• Non ci sono risultati.

Le dinamiche territoriali delle esportazioni tra il 2000 e il 2005

Nel documento RAPPORTO ANNUALE (pagine 47-53)

insulare (+41,0 per cento) e nel Nord-est (+15,7 per cento); incrementi inferiori a quello medio si registrano invece nel Nord-ovest (+14,3 per cento), nell’Italia meridionale (+9,5 per cento) e nell’Italia centrale (+4,3 per cento) (Tavola 1.5).

X

Valori in Composizione Componente Effetto Effetto milioni di euro % nazionale specializzazione territoriale NORD-CENTRO 257.064 86,9 14,9 13,5 -0,5 1,9 Nord-ovest 120.895 40,9 14,3 13,5 1,1 -0,3 Piemonte 31.768 10,7 7,8 13,5 -0,1 -5,6 Valle d'Aosta 494 0,2 27,9 13,5 10,6 3,7 Lombardia 84.419 28,5 16,3 13,5 1,5 1,4 Liguria 4.214 1,4 24,2 13,5 2,3 8,4 Nord-est 91.588 31,0 15,7 13,5 -2,7 4,9 Trentino-Alto Adige 5.199 1,8 22,8 13,5 1,6 7,6 Veneto 39.621 13,4 8,5 13,5 -4,7 -0,3 Friuli-Venezia Giulia 9.639 3,3 8,9 13,5 -3,6 -1,0 Emilia-Romagna 37.129 12,6 25,6 13,5 -0,7 12,8 Centro 44.581 15,1 4,3 13,5 -4,2 -5,0 Toscana 21.570 7,3 1,8 13,5 -7,6 -4,1 Umbria 2.782 0,9 22,0 13,5 4,0 4,5 Marche 9.370 3,2 26,4 13,5 -5,0 17,9 Lazio 10.858 3,7 -8,6 13,5 0,8 -22,9 MEZZOGIORNO 33.671 11,4 18,2 13,5 9,7 -4,9 Sud 22.592 7,6 9,5 13,5 -2,5 -1,4 Abruzzo 6.299 2,1 24,1 13,5 -3,5 14,1 Molise 605 0,2 23,8 13,5 -2,3 12,7 Campania 7.536 2,5 -1,5 13,5 -1,7 -13,3 Puglia 6.739 2,3 12,0 13,5 -2,1 0,6 Basilicata 1.100 0,4 1,0 13,5 -7,3 -5,2 Calabria 314 0,1 5,6 13,5 3,3 -11,2 Isole 11.079 3,7 41,0 13,5 41,7 -14,1 Sicilia 7.277 2,5 34,3 13,5 37,1 -16,2 Sardegna 3.802 1,3 56,1 13,5 51,9 -9,3

Province diverse e non specificate 5.004 1,7 11,3 - -

-ITALIA 295.739 100,0 13,5 - -

-Componenti della variazione 2005 Variazioni

2005/2000 (c) RIPARTIZIONI GEOGRAFICHE

REGIONI

Tavola 1.5 - Esportazioni complessive e scomposizione della variazione percentuale (a)delle esporta-zioni(b)per ripartizione geografica e regione - Anni 2000 e 2005

Fonte: Istat, Statistiche del commercio con l’estero

(a) L’approccio adottato scompone la variazione delle esportazioni di ciascuna regione in una componente che misura l’andamento com-plessivo delle esportazioni nazionali, in una che dà conto della diversa composizione settoriale delle esportazioni della singola regione (effetto specializzazione) e in una componente residuale (effetto territoriale) che dovrebbe incorporare i fattori di competitività specifici della regione in ciascun settore.

(b) I settori considerati corrispondono alle seguenti sezioni dell’Ateco 2002: 1) Agricoltura, caccia e pesca; 2) Alimentari, bevande e tabac-co; 3) Tessili e abbigliamento; 4) Cuoio; 5) Legno; 6) Carta; 7) Prodotti petroliferi raffinati; 8) Chimica e farmaceutica; 9) Gomma e fibre sin-tetiche; 10) Minerali non metalliferi; 11) Metalli e prodotti in metallo; 12) Macchine e apparecchi meccanici; 13) Apparecchi elettrici, ottici e di precisione; 14) Mezzi di trasporto; 15) Altri prodotti manifatturieri.

