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a. Molti diranno che secondo tale sistema sarà d'uopo di spargere tutta la repubblica di guardie e di commessi; ma rispondo che la libertà non si sostiene

Nel documento Opere complete. Opere minori Volume 2 (pagine 114-121)

che mediante sacrifici; e forse tali lamenti provengono più dalla brama di

defraudare lo Stato del tributo, che dalla ragione che appoggia le sue

con-dotte sopra i minori inconvenienti, e perché altrimenti non vi potrebbe

essere imposizione né finanze.

b. S T E W A R T , Princìpi d'economia,

tomo III

12

.

12. James Stewart-Denham (Edimburgo, 1713-1780) fu noto soprattutto per l'opera

La libertà del commercio interna, se ha dei limiti, non deve però 60 essere assoggettata a degli intralci inutili. Molti governi, sedotti da una timida politica, hanno creduto di dover procurare il bene mediante dei regolamenti, senza osservare che le leggi debbono impedire il male e che la natura dell'uomo, dotato di libertà, porta che i cittadini non possono essere guidati direttamente al bene. Ciascuno conviene che la proprietà delle terre deve essere inviolabile, la loro alienazione sem-pre libera: tutto ciò dovendo dipendere dalla volontà e convenienza dei cittadini. Tali massime, che non hanno incontrato il minimo dub-bio rapporto ai fondi, sono andate soggette alle maggiori incertezze riguardo ai capitali ed ai generi di prima necessità: ma se ben si riflette, essendo uguale la natura delle proprietà e delle permute siano di fondi o merci, generi, capitali, eguale deve essere il diritto ed il favore; e perciò tali oggetti senza veruna distinzione devono essere egualmente inviolabili ed ogni cittadino ha diritto ne' suoi contratti di procurarsi le migliori condizioni. Il volere prevenire gli alti interessi e l'alto prezzo dei generi anche di necessità, è stato l'effetto di troppo lusingare il popolo e gl'infingardi, e con ciò si è spesso tradita la | verità. N o n può 61 il governo avere facoltà di limitare i diritti dei proprietari né deve importargli che l'interesse od il prezzo dei generi sia alto o basso, ma che siano secondo i loro giusti rapporti, che solo si possono ottenere dalla maggior concorrenza dei venditori e compratori, e tutto ciò che devia dal loro ordinario corso, alzi o diminuisca il prezzo delle cose, porta un vero spoglio al venditore od al compratore, offende la giu-stizia. Il voler inceppare inoltre la vendita dei prodotti è un diminuire il frutto delle fatiche e dell'industria, né si può opporre altri ostacoli a' suoi profitti che la libertà. Gl'interessi privati nel loro contrasto si equilibrano e da ciò si produce l'armonia sociale.

M i si dirà: se il popolo ha bisogno di tali generi, dovrà egli essere la vittima di quello che gli strappa le più necessarie sostanze, che lo spoglia de' necessari alimenti? A ciò rispondo che se la proprietà deve essere inviolabile, essa ha anche i suoi limiti ed i princìpi della natura hanno sempre le loro eccezioni e modificazioni. La proprietà anche dei fondi resta sempre limitata dal diritto di necessità e dal bisogno pubblico: tali limiti si estendono ancora alle altre cose proprie e par-ticolarmente ri|guardo ai generi necessari; quando cioè il popolo resta 62 preda delle calamità e degl'infortuni e che si trova in una vera neces-sità, allora niun dubbio che non si possa tassare la vendita di tali generi

si riferisce certamente non al libro III (« O f money and coin »), ma al libro V (« O f taxes and of the proper application of their amount»), in part. cap. 5.

o impossessarsene e distribuirli ai cittadini, siccome anche lo Stato p u ò distruggere gli edifizi, far guasto dei fondi onde impedire che i nemici con tali mezzi non attentino alla pubblica sicurezza; ma tali disposizioni devono essere dettate da una estrema urgenza; guai se questa n o n esiste: ogni infrazione delle proprietà tende allora a rovesciare la fortuna pubblica e privata!

[Cap. VII] Diritto di dogana.

Il terzo ramo delle finanze inglesi è quel diritto che pagano tutte le mercanzie che entrano nel regno o che ne sortono. Tutti i diritti di dogana sono dettagliati in due tariffe, una del regno di C a r l o II, altra di Giorgio primo c e sono passati pochi anni da quest'ultimo che non 63 vi siano stati aggiunti dei nuo]vi articoli o che non si siano

sopracaricati i vecchi. Questi diritti sono più forti per li stranieri; il loro p r o -dotto netto, cioè a dire fatta deduzione delle spese di percezione, che sono un dieci od undici per cento, e nel pagamento di rimesse ed in-coraggiamenti per l'esportazione di certe derrate o mercanzie, è di circa due milioni sterlini, e vi sono quasi tremila articoli che pagano diritto di dogana.

Dai scrittori d'economia si è fatta questione se si debba ammettere l'importazione di certi generi stranieri nello Stato. Alcuni hanno risguardato con occhio disdegnoso tale commercio, c o m e quello che i m -poverisce un regno e spesso accresce i vizi dei cittadini, e perciò hanno proposto d'impedirlo del tutto. Egli è però, con tale pensare, u n cono-scer poco i rapporti sacri che uniscono tutti gli uomini per il loro co-mune benessere. La natura ha dato a tutte le nazioni dei particolari doni siccome mezzi di ