• Non ci sono risultati.

La dinamica dei prezzi nel comparto energetico

Nel documento RAPPORTO ANNUALE (pagine 73-89)

damente trasferite alla fase finale di commercializza-zione: i prezzi al consumo dei prodotti energetici sono aumentati nel 2005 dell’8,8 per cento, con una netta accelerazione rispetto al 2,4 per cento del 2004.

Più in dettaglio, il maggiore impulso alla crescita dei prezzi al consumo dei beni energetici è venuto dalla marcata accelerazione della dinamica sia di benzina e altri carburanti (in special modo del gasolio per auto-trazione), sia ai forti aumenti del gasolio da riscalda-mento; la crescita è stata, invece, minore per il gas di rete. In particolare, per quanto riguarda gli altri carbu-ranti, negli ultimi due anni la dinamica dei prezzi ha evidenziato una crescita quasi ininterrotta: il tasso di variazione tendenziale è passato da meno 5,1 per cento nel primo trimestre del 2004 a più 15,5 per cento nel terzo trimestre del 2005, stabilizzandosi poi appena al di sopra del 14 per cento. Un andamento simile si è regi-strato per i prezzi del gasolio da riscaldamento che hanno, però segnato un rallentamento più significativo nel periodo recente: il tasso tendenziale, dopo un picco del 20,3 per cento nel terzo trimestre, è sceso al 13,3 per cento nel primo trimestre del 2006. All’opposto, un effetto di parziale contenimento delle spinte inflazioni-stiche al consumo si deve alla dinamica delle tariffe elet-triche, che hanno risentito con ritardo della traslazione sui prezzi delle spinte sui costi degli input. Il tasso di variazione tendenziale dei prezzi dell’energia elettrica è tornato su valori positivi solo a partire dal secondo

tri-X

Fonte: Istat, Statistiche del commercio estero; Indagine sui prezzi alla produzione; Indagine sui prezzi al consumo (a) Il dato dei prezzi alla produzione relativo al primo trimestre 2006 è provvisorio.

(b) Il dato relativo al primo trimestre non è disponibile. (c) Include il gasolio per autotrazione e il Gpl.

(d) Include il gas per riscaldamento, per cottura cibi e il gas in bombole.

Tavola 1.25 - Valori medi unitari all’importazione, indici dei prezzi alla produzione e al consumo dei beni energetici - Anni 2003-2006 (variazioni percentuali medie annue)

2003 2004 2005 I II III IV I II III IV Valori medi unitari all'importazione

- beni energetici (b) 2,4 10,1 34,4 -12,5 11,6 19,1 25,4 28,0 26,4 41,4 39,8 - -Prezzi alla produzione sul mercato nazionale

- beni energetici (esclusi quelli per usi industriali) 2,0 4,3 14,7 -4,0 5,0 6,8 9,5 12,6 13,6 16,5 16,0 16,9 9,8 Prezzi al consumo - beni energetici 3,2 2,4 8,8 -0,9 1,5 3,3 5,8 6,0 8,2 10,4 10,4 10,4 5,5

Benzina 1,5 6,3 9,2 -1,9 7,0 9,0 11,4 7,4 8,8 10,6 9,8 10,2 2,5 Altri carburanti (c) 3,4 3,2 13,6 -5,1 1,3 6,8 10,3 11,5 12,8 15,5 14,6 14,4 8,6 Lubrificanti 10,6 2,4 2,6 6,3 0,6 1,2 1,7 2,4 2,6 2,5 2,8 3,7 3,3 Gasolio per riscaldamento 2,8 6,1 16,7 -4,2 3,9 9,6 15,4 15,3 16,8 20,3 14,3 13,3 6,0 Energia elettrica 2,9 -3,2 3,9 -2,0 -5,3 -3,8 -1,5 -0,2 4,6 4,2 7,1 7,7 5,3 Gas (d) 5,0 0,2 7,5 2,9 -0,9 -1,2 0,1 3,9 6,0 9,4 10,9 10,4 7,6

Differenziale prezzi al consumo

- prezzi alla produzione 1,2 -1,9 -5,9 3,1 -3,5 -3,5 -3,7 -6,6 -5,4 -6,1 -5,6 -6,5

Infla-zione acqui-sita 2005 Trimestri PAESI Anni 2004 2006 Trimestri I trim. (a)

mestre del 2005, manifestando poi un significativo rialzo nella parte finale dell’anno (più 7,1 per cento nel quarto trimestre) e all’inizio del 2006 (7,7 per cento nel primo trimestre). Con riferimento all’andamento infrannuale, il confronto tra la dinamica dei beni ener-getici mostra due aspetti particolari del meccanismo di trasmissione degli impulsi inflazionistici relativi alla componente energetica. Da un lato, le tensioni sui prez-zi industriali del comparto dell’energia tendono a tra-sferirsi piuttosto rapidamente alla fase finale di com-mercializzazione dei prodotti; dall’altro, le fluttuazioni dei prezzi alla produzione sono molto più ampie rispet-to a quelle dei prezzi al consumo. I prezzi all’origine sul mercato nazionale della componente energetica

(misu-rata al netto dei beni energetici per usi industriali)8

hanno evidenziato una dinamica in sensibile accelera-zione a partire dal secondo trimestre del 2004. Il raffor-zamento della crescita è proseguito nei primi mesi del 2005 e il tasso di crescita tendenziale ha toccato un massimo (pari al 16,3 per cento) ad aprile. Dopo un marcato rallentamento in maggio (+9,3 per cento) si è registrata una nuova risalita, solo temporaneamente interrotta in novembre, con un tasso di incremento ten-denziale che ha raggiunto un massimo del 19,6 per cento a gennaio del 2006; nei due mesi successivi la dinamica ha segnato un netto rallentamento. Nella fase finale di commercializzazione, i prezzi dei beni energe-tici hanno mostrato una dinamica simile a quella dei prezzi alla produzione, ma con intensità attenuata sia nelle fasi di aumento, sia in quelle di diminuzione. Nei primi mesi del 2005, i prezzi al consumo hanno prose-guito la crescita iniziata nella seconda metà del 2004 toccando un massimo ad aprile (+9,5 per cento). Dopo

una temporanea attenuazione in maggio e giugno, il tasso di crescita tendenziale dei prezzi del comparto energetico è risalito portandosi al 12,3 per cento in ottobre. Nei mesi più recenti la dinamica si è mante-nuta più stabile, con incrementi tendenziali dell’ordine del 10 per cento. Il differenziale calcolato sui tassi ten-denziali di crescita dei prezzi al consumo e alla produ-zione dei beni energetici è diventato negativo a partire da aprile 2004, in concomitanza con l’emergere dei primi segnali di rialzo del livello dei prezzi della com-ponente energetica. Fino alla fine del 2004 tale diffe-renziale ha segnato oscillazioni comprese tra i 2 e i 5 punti percentuali; all’inizio del 2005 si è notevolmente ampliato, avvicinandosi a 9 punti percentuali in marzo, nel periodo caratterizzato dagli aumenti più marcati. Il differenziale si è bruscamente ridotto a 1,2 punti percentuali in maggio, in corrispondenza di un’inversione di tendenza dei prezzi, per poi tornare su livelli elevati nella seconda parte dell’anno, nel corso della nuova fase di rialzo. Infine, all’inizio del 2006, con il nuovo rallentamento della dinamica dei prezzi alla produzione, il differenziale è sceso sino a circa 4 punti percentuali a marzo. Per quantificare gli effetti di trascinamento (vedi glossario) al nuovo anno delle dinamiche dei prezzi dei prodotti energetici registrate nel corso del 2005 si possono considerare le variazioni medie annue per il 2006 corrispondenti a prezzi dei prodotti energetici invariati per i restanti mesi dell’an-no rispetto al livello registrato alla fine del 2005. Sulla base di tale esercizio, l’“eredità” inflazionistica all’inizio del 2006 è pari a 14,5 per cento per i valori medi uni-tari delle importazioni, al 4,3 per cento per i prezzi alla produzione e al 2,7 per cento per quelli al consumo.

