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La congiuntura economica nel 2005

Nel documento RAPPORTO ANNUALE (pagine 34-47)

L’'espansione mondiale è sostenuta 0 4 8 12 1985 1990 1995 2000 2005 16 20 24 28

Pil Ppa Pil Pdm

Investimenti in % sul Pil (scala di destra) Commercio mondiale di beni e servizi

Fonte: Fmi, World economic outlook database (aprile 2006)

Figura 1.1 - Mondo: andamento del prodotto interno lordo, del commercio interna-zionale di beni e servizi e degli investimenti - Anni 1985-2005 (variazio-ni e quote percentuali)

Lo sviluppo delle principali componenti della domanda è stato favorito da con-dizioni finanziarie di segno espansivo, nonostante i rialzi dei tassi di interesse di ri-ferimento avvenuti nelle maggiori economie avanzate: secondo le stime del Fondo monetario internazionale, i tassi reali di interesse di lungo periodo nel 2005 sono ulteriormente diminuiti su scala mondiale (dall’1,7 all’1,3 per cento), collocando-si al livello minimo dal 1980. In particolare, il rialzo dei tascollocando-si di interesse a breve avviato negli Stati Uniti non è stato seguito, se non limitatamente, dalle altre mag-giori banche centrali e non ha inciso sui rendimenti reali di medio e lungo perio-do. Inoltre, i premi di rischio sui titoli pubblici dei paesi emergenti sono scesi ul-teriormente, anche grazie al miglioramento della situazione debitoria di paesi qua-li Brasile, Argentina, Messico e Russia. L’inflazione, infine, è aumentata solo mar-ginalmente (3,8 per cento dal 3,7 del 2004), nonostante i notevoli rincari dei pro-dotti energetici.

L’espansione dell’economia mondiale, come già negli anni precedenti, ha regi-strato un’intensità diseguale tra le diverse aree geoeconomiche (Tavola 1.1). Per quel che riguarda le economie avanzate, si è manifestato un leggero rallentamento della crescita negli Stati Uniti, un consolidamento della ripresa in Giappone e un nuovo marcato indebolimento dell’attività nell’area dell’euro. I tassi di sviluppo si sono mantenuti molto elevati nelle grandi economie continentali: la Cina è cre-sciuta del 9,9 per cento, l’India dell’8,3 per cento e la Russia del 6,4. Anche grazie alla risalita delle quotazioni delle materie prime, la crescita è rimasta sostenuta nel-le economie emergenti e in via di sviluppo, pur con un lieve ralnel-lentamento rispet-to al 2004 e con differenze ampie tra i singoli paesi.

L’andamento complessivo dell’economia mondiale, trainato come già negli an-ni precedenti dall’espansione di Stati Uan-niti e Cina, è rimasto sostenuto lungo tut-to il corso del 2005. Nelle maggiori economie avanzate, alla crescita robusta del-l’attività della prima parte dell’anno è seguito un rallentamento nella seconda, con intensità diversa tra le aree; nei primi mesi del 2006 sono emersi segnali di recu-pero. Tra i fattori che hanno influenzato il profilo temporale della crescita, l’ele-mento di tensione più importante è stata l’evoluzione dei prezzi dell’energia. La tendenza all’aumento delle quotazioni petrolifere, in atto dal 2003, è proseguita anche nel 2005 e nei primi mesi del nuovo anno, per l’effetto congiunto del

dina-2002 2003 2004 2005 Mondo (a) 1,8 2,7 4,0 3,4 Economie avanzate 1,6 2,0 3,3 2,7 Uem 0,9 0,7 2,0 1,3 Stati Uniti 1,6 2,7 4,2 3,5 Giappone 0,1 1,8 2,3 2,7

Paesi asiatici di nuova industrializzazione 5,3 3,2 5,8 4,6

Altre 3,8 2,5 4,6 3,7

Paesi in via di sviluppo 5,1 6,7 7,6 7,2

Africa 3,6 4,6 5,5 5,2

Europa centrale e dell'Est 4,4 4,7 6,5 5,3 Comunità degli stati indipendenti (Csi) 5,3 7,9 8,4 6,5