L’andamento territoriale delle esportazioni è il risultato di performance regionali differen-ziate che risentono sia della diversa specializza-zione settoriale delle vendite all’estero, sia di un complesso di ulteriori fattori territoriali specifi-ci, quali la qualità dei prodotti, i livelli e la dinamica dei prezzi, l’orientamento geografico delle esportazioni.

Per valutare l’impatto di questi diversi ele-menti è stato effettuato un esercizio di scompo-sizione della variazione percentuale delle espor-tazioni di ciascuna regione tra il 2000 e il 2005, utilizzando un approccio shift-share.

La dinamica regionale complessiva è stata ricondotta alla somma di tre componenti che rappresentano, rispettivamente: le tendenze generali che hanno influenzato la domanda estera, colte dalla crescita complessiva delle esportazioni italiane; la specializzazione setto-riale, misurata dall’effetto delle differenze tra la struttura settoriale delle esportazioni di ciascu-na regione e quella dell’Italia; uciascu-na componente residuale che sintetizza l’effetto di ulteriori fat-tori.

Per quanto riguarda le ripartizioni, i risul-tati dell’esercizio mostrano che l’effetto di spe-cializzazione settoriale risulta significativa-mente positivo per il Mezzogiorno (+9,7 per cento), e in particolare per l’Italia insulare (+41,7 per cento) per i motivi che vengono illu-strati nel seguito.

Il medesimo effetto presenta un contributo positivo, di intensità molto limitata, per le regioni del Nord-ovest (+1,1 per cento) ed è invece negativo nel Nord-est (-2,7 per cento) e, soprattutto, nell’Italia centrale (-4,2 per cento). Per quanto concerne, invece, l’effetto di com-petitività territoriale, esso risulta positivo sol-tanto per la ripartizione del Nord-est (+4,9 per cento), mentre è significativamente negativo per l’Italia centrale (-5 per cento) e, soprattutto, per quella insulare (-14,1 per cento); nelle altre due ripartizioni il relativo contributo è negativo ma molto contenuto.

La valutazione dell’effetto di specializzazio-ne territoriale deve considerare l’estrema diffe-renziazione che si è registrata nelle dinamiche dei diversi settori tra il 2000 e il 2005. A livel-lo nazionale, i comparti che hanno registrato i

maggiori tassi di crescita sono quelli dei prodot-ti energeprodot-tici, chimici, in metallo e alimentari.

D’altra parte, dinamiche negative sono state rilevate per alcuni comparti tradizionali del made in Italy, come quelli del legno e prodotti in legno, del cuoio e prodotti in cuoio, della lavorazione dei minerali non metalliferi, dei prodotti delle altre industrie manifatturiere, del tessile e abbigliamento.

A livello territoriale, sulla base dei valori assunti dall’indice relativo di dissimiglianza tra le strutture settoriali delle esportazioni del 2000 e del 2005 nelle diverse aree del paese, le regioni che hanno registrato cambiamenti nella struttura settoriale delle esportazioni più inten-si di quello medio nazionale sono state: Valle d’Aosta, Lazio, Basilicata, Campania, Umbria, Friuli-Venezia Giulia, Puglia, Sardegna e Sicilia. Liguria e Marche mostrano un cambia-mento di intensità pressoché pari a quello medio nazionale.

In questo quadro, l’elevato impatto positivo del fattore di specializzazione settoriale rilevato per il Mezzogiorno, e in particolare per le Isole, è riconducibile alla forte specializzazione di queste aree nelle esportazioni di prodotti energetici e, in misura inferiore, di prodotti chimici. Analogamente, l’effetto negativo che si rileva per le regioni centrali è connesso all’elevata spe-cializzazione in settori, quali il tessile e abbi-gliamento, che hanno registrato un andamento sfavorevole a livello nazionale.

Esaminando i risultati relativi alle singole regioni, emergono situazioni in cui entrambi gli effetti risultano positivi: si tratta in particolare di Valle d’Aosta, Liguria, Trentino-Alto Adige, Umbria, Lombardia.

