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4. La gestione pedagogica del Nido

2.1. Il Nido nel biennio “Toscani”

Nonostante la penuria documentaria del biennio 1928-30, alcuni spunti e notizie utili, soprattutto per il 1930, indicano la direzione verso cui si avvia l’istituzione. Sul periodo anteriore alla nascita del Nido esiste una sola Re-lazione che descrive molto sobriamente la vita dell’Ente.32 Dalla cronaca dei giornali locali si apprende che i membri della Lega proseguono la ricer-ca di sovvenzioni: pesche di beneficenza, cui contribuisce sia la popolazio-ne con «doni di vero valore artistico ed intrinseco» ed offerte, sia le «signo-re e signorine che con tanto cuo«signo-re e sollecitudine p«signo-restarono la loro ope-ra»;33 intestazione di lettini;34 piccole o cospicue oblazioni; le offerte in

na-30 L. cit.

31 Ancora nel 1959, per ricordare la Martinetti, «fondatrice della Lega del Bene, sempre viva ed ispiratrice delle opere e dei propositi del nostro Nido d’Infanzia Abban-donata», in un giornale locale, Il Reggisole, Augusto Vivanti espone brevemente il rag-giungimento della «grande ed attesa affermazione» del Nido. Probabilmente l’autore non ha altra fonte storica che la Relazione…1925, o non era sua intenzione tracciare lo svi-luppo dell’opera, perché si sofferma a descriverla allo stato del 1959. VIVANTI Augusto, Da un granello di senapa. Nido per l’infanzia, in Il Reggisole [febbraio 1959], 12s.

32 La Relazione…1928-33 prende in rapida considerazione il quinquennio 1928-33;

non è particolareggiata come le anteriori, e tra l’altro, su poco più di tre pagine, la prima richiama brevemente la storia della Lega. Cf Relazione…1928-33, 1-4.

33 Una grande Pesca di Beneficenza pro infanzia abbandonata, in La Provincia Pa-vese 5 maggio 1929; Beneficenza. Il Comitato della Lega del Bene Vittorio Emanuele III, in La Provincia Pavese 14 giugno 1929.

34 Cf Beneficenza. Il Comitato della Lega del Bene Vittorio Emanuele III, in La Pro-vincia Pavese 13 gennaio 1929.

tura (polli, sacchi di riso e di farina, bottiglie di vino e dolci per festeggiare il Natale con i bambini, ecc.). Al finanziamento del Nido partecipano nume-rosi comuni, come quello di Pavia, di Albuzzano, di Torre del Monte, di Carbonara, di Vigevano; gli impiegati di alcune associazioni, come il Fa-scio Femminile, le signore della Croce Rossa, la Federazione Fascista, la Federazione Provinciale Fascista Agricoltori, le Fonderie Necchi, la Società per Azioni Moncalvi; negozianti di farmacia, di sartoria, di trattoria. Si continua a sensibilizzare anche «i bambini fortunati a portare il loro obo-lo» per poter «acquistare uno stabile più ampio a disposizione di tanti altri fratellini bisognosi per cure morali e materiali».35

Il Nido inaugurato nella primavera del 1928, sotto la direzione della si-gnorina Dina Toscani, è un piccolo edificio, che ospita i primi sedici bam-bini; già l’anno successivo si dimostra incapace di accoglierne un numero maggiore. Nel 1929, infatti, il numero dei bimbi sale a diciotto,36 acuendo l’esigenza di una sede più adatta. La calda simpatia della cittadinanza inco-raggia la raccolta di fondi per una costruzione più ampia, come attesta l’avvocato Carlo Antonio Vianello: «Vedemmo salire le nostre entrate a L.

45.736,40 che, dedotte le spese in L. 28.117,95 fecero salire il nostro capi-tale, a fine d’anno, a L. 123.897,05. Ci sentivamo ormai maturi per un pas-so più coraggiopas-so».37 L’amministratore, infatti, s’interessa per uno stabile più spazioso. Trovatolo, nel marzo del 1930, cerca e confronta vari preven-tivi a causa di incertezze sui restauri e incontra dei tecnici per una consu-lenza.38

Gli sforzi per portare a compimento il passo coraggioso giungono a buon termine con l’acquisto dello stabile di Via Alzaia Sinistra di Porta Ga-ribaldi N. 1, «affrontando una spesa ingentissima per la compera, la rifab-brica, l’ampliamento l’attrezzatura e l’arredamento dell’edificio». La spesa della compera ammontò a L. 125.000.

Già nell’ottobre del 1930, si legge nella Relazione, «vi portammo i no-stri piccoli il cui numero saliva già a trenta».39

Prima del trasferimento, l’attività del Nido comincia ad essere conosciu-ta nella provincia e riscuote interesse in qualche autorità dei comuni

limi-35 Una grande Pesca 5 maggio 1929.

36 Cf Relazione…1928-33, 2.

37 L. cit.

38 Cf ANIDO, Lettera di Carlo Antonio Vianello (amministratore) alla Signora Ma-rici, [s.l.] 22 marzo 1930. [Ms. orig. f.a., 2 pp., prot. n. 19 (22.3.1930), int.//].

