)dei paesi Uem per mercato di destina-zione - Anni 2000-2005 (variazioni percentuali del totale delle esportazioni a tassi di cambio e prezzi correnti)

In crescita i valori medi unitari, in calo le quantità scambiate

mutata in misura significativa: la quota di merci dirette verso i paesi Ue è diminuita di oltre un punto percentuale, scendendo al 58,6 per cento. Le cessioni dell’Italia ver-so l’Unione europea ver-sono cresciute in misura quasi analoga agli acquisti (rispettiva-mente +1,6 e +1,5 per cento); il deficit commerciale verso i paesi comunitari si è lie-vemente ridotto (da 1,8 a 1,6 miliardi di euro) (Tavola 1.10). L’incremento del valo-re delle esportazioni è stato particolarmente marcato all’interno dell’avalo-rea dell’euro, e in particolare verso Spagna, Francia e Belgio. Dal lato delle importazioni, il maggior contributo alla crescita ha riguardato gli acquisti dalla Germania, in particolare di prodotti del settore meccanico e di quello chimico.

Per quel che riguarda l’interscambio con i paesi extra Ue, si è registrato un deficit commerciale di 8,3 miliardi di euro rispetto al saldo positivo di 0,6 miliardi del 2004; il peggioramento è dovuto a un incremento delle importazioni (15,5 per cento) assai superiore a quello delle esportazioni (7,5 per cento). Al netto della componente ener-getica, il saldo è rimasto ampiamente positivo (oltre 30 miliardi di euro) e in lieve mi-glioramento rispetto al 2004. Particolarmente dinamiche sono state le esportazioni verso la Russia, i paesi Mercosur, i paesi Opec e la Turchia; in tali paesi all’espansione del valore delle vendite ha contribuito in misura significativa l’incremento di quelle di prodotti petroliferi e, soprattutto in Turchia e Russia, il buon risultato del comparto meccanico. Le importazioni dai paesi Opec, Russia, Cina e dalle economie dinami-che dell’Asia sono risultate particolarmente sostenute; i forti incrementi dei valori dei prodotti energetici hanno influenzato in modo determinante gli acquisti dai paesi Opec e dalla Russia. Relativamente ai paesi asiatici sono risultate particolarmente so-stenute le importazioni di macchine elettriche e di precisione e, limitatamente alla Ci-na, dei prodotti tessili e in cuoio, mentre per i paesi delle economie dinamiche del-l’Asia è il settore chimico quello che ha fatto rilevare l’incremento più significativo. Il peggioramento del saldo commerciale è imputabile in misura rilevante all’amplia-mento dei disavanzi con i paesi Opec e con la Cina, compensato solo in parte dal-l’aumento dell’attivo con gli Stati Uniti e dalla riduzione del disavanzo con i paesi ap-partenenti all’area dell’euro.

La scomposizione della dinamica dei flussi commerciali italiani in termini di quantità scambiate e valori medi unitari (Tavola 1.11) indica che gli incrementi del valore delle vendite all’estero e delle importazioni nel 2005 sono da attribuire esclu-sivamente all’incremento dei valori medi unitari (rispettivamente +6,6 e +9,0 per cento). I volumi scambiati hanno segnato, invece, una contrazione sia dal lato delle

Valori Variazioni Valori Variazioni 2004 2005 assoluti % assoluti % Unione europea 173.370 1,6 174.994 1,5 -1.849 -1.624 Uem 131.594 2,1 143.795 0,5 -14.139 -12.201 Russia 6.064 22,2 11.789 21,3 -4.753 -5.725 Paesi candidati Ue (b) 14.398 8,7 10.976 5,1 2.802 3.422 Turchia 6.167 8,4 4.366 9,9 1.716 1.801