-10 -5 0 5 10 15 20

gen-03 lug-03 gen-04 lug-04 gen-05 lug-05 gen-06

Differenziale prezzi al consumo - Prezzi alla produzione dei beni energetici Prezzi alla produzione dei beni energetici (esclusi quelli per usi industriali) Prezzi al consumo dei beni energetici

Fonte: Istat, Statistiche del commercio con l’estero; Indagine sui prezzi alla produzione; Indagine sui prezzi al consumo (a) Il dato dei prezzi alla produzione relativo al mese di marzo 2006 è provvisorio.

Figura 1.15 - Indici dei prezzi alla produzione e al consumo dei beni energetici - Anni 2003-2006 (a)

(variazioni percentuali rispetto al corrispondente mese dell’anno precedente)

8

Si tratta, in particolare, di beni quali forniture industriali di gas, energia elettrica per usi industriali e commerciali e per usi agricoli, combustibile per aviogetti, benzina e gasolio per uso agricolo e gasolio per pesca/piccola marina.

1.2.5 Mercato del lavoro

Nel corso del 2005, le condizioni del mercato del lavoro nell’area dell’euro sono gradualmente migliorate. In base alle stime della Banca centrale europea, dopo il rallentamento emerso tra la fine del 2004 e l’inizio del 2005, nei primi tre trimestri dello scorso anno l’occupazione ha registrato, al netto dei fattori stagionali, una gra-duale accelerazione. Al proseguimento dell’espansione della domanda di lavoro del settore terziario, in special modo dei servizi finanziari e di supporto alle imprese, si è associata a partire dal secondo trimestre dell’anno una dinamica positiva nelle co-struzioni. Nei primi nove mesi del 2005 il settore agricolo e il comparto manifat-turiero hanno invece registrato una perdita di addetti.

Per quel che riguarda le grandi economie dell’area, in Germania l’occupazione ha fatto rilevare nella media del 2005 una lieve diminuzione (-0,2 per cento), in-terrompendo il primo recupero emerso nel 2004 dopo un biennio di cali signifi-cativi. L’occupazione è invece cresciuta in Francia (+0,4 per cento), dopo due an-ni in cui era rimasta sostanzialmente invariata, e soprattutto in Spagna, dove ha mantenuto una dinamica decisamente sostenuta (+4,6 per cento).

In Italia, l’andamento del mercato del lavoro nel corso del 2005 ha risentito del ristagno dell’attività produttiva. In base alle stime di contabilità nazionale, l’input di lavoro utilizzato dal sistema economico si è ridotto nel 2005 dello 0,4 per cen-to (pari a -102 mila unità di lavoro standard). Questa flessione è la risultante di due andamenti contrapposti per il lavoro dipendente e indipendente: il primo è aumentato dell’1,3 per cento (pari a 225 mila unità), mentre il secondo è dimi-nuito del 4,5 per cento (-327 mila unità). Al nuovo calo dell’industria in senso stretto (-1,6 per cento) e a quello particolarmente consistente registrato dall’agri-coltura (-8,0 per cento) si è contrapposto un modesto aumento dei servizi e una più robusta crescita delle costruzioni (rispettivamente +0,3 e +2,3 per cento).

Nel 2005, in base ai risultati della Rilevazione sulle forze di lavoro il nume-ro di occupati è aumentato dello 0,7 per cento (158 mila persone in più rispet-to all’anno precedente). Il differente andamenrispet-to registrarispet-to dalla Rilevazione sulle forze di lavoro e dalla contabilità nazionale è dovuto a una molteplicità di ragioni (vedi glossario).

Con riferimento ai risultati della Rilevazione sulle forze di lavoro, nel 2005 il diverso andamento dell’occupazione nelle differenti aree del paese ha determinato un ulteriore ampliamento del divario territoriale. Alla crescita degli occupati nel Nord e nel Centro (rispettivamente +1,2 e +0,8 per cento) si è infatti contrappo-sto un nuovo calo del Mezzogiorno (-0,3 per cento).

