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Le istituzioni educativo-assistenziali pavesi in epoca fascista

cerca appoggi economici usufruendo dell’organizzazione del regime, occorre accennare alla situazione istituzionale delineatasi in quel torno di anni.

Nel 1923-24 era entrata in vigore la riforma Gentile1 che ristrutturava i programmi e rendeva la scuola più selettiva ed elitaria. Il regime favorisce la creazione di una coscienza fascista nel campo educativo,2 affiancando

al-1 Cf BONETTA Gaetano, La scuola dell’infanzia, in CIVES Giacomo (a cura di), La scuola italiana dall’unità ai nostri giorni, Milano, La Nuova Italia 19986, 1-53.

2 Il Gruppo Universitario Fascista si costituisce a Pavia già dal 1925, e da esso scatu-risce la classe dirigente della provincia e della nazione. Cf GARBI, 1925-1945, 45s.

la scuola le proprie organizzazioni giovanili. Esse dipendono dall’ONB,3 ed influiscono nella formazione delle giovani generazioni: i Balilla, le Piccole Italiane, la Gioventù del Littorio, le Giovani Italiane.4 La partecipazione si estende sia per il numero degli interessati, sempre più giovani, sia per la ca-pillarità di un’adesione gradualmente imposta.

A Pavia lo sviluppo quantitativo degli associati si quadruplica tra il 1927 e il 37: i Balilla e gli Avanguardisti raggiungono le 21.045 e le 12.225 uni-tà, su una popolazione complessiva stabile, inferiore al mezzo milione.5 L’incremento delle organizzazioni si riscontra anche tra la documentazione del Nido, in cui numerosi inviti a iscrivere e pubblicizzare le associazioni fasciste rispecchiano un clima provinciale ed anche nazionale. Non tutti i parroci sono entusiasti di queste associazioni, infatti molti s’impegnano a riorganizzare le proprie attività o si contrappongono con forza per impedire la frequenza dei raduni.

L’immagine ufficiale della scuola pubblica della provincia pavese è quella di un’istituzione allineata con il regime, tanto che la stessa religione, reintrodotta nelle classi elementari, assume toni propagandistici. «Questa condizione è chiaramente percepibile già, per esempio, nella pubblicazione La scuola primaria di Pavia nel biennio 1926-1928, che si apre con la Pre-ghiera delle scolaresche al Duce».6

È certo che questo clima influisce anche sui bambini ospitati al Nido, che frequentano le scuole pubbliche. Negli anni 1931-32 la scuola

elemen-3 L’ONB tende a soppiantare qualsiasi altra organizzazione, specialmente quelle so-cialiste e cattoliche. Essa gode di privilegi giuridici e dipende direttamente dal Capo del Governo; inoltre riceve erogazioni statali dal Ministero delle Corporazioni. Dal 1929 passa sotto la giurisdizione del Ministero dell’Educazione Nazionale; dal 1937, con un decreto legge viene assorbita dalla GIL (Gioventù Italiana del Littorio). L’or-ganizzazione assume una forma castrense, con una disciplina di tipo militare. I coman-danti dei singoli reparti sono gli insegnanti delle scuole elementari e delle medie, appar-tenenti alla milizia. Tale collegamento favorisce la continuità dello spirito fascista dai banchi di scuola alle associazioni e viceversa. Al contrario delle scuole elementari, però, l’istruzione religiosa è affidata a sacerdoti e non ai maestri laici. L’iscrizione alle as-sociazioni fasciste è inizialmente libera, ma dalla seconda metà degli anni Trenta rimane tale solo formalmente. Cf MAZZATOSTA Maria Teresa, Opera Nazionale Balilla, in LAENG Mauro (a cura di), Enciclopedia pedagogica V, Brescia, La Scuola 1992, 484-487.

4 Alle associazioni aderiscono bambini e giovani dagli otto ai diciotto anni. Dal 1936 anche i bambini dai sei agli otto anni saranno immessi tra i “Figli della Lupa”. Tutti hanno una divisa e svolgono attività varie: ricreativa, culturale, ginnica, musicale e per-fino paramilitare tra i maschi.

5 Cf GARBI, 1925-1945, 45.

6 FERRARESI, Educazione 128.

tare nella provincia conta 57.826 bambini/e.7 Nelle zone dell’Appennino nel 1931 l’analfabetismo interessa il 10% della popolazione, mentre nella provincia la media è del 6%.8 Su 28.000 analfabeti, 2.412 sono compresi tra i sei e i nove anni. Sono bambini/e, quindi, che non vanno a scuola o che non sono riusciti ad imparare. Questo indica una soglia di disagio che il go-verno non è riuscito ad eliminare e a cui vanno incontro le istituzioni priva-te, tra cui il Nido. Nel 1933 lo Stato passa la delega dell’intervento sulle scuole con pluriclassi, situate nei piccoli centri agricoli, dal Gruppo per l’Azione delle Scuole per il Popolo all’Opera Nazionale Balilla.

L’Opera Nazionale Maternità ed Infanzia

L’influsso esercitato dall’ONMI sul Nido si spiega alla luce dei suoi re-quisiti, che è bene richiamare per illustrarne la natura e la funzione, durata alcuni decenni, oltre la fine del regime.