Altri paesi europei 17.129 2,7 15.167 4,5 1.962 2.167 Paesi Opec (c) 12.104 9,8 27.186 40,6 -8.311 -15.082 Usa 23.940 7,0 10.716 7,3 12.377 13.224 Paesi Mercosur (d) 2.785 12,2 3.989 3,3 -1.379 -1.204 Cina 4.605 3,5 14.131 19,5 -7.380 -9.526 Giappone 4.541 4,8 4.976 -9,9 -1.187 -435 Economie dinamiche dell'Asia (e) 9.077 1,1 8.227 10,8 1.552 850 Altri paesi 27.726 9,7 23.535 14,6 4.740 4.191

Totale 295.739 4,0 305.686 7,0 -1.221 -9.947

Esportazioni Importazioni Saldi AREE GEOECONOMICHE

Tavola 1.10 - Commercio estero dell’Italia per area geoeconomica e paese - Anno 2005

(a)(valori in milioni di euro e variazioni percentuali rispetto all’anno precedente)

Fonte: Istat, Statistiche del commercio con l’estero (a) Dati provvisori.

(b) Paesi candidati Ue: Bulgaria, Croazia, Romania e Turchia.

(c) Opec: Emirati arabi uniti, Algeria, Indonesia, Iraq, Repubblica islamica dell’Iran, Kuwait, Libia, Nigeria, Qatar, Ara-bia Saudita e Venezuela.

(d) Mercosur: Argentina, Brasile, Paraguay e Uruguay.

esportazioni (-2,5 per cento) sia da quello delle importazioni (-1,7 per cento). La di-namica delle due componenti è risultata piuttosto simile nei due principali mercati, con un ampio incremento dei valori medi unitari che ha più che compensato il sensi-bile calo dei volumi.

1.2.3 Attività produttiva settoriale

Nel 2005 la dinamica dell’attività produttiva ha subito una nuova battuta d’ar-resto dopo il modesto recupero registrato nell’anno precedente: il valore aggiunto espresso in termini reali, valutato ai prezzi di base, ha segnato in media d’anno una variazione nulla, a fronte di un incremento dell’1,3 per cento nel 2004 (Tavola 1.12). Tale risultato è la sintesi di una consistente flessione nel comparto agricolo e nell’industria in senso stretto, compensata da una modesta crescita in quello

del-SETTORI 2002 2003 2004 2005 Agricoltura -3,1 -4,9 13,5 -2,3 Industria in senso stretto -0,8 -2,3 1,3 -2,3 Costruzioni 2,4 2,8 2,8 0,6

Servizi 1,0 0,3 0,8 0,8

di cui:

Commercio, riparazione di autoveicoli e beni per la casa,

alberghi e ristoranti, trasporti e comunicazioni -0,6 -1,2 1,1 1,9 Intermediazione monetaria e finanziaria; attività immobiliari,

noleggio e attività professionali e imprenditoriali 2,4 1,6 -0,2 0,1 Altre attività di servizi 1,0 0,4 1,6 0,5

Totale 0,5 -0,3 1,3 0,0

Agricoltura -0,2 -4,0 7,4 -2,7 Industria in senso stretto -0,2 0,1 2,3 0,9 Costruzioni 0,1 1,0 2,1 1,4

Servizi 1,5 1,0 1,9 1,6

di cui:

Commercio, riparazione di autoveicoli e beni per la casa,

alberghi e ristoranti, trasporti e comunicazioni 1,2 0,5 2,3 2,1 Intermediazione monetaria e finanziaria; attività immobiliari,

noleggio e attività professionali e imprenditoriali 1,4 1,3 1,9 1,9 Altre attività di servizi 2,0 1,1 1,7 0,9

Totale 1,0 0,7 2,1 1,4

ITALIA

UEM

Tavola 1.12 - Valore aggiunto a prezzi base in Italia e nell’Uem per settore di attività economica - Anni 2002-2005 (variazioni percentuali rispetto all’anno prece-dente, valori concatenati)