Al netto dei fattori stagionali, l’occupazione ha segnato una crescita in rallenta-mento nella prima parte del 2005, una riduzione nel terzo trimestre e un modesto recupero nell’ultimo periodo dell’anno. Nel Nord, dopo i primi due trimestri di crescita più robusta, l’occupazione è lievemente diminuita nel terzo, tornando ad aumentare nell’ultima parte dell’anno. Nel Centro, invece, dopo un lieve aumen-to nel primo trimestre la domanda di lavoro è rimasta invariata nel secondo, aumen- tor-nando a crescere nella seconda metà del 2005. Nel Mezzogiorno, alla sostanziale stagnazione della prima parte dell’anno è seguita nel terzo trimestre una forte con-trazione della base occupazionale, compensata solo in parte dall’incremento regi-strato nell’ultimo trimestre del 2005 (Figura 1.16).

Nel 2005, il ritmo di crescita dell’occupazione maschile (+0,9 per cento) è stato superiore a quello della componente femminile (+0,5 per cento). Di con-seguenza, per la prima volta dalla metà degli anni Novanta il contributo delle donne all’aumento dell’occupazione è stato inferiore a quello degli uomini (Figura 1.17). La quota delle lavoratrici sul totale degli occupati è scesa dal 39,2 per cento del 2004 al 39,1 per cento del 2005. Tale risultato ha determi-nato un ulteriore ampliamento del divario con l’Unione europea: nel

comples-Continua a rallentare la crescita dell'occupazione Si amplia ulteriormente la forbice nord-sud

so dei 25 paesi aderenti all’Unione l’incidenza dell’occupazione femminile è in-fatti aumentata di due decimi di punto rispetto a un anno prima, portandosi nel 2005 al 44,2 per cento.

Nel 2005 il tasso di occupazione della popolazione tra 15 e 64 anni è rimasto invariato al 57,5 per cento, un valore ampiamente inferiore a quello della media dell’Unione europea (pari al 63,6 per cento nel 2005). La quota di popolazione in età attiva che risulta occupata è rimasta sui livelli dell’anno precedente per en-trambe le componenti di genere. A livello territoriale, invece, il tasso di occupa-zione è cresciuto nelle regioni settentrionali e in quelle centrali, mentre si è

ridot-Stabile il tasso di occupazione 101 102 103 104 105 106 107 108 109 2002 2003 2004 2005 Italia Nord-Centro Mezzogiorno

Fonte: Istat, Rilevazione sulle forze di lavoro

Figura 1.16 - Occupati per ripartizione geografica - Anni 2002-2005(dati destagio-nalizzati, numeri indice in base 2000=100)

0 10 20 30 40 50 60 70 80 90 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 0 50 100 150 200 250 300 350 400 450 Maschi Femmine

Incremento annuo dell'occupazione totale (scala di destra)

Fonte: Istat, Rilevazione sulle forze di lavoro

Figura 1.17 - Incremento annuo dell’occupazione totale (in migliaia di unità) e

to nel Mezzogiorno, dove si è registrato un consistente calo dell’indicatore per la componente femminile.

L’incremento dell’occupazione ha riguardato esclusivamente le posizioni lavo-rative dipendenti, salite nel 2005 del 2,6 per cento (+416 mila unità). Il lavoro au-tonomo ha viceversa registrato un calo del 4,1 per cento, pari a 258 mila unità in meno rispetto al 2004.

La crescita dell’occupazione dipendente ha riguardato sia la componente per-manente (+2,1 per cento, pari a 299 mila unità) sia quella a termine (+6,2 per cen-to, pari a +118 mila unità). Alla crescita del lavoro a tempo indeterminato ha con-tribuito in primo luogo il nuovo aumento dell’occupazione nella fascia di età com-presa tra 50 e 59 anni. Tale dinamica, in atto ormai da tempo, corrisponde alla tendenza a ritardare il pensionamento. Un ulteriore apporto è venuto dall’au-mento del lavoro a orario ridotto, che si è in buona parte concentrato nelle regioni settentrionali e nel terziario e ha interessato soprattutto la componente femminile. Lo sviluppo delle posizioni stabili nel 2005 è stato marcato nel Nord (+2,8 per cento) e nel Centro (+2,5 per cento) e decisamente più contenuto nel Mezzogior-no (+0,5 per cento). L’aumento ha interessato in misura preponderante il settore terziario, ma ha riguardato anche il comparto della produzione industriale e quel-lo delle costruzioni.

La crescita del lavoro a termine, diffusa sull’intero territorio nazionale, ha coin-volto tutti i settori produttivi, a eccezione dell’industria in senso stretto. L’inci-denza del lavoro a termine sul totale dei dipendenti è tornata ad aumentare, por-tandosi nel 2005 al 12,3 per cento, con un incremento di mezzo punto percen-tuale che ha esattamente compensato la flessione dell’anno precedente.

La riduzione dell’occupazione indipendente è stata intensa in tutte le aree del paese e ha riguardato tutti i settori dell’economia a eccezione delle costruzioni, do-ve il numero di occupati autonomi è rimasto sostanzialmente invariato. Il calo ha coinvolto per lo più i giovani fino a 34 anni.

L’occupazione a tempo parziale nel 2005 è salita in confronto all’anno prece-dente dell’1,9 per cento (pari a 55 mila unità in più), a sintesi di un incremento nella componente femminile e di un calo in quella maschile.

All’aumento delle posizioni subordinate, che ha in gran parte coinvolto le don-ne, si è contrapposto il calo di quelle autonome. A livello territoriale, il lavoro part-time è aumentato nelle regioni settentrionali e in quelle centrali mentre si è ridotto nel Mezzogiorno. Nel complesso, l’incidenza dell’occupazione a orario ri-dotto sul totale degli occupati è lievemente cresciuta, dal 12,7 per cento del 2004 al 12,8 per cento del 2005.

A livello settoriale, il numero di addetti in agricoltura è tornato a ridursi (-4,3 per cento), dopo l’incremento registrato nel 2004; è proseguito, pur con un ritmo attenuato, il calo dell’occupazione nell’industria in senso stretto (-0,2 per cento) (Tavola 1.26). In entrambi i settori, l’andamento negativo ha riflesso la contrazio-ne delle posizioni autonome, che ha più che compensato l’aumento di quelle di-pendenti. Nel settore primario la riduzione è stata territorialmente diffusa, mentre nel comparto manifatturiero ha interessato le regioni centrali e in misura inferio-re quelle meridionali; viceversa, l’occupazione è salita nell’ainferio-rea settentrionale del Paese. Nelle imprese industriali con almeno 500 dipendenti è proseguita la ten-denza negativa che dura ormai ininterrottamente da oltre un decennio: nella me-dia del 2005 le posizioni lavorative subordinate sono diminuite rispetto all’anno precedente del 2,1 per cento, al netto dei lavoratori in cassa integrazione guadagni. Nel contempo, le ore effettivamente lavorate per dipendente sono scese dell’1,4 per cento (anche a causa del minor numero di giornate lavorative) e le ore di cas-sa integrazione utilizzate sono aumentate del 6,1 per cento.

Nel 2005 il numero delle persone in cerca di lavoro è nuovamente diminuito, scendendo di 72 mila unità (-3,7 per cento) rispetto all’anno precedente. Il calo ha

Il lavoro a tempo indeterminato cresce soprattutto nel gruppo dei cinquantenni L'occupazione indipendente si riduce in tutto il Paese In flessione gli occupati nell'industria e, soprattutto, in agricoltura

Continua la discesa del tasso di disoccupazione

interessato in misura consistente la componente femminile del Mezzogiorno (-40 mila unità) ed i giovani fino a 34 anni. Il contemporaneo forte incremento del nu-mero di donne inattive residenti nel Sud e nelle Isole e di giovani che proseguono gli studi indica il diffondersi di fenomeni di rinuncia a intraprendere concrete azioni di ricerca di un impiego.

Nelle regioni meridionali la riduzione della disoccupazione, che ha interessato anche la componente maschile, è stata complessivamente di 68 mila unità. Il nu-mero delle persone in cerca di lavoro è lievemente diminuito nel Centro, mentre è rimasto sostanzialmente invariato nel Nord.

L’incidenza della disoccupazione di lunga durata in rapporto a quella complessiva è ulteriormente cresciuta, portandosi al 48,3 per cento (47,6 nel 2004); l’aumento ha riguardato esclusivamente la componente maschile e le regioni centrali e meridionali.

Nell’area dell’euro, nel 2005 il tasso di disoccupazione è diminuito di tre deci-mi di punto, attestandosi all’8,6 per cento, con un profilo discendente nel corso dell’anno. Nel nostro Paese, l’indicatore è sceso al 7,7 per cento, tre decimi di pun-to in meno rispetpun-to all’anno precedente (Tavola 1.27). In termini destagionalizza-ti, dopo la lieve riduzione della prima metà dell’anno, il tasso di disoccupazione è rimasto stabile nel terzo trimestre, mentre è leggermente cresciuto nel quarto. Il rapporto tra i disoccupati e le forze di lavoro è diminuito in misura maggiore per la componente femminile rispetto a quella maschile con un nuovo avvicinamento tra i tassi di disoccupazione specifici, pari nel 2005 rispettivamente al 10,1 e al 6,4 per cento. Nelle regioni meridionali la diminuzione del tasso di attività ha contri-buito al calo del tasso di disoccupazione (-0,7 punti percentuali). Questo, associa-to a quello più modesassocia-to del Centro (-0,1 decimi di punassocia-to) e alla stabilità dell’in-dicatore nel Nord, ha ulteriormente ridotto il divario territoriale. Tuttavia, il tasso di disoccupazione del Mezzogiorno rimane quasi tre volte più elevato rispetto a quello delle restanti aree del Paese.

Ripartizioni geografiche

Migliaia Var. % Migliaia Var. % Migliaia Var. % Migliaia Var. % Migliaia Var. % Agricoltura 158 2,3 200 -8,6 127 -4,8 462 -4,4 947 -4,3 Industria 2.425 1,6 1.764 2,0 1.222 -0,1 1.530 0,1 6.940 1,0 In senso stretto 1.895 0,7 1.377 1,4 870 -3,7 886 -0,7 5.028 -0,2 Costruzioni 530 4,8 387 4,3 352 10,0 644 1,2 1.913 4,4 Servizi 4.115 1,2 2.915 1,3 3.226 1,4 4.419 0,0 14.675 0,9 Totale 6.697 1,3 4.879 1,1 4.575 0,8 6.411 -0,3 22.563 0,7 Agricoltura 42 9,9 53 2,2 56 27,5 285 1,3 436 4,9 Industria 1.952 3,2 1.408 2,4 919 0,6 1.185 1,2 5.464 2,1 In senso stretto 1.638 1,8 1.193 1,8 715 -2,6 732 0,3 4.278 0,8 Costruzioni 314 11,4 215 5,5 203 13,9 453 2,7 1.186 7,3 Servizi 2.957 3,0 2.101 4,2 2.340 3,2 3.235 1,2 10.633 2,7 Totale 4.950 3,2 3.562 3,4 3.315 2,8 4.706 1,2 16.534 2,6 Agricoltura 116 -0,2 147 -12,0 71 -20,7 177 -12,2 511 -11,0 Industria 473 -4,7 356 0,6 303 -2,3 345 -3,8 1.476 -2,8 In senso stretto 257 -5,7 184 -1,4 155 -8,5 154 -5,6 750 -5,3 Costruzioni 216 -3,5 172 2,8 148 5,1 191 -2,3 727 -0,1 Servizi 1.158 -3,3 814 -5,5 886 -3,0 1.184 -3,2 4.042 -3,6 Totale 1.747 -3,5 1.317 -4,7 1.260 -4,0 1.706 -4,3 6.029 -4,1 TOTALE INDIPENDENTI DIPENDENTI Italia Nord-ovest Nord-est Centro Mezzogiorno

SETTORI

Tavola 1.26 - Occupati per ripartizione geografica, posizione e settore di attività economica - Anno 2005 (valo-ri assoluti in migliaia e va(valo-riazioni percentuali (valo-rispetto all’anno precedente)

Dopo la flessione del 2004, il tasso di disoccupazione per i giovani in età compresa tra 15 e 24 anni è tornato ad aumentare (+0,4 punti percentuali), por-tandosi nel 2005 al 24,0 per cento. L’incremento è stato maggiore per la com-ponente maschile e ha riguardato Nord e Mezzogiorno. Il tasso di disoccupazio-ne di lunga durata è invece leggermente diminuito (-0,1 punti percentuali), por-tandosi al 3,7 per cento.