Sul fronte opposto, le regioni per le quali si stimano contributi negativi sia della specializ-zazione settoriale, sia della competitività terri-toriale sono: Campania, Basilicata, Toscana, Piemonte, Veneto, Friuli-Venezia Giulia. Effetti territoriali positivi che compensano ampiamente una sfavorevole specializzazione settoriale si rilevano, invece, per Emilia-Romagna, Marche, Abruzzo, Molise.

ha, pertanto, subito un deciso deterioramento: il deficit è aumentato da 1,2 mi-liardi nel 2004 a poco meno di 10 mimi-liardi di euro nel 2005. I prodotti energetici hanno giocato un ruolo determinante nell’andamento dell’interscambio: al netto di tale componente, le esportazioni sono aumentate del 2,8 per cento e le impor-tazioni del 2,9 per cento, con un leggero miglioramento dell’attivo, da 28,2 a 28,6 miliardi di euro.

Per quel che riguarda il profilo congiunturale, entrambi i flussi in valore hanno manifestato, dopo un inizio di anno negativo, una robusta espansione (Figura 1.8).

Dal lato delle esportazioni si è accentuata nel primo trimestre la flessione

emer-Italia: forte aumento del deficit commerciale 62.000 64.000 66.000 68.000 70.000 72.000 74.000 76.000 78.000 80.000 82.000 I trim 02 II trim 02

III trim 02 IV trim 02 I trim 03 II trim 03 III trim 03 IV trim 03 I trim 04 II trim 04 III trim 04 IV trim 04 I trim 05 II trim 05 III trim 05 IV trim 05

Esportazioni Importazioni

Fonte: Istat, Statistiche del commercio con l’estero

Figura 1.8 - Esportazioni e importazioni dell’Italia verso e dal mondo - Anni 2002-2005 (milioni di euro - dati trimestrali destagionalizzati in valore)

23.000 26.000 29.000 32.000 35.000 38.000 41.000 44.000 47.000

I trim 02 II trim 02 III trim 02

IV

trim 02 I trim 03 II trim 03

III trim 03 IV trim 03 I trim 04 II trim 04 III trim 04 IV trim 04 I trim 05 II trim 05 III trim 05 IV trim 05

Esportazioni intra Ue Esportazioni extra Ue Importazioni intra Ue Importazioni extra Ue

Fonte: Istat, Statistiche del commercio con l’estero

Figura 1.9 - Esportazioni e importazioni dell’Italia per area di destinazione e prove-nienza - Anni 2002-2005 (milioni di euro - dati trimestrali destagionalizzati in valore)

Continua l'erosione delle quote di mercato

sa a fine 2004, a causa dei risultati particolarmente negativi registrati sul mercato comunitario (-3,0 per cento, rispetto al -0,5 per cento rilevato verso i paesi ester-ni all’area). Nel secondo trimestre si è invece registrata un’inversione di tendenza (+4,2 per cento le esportazioni complessive), trainata dalla componente extra Ue (Figura 1.9); il recupero è proseguito, seppure a ritmi attenuati, nel terzo e nel quarto trimestre (rispettivamente +3,3 e +2,1 per cento), con andamenti simili sia per il mercato comunitario sia per quello extracomunitario.

Dal lato delle importazioni, dopo un temporaneo calo (-2,0 per cento) nel primo trimestre, la dinamica è tornata fortemente espansiva nel secondo e nel terzo trimestre (rispettivamente +3,9 e +5,9 per cento) per poi segnare una de-celerazione nella parte finale dell’anno (+2,3 per cento). Nel complesso l’evolu-zione delle importazioni dai paesi extra Ue è risultata molto più vivace degli ac-quisti dai paesi comunitari.

La crescita delle esportazioni registrata nel 2005, inferiore a quella dei paesi concorrenti, non è stata sufficiente ad arrestare l’erosione delle quote di mercato dell’Italia (vedi riquadro La dinamica delle esportazioni italiane tra il 2000 e il 2005: un confronto con i paesi dell’Unione monetaria). Confrontandone la perfor-mance con quella degli altri paesi dell’Uem si osserva che nell’ultimo quinquennio la perdita di quote dell’Italia (Tavola 1.6) è stata rilevante soprattutto per le vendi-te all’invendi-terno dell’area dell’euro; nell’ambito di questi flussi la quota del nostro Paese si è ridotta dall’11,6 al 10,5 per cento. In particolare, nel 2005, a fronte di un aumento del 5,0 per cento delle vendite interne all’area, l’incremento di quelle provenienti dall’Italia è stato di appena il 2,1 per cento. Per quanto riguarda le esportazioni verso i paesi extra Uem, tra il 2001 e il 2005 la quota dell’Italia è pas-sata dal 14,0 al 13,3 per cento; anche in questo caso, nell’ultimo anno la crescita delle vendite italiane ha mantenuto un ritmo inferiore al 7,2 registrato per il com-plesso dei paesi dell’area. Considerando le altre maggiori economie dell’Unione, tra il 2001 e il 2005 la Francia ha subito una erosione ancora più consistente

del-Quote % Variazioni % Quote % Variazioni % Quote % Variazioni % Quote % Variazioni % Quote % Variazioni % Italia 14,0 6,8 13,6 -0,3 13,5 -2,9 13,5 8,4 13,3 5,6 Austria 3,4 8,5 3,5 5,9 3,7 2,8 3,8 14,3 3,9 8,5 Belgio 7,4 1,4 8,2 13,4 7,9 -6,3 7,8 8,5 7,9 8,6 Finlandia 3,0 -1,0 3,0 -0,9 3,0 -1,2 3,0 9,4 3,0 9,1 Francia 17,3 3,9 16,4 -3,6 16,0 -4,8 15,6 6,4 15,3 5,2 Germania 34,2 9,1 34,6 3,3 35,5 0,2 35,9 10,1 35,8 7,1 Grecia 0,7 -0,1 0,6 -10,4 0,7 3,0 0,7 5,7 0,7 14,8 Irlanda 5,4 15,4 5,3 -1,1 4,6 -15,2 4,2 1,1 4,0 2,2 Lussemburgo 0,3 20,5 0,3 -2,4 0,3 9,3 0,3 7,1 0,3 20,5 Paesi Bassi 8,7 1,4 8,8 3,4 9,0 -0,2 9,3 13,0 9,9 13,7 Portogallo 0,8 1,3 0,8 2,5 0,9 1,3 0,8 2,3 0,8 2,1 Spagna 4,8 3,5 4,9 3,8 5,1 1,7 5,1 7,8 5,0 6,5 Uem 100,0 6,1 100,0 2,0 100,0 -2,3 100,0 8,9 100,0 7,2 Italia 11,6 2,6 11,2 -2,7 10,9 -0,1 10,8 6,3 10,5 2,1 Austria 4,0 7,2 4,2 4,8 4,2 3,6 4,3 7,9 4,1 1,6 Belgio 12,4 5,9 12,9 4,1 12,9 2,1 13,1 9,6 13,5 8,2 Finlandia 1,5 -7,5 1,5 -1,5 1,4 -2,3 1,3 -3,3 1,2 3,2 Francia 16,4 -0,3 16,0 -2,0 16,0 2,5 15,4 3,5 14,5 -1,7 Germania 25,5 4,0 25,5 0,3 26,0 4,5 26,7 10,1 27,0 6,2 Grecia 0,3 -26,1 0,4 8,8 0,4 17,1 0,4 1,6 0,4 8,1 Irlanda 3,2 3,0 3,4 4,2 3,0 -7,4 3,0 5,1 3,0 7,3 Lussemburgo 0,7 20,0 0,7 -0,2 0,8 8,5 0,8 12,5 0,9 10,6 Paesi Bassi 15,3 2,5 15,1 -1,7 15,0 2,3 15,1 8,0 16,0 11,3 Portogallo 1,7 4,7 1,7 3,0 1,7 -0,8 1,6 2,6 1,7 8,9 Spagna 7,3 5,0 7,4 0,9 7,6 5,3 7,4 5,4 7,1 -0,4 Uem 100,0 3,0 100,0 0,1 100,0 2,5 100,0 7,3 100,0 5,0 2005 PAESI

ESPORTAZIONI VERSO I PAESI EXTRA UEM

ESPORTAZIONI VERSO I PAESI UEM

2001 2002 2003 2004

Tavola 1.6 - Esportazioni dei paesi Uem verso l’esterno e l’interno dell’area - Anni 2001-2005 (quote e varia-zioni percentuali)

Cresce l'export chimico e metalmeccanico…

le proprie quote all’esportazione (pari a 1,9 e 2,0 punti percentuali rispettivamen-te sul mercato Uem e su quello esrispettivamen-terno all’area), mentre la Germania ha segnato risultati positivi sia all’interno dell’Uem (con un incremento della quota di 1,5 punti percentuali), sia all’esterno (1,6 punti percentuali).

Considerando le dinamiche settoriali delle esportazioni italiane nel 2005 (Ta-vola 1.7), tra i comparti maggiormente rappresentativi quelli che hanno segnato tendenze positive sono stati: il settore chimico (+9,8 per cento), la cui crescita ha contribuito per quasi un quarto dell’espansione complessiva delle esportazioni e il settore dei prodotti in metallo (+8,8 per cento) che ha contribuito per oltre un quinto. Incrementi più contenuti hanno riguardato le apparecchiature elettriche e di precisione (+5,3 per cento) e il comparto delle macchine e degli apparecchi meccanici (+2,2 per cento), tornato a crescere dopo alcuni anni di crisi, nonchè quello dei mezzi di trasporto (+1,8 per cento). I prodotti petroliferi raffinati, che rappresentato una quota assai più limitata delle esportazioni, hanno registrato il tasso di crescita eccezionalmente marcato (pari al +54,7 per cento) che spiega cir-ca un terzo della crescita complessiva delle esportazioni e deriva da notevoli incre-menti sia dei valori medi unitari (+36,0 per cento), sia delle quantità (oltre il 13 per cento). All’opposto, alcuni settori tipici del made in Italy tradizionale hanno segnato flessioni; il calo delle vendite è stato particolarmente rilevante per i mobi-li (-4,4 per cento) e più contenuto per i prodotti tessimobi-li e in cuoio (con tassi ri-spettivamente pari a -1,3 e -1,9 per cento): in ragione dell’importanza di questi settori nella specializzazione commerciale italiana, l’effetto complessivo di tali ri-sultati negativi è stato pari a poco meno di un quarto del deterioramento com-plessivo registrato nel saldo dell’interscambio (circa 2 miliardi di euro su 8,7).

Prendendo in considerazione il periodo dal 2000 al 2005 l’evoluzione delle quote settoriali delle esportazioni dei prodotti manufatti mostra una sensibile ri-duzione del peso dei settori tipici del made in Italy già menzionati, per i quali si è registrata un’erosione della quota pari a 1,4 punti percentuali nel caso del tessile-abbigliamento, a 0,8 per le calzature e 0,6 punti percentuali per le esportazioni di

Valori Variazioni Valori Variazioni 2004 2005 assoluti % assoluti %

Prodotti dell'agricoltura e della pesca 4.063 6,8 9.140 -1,4 -5.467 -5.077 Prodotti delle miniere e delle cave 995 28,2 43.609 38,0 -30.835 -42.614

Minerali energetici 458 60,7 41.057 39,3 -29.186 -40.599 Minerali non energetici 537 9,4 2.552 19,3 -1.649 -2.015

Prodotti trasformati e manufatti 285.224 4,2 244.482 3,7 37.977 40.742

Prodotti alimentari, bevande e tabacco 16.098 2,6 20.011 2,1 -3.905 -3.913 Prodotti dell'industria tessile e dell'abbigliamento 25.980 -1,3 15.177 4,4 11.790 10.803 Cuoio e prodotti in cuoio 12.479 -1,9 6.484 5,5 6.580 5.995 Legno e prodotti in legno (esclusi i mobili) 1.326 -4,0 3.489 -0,5 -2.126 -2.163 Carta e prodotti di carta, stampa ed editoria 6.355 2,5 6.541 2,6 -172 -186 Prodotti petroliferi raffinati 9.719 54,7 5.535 16,6 1.535 4.184 Prodotti chimici e fibre sintetiche e artificiali 30.122 9,8 40.786 5,5 -11.222 -10.664 Articoli in gomma e in materie plastiche 11.021 3,0 6.265 4,0 4.676 4.756 Prodotti della lavorazione di minerali non metalliferi 8.783 -2,9 3.124 3,0 6.009 5.659 Metalli e prodotti in metallo 29.803 8,8 31.593 6,4 -2.319 -1.790 Macchine e apparecchi meccanici 59.078 2,2 21.437 1,2 36.621 37.641 Apparecchiature elettriche, elettroniche e di precisione 27.254 5,3 37.898 1,3 -11.525 -10.644 Mezzi di trasporto 32.312 1,8 41.052 1,9 -8.569 -8.740 Altri prodotti dell'industria manifatturiera compresi i mobili 14.894 -2,4 5.090 9,3 10.604 9.804 di cui: Mobili 8.418 -4,4 1.442 11,7 7.518 6.976

