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4. La gestione pedagogica del Nido

3.1. Maria Martinetti

Il nome di Maria Martinetti è associato alle istituzioni che ha promosso, apparse sogno utopico ai benpensanti. Sarà proprio il suo temperamento ri-soluto, la costanza del suo impegno e l’immedesimazione nell’opera che la orienteranno a fondare il Nido per i “suoi” bambini. Il suo carattere,

nono-112 Il presidente dell’ente morale scrive alla superiora del Nido: «Per ogni questione riferentesi in qualsiasi modo all’assistenza religiosa, il nostro unico rappresentante è il Consigliere don Milani e pertanto ogni proposta ed ogni pratica deve essere fatta a suo mezzo e, presso la Curia, deve essere portata da lui». Lettera di Carlo Antonio Vianello alla superiora delle FMA del Nido, Milano 8 maggio 1931. «Per le cerimonie religiose e per il riordino della Chiesa ad uso delle Suore e dei bambini è stato di consiglio e di aiu-to l’instancabile Canonico Mario Milani». CODINI, Maria Martinetti 35.

113 Giovanni Arese (Fossano/Cuneo 1873 - † Pavia 1944) è «direttore della casa per tanti anni e vigile sentinella del Santuario» della Chiesa di Pavia vicino al Nido. Crea un oratorio in cui accoglie giovani della città e della periferia; con il sorgere dello stabili-mento della SNIA Viscosa, e accanto ad esso delle case popolari, sviluppa il suo aposto-lato tra gli operai e le loro famiglie. È stato confessore e direttore spirituale di numerosi istituti religiosi della città e di paesi della diocesi. «Dal suo labbro mai una parola nega-tiva, mai una frase dura, mai un’espressione austera; fu sempre uguale, sempre pronto per il povero e per il ricco, per il fanciullo e per il grande, per tutti purché ci fosse da aiutare, confortare, soccorrere». Cf SAVAZZI Cesare, Lettera mortuaria del Sac. Giovan-ni Arese, Pavia 10 agosto 1944. [Dat. fto., 4 pp., in ASC B 780]; Ricordando don Gio-vanni Arese della congregazione salesiana. Primo parroco di S. Maria delle Grazie in Pavia, Pavia, Premiata Tipografia Succ. Fusi 1944.

stante momenti di debolezza e stanchezza fisica,114 la sorreggerà non solo nel dar vita, ma anche sviluppo a tale impresa, in un periodo in cui il fasci-smo intende eliminare le associazioni e pone sotto il suo controllo diretto, o ingloba nell’ONMI, tutte le istituzioni educativo-assistenziali.

Risulta fondamentale, fin dalle origini della Lega, la predisposizione della Martinetti a tessere relazioni proficue con donne e alcuni uomini, che collaborano per dare impulso all’opera, prefetto e papa compresi. Il riferi-mento naturale a figure maschili, che inizialmente giova a dare peso e so-stegno all’iniziativa, un po’ alla volta, per motivi istituzionali, la estromette dalla direzione ufficiale dell’ente, che in fin dei conti è sorto per merito suo.

Ciò le provocherà numerose incomprensioni e amarezze, ma non le impedi-rà di continuare a sentire il Nido come “suo” e di percepire se stessa come prima e diretta responsabile, nonostante regolamenti e statuti. Oltre questa

“emarginazione” subisce anche quella delle religiose che, una volta arrivate, desiderano liberarsi da eccessivi riferimenti ad autorità e, in particolar mo-do, non gradiscono le intromissioni delle “dame”, di cui ella è presidente.

Ciò naturalmente crea ulteriori malintesi.115

Con la sua morte non finisce l’istituzione da lei fondata, già consolidata dagli anni trascorsi. L’opera ormai conosciuta riceve sostegno dalla popola-zione e dalle autorità locali, grazie anche alla grande abilità pubblicitaria della fondatrice che non aveva perso occasione di far pubblicare sia sul giornale “laico”, La Provincia Pavese, sia su quello diocesano, Il Ticino, ar-ticoli di propaganda. L’organizzazione e la presenza delle religiose hanno permesso la continuità e la stabilità negli intenti educativi e assistenziali, come pure il superamento delle divergenze, che con la scomparsa della Martinetti diminuiscono notevolmente.116 Il suo merito rimane, in ogni

mo-114 Cf Relazione…1922-24.

115 Le superiore FMA si preoccupano di preparare il proprio personale in ordine allo spirito del fondatore per consentire uno stile specifico di animazione delle opere. Questo richiede una marcata autonomia, con l’esclusione di persone non appartenenti all’Istituto per evitare il rischio di una sua falsificazione, il fraintendimento o la discontinuità edu-cativa. A questa tendenza si possono anche ricondurre le distanze che le FMA prendono dalla Martinetti.