Fonte: Istat, Conti economici nazionali

V.m.u. Var. % Volumi Var. % V.m.u. Var. % Volumi Var. % V.m.u. Var. % Volumi Var. % V.m.u. Var. % Volumi Var. % Ue 104,8 1,6 96,9 -3,5 106,0 1,1 96,3 -0,6 110,7 4,4 98,2 2,0 116,8 5,5 94,6 -3,7 Extra Ue 105,8 1,2 100,1 -2,0 106,0 0,2 95,2 -5,0 110,2 4,0 99,8 4,9 119,3 8,3 99,1 -0,7 Mondo 105,0 1,4 98,4 -2,8 105,9 0,9 96,0 -2,5 110,3 4,2 99,0 3,2 117,6 6,6 96,6 -2,5 Ue 105,6 0,8 97,7 -0,5 106,3 0,7 98,4 0,7 110,6 4,0 101,0 2,6 116,4 5,2 97,4 -3,6 Extra Ue 96,9 -2,4 101,0 -0,4 94,9 -2,1 102,7 1,7 100,7 6,1 108,0 5,2 115,4 14,6 108,8 0,8 Mondo 102,2 -0,5 98,9 -0,5 101,9 -0,3 99,8 1,0 106,8 4,8 103,5 3,6 116,3 9,0 101,7 -1,7 IMPORTAZIONI ESPORTAZIONI 2004 2005 (a) ANNI 2002 2003

Tavola 1.11 - Indici dei valori medi unitari e dei volumi - Anni 2002-2005 (base 2000=100)

Fonte: Istat, Statistiche del commercio con l’estero (a) Dati provvisori.

Annata negativa per l'agricoltura

le costruzioni, pure in netta decelerazione rispetto all’anno precedente, e da una prosecuzione su ritmi moderati ma regolari nel terziario.

Il settore dell’agricoltura, della silvicoltura e della pesca nel 2005 ha sperimen-tato una flessione del valore aggiunto (-2,3 per cento), che si confronta con la con-sistente ripresa dell’anno precedente (+13,5 per cento); il suo contributo alla cre-scita del Pil è passato da +0,3 punti percentuali nel 2004 a -0,1 lo scorso anno. L’annata agraria è stata penalizzata da un andamento climatico negativo e, per al-cune colture, dai cambiamenti introdotti nella Politica agricola comune (Pac) che svincolano i contributi dalla produzione (il cosiddetto pagamento “disaccoppia-to”): a fronte di un calo aggregato del 2,2 per cento, diffuso in quasi tutti i com-parti, la flessione più rilevante si è registrata per i cereali e, segnatamente, per il fru-mento duro (-20 per cento), per il quale vi è stato un ridimensionafru-mento consi-stente sia delle superfici sia dei rendimenti. Anche il settore zootecnico ha sofferto una caduta dei livelli produttivi (-1,8 per cento) (Tavola 1.13), che prosegue l’an-damento negativo determinato, in primo luogo, dal susseguirsi di emergenze sani-tarie: prima la sindrome della “mucca pazza” (encefalopatia spongiforme bovina) per i bovini, poi la “lingua blu” nel comparto ovicaprino, infine l’influenza aviaria, che nel 2005 ha condotto per lo specifico comparto a una riduzione del 3,0 per cento della produzione e del 20 per cento dei prezzi. Anche nell’agricoltura si è manifestata una caduta dei prezzi (pari al 5,1 per cento), che si somma a quella del 4,9 per cento dell’anno precedente. Questi andamenti hanno determinato nel 2005 spinte alla razionalizzazione dell’offerta, con un calo dell’8,0 per cento delle unità di lavoro e una flessione del 10,4 per cento dei redditi agrari; la caduta risul-ta di intensità simile a quella registrarisul-ta in Francia, Spagna e Portogallo, e quasi doppia rispetto a quella della media Ue.

Nell’industria in senso stretto, dopo il temporaneo e limitato recupero del 2004, è tornata a prevalere la tendenza negativa iniziata nel 2001. La nuova contrazione dell’attività produttiva è stata marcata (-2,3 per cento), portando il valore aggiunto

2003 2004 2005 2003 2004 2005 2003 2004 2005 Produzione a prezzi di base -3,6 10,0 -2,4 5,1 -4,8 -5,1 1,3 4,7 -7,3

Erbacee -6,5 14,2 -1,8 7,6 -7,8 -8,4 0,6 5,3 -10,1 Legnose -4,2 21,9 -3,2 4,6 -5,6 -4,2 0,2 15,1 -7,2 Foraggere -16,6 7,7 -1,5 6,5 -13,3 -3,3 -11,1 -6,6 -4,7 Allevamenti -0,3 -0,4 -1,8 3,7 -1,4 -5,1 3,4 -1,8 -6,8 Servizi annessi -1,9 3,7 -2,0 3,1 0,6 1,9 1,1 4,3 -0,1 Consumi intermedi -1,1 2,5 -1,9 2,3 2,9 -0,8 1,2 5,5 -2,7 Valore aggiunto a prezzi di base -5,3 14,7 -2,7 7,1 -9,2 -7,7 1,4 4,2 -10,2 Produzione a prezzi di base 6,1 0,4 -1,3 9,5 -5,9 -0,8 16,2 -5,5 -2,1 Consumi intermedi 1,1 -5,4 6,8 5,6 - -4,3 6,8 -5,3 2,2 Valore aggiunto a prezzi di base 7,5 1,7 -3,3 10,5 -7,1 - 18,7 -5,5 -3,2 Produzione a prezzi di base 1,2 -2,9 5,3 4,1 3,1 5,1 5,4 0,1 10,6 Consumi intermedi 4,0 2,6 3,5 -2,9 0,3 4,2 0,9 2,9 7,9 Valore aggiunto a prezzi di base -0,1 -5,3 6,1 7,6 4,4 5,3 7,5 -1,1 11,7 Produzione a prezzi di base -3,4 9,3 -2,0 5,1 -4,5 -4,6 1,6 4,4 -6,5 Consumi intermedi -0,9 2,4 -1,7 2,1 2,8 -0,7 1,2 5,3 -2,3

Valore aggiunto a prezzi di base -4,9 13,5 -2,3 7,1 -8,6 -7,0 1,9 3,8 -9,1

AGRICOLTURA, SILVICOLTURA E PESCA PESCA SILVICOLTURA AGRICOLTURA Volumi AGGREGATI GRUPPI DI PRODOTTI Prezzi Valori

Tavola 1.13 - Produzione, consumi intermedi e valore aggiunto dell’agricoltura, silvicoltura e pesca - Anni 2003-2005 (variazioni percentuali rispetto all’an-no precedente)

Fonte: Istat, Conti economici nazionali Industria in senso

stretto: ancora in flessione il valore aggiunto

In calo anche la produttività del lavoro

del settore al livello più basso dalla metà degli anni Novanta. Al calo ha contributo

in misura significativa il settore energetico3che, con una contrazione di quasi il 4 per

cento, ha svolto un ruolo opposto a quello dell’anno precedente, quando esso era sta-to l’unico a sostenere la dinamica dell’industria. Per quel che riguarda il comparsta-to manifatturiero, che rappresenta circa il 90 per cento dell’industria in senso stretto, si è osservata una flessione del valore aggiunto del 2,0 per cento, a fronte del modesto recupero registrato nel 2004 (pari al +0,7 per cento).

Alla contrazione dell’attività dell’industria in senso stretto ha corrisposto, in me-dia d’anno, una riduzione più contenuta dell’input di lavoro del settore che, in ter-mini di Ula, è sceso dell’1,6 per cento (Tavola 1.14). Ne è derivata una nuova dimi-nuzione della produttività del lavoro dello 0,7 per cento in termini di valore aggiun-to per addetaggiun-to, che risente sia della forte flessione registrata nel setaggiun-tore energetico sia del leggero calo manifestatosi nel comparto manifatturiero (-0,4 per cento).

L’indice della produzione industriale ha registrato, in termini grezzi4(cioè al

lor-do degli effetti di calendario), un calo dell’1,7 per cento nella media del 2005, con un risultato assai peggiore di quello dell’anno precedente (+0,6 per cento). L’indice depurato dagli effetti di calendario, pur avendo la funzione di misurare i movimen-ti infrannuali, può fornire indicazioni di un qualche interesse anche nella compara-zione tra medie annue. In effetti, le ampie differenze di calendario che hanno carat-terizzato gli anni recenti (con 5 giorni lavorativi in più nel 2004 rispetto al 2003 e 4 in meno nel 2005 rispetto all’anno precedente) modificano sensibilmente il risulta-to rispetrisulta-to al confronrisulta-to su dati grezzi. Al netrisulta-to di tali differenze, la produzione ha

re-Totali Dipen- Indipen-denti denti Agricoltura, silvicoltura e pesca 2,3 -2,3 6,3 17,6 -8,0 3,6 -13,3 Industria in senso stretto 20,8 -2,3 -0,7 3,1 -1,6 -0,9 -5,0

Estrazione di minerali 0,4 -1,5 -3,0 2,7 1,5 3,4 -11,8 Attività manifatturiera 18,4 -2,0 -0,4 3,2 -1,6 -0,9 -5,0 Produzione e distribuzione di energia

elettrica, gas e acqua 2,0 -3,9 -3,5 1,3 -0,5 -0,4 -5,0

Costruzioni 6,0 0,6 -1,6 3,8 2,3 3,5 0,5 Servizi 70,9 0,8 0,5 4,8 0,3 1,8 -3,4

Commercio, riparazioni, alberghi e ristoranti,

trasporti e comunicazioni 23,2 1,9 1,5 6,1 0,3 3,8 -4,7 Intermediazione monetaria e finanziaria,

attività immobiliari e imprenditoriali 26,9 0,1 -1,9 3,2 2,1 3,2 0,3 Altre attività di servizi 20,8 0,5 1,1 4,9 -0,7 0,0 -5,0

Totale 100,0 0,0 0,5 4,7 -0,4 1,3 -4,5

SETTORI

Unità di lavoro Quota % sul valore

aggiunto a prezzi base a prezzi correnti

Valore aggiunto a prezzi base per addetto in valori concatenati Reddito da lavoro dipendente per addetto Valore aggiunto a prezzi base in valori concatenati

Tavola 1.14 - Aggregati di contabilità nazionale per settore di attività economica - Anno 2005 (quote e variazio-ni percentuali rispetto all’anno precedente)

Fonte: Istat, Conti economici nazionali

3

Il settore energico qui considerato è dato dalla sola sezione E “Produzione e distribuzione di ener-gia elettrica, gas e acqua” della Ateco 2002. Più avanti, dove si analizza la produzione industriale, ci si riferisce invece al settore energetico in una accezione più ampia (coincidente con il gruppo princi-pale d’industrie “Energia”); esso comprende la produzione e distribuzione di energia elettrica, gas e acqua, l’estrazione di minerali energetici e la fabbricazione di coke, raffinerie di petrolio, trattamento dei combustibili nucleari.

4

Occorre sottolineare che l’indice grezzo è il più idoneo a misurare la produzione effettivamente realizzata dalle imprese e immessa nel sistema economico nell’arco dell’intero anno ed è, in questo senso, direttamente comparabile con le grandezze annue stimate nell’ambito dei conti nazionali. La correzione per gli effetti di calendario rende i confronti tendenziali indipendenti dal numero di gior-ni lavorativi presente in specifici periodi.

Produzione industriale: Italia risultato peggiore tra i maggiori paesi dell'Uem …

gistrato nel 2005 un calo dello 0,8 per cento, di poco superiore a quella dell’anno precedente (-0,6 per cento); sulla base di tale misura, l’indice ha presentato una fles-sione per il quinto anno consecutivo.