- Russia 4,7 7,3 7,2 6,4

Paesi asiatici in via di sviluppo 7,0 8,4 8,8 8,6

- Cina 9,1 10,0 10,1 9,9

- India 4,2 7,2 8,1 8,3

Medio Oriente 4,3 6,6 5,4 5,9

America Latina 0,0 2,2 5,6 4,3

Prodotto interno lordo PAESI

Tavola 1.1 - Crescita del Pil a prezzi costanti per area geoeconomica e in alcuni paesi - Anni 2002-2005 (variazioni percentuali)

Fonte: Fmi, World economic outlook database (aprile 2006) (a) Variazioni del Pil reale misurate a tassi di cambio correnti. Ampie differenze

tra le diverse aree del mondo

mismo della domanda (da 79 milioni di barili al giorno nel 2003 a 82 nel 2004, a 83 nel 2005) e dell’accresciuta rigidità dell’offerta di greggio e carburanti. Que-st’ultimo fattore si è riflesso anche in un’elevata volatilità dei prezzi rispetto a even-ti negaeven-tivi e rischi potenziali, quali i danneggiameneven-ti agli impianeven-ti nel Golfo del Messico causati dall’uragano Kathrina in agosto o, più recentemente, le ipotesi di interruzioni delle forniture da Iran e Nigeria. Il prezzo del barile per il brent con consegna a un mese, di riferimento per il mercato europeo, è salito da 38,2 dolla-ri nella media del 2004 fino a oltre 65 dolladolla-ri ad agosto, per attestarsi su una me-dia di 54,4 dollari nel 2005. Il prezzo ha superato i 70 dollari ad aprile. Nel corso del 2005, inoltre, per l’area dell’euro e per il Giappone la rilevanza di questi au-menti è stata accentuata da un apprezzamento del dollaro che è stato superiore al 15 per cento tra l’inizio e la fine dell’anno, e che ha annullato il movimento op-posto manifestatosi nel 2004.

Nonostante un aumento dell’incidenza dei consumi petroliferi sul Pil mondia-le ai prezzi di mercato, stimabimondia-le in prima approssimazione in circa 0,4 punti per-centuali nel 2004 e 0,9 nel 2005, l’impatto dei rincari nel settore energetico e del-le altre materie prime sulla crescita e sui prezzi finali è stato generalmente conte-nuto. Nelle maggiori economie avanzate, l’inflazione al consumo al netto dell’e-nergia è rimasta stabile, nonostante i rincari nei prezzi alla produzione. L’aumen-to del grado di concorrenza dei mercati derivante dal processo di globalizzazione produttiva e finanziaria sembra aver avuto un ruolo di contenimento degli impul-si sui prezzi, rendendo posimpul-sibile anche il mantenimento di tasimpul-si d’interesse reali moderati. Resta aperto il rischio che, a fronte del permanere di quotazioni dell’e-nergia molto elevate, la sterilizzazione dell’impatto inflazionistico si riveli di natu-ra temponatu-ranea.

Come già accennato, l’orientamento della politica monetaria è rimasto di se-gno moderatamente espansivo non solo in Europa – dove i tassi reali a breve re-stano bassi – ma anche negli Stati Uniti, caratterizzati da un’attività economica as-sai più vivace. In questo caso, dopo il quindicesimo aumento consecutivo dei tas-si di riferimento (saliti al 4,75 per cento) deciso alla fine di marzo, i tastas-si a breve hanno raggiunto quelli a più lungo termine; questi ultimi, tuttavia, si collocano ancora sui livelli del 2002. Questa situazione ha contribuito a finanziare il disa-vanzo statunitense con l’ampliarsi del differenziale nei rendimenti a breve rispetto a Uem e Giappone, senza però effetti depressivi sull’attività.