L’offerta di lavoro − cioè la somma di occupati e persone in cerca di

occupa-zione − è aumentata nel 2005 dello 0,4 per cento (+87 mila unità). Come per

l’oc-cupazione, la crescita delle forze di lavoro sconta l’effetto delle nuove iscrizioni in anagrafe dei cittadini stranieri regolarizzati. All’incremento dello 0,6 per cento della componente maschile si è contrapposta la flessione dello 0,1 per cento di quella femminile. A livello territoriale, l’ampliamento dell’offerta ha riguardato il Nord e il Centro (rispettivamente +1,2 e +0,7 per cento rispetto a 2004), mentre il numero delle persone attive sul mercato del lavoro è calato dell’1,2 per cento nel Mezzogiorno.

Come nell’anno precedente, anche nel 2005 l’aumento dell’offerta è stato più contenuto rispetto a quello della popolazione residente, con una nuova riduzione della partecipazione al mercato del lavoro. Nella classe di età tra 15 e 64 anni il tas-so di attività è diminuito di due decimi di punto, attestandosi al 62,4 per cento. La flessione dell’indicatore ha riguardato sia la componente maschile sia, con maggio-re intensità, quella femminile. A livello territoriale, invece, il consistente calo maggio- regi-strato nelle regioni meridionali (-0,8 punti percentuali), contrapponendosi a una stabilità in quelle centrali e a una crescita in quelle settentrionali (+0,2 punti per-centuali), ha determinato un ulteriore allargamento del divario tra il Mezzogiorno e le restanti aree del Paese in termini di partecipazione al mercato del lavoro.

L’evoluzione delle retribuzioni ha registrato nel 2005 un lieve rallentamento: nel totale dell’economia, le retribuzioni lorde per unità di lavoro (Ula) misurate nell’ambito delle stime di contabilità nazionale hanno segnato un aumento annuo del 3,1 per cento, lievemente inferiore a quello del 2004 (3,3 per cento) e in linea con quello delle retribuzioni contrattuali (Figura 1.18).

L’andamento complessivo è la risultante di dinamiche retributive settoriali più divaricate di quelle registrate l’anno precedente. Nell’agricoltura, le retribuzioni lorde per Ula sono aumentate del 4,8 per cento, con una forte accelerazione

ri-Forze di lavoro in crescita grazie agli stranieri regolarizzati

Valori Variazioni Valori Variazioni Valori Variazioni Valori Variazioni Valori Variazioni

% % % % % % % % % % Maschi 3,2 -0,2 2,8 0,3 4,9 0,1 11,4 -0,6 6,2 -0,2 Femmine 6,0 -0,1 5,6 -0,2 8,3 -0,4 19,6 -0,9 10,1 -0,5 Totale 4,4 -0,1 4,0 0,1 6,4 -0,1 14,3 -0,7 7,7 -0,3 Maschi 11,9 -1,1 9,2 1,3 18,4 0,9 34,8 2,0 21,5 0,8 Femmine 17,9 2,6 14,0 0,1 24,8 -1,1 44,6 0,0 27,4 0,2 Totale 14,6 0,5 11,3 0,7 21,1 -0,2 38,6 1,0 24,0 0,4 Maschi 1,0 -0,1 0,7 0,1 2,1 0,0 6,1 0,0 2,8 0,0 Femmine 2,5 -0,1 1,9 0,2 3,8 -0,1 11,6 -0,6 5,1 -0,3 Totale 1,6 -0,1 1,2 0,1 2,8 0,0 8,0 -0,2 3,7 -0,1 Italia Mezzogiorno

Nord-ovest Nord-est Centro SESSO

Ripartizioni geografiche

TOTALE

15-24 ANNI

DI LUNGA DURATA

Tavola 1.27 - Tasso di disoccupazione per ripartizione geografica e sesso - Anno 2005

(valori percentuali e variazioni percentuali rispetto all’anno precedente)

In attesa di rinnovo circa un terzo dei

Nel documento RAPPORTO ANNUALE (pagine 73-89)