L’attività industriale, dopo aver segnato il minimo della precedente fase di con-trazione all’inizio del 2005, ha registrato una tendenza nettamente positiva nella par-te centrale dell’anno e una nuova inpar-terruzione della crescita nei mesi finali. L’indice

generale destagionalizzato5dopo una caduta congiunturale dell’1,0 per cento nel

pri-mo trimestre dell’anno, di intensità analoga a quella del trimestre precedente, ha ma-nifestato un significativo recupero nei successivi due trimestri (+1,2 e +0,8 per cen-to), e una nuova moderata flessione nel quarto (-0,5 per cento). Conseguentemente, l’indice è risalito, a fine 2005, sui livelli del primo semestre 2004 (Figura 1.10).

Come negli anni precedenti, l’attività industriale ha presentato nel 2005 una di-namica meno favorevole nel nostro Paese rispetto all’area dell’euro, dove è prosegui-ta, seppur con un ritmo meno sostenuto, la ripresa avviatasi nel 2004. Per il secon-do anno consecutivo, l’Italia è stato l’unico, tra i principali paesi dell’area, a mostra-re una variazione negativa della produzione (Tavola 1.15). In termini medi annui, l’indice generale (corretto per gli effetti di calendario) ha segnato nell’Uem un incre-mento dell’1,2 per cento, determinato soprattutto dalla robusta crescita in Germa-nia (+3,5 per cento). La dinamica della produzione ha invece manifestato un netto rallentamento in Spagna (+0,7 per cento contro l’1,6 nel 2004) e soprattutto in Francia, dove la variazione è stata quasi nulla (a fronte di un incremento dell’1,7 per cento nel 2004). 86 89 92 95 98 101 104 107 110 113 116 119 122 125 2002 2003 2004 2005 2006

Indice generale Beni intermedi Beni strumentali Beni di consumo Energia

Fonte: Istat, Indagine mensile sulla produzione industriale

Figura 1.10 - Indici della produzione industriale in Italia per raggruppamenti prin-cipali di industrie - Anni 2002-2006 (dati mensili destagionalizzati, base 2000=100)

5

Tale indice isola, con opportune tecniche statistiche, le componenti di natura stagionale e l’effet-to derivante dal diverso numero di giorni lavorativi che compongono il mese o trimestre, e pertanl’effet-to risulta il più idoneo a cogliere l’evoluzione congiunturale della produzione.

… sostenuta solo dal settore energetico

Nell’area dell’euro, la crescita della produzione, dopo aver subito un marcato rallentamento nella seconda parte del 2004, si è ulteriormente attenuata nella pri-ma parte del 2005 per poi pri-manifestare una decisa accelerazione nel secondo seme-stre (+1,6 per cento rispetto al primo). Nel complesso, il differenziale negativo di crescita dell’Italia rispetto all’Uem, progressivamente ampliatosi a partire dal 2001, ha registrato lo scorso anno un ulteriore marcato allargamento (Figura 1.11).

A contenere la caduta della produzione industriale nel nostro Paese ha contri-buito la forte tendenza espansiva del settore dell’aggregato dei prodotti energetici, che ha segnato un aumento significativo rispetto all’anno precedente (+3,5 per cento sui dati grezzi). Tutti gli altri raggruppamenti principali di industrie hanno registrato una consistente contrazione dell’attività produttiva: i beni di consumo durevoli, quelli non durevoli e i beni intermedi, che nel 2004 avevano segnato in-crementi limitati della produzione, hanno mostrato, rispettivamente, flessioni del 3,9, del 3,3 e del 2,1 per cento; i beni strumentali sono diminuiti del 2,5 per cen-to, con una accentuazione della dinamica negativa già emersa nel 2004.