L’economia statunitense nel 2005 è cresciuta del 3,5 per cento (Tavola 1.2), con un lieve rallentamento rispetto all’anno precedente (4,2 per cento). La prosecuzio-ne dell’espansioprosecuzio-ne è stata alimentata dal permaprosecuzio-nere di una domanda interna robu-sta, anche se meno sostenuta rispetto al 2004. Per converso, il contributo negativo alla crescita delle esportazioni nette si è ridotto a 0,4 punti percentuali. Nei primi tre trimestri dell’anno, il tasso di crescita congiunturale del Pil si è mantenuto tra lo 0,8 e l’1,0 per cento. Nell’ultimo trimestre è sceso allo 0,4 per cento, risentendo in larga parte di fattori di natura temporanea (Figura 1.2). In particolare, la frena-ta nella crescifrena-ta dei consumi delle famiglie (0,2 per cento in termini congiuntura-li) è ascrivibile quasi per intero al calo negli acquisti d’automobili al termine degli incentivi offerti dai produttori; il parallelo venir meno del sostegno dei consumi collettivi (-0,4 per cento) è invece frutto della frenata nella spesa militare corrente. La domanda per investimenti è complessivamente rimasta tonica e, in media d’an-no, ha offerto un contributo alla crescita pari a 1,5 punti percentuali. Nel 2005 il rallentamento nell’accumulo di scorte da parte delle imprese ha comportato una sottrazione di 0,3 punti percentuali alla crescita del Pil, ma in corso d’anno ha compensato le oscillazioni delle altre componenti della domanda: a un contributo negativo di 0,6 punti percentuali nel secondo trimestre se ne è contrapposto uno positivo di mezzo punto nell’ultimo. L’andamento delle esportazioni si è mante-nuto robusto lungo tutto il corso dell’anno, nonostante l’apprezzamento del

cam-… ma l'impatto sull'inflazione è contenuto Usa: crescita sostenuta della domanda interna Continua ad aumentare il costo dell'energia…

bio, con una crescita in volume del 6,9 per cento, lievemente superiore a quella del-l’import (+6,3 per cento). La dinamica congiunturale delle importazioni, modera-ta nei primi tre trimestri, ha segnato un’accelerazione nell’ultimo.

L’espansione della produzione del settore industriale, che nel 2004 aveva recu-perato il livello del precedente massimo ciclico, è proseguita a un ritmo superiore al 3,0 per cento anche nel 2005, segnando poi una pausa nei primi mesi del nuo-vo anno. Il clima di fiducia delle imprese è invece migliorato anche nel primo tri-mestre del 2006.

All’inizio del 2006, la dinamica del Pil si è nuovamente rafforzata, con una cre-scita congiunturale pari all’1,2 per cento, trainata dalla marcata accelerazione dei consumi privati e degli investimenti. Contemporaneamente, si è registrato un au-mento tendenziale dell’8,3 per cento delle vendite al dettaglio e un miglioramen-to del clima di fiducia dei consumamiglioramen-tori, favorimiglioramen-to dall’ulteriore espansione dell’oc-cupazione; questa in marzo ha segnato un incremento tendenziale del 2,2 per cen-to. Contestualmente, il calo di disoccupazione è ulteriormente diminuito, al 5,1 per cento nella media del 2005 (-0,4 punti percentuali rispetto al 2004) ed è poi sceso fino al 4,7 per cento (al netto della stagionalità) a marzo del nuovo anno.

L’espansione economica e i rincari dei prodotti energetici hanno determinato una limitata accelerazione dei prezzi: a febbraio del 2006 il tasso di inflazione è ri-sultato del 3,6 per cento, in leggera diminuzione rispetto a gennaio, mentre la componente di fondo (vedi glossario) è rimasta stabile al 2,1 per cento. L’aumen-to del cosL’aumen-to del petrolio ha anche avuL’aumen-to riflessi negativi sul deficit commerciale, che è salito dal 5,3 per cento del Pil nel 2004 al 5,8 per cento nel 2005, conti-nuando a rappresentare il più importante fattore di squilibrio dell’economia sta-tunitense.