116 Le religiose, alla sua morte, sembrano dimentiche delle sofferenze vissute a cau-sa di incomprensioni, di cui forse proprio ella fu la caucau-sa, almeno ai loro occhi. Suor Bo-jleau scrive nella Cronaca: «Muore la Presidente del Nido V. Em. III, Sigra Maria Mar-tinetti: questa come grandemente desiderava è sempre stata assistita fino all’ultimo dalle Suore del Suo Nido. Ora, unite coi piccoli bambini, s’innalzano preghiere in suffragio per l’anima bella e trovando assente la Direttrice si telefona subito alle Superiore di No-vara». Cronaca…6 settembre 1934. Non essendo presente la direttrice, per malattia, e

do, grande per aver creduto e realizzato un’opera che all’inizio, all’occhio dei più, aveva il carattere dell’impossibile.

Il presidente, Vianello, in una lettera a Cabrini, ancora vicepresidente, sottolineando la figura della Martinetti, scrive:

«La dolorosissima notizia della scomparsa della venerata Signora Martinetti mi ha costernato, benché ormai vi fossi preparato. È scomparso il simbolo vivo [del Nido che ella…] ha fermamente voluto quando, date le nostre forze, sem-brava una generosa follia il credere all’attualità di quel sogno.

Il Nido è merito Suo, esclusivamente suo: tutti noi fummo secondissimi col-laboratori che – nei primi tempi – l’aiutavamo senza grande speranza, per farle piacere. E non sapevamo ancora che la sua fede avrebbe vinto gli ostacoli, sino a renderci tutti appassionati suoi seguaci, sino a commuovere e trascinare con sé tutta la cittadinanza in un mistico fervore di bene. Vorrei che la Venerata Salma, nello svolgimento del funerale potesse per un istante essere deposta nel-la Cappelnel-la del Nido, o almeno che il Consiglio vi sostasse un momento per l’Estremo Saluto.

Vorrei che tutti i bimbi, per tre mesi almeno portassero il bracciale in segno di lutto.

Vorrei che ella verificasse nel nostro Archivio se l’intestazione “Vittorio Emanuele III” è della Lega del Bene o del Nido. Se fosse della Lega, vorrei proporre che al Venerato Nome della fondatrice si intestasse il Nido, “Nido Maria Martinetti, della Lega del Bene V. E. III”.

Voglia occuparsi perché la stampa degnamente commemori la scomparsa di una soave figura che onorava Pavia».117

In un articolo de Il Popolo di Pavia che ne annuncia la morte, ella viene descritta come una donna dalla «tenace volontà nella fede della buona cau-sa», dalle «molteplici risorse di una industriosa carità», capace di «saggia amministrazione» e di «sicuro giudizio sociale».118 Il consiglio di presiden-non potendo partecipare l’ispettrice, quest’ultima manda la vicaria e l’economa ispetto-riale a rappresentare entrambe. Cf l. cit.

117 ANIDO, Lettera di Carlo Antonio Vianello a Antonio Cabrini, Malgrate giovedì [6 settembre 1934]. [Ms. orig., f.a., 2 pp., int.//, prot. n. 245]. La cronaca della casa ri-porta: «I funerali furono imponenti; prese parte tutta la cittadinanza, presenziarono le Autorità Civili; il Presidente ed il Consiglio appieno di Amministrazione del Nido V.

Em. III. Per questa circostanza anche “l’Istituto dell’Infanzia Abbandonata” fu parato a lutto fin dall’esterno. La Cappellina poi, tutta abbrunata, attendeva ancora una volta la fondatrice cara e qui i piccoli bimbi abbandonati, col cuore in lagrime, rivolsero al-l’anima bella il loro ultimo saluto di “Addio”. Altre parole commoventi furono quelle del Presidente Sig. Avv. Cav. Uff. Carlo Antonio Vianello: indi col mesto canto del “re-quiem” eseguito dai piccoli bambini, si ricompose il corteo per seguire la salma fino al Cimitero». Cronaca…8 settembre 1934.

118 Si è spenta la fondatrice della Lega del Bene, in La Provincia Pavese 7 settembre 1934. «È doveroso ricordare che in data 5 dicembre 1958 il Sindaco di Pavia On.le

za e il comitato delle patronesse, comunicando la «santa morte» della fon-datrice e prima presidente del Nido, la descrivono «donna veramente bene-merita della civiltà e della Patria, dimentica di sé, fu prodiga di sacrifici e di opere per le cause sante della redenzione dei minorenni e dell’infanzia ab-bandonata».119

A titolo di riconoscimento del suo operato un «commosso cordoglio di popolo» partecipa alle solenni esequie e «ogni ente, ogni istituzione ha vo-luto essere presente all’ultimo trasporto». Tra i partecipanti sono significa-tive le presenze del consigliere di prefettura; di Carena, in rappresentanza del Prefetto e della Federazione Provinciale dell’ONMI; della Fiduciaria del Fascio Femminile, per il Segretario Federale del partito fascista; di una rap-presentanza comunale.120