Passando al dettaglio settoriale, i cali più significativi hanno riguardato alcuni set-tori con maggiore propensione all’esportazione, ma più esposti all’accresciuta concor-renza dei paesi emergenti e soggetti a diffusi fenomeni di delocalizzazione all’estero. È questo il caso di alcuni settori chiave del made in Italy, in crisi da alcuni anni, come

94 96 98 100 102 104 106 108 110 112 2002 2003 2004 2005 2006

Uem Italia Germania Francia Spagna

Fonte: Eurostat

Figura 1.11 - Indici della produzione industriale nell’Uem e nei principali paesi dell’Unione europea - Anni 2002-2006 (dati mensili destagionalizzati, base 2000=100) PAESI 2000 2001 2002 2003 2004 2005 Ue 4,8 0,2 -0,5 0,5 2,2 1,1 Uem 5,3 0,4 -0,5 0,3 2,0 1,2 Germania 5,5 0,2 -1,0 0,4 3,0 3,5 Francia 4,2 1,2 -1,4 -0,4 1,7 0,1 Italia 4,3 -1,0 -1,6 -0,5 -0,6 -0,8 Spagna 4,5 -1,5 0,1 1,4 1,6 0,7

Tavola 1.15 - Indici della produzione industriale corretto per i giorni lavorativi nell’Uem e nei principali paesi - Anni 2000-2005 (variazioni percentuali rispetto all’an-no precedente, base 2000=100)

quello delle pelli e calzature (-9,4 per cento in termini grezzi nella media del 2005) e quello del tessile e abbigliamento (-7,9 per cento). La crisi si è protratta anche nei set-tori dei mezzi di trasporto e degli apparecchi elettrici e di precisione (entrambi -5,7 per cento). Emergono, sempre tra i settori export-oriented, la flessione, dopo un bien-nio di stagnazione, della produzione di articoli in gomma e materie plastiche (-4,1 per cento), e quella, giunta dopo un risultato positivo nel 2004, delle altre industrie ma-nifatturiere, compresi i mobili (-3,2 per cento). Più contenute sono invece risultate le diminuzioni in comparti della meccanica quali produzioni di macchine e apparecchi meccanici e metalli e prodotti in metallo (entrambi -1,1 per cento). All’opposto, han-no fornito un contributo positivo i settori dell’estrazione di minerali (+7,7 per cento), della produzione di energia elettrica, gas e acqua (+2,0 per cento) e della raffinazione di petrolio (+3,9 per cento), nonché quello delle produzioni alimentari che ha messo a segno un limitato recupero (+0,8 per cento) rispetto al calo del 2004.

Le prime indicazioni relative all’inizio del 2006 vedono segnali di ripresa della pro-duzione industriale: l’indice destagionalizzato ha segnato nella media di dicembre, gennaio e febbraio un consistente recupero (+1,7 per cento) rispetto alla media dei tre mesi immediatamente precedenti. L’indicatore degli ordinativi ha registrato nei primi due mesi dell’anno un marcato rafforzamento della crescita. Anche i segnali prove-nienti dai risultati delle inchieste mensili dell’Isae confermano un quadro di miglio-ramento delle aspettative delle imprese, con valutazioni positive sull’andamento degli ordini e sulle tendenze della produzione. In particolare, l’indice del clima di fiducia del settore manifatturiero ed estrattivo è salito ad aprile 2006 ai livelli massimi dal gennaio 2001. Analogamente, le inchieste condotte dalla Commissione europea pres-so le imprese manifatturiere nell’area dell’euro hanno segnalato, nei primi mesi del 2006, un ulteriore miglioramento del clima di fiducia: grazie soprattutto all’aumento dell’ottimismo registrato in Germania, l’indice si è portato ai livelli più alti dal set-tembre 2000.

Il 2005 è stato caratterizzato da una attenuazione della tendenza espansiva del comparto delle costruzioni in atto dal 1999: il valore aggiunto ha segnato un

Nel documento RAPPORTO ANNUALE (pagine 53-73)