L’economia giapponese ha registrato nel 2005 un limitato rafforzamento del ritmo di crescita del Pil (dal 2,3 dell’anno precedente al 2,7 per cento), con un maggiore equilibrio tra le diverse componenti della domanda. Mentre nel 2004 la crescita era stata molto irregolare e sostenuta solo dai consumi e dalle

espor-Giappone: si consolida la ripresa -3 -2 -1 0 1 2 3 4 5 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 Uem Stati Uniti Giappone

Fonte: Eurostat

Figura 1.2 - Pil a prezzi costanti nell’Uem, negli Stati Uniti e nel Giappone - Anni 1996-2005 (variazioni percentuali rispetto al corrispondente trimestre del-l’anno precedente)

tazioni, lo scorso anno la ripresa ha guadagnato continuità. I consumi delle fa-miglie, in particolare, hanno offerto un apporto alla crescita del Pil pari a 1,2 punti percentuali e, anche grazie al miglioramento delle attese sul mercato del lavoro, hanno registrato una progressiva accelerazione (nel quarto trimestre la variazione tendenziale è stata del 3,5 per cento) che sembra concluderne la lun-ga fase di stagnazione. Anche gli investimenti nel 2005 hanno fornito un ap-porto sostanziale alla crescita (0,8 punti percentuali), con una dinamica vivace soprattutto nella prima parte dell’anno. Il buon andamento dell’interscambio tra i paesi asiatici ha favorito un’ulteriore espansione delle esportazioni, dopo il risultato eccezionale del 2004. In base d’anno, la domanda estera netta ha con-tribuito alla dinamica del Pil per 0,3 punti percentuali, ma l’impulso è stato par-ticolarmente robusto nell’ultimo trimestre, favorendo un’accelerazione nella cre-scita del Pil (1,3 per cento in termini congiunturali). La ripresa dei consumi ha sostenuto il progressivo superamento delle tendenze deflazionistiche: a febbraio del 2006 i prezzi al consumo sono aumentati per il quarto mese consecutivo, fa-cendo risalire il relativo tasso di variazione tendenziale a più 0,4 per cento. No-nostante l’espansione dell’economia, l’attività industriale ha segnato nel 2005 un netto rallentamento, con una crescita della produzione limitata all’1,3 per cento (5,5 per cento l’anno precedente). Tuttavia già nella parte finale dell’anno è emerso un recupero e a febbraio 2006 si è registrato un aumento tendenziale del 3,9 per cento. All’inizio del nuovo anno i segnali congiunturali appaiono po-sitivi e, in particolare, si osserva un andamento favorevole dell’occupazione e dei redditi delle famiglie, nonché un miglioramento delle intenzioni di investimen-to da parte delle grandi imprese.

L’area dell’euro ha registrato lo scorso anno un significativo indebolimento del-l’attività, con un andamento disomogeneo tra le maggiori economie (ancora soste-nuto in Spagna, moderato in Francia e Germania, stagnante in Italia). Per il com-plesso dell’Uem, il tasso di crescita del Pil è sceso dal 2,0 per cento del 2004 all’1,3 per cento, con un profilo piuttosto discontinuo in corso d’anno. Nel primo trime-stre, il Pil è aumentato dello 0,3 per cento in termini congiunturali, risentendo del-la prosecuzione deldel-la fase di debolezza deldel-la domanda interna che già aveva caratte-rizzato l’ultima parte del 2004. La crescita ha manifestato un’accelerazione nei suc-cessivi due trimestri (con incrementi dello 0,4 e dello 0,7 per cento) per poi subire un nuovo rallentamento (0,3 per cento) in chiusura d’anno. Questo profilo ha ri-calcato, in buona misura, quello dei consumi privati, che dopo un recupero nella parte centrale dell’anno hanno subito una netta frenata nel quarto trimestre. Anche la spinta espansiva dei consumi collettivi e degli investimenti si è concentrata nella fase centrale dell’anno, attenuandosi marcatamente nell’ultimo trimestre, che è sta-to peraltro caratterizzasta-to da un apporsta-to negativo delle esportazioni nette.

Nella media del 2005, al rallentamento dell’attività ha contribuito fortemente l’annullamento dell’apporto derivante dall’accumulo di scorte di prodotti finiti da parte delle imprese, che l’anno precedente era risultato pari a più 0,4 punti per-centuali. A ciò si è aggiunto il peggioramento del saldo in volume dei flussi con l’e-stero, dovuto essenzialmente all’indebolimento della crescita delle esportazioni di beni e servizi (dal 6,5 del 2004 al 3,8 per cento): il contributo della domanda este-ra netta è risultato negativo per 0,2 punti percentuali (+0,1 nel 2004). Le altre componenti della domanda hanno, invece, mantenuto una moderata tendenza espansiva. I consumi delle famiglie, pur con qualche perdita di dinamismo (da +1,5 a +1,3 per cento), hanno continuato a fornire un contributo significativo al-la crescita del Pil. All’opposto, i consumi collettivi hanno segnato una leggera ac-celerazione e gli investimenti hanno mantenuto un ritmo di sviluppo superiore a quello complessivo dell’economia (+2,3 per cento come già nel 2004).