39 Relazione…1928-33, 2.

trofi. Il podestà di Voghera, per esempio, richiede all’Ente Morale40 una copia degli Statuti per eventuali futuri contatti.41 Le stesse cronache della città s’interessano in anticipo del Nido. Il 14 marzo di quello stesso anno (1930) compare un lungo articolo su La Provincia Pavese, di una certa Lui-sa Paulli, che, con tono poetico e di altrettanta propaganda governativa, cer-ca di attirare l’attenzione sulle necessità impellenti. Ella offre, anche se sommariamente e in modo “sentimentale”, una descrizione dell’ambiente e dei bambini accolti:

«Il nido […] per gli uccellini implumi, ma anche per le piccole creature umane con membra rosee e irrequiete che vogliono crescere, con gli occhi ignari e avidi che vogliono sapere, con animucce che si protendono verso la vita, che vogliono vivere. Ma se i piccoli restano soli? Se i genitori cattivi, o illusi, se ne vanno, se il piccino abbandonato non può chiamar mamma, se non conosce il sostegno paterno […] Oh! Rifacciamogli noi il nido, doniamogli noi, per chi non volle o non poté, il morbido sostegno […] Qualcuno di questi piccoli è venuto dall’oscura ombra del male e à [sic] già sofferto gli stenti e la miseria, qualcuno non può chiamare “papà”

e non sa la dolcezza di mamma».42

L’autrice ricorda che i bambini provengono dalla città e dalla provincia, e prevalentemente da istituzioni come il brefotrofio, l’ONMI e il Consorzio Provinciale Antitubercolare. Nonostante la molteplicità dei benefattori, la giornalista riconduce ogni significazione ed ogni beneficio prodotto dal Ni-do al regime, poiché il valore morale dell’opera stessa è profondamente fa-scista. Fa notare come all’interno della casina gaia sia appeso un quadro di Romano Mussolini, il figlio minore del duce, che attraverso la voce stessa dei bambini pare dire: «Il mio papà nel solco ama il seme che sarà spiga, ama il germoglio che sarà pianta e darà molto frutto, ama la vita in boccio;

in noi, vita d’Italia in boccio, vuol sentire la sicura forza di domani». La giornalista sottolinea ancora: «Oggi non è tempo di parole, ma di azioni: si vive di ciò che si dona, non di ciò che si à [sic]».43 Ella riconosce lo sforzo delle educatrici per ridare ai bambini il gioioso sorriso e la freschezza della vita. Il rammarico per l’inadeguatezza di fronte alle necessità della

provin-40 Il 28 aprile 1930 sarà approvato lo Statuto dal consiglio e il 23 giugno seguente il Nido otterrà l’erezione ad ente morale.

41 Cf ANIDO, Lettera del podestà di Voghera al Presidente dell’Istituto Lega del Bene Vittorio Emanuele III di Pavia, Voghera 1 agosto 1930. [Dat. orig., f.i., 1 p., prot.

n. 4574 (Voghera, 1.8.1930–VIII), int.: Comune di Voghera. Ufficio 1°. Segreteria, prot.

n. 26].

42 PAULLI Luisa, Il Nido, in La Provincia Pavese 14 marzo 1930.

43 L. cit.

cia motiva la richiesta d’aiuto per operare su un maggior numero di altri pietosi casi.

Sempre nel 1930, la giunta esecutiva dell’ONPMI nomina la Martinetti membro elettivo del comitato di patronato,44 per «dedicare la massima atti-vità in modo che la provvidenziale istituzione del Governo Fascista possa arrecare anche nella zona di codesto Comune i suoi benefici effetti».45 Ci si può chiedere quale sia il ruolo giocato dalla Martinetti all’interno del Nido anche dopo tale nomina, che attesta il riconoscimento pubblico della sua in-traprendenza. Con l’incarico di presidente del comitato femminile si occupa solo di «attuare un’attiva propaganda a favore dell’Ente, sotto il controllo del Consiglio e di coadiuvare lo stesso nell’applicazione degli scopi socia-li»,46 o svolge, con l’incarico di “fondatrice”, altre incombenze? Con l’incarico di consigliera, ella è investita «dell’ordinaria e straordinaria am-ministrazione degli averi dell’Ente e della direzione tecnica delle sue mani-festazioni», cura «l’istituzione di Sottocomitati […], riscuote le quote dei soci»,47 o ha altri interessi più specifici? Il silenzio delle fonti a riguardo è tutto sommato comprensibile. Mons. Codini parla di una sua presenza quo-tidiana al Nido: «Intenta più a fare che a dirigere tanto era eminente il suo spirito d’abnegazione e di dedizione di fronte al personale non sempre pre-parato ad intendere la missione dell’assistenza ai suoi bambini».48 L’osservazione allude ad una probabile insoddisfazione della Martinetti re-lativa alle persone che concretamente vivevano con i piccoli ospiti.