Energia elettrica, gas e acqua 57 -1,7 2.168 20,6 -1.739 -2.111 Altri prodotti n.c.a. 5.401 -8,9 6.286 -11,3 -1.155 -885

Totale 295.739 4,0 305.686 7,0 -1.221 -9.947

Totale al netto dei prodotti energetici 285.506 2,8 256.926 2,9 28.170 28.580

Esportazioni Importazioni Saldi SETTORI

Tavola 1.7 - Commercio estero dell’Italia per settore di attività economica - Anno 2005 (a)(valori in milioni di euro e variazioni percentuali rispetto all’anno precedente)

Fonte: Istat, Statistiche del commercio con l’estero (a) Dati provvisori.

…calano mobili, tessile e cuoio

Bilancia energetica prima responsabile del deficit

mobili (Tavola 1.8). Riduzioni si sono verificate anche per il comparto degli ap-parecchi elettrici e di precisione (-0,8 punti percentuali) e per quello dei mezzi di trasporto (-0,6 punti percentuali). Il peso del comparto della meccanica sul totale delle vendite all’estero dei prodotti trasformati ha segnato invece un deciso incre-mento: la quota dei prodotti in metallo è cresciuta dall’8,3 per cento del 2000 al 10,4 per cento del 2005 e quella delle macchine e apparecchi meccanici è aumen-tata di 0,8 punti percentuali. Anche i prodotti petroliferi raffinati e il comparto chimico hanno registrato variazioni positive delle quote, pari rispettivamente a 1,4 e 1,1 punti percentuali.

Nel 2005 l’andamento delle importazioni è stato fortemente influenzato dai movi-menti del prezzo dei minerali energetici, con particolare riferimento al greggio e al gas naturale. Sono risultati in forte espansione gli acquisti dall’estero sia dei minerali ener-getici (+39,3 per cento in valore), sia dei prodotti petroliferi raffinati (+16,6 per cento).

Tra il 2000 e il 2005 la quota dei prodotti energetici sul totale delle merci acqui-state dall’estero è passata dal 13,3 al 16 per cento e all’interno di tale componente è aumentata l’incidenza dell’insieme di greggio e gas naturale (dal 77,0 per cento nel 2000 all’80,5 per cento nel 2005). Nel 2005 il peso del primo sul valore complessivo dei due è stato pari al 68,3 per cento (il 70,2 per cento nel 2000). I rispettivi valori dei flussi di importazione sono stati di 26,8 miliardi di euro per il petrolio e di 12,5 per il gas naturale, con incrementi rispetto all’anno precedente del 41,4 per cento per il primo e del 38,0 per cento per il secondo. Nel 2005 la crescita dei valori medi unita-ri delle importazioni di greggio e gas naturale è stata paunita-ri al 36,2 per cento, a fronte di un incremento dei volumi del 3,0 per cento. Osservando separatamente i due pro-dotti, nel 2005 si è registrata una forte crescita dei valori medi unitari all’importazio-ne di entrambe le compoall’importazio-nenti, con aumenti pari al 36,8 per cento per il petrolio greg-gio (+15,5 per cento nel 2004) e al 26,6 per cento per il gas naturale (-0,2 per cento nel 2004). In termini di dinamica dei volumi, l’acquisto di gas naturale dall’estero è cresciuto del 9,0 per cento (+4,5 per cento nel 2004 ), mentre il volume di petrolio greggio è aumentato del 3,3 per cento (rispetto al +2,6 dell’anno precedente).

Oltre a quello dei prodotti energetici, altri settori che hanno registrato incrementi significativi dei valori importati sono stati i prodotti in metallo (+6,4 per cento) e quelli chimici (+5,5 per cento). Per i prodotti in cuoio e per quelli tessili, a una ridu-zione delle esportazioni si è associato un incremento dei flussi in entrata (pari rispet-tivamente a +5,5 e +4,4 per cento): evidentemente, le difficoltà a mantenere quote sui mercati esteri per i prodotti nazionali del settore si associano a una crescente penetra-zione dei concorrenti su quello nazionale.