Gli aumenti delle quotazioni del petrolio e delle altre materie prime, amplifi-cati dal deprezzamento del cambio, si sono riflessi in una progressiva

accelerazio-Uem: crescita debole e discontinua

ne dei prezzi alla produzione, continuata sino all’inizio del nuovo anno (con un aumento tendenziale del 5,1 per cento a marzo 2006). La dinamica dei prezzi al consumo è invece rimasta quasi stabile: l’incremento medio annuo è passato dal 2,1 per cento nel 2004 al 2,2 nel 2005. A marzo 2006 il tasso di inflazione ten-denziale è ancora risultato pari al 2,2 per cento, mentre si è leggermente ridotta l’inflazione di fondo, scesa all’1,3 per cento dall’1,5 per cento medio annuo regi-strato nel 2005.

Questo quadro si è riflesso sul settore industriale: la produzione per l’insieme dell’Uem è cresciuta dell’1,2 per cento (l’1,9 per cento nel 2004), con un incre-mento derivante principalmente dall’espansione registrata in Germania. Il profilo congiunturale degli indici ha, tuttavia, mostrato un recupero di dinamismo già dal secondo trimestre dell’anno; parallelamente è emerso un graduale miglioramento delle prospettive di ripresa dell’attività per tutte le maggiori economie. L’indice della Commissione europea del clima economico dell’industria ha segnato a parti-re dalla metà del 2005 un progparti-resso costante. Anche il miglioramento del clima di fiducia dei consumatori è stato significativo, sebbene di intensità più modesta di quello relativo alle aspettative delle imprese.

Nonostante l’indebolimento della crescita economica, l’evoluzione del merca-to del lavoro è stata relativamente favorevole: nel terzo trimestre del 2005

l’occu-2002 2003 2004 2005 2002 2003 2004 2005 2002 2003 2004 2005 Italia 0,3 0,0 1,1 0,0 8,6 8,4 8,0 7,7 2,6 2,8 2,3 2,2 Austria 1,0 1,4 2,4 1,9 4,2 4,3 4,8 5,2 1,7 1,3 2,0 2,1 Belgio 1,5 0,9 2,6 1,2 7,5 8,2 8,4 8,4 1,6 1,5 1,9 2,5 Finlandia 2,2 2,4 3,6 2,1 9,1 9,0 8,8 8,4 2,0 1,3 0,1 0,8 Francia 1,2 0,8 2,3 1,5 8,9 9,5 9,6 9,5 1,9 2,2 2,3 1,9 Germania 0,1 -0,2 1,6 0,9 8,2 9,0 9,5 9,5 1,4 1,0 1,8 1,9 Grecia 3,8 4,8 4,7 3,7 10,3 9,7 10,5 9,8 3,9 3,4 3,0 3,5 Irlanda 6,1 4,4 4,5 4,7 4,5 4,7 4,5 4,3 4,7 4,0 2,3 2,2 Lussemburgo 3,6 2,0 4,2 4,2 2,8 3,7 4,8 5,3 2,1 2,5 3,2 3,8 Paesi Bassi 0,1 -0,1 1,7 1,1 2,8 3,7 4,6 4,7 3,9 2,2 1,4 1,5 Portogallo 0,8 -1,1 1,1 0,3 5,0 6,3 6,7 7,6 3,7 3,3 2,5 2,1 Spagna 2,7 3,0 3,1 3,4 11,1 11,1 10,6 9,2 3,6 3,1 3,1 3,4 Uem 0,9 0,7 2,0 1,3 8,3 8,7 8,9 8,6 2,3 2,1 2,1 2,2 Danimarca 0,6 0,7 1,7 3,4 4,6 5,4 5,5 4,8 2,4 2,0 0,9 1,7 Regno Unito 2,0 2,5 3,1 1,8 5,1 4,9 4,7 4,7 1,3 1,4 1,3 2,1 Svezia 2,0 1,7 3,7 2,7 4,9 5,6 6,3 6,3 1,9 2,3 1,0 0,8 Ue15 1,2 1,1 2,3 1,5 7,6 8,0 8,1 7,9 2,1 2,0 2,0 2,1 Cipro 2,1 1,9 3,9 3,8 3,6 4,1 4,7 5,3 2,8 4,0 1,9 2,0 Estonia 7,2 6,7 7,8 9,8 10,3 10,0 9,7 7,9 3,6 1,4 3,0 4,1 Lettonia 6,5 7,2 8,5 10,2 12,2 10,5 10,4 9,0 2,0 2,9 6,2 6,9 Lituania 6,8 10,5 7,0 7,5 13,5 12,4 11,4 8,2 0,3 -1,1 1,2 2,7 Malta 1,5 -2,5 -1,5 2,5 7,5 7,6 7,3 7,3 2,6 1,9 2,7 2,5 Polonia 1,4 3,8 5,3 3,2 19,9 19,6 19,0 17,7 1,9 0,7 3,6 2,2 Repubblica Ceca 1,5 3,2 4,7 6,0 7,3 7,8 8,3 7,9 1,4 -0,1 2,6 1,6 Slovacchia 4,6 4,5 5,5 6,0 18,7 17,6 18,2 16,4 3,5 8,4 7,5 2,8 Slovenia 3,5 2,7 4,2 3,9 6,3 6,7 6,3 6,3 7,5 5,7 3,7 2,5 Ungheria 3,8 3,4 4,6 4,1 5,8 5,9 6,1 7,2 5,2 4,7 6,8 3,5 Unione europea 1,2 1,2 2,4 1,6 8,8 9,0 9,1 8,7 2,1 1,9 2,1 2,2 Stati Uniti 1,6 2,7 4,2 3,5 5,8 6,0 5,5 5,1 1,6 2,3 2,7 3,4 Giappone 0,1 1,8 2,3 2,7 5,4 5,3 4,7 4,4 -0,9 -0,3 0,0 -0,3

