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4. La gestione pedagogica del Nido

1.1. La prima convenzione

Le trattative tra l’ente morale «Lega del Bene “Nido Vittorio Emanuele III”» e l’Istituto delle FMA si concludono nel 1930 con la firma di una venzione da rispettare in via provvisoria per un anno dalle due parti con-traenti e di fatto valida fino al 1936,1 anno in cui essa viene rinnovata. Pri-ma della firPri-ma definitiva, suor Villa ne aveva redatta un’altra con il consi-glio ispettoriale, ma era stata rifiutata; le FMA devono così accettare le mo-difiche presentate dal Consiglio di Amministrazione.2 Esse consistono nel cambio del referente dell’accordo; nel numero delle suore incaricate, quat-tro sarebbe l’offerta delle salesiane, tre l’esigenza dell’ente; nel ruolo e ne-gli incarichi loro affidati; nell’età dei bambini da accettarsi; nel compenso

1 Suor Francesca Cavagnis, segretaria ispettoriale già dal 1927, nel 1949 manda alla superiora generale le convenzioni del Nido e le fa presente che ne sono state stipulate so-lo due, una in data 1930, l’altra 1936. Cf AGFMA 15(930)31, Lettera di suor Francesca Cavagnis a suor Clelia Genghini, Novara 18 agosto 1949. [Ms. orig., f.a., 1 p., int.: Isti-tuto Figlie di Maria Ausiliatrice. (Opera S. G. Bosco). Ispettoria novarese].

2 Cf AGFMA 15(930)31, Convenzione “dovuta accettare” [1931]. [Ms. f.a. (Vianel-lo e Villa), orig., 1 p.; è presente sempre in AGFMA anche una copia datti(Vianel-loscritta con firme autografe di 2 pp. e con un’aggiunta manoscritta riguardante l’età dei bambini. La stessa, con correzioni autografe di Vianello è in ANIDO: dat. f.a., orig., 2 pp., int.//, prot.//. Copia della Convenzione proposta è conservata in AGFMA: dat. orig., copia semplice, 4 pp., int. //. Anche una copia della Convenzione del 1936 si trova in AGFMA 15(930)31 dat. fto., copia, 2 pp., int.//, prot.//]. Vedi appendice in fondo, doc. nn. 4-5.

delle suore.3

Nella prima convenzione, quella proposta, è indicata come parte con-traente la Martinetti, in qualità di presidente dell’«Ente per l’Assistenza al Fanciullo Abbandonato di Pavia e Provincia»; nella seconda, quella dovuta accettare, invece, è il «Consiglio di amministrazione dell’Ente Morale Lega del Bene per il Nido Vittorio Emanuele III di Pavia», rappresentato dal Pre-sidente Carlo Antonio Vianello mentre per l’Istituto delle FMA compare sempre l’ispettrice Maddalena Villa. Come appare nella Convenzione pro-posta, la Martinetti avrebbe già preso degli accordi previ con il consiglio d’amministrazione della Lega, che le avrebbe consentito di affidare i com-piti dirigenziali ed educativi dell’istituto alle FMA. Nella prima convenzio-ne alle FMA è affidata «la Direzioconvenzio-ne, l’Assistenza ed il Regolare andamen-to»;4 nella seconda il consiglio della Lega assegna alle FMA «la Direzione, l’Amministrazione interna e l’esercizio tutto, disciplinare educativo, mora-le, didattico, religioso del Nido Vitt. E. III secondo le norme dello Statuto della Lega del Bene e i regolamenti, sotto la guida del Consiglio d’Amministrazione, in quanto queste direttive non contrastino con i principi educativi del B. Fondatore D. Bosco».5

3 Lo stipendio annuo per le suore secondo la convenzione da loro presentata avrebbe dovuto essere di L. 1.500 ciascuna («nette di ricchezza mobile e di qualsiasi tassa impo-nibile, a trimestri anticipati»); gratuiti o a carico dell’amministrazione avrebbero dovuto essere anche l’alloggio, le cure mediche e le medicine, i generi alimentari, il servizio re-ligioso delle suore e dei bambini (stipendio del cappellano e arredamento della cappel-la). Cf Convenzione proposta.