Nel 2005 la composizione per destinazione geografica delle esportazioni italiane è

SETTORI 2000 2001 2002 2003 2004 2005 (a) Prodotti alimentari, bevande e tabacco 5,1 5,3 5,7 5,9 5,7 5,6 Prodotti dell'industria tessile e dell'abbigliamento 10,5 10,8 10,6 10,3 9,6 9,1 Cuoio e prodotti in cuoio 5,2 5,5 5,2 5,0 4,6 4,4 Legno e prodotti in legno 0,6 0,6 0,6 0,5 0,5 0,5 Carta e prodotti di carta, stampa ed editoria 2,3 2,3 2,4 2,4 2,3 2,2 Prodotti petroliferi raffinati 2,0 1,9 1,7 2,1 2,3 3,4 Prodotti chimici e fibre sintetiche e artificiali 9,5 9,7 10,3 10,2 10,0 10,6 Articoli in gomma e in materie plastiche 3,7 3,6 3,8 3,9 3,9 3,9 Prodotti della lavorazione di minerali non metalliferi 3,6 3,5 3,5 3,4 3,3 3,1 Metalli e prodotti in metallo 8,3 8,3 8,3 8,6 10,0 10,4 Macchine e apparecchi meccanici 19,9 20,3 20,3 20,9 21,1 20,7 Apparecchi elettrici e di precisione 10,4 10,4 9,6 9,3 9,4 9,6 Mezzi di trasporto 11,9 11,2 11,7 11,5 11,6 11,3 Altri prodotti dell'industria manifatturiera 6,9 6,6 6,5 6,0 5,6 5,2

di cui: Mobili 3,6 3,6 3,5 3,4 3,2 3,0

Prodotti trasformati e manufatti 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0

Tavola 1.8 - Esportazioni dei prodotti trasformati e manufatti dell’Italia per settore di attività economica - Anni 2000-2005 (composizioni percentuali)

Fonte: Istat, Statistiche del commercio con l’estero (a) Dati provvisori.

La dinamica delle esportazioni italiane è stata, nel periodo 2000-2005, inferiore a quella media dei paesi Uem. Rispetto a una crescita del 18,2 per cento del valore delle esportazioni del complesso dei paesi dell’Unione monetaria, l’Italia ha registrano un incremento pari al 10,3 per cento. Il differenziale negativo di crescita delle vendite all’estero del nostro Paese rispetto alla media Uem riguarda sia i flussi intracomunitari (+9,0 per cento a fronte di +15,4 per il comples-so dei paesi Uem) sia quelli extracomunitari (+11,5 contro +21,7 per cento) (Tavola 1.9).

Queste dinamiche hanno determinato una progressiva diminuzione della quota di esporta-zioni dell’Italia: la quota sul complesso delle esportazioni Uem è passata dal 13,1 per cento del 2000 al 12,2 del 2005, quella relativa alle espor-tazioni dirette all’interno dell’Unione monetaria dall’11,3 al 10,6 per cento e l’incidenza sulle esportazioni orientate al di fuori della Uem dal 15,1 al 13,8 per cento.

Dal punto di vista settoriale, considerando i maggiori settori di specializzazione del nostro Paese, la quota italiana sull’insieme delle vendite all’estero dell’Uem è scesa dal 46,3 al 42,7 per cento per il cuoio e prodotti in cuoio, dal 32,0 al 27,6 per cento per gli altri prodotti manifatturieri (che comprendono i mobili), dal 29,1 al 27,7 per cento per i prodotti tessili e dell’abbigliamento, dal 25,9 al 22,3 per cento per i prodotti della lavora-zione di minerali non metalliferi, dal 23,6 al 22,0 per cento per le macchine e apparecchi meccanici.

In controtendenza risultano, invece, i settori relativi ai prodotti agricoli, estrattivi, alimentari, del legno, della carta, della raffinazione del petro-lio, dei metalli e prodotti in metallo, degli apparec-chi elettrici e di precisione, che tra il 2000 e il 2005 hanno segnato incrementi della quota di esportazioni sul complesso dei paesi dell’Unione monetaria.

L’evoluzione ora descritta si è tradotta in una complessiva ricomposizione della struttura delle esportazioni italiane, che nel 2005 è risultata più simile, rispetto al 2000, a quella dei maggiori paesi partner commerciali, quali Germania e Francia. Tuttavia, tra il 2000 e il 2005, si è manifestato un

La dinamica delle esportazioni italiane tra il 2000 e il

Nel documento RAPPORTO ANNUALE (pagine 47-53)