Dopo la prima guerra mondiale alcune problematiche attinenti all’as-sistenza alle gestanti, alla situazione del baliatico, alla mortalità infantile e all’abbandono dei minori, fino a quel momento lasciate quasi esclusivamen-te alla beneficenza di istituzioni privaesclusivamen-te, avevano richiesto un impegno legi-slativo e maggiori mezzi. Nel 1922 era stata nominata una commissione preparatoria per un disegno di legge, realizzato nella legge del 10 dicembre 1925 n. 2277, in cui si unificavano le diverse disposizioni e si definiva ogni settore previdenziale inerente all’assistenza materna e minorile.9 Da tale le-gislazione sorge l’ONPMI (o ONMI) che «rappresenta una tipica creazione del Regime»,10 essa

«non è né ente elemosiniero, e neppure un sistema terapeutico; […] non può

7 Cf ivi 127 nota 49.

8 Nel 1921 il censimento registra un tasso di analfabetismo del 9% contro la media nazionale del 27,5%. Cf ISTAT, VIII Censimento generale della popolazione, 21 aprile 1931, II, fasc. 17, Provincia di Pavia, Roma, ISTAT 1934, 54-59; ISTAT,Censimento della popolazione del Regno d’Italia al 1o dicembre 1921, Roma, ISTAT 1927, VI-XVII.

9 Cf ONPMI, L’Opera Nazionale per la Protezione della Maternità e dell’Infanzia, [s.l.], [s.e.] 1962, 7-9. La legge 2277 è integrata col regolamento del 15 aprile 1926 n.

718; modificata il 21 ottobre 1926, n. 1904, è convertita in legge il 5 gennaio 1928, n.

239. Le diverse modifiche sono raccolte in un testo unico con il RD 24 dicembre 1934, n. 2316.Cf SANTUCCI, L’Opera 3.

10 Ivi 6.

né deve sostituirsi agli enti pubblici e privati aventi per scopo l’assistenza alla maternità e all’infanzia e nemmeno al singolo, se non nei casi eccezionali […];

deve pertanto coordinare le varie attività dirette ad assistere la maternità e l’infanzia in modo da ottenere la loro collaborazione […]; è per disposizione di legge un ente specializzato in materia di assistenza alla maternità ed infan-zia».11

L’ONMI si prefigge di «proteggere moralmente o fisicamente la mater-nità e l’infanzia sia dal punto di vista profilattico, cioè della medicina pre-ventiva, e sia dal punto di vista della politica demografica»,12 rifacendosi alla volontà del Duce di rafforzare i vincoli familiari, di dare impulso alla natalità e ridurre la mortalità infantile e delle puerpere. Nell’ONMI si con-centrano le direttive dei servizi relativi all’assistenza e alla protezione della madre e del fanciullo, con compiti diretti, indiretti, integrativi e di vigilanza e controllo. Agisce immediatamente nei confronti delle gestanti e delle ma-dri; indirettamente verso l’infanzia, predisponendo una «propaganda politi-co-sociale indirizzata soprattutto all’incremento demografico in ambiente sano, la famiglia». In senso integrativo si diffondono norme igieniche, isti-tuendo scuole e corsi per puericultrici, case di maternità, opere in aiuto ai brefotrofi, integrando le istituzioni pubbliche e private. I compiti di vigilan-za e controllo per l’applicazione delle leggi includono la facoltà di adottare provvedimenti nei loro confronti, compresa la chiusura in caso di inadem-pienze.

L’ONMI è un ente autonomo, parastatale, finanziato dallo Stato e di-pendente dal Ministero dell’Interno.13 Essa attua attraverso un organo cen-trale e altri periferici, capillari. Pavia, contando una popolazione superiore ai 20.000 abitanti, ha i sottocomitati di zona, composti da un rappresentante del podestà, da uno della segreteria del Fascio Femminile, da un medico condotto, da un maestro elementare e da un sacerdote, su nomina prefettizia e designazione del comitato di patronato.14

11 ONPMI, Raccolta coordinata ed aggiornata delle circolari 1925-1935. Primo de-cennale, Roma, Stabilimento Tipografico Carlo Colombo 1935-XIV, 3. [Dalla Circolare n. 12 dell’8 aprile 1932-X].

12 L. cit.

13 Cf ONPMI, L’Opera 12.

14 Cf PIGNATTARI Marziola, Beneficenza, assistenza, previdenza in Italia. Guida del-la legisdel-lazione assistenziale fascista, Roma, Flli Palombi 1936-XIV, 30s; FABBRI Sileno, Direttive e chiarimenti intorno allo spirito informatore della legislazione riguardante l’Opera Nazionale per la Protezione della Maternità ed Infanzia, Roma, Stabilimento Tipografico Carlo Colombo 1933-XIV; SANTUCCI, L’Opera 6-11.

Grazie ai molteplici interventi l’Opera si prefigge di «assicurare alla so-cietà soggetti sani, orientati ad elevati sentimenti civili e ben preparati alla dignità della persona e al bene comune».15 A tal fine funzionano l’ufficio assistenza sociale, i consultori pediatrico ed ostetrico, gli asili nido, i refet-tori materni, i dispensari del latte, le colonie infantili, a favore soprattutto delle gestanti e delle nutrici, abbandonate o bisognose e dei minori.16 Il ra-dicamento sul territorio è attestato da continue relazioni tra l’ONMI e le istituzioni a favore delle donne e dell’infanzia. Anche il Nido si rapporterà con frequenza con i responsabili, come si evince dalla documentazione su-perstite nel suo archivio.17