Prodotto interno lordo (a) Tassi di disoccupazione (b) Prezzi al consumo (c) PAESI

Tavola 1.2 - Pil a prezzi costanti, tasso di disoccupazione, inflazione nei paesi dell’Unione europea, negli Stati Uniti e in Giappone - Anni 2002-2005

Fonte: Eurostat (a) Variazioni percentuali. (b) Tassi armonizzati, Eurostat.

pazione (come misurata dai conti nazionali) risultava aumentata dello 0,6 per cen-to rispetcen-to allo stesso periodo del 2004. Il tasso di disoccupazione è sceso dall’8,9 per cento della media del 2004 all’8,6 per cento nel 2005, continuando poi a ri-dursi fino all’8,2 per cento di febbraio 2006.

Secondo dati ancora preliminari, il quadro di finanza pubblica per l’insieme dell’Uem è stato improntato a tendenze contrastanti: nonostante l’indebolimento della crescita, l’indebitamento netto della pubblica amministrazione nel 2005 si è ridotto al 2,4 per cento del Pil, dal 2,8 per cento dell’anno precedente e il 3,0 del 2003; all’opposto, il rapporto tra debito e Pil è aumentato per il quarto anno con-secutivo, raggiungendo il 70,8 per cento nel 2005 (69,8 per cento nel 2004). Per il complesso delle altre economie dell’Ue, nel 2005 la crescita ha segnato quasi ovunque un indebolimento, pur mantenendosi complessivamente più elevata ri-spetto ai maggiori paesi dell’Uem. Nel Regno Unito, in particolare, il ritmo di espansione è rallentato dal 3,1 all’1,8 per cento, in ragione di un raffreddamento della dinamica dei consumi e di un aggiustamento molto marcato nel livello delle scorte. È invece migliorato l’andamento della domanda estera netta, grazie al re-cupero dell’export.

1.2 Economia italiana nell’area dell’euro

1.2.1 Prodotto lordo e componenti della domanda

Nel 2005 il Prodotto interno lordo dell’Italia1ha registrato una variazione

nul-la in termini reali, a conferma del prevalere di una situazione stagnante dell’attività e della domanda. Dopo la temporanea ripresa registrata nel 2004, con un incre-mento del Pil dell’1,1 per cento, il risultato dello scorso anno segna il ritorno alla situazione di crescita pressoché nulla che aveva già caratterizzato il 2002 e il 2003. Nell’ultimo quadriennio l’economia italiana ha segnato, nel complesso, un tasso di sviluppo medio annuo pari ad appena lo 0,4 per cento (Tavola 1.3). Nonostan-te il parziale recupero del 2004, si tratta di un lungo periodo di stasi e della perfor-mance peggiore tra i paesi dell’Uem (a eccezione di quella del Portogallo).

La nuova perdita di dinamismo dell’attività economica emersa nel 2005 è da attribuire a tutte le componenti della domanda. In particolare, i consumi delle fa-miglie sono rimasti invariati sullo stesso livello del 2004, e il modesto contributo alla crescita del Pil fornito dai consumi finali nazionali (+0,2 per cento) è intera-mente frutto della spesa in consumi collettivi. Domanda estera netta e investi-menti fissi lordi hanno invece sottratto, rispettivamente, 0,3 e 0,1 punti percen-tuali alla crescita. Per entrambe le componenti si è trattato di un’inversione di ten-denza rispetto al risultato dell’anno precedente. Un apporto positivo, seppure li-mitato (+0,1 per cento), è infine venuto dalla variazione delle scorte.

Il nuovo episodio di arresto della crescita dell’economia del nostro Paese si è in-serito all’interno di un quadro di indebolimento dell’attività diffuso tra i paesi l’area dell’euro. Il differenziale negativo del nostro Paese rispetto all’insieme del-l’Uem, che aveva già raggiunto 0,9 punti percentuali nel 2004, si è ulteriormente allargato, salendo a 1,3 punti percentuali.

Italia: Pil fermo

1

Nel corso dell’ultimo anno, l’Istituto nazionale di statistica ha diffuso sia le nuove stime dei conti economici annuali che includono la revisione generale della contabilità nazionale effettuata in ottem-peranza alle regole comunitarie, sia le nuove serie storiche dei conti economici trimestrali. I nuovi conti incorporano importanti innovazioni nelle definizioni e nelle tecniche di calcolo, la più impor-tante delle quali riguarda l’introduzione del metodo degli indici a catena, per la valutazione in termi-ni reali degli aggregati, con il quale si prendono a riferimento in ciascun anno i prezzi dell’anno pre-cedente (vedi glossario).

Aumenta il debito pubblico

Il rallentamento ha interessato i maggiori paesi dell’area in misura diversificata (Tavola 1.4). In Germania, l’espansione dell’attività economica ha subito nel 2005 una nuova decelerazione, con un tasso di crescita del Pil pari allo 0,9 per cento (1,6 nel 2004). La dinamica dell’attività, rimasta ancora significativamente infe-riore a quella dell’Uem, è stata frenata sia dalla perdurante debolezza dei consumi finali, che hanno segnato per il secondo anno consecutivo una crescita nulla, sia dalla prosecuzione del ristagno nel processo di accumulazione del capitale. All’op-posto, la domanda estera netta ha contribuito alla crescita del Pil in misura signi-ficativa (+0,6 punti percentuali) ma inferiore a quella registrata nel 2004.

In Francia la dinamica dell’attività è rallentata, mantenendosi però lievemente superiore alla media dell’Uem: il tasso di incremento del Pil è sceso nel 2005 all’1,5 per cento (dal 2,3 del 2004). In questo caso, all’opposto della Germania, sono state esclusivamente le componenti della domanda interna ad alimentare la crescita. L’espansione dei consumi è proseguita a ritmi relativamente sostenuti e gli investimenti hanno segnato una moderata accelerazione. Al contrario, l’apporto della domanda estera netta è risultato, come già nel 2004, ampiamente negativo, a causa di uno sviluppo delle esportazioni modesto e nettamente inferiore a quel-lo delle importazioni.

AGGREGATI 2002 2003 2004 2005 Prodotto interno lordo ai prezzi di mercato 0,3 0,0 1,1 0,0

Nel documento RAPPORTO ANNUALE (pagine 34-47)