4 L. cit.

5 Convenzione “dovuta accettare”. Non è possibile un confronto diretto tra statuto e convenzioni perché lo statuto si riferisce alla Lega e non al Nido: ci sono solo alcune in-dicazioni di genere, ma non norme precise per quanto riguarda il personale, lo stile edu-cativo, od eventuali altri elementi per cui avvalersi da entrambe le parti per eventuali chiarificazioni. Per quanto riguarda le FMA, è da tener presente che siamo in un periodo di richiamo esplicito allo spirito salesiano, specialmente del sistema educativo preventi-vo. Esso si basa sulla pratica adottata da don Bosco, il quale pubblicò nel 1877 alcune pagine dal titolo Il sistema preventivo nella educazione della gioventù. Esso intende

«prevenire in età evolutiva le deviazioni e gli errori» piuttosto che reprimerli poi; ri-guarda tutto l’impegno educativo: dalla prevenzione assistenziale a quella educativa, promuovendo e contribuendo alla crescita in umanità degli educandi. «Si attua con l’assistenza benefica educativa, sorretta dalla dedizione generosa degli educatori e dalla fiducia degli educandi. Ne sono atmosfera naturale l’amore-“amorevolezza” e l’amicizia, integrate dalla ragione-ragionevolezza che investono programmi, disciplina, avvisi, correzioni. La prevenzione si realizza in forma privilegiata in comunità struttura-te e ispirastruttura-te al regime e al clima della famiglia». BRAIDO Pietro, Sistema preventivo, in PRELLEZO José Manuel - NANNI Carlo - MALIZIA Guglielmo (a cura di), Dizionario di

Il richiamo esplicito al sistema preventivo salesiano è caratteristico dei tempi, perché nonostante il fascismo dal 1927 incomba su tutte le scuole e su ogni ambiente, lo spirito di don Bosco può essere considerato come ge-neralmente autorizzato dal ministero. Non esistono studi che possano atte-stare il rapporto che esiste tra Figlie di Maria Ausiliatrice e regime fascista.

Si può supporre, visto il legame fra le due congregazioni salesiane, che le FMA abbiano seguito la scia della congregazione maschile.6 I salesiani, esplicitamente intenti al solo fatto educativo, non si inseriscono attivamente nei problemi politici sia per quanto dichiarano le loro Costituzioni,7 sia per-ché il coinvolgimento diretto non è ritenuto conforme allo spirito educativo salesiano.

Di fronte agli interventi del regime nell’ambito educativo e formativo, i salesiani preferiscono mantenere l’appoggio delle autorità pubbliche e dei ceti dirigenti, per non dover chiudere scuole, oratori e associazioni.8

L’effi-Scienze dell’Educazione, Roma, Libreria Ateneo Salesiano 1997, 1023-1026; cf ID. (a cura di), Don Bosco educatore. Scritti e testimonianze, Roma, Libreria Ateneo Salesiano 19973; ID., Breve storia del sistema preventivo, Società Editrice Internazionale 1993;

Regolamento per le case della Società di San Francesco di Sales, in BOSCO Giovanni, Opere edite XXIX, Roma, Libreria Ateneo Salesiano 1977, 97-196; Manuale-Regola-menti…1929, sezione I, Il Sistema Preventivo nell'educazione della gioventù, art. 127-143, sezione II, Norme generali per l'applicazione del Sistema Preventivo, art. 196-214.

6 I salesiani costituiscono la prima congregazione religiosa fondata da don Bosco, anteriore a quella delle FMA. Nel corso della storia si è conservato il legame ideale tra i due Istituti, accomunati dal carisma e dalla sollecitudine educativa, per cui si può ipotiz-zare una certa tendenza comune nell’agire anche verso il regime. Sul rapporto tra sale-siani e fascismo si veda lo studio indiretto: STELLA Pietro, La canonizzazione di don Bo-sco tra fascismo e universalismo, in TRANIELLO Francesco (a cura di), Don Bosco nella storia della cultura popolare, Torino, Società Editrice Internazionale 1987, 359-382;

ID., Le feste della beatificazione e canonizzazione fra universalismo e fascismo, in ID., Don Bosco nella storia della religiosità. La canonizzazione (1888-1934) III, Roma, LAS 1988, 235-268.

7 Cf Costituzioni della Società di S. Francesco di Sales. Precedute dall’introduzione scritta dal fondatore sac. Giovanni Bosco, Torino, Società Editrice Internazionale 1923, art. 14.

8 Il clima sociale è reso particolarmente rigido anche a causa del DL del 9 aprile 1928, n. 656: «Per assicurare il raggiungimento delle finalità che la legge istitutiva del-l’Opera Nazionale Balilla si prefigge, è vietata, a decorrere dall’entrata in vigore del presente decreto, qualsiasi formazione od organizzazione anche provvisoria, che si pro-ponga di promuovere l’istruzione, l’avviamento a professione, arte o mestiere, o in qua-lunque altro modo, l’educazione fisica, morale o spirituale ai giovani eccettuate le for-mazioni od organizzazioni facenti capo all’Opera Nazionale Balilla. I Prefetti, entro trenta giorni dall’entrata in vigore del presente decreto, ordinino lo scioglimento di tutte

cacia della strategia è provata dal fatto che essi acquistano sempre più pre-stigio per le opere educative, tanto che nel 1934 per la canonizzazione di don Bosco tutte le autorità partecipano ai festeggiamenti. Don Bosco è esal-tato dal Papa come apostolo della gioventù; dai fascisti, in Campidoglio, per la sua ‘italianità’, che viene da essi trasformata in “romanità”.9

Questa capacità di destreggiarsi e di adattarsi al clima politico influisce anche sulle FMA, che forti della stima e della risonanza del carisma sale-siano presso il regime esprimono liberamente e apertamente la loro confes-sione pedagogica, come qualità irrinunciabile, tanto da essere sempre pre-sente in modo esplicito nelle convenzioni o nei regolamenti.

Nella Convenzione proposta gli incarichi risultano molto dettagliati; più precisamente in essa emerge la figura della direttrice come l’unica che rice-ve ordini e disposizioni solo dalla presidente o da persona da essa autorizza-ta, per trasmetterli poi al personale. Nella Convenzione dovuta accettare, invece, cambia il mandante delle disposizioni, che diventa il consiglio del-l’ente morale, e solo la direttrice sarà sempre il punto di riferimento. Nella convenzione delle suore compare il limite di età dei bambini: da un minimo di due anni e mezzo, per l’accettazione, fino ad un massimo di dieci anni, per la loro permanenza; indeterminata è l’età di dimissione delle bambine che «verrà stabilita volta per volta dall’Amministrazione della locale “Lega del Bene”».10 Nella convenzione finale, al contrario, compare non il limite di età, ma quello del numero delle presenze dei bambini in rapporto a quello del personale: tre suore ed un’aiutante laica fino a trenta bambini; «dai 30 ai 45, numero massimo previsto, si deciderà, d’accordo con la Direttrice, di aggiungere o una suora o una laica».11

Nella convenzione proposta la figura della direttrice occupa un posto centrale e di piena autonomia, ed è coadiuvata dalle suore che, subordina-tamente a lei, «cureranno l’ordine, la pulizia, l’igiene della Casa e dei Bam-bini, attenderanno alla cucina, alla guardaroba, alla dispensa ecc.».12

le formazioni od organizzazioni comprese nel divieto di cui al precedente comma».

9 Gli onori del Campidoglio, in Bollettino Salesiano (1934)58, 184-186. L’italianità attribuita a don Bosco, che lo rende “il più italiano dei santi”, come lo definisce De Vec-chi nel suo discorso al Campidoglio, è da riallacciarsi alla propaganda fascista e al mo-vimento cattolico italiano, che tendono ad assumere toni nazionalistici. Entrambi, infatti, assumono il linguaggio del santo, che tra l’altro aveva scritto una “Storia d’Italia”, e il cui senso di “patriottismo” fu riconosciuto nella fondazione di opere missionarie.

10 Convenzione proposta.

11 L. cit.; cf Convenzione “dovuta accettare”.

12 Convenzione proposta. La direttrice compare come la «responsabile del buon

L’autonomia, che le religiose vorrebbero mantenere, si manifesta anche nel-la libertà attribuita all’ispettrice di cambiare e di rimuovere il personale senza obbligo di preavviso.13 Nella convenzione dovuta accettare, invece, tali facoltà sono notevolmente limitate, a favore di un maggiore controllo da parte dell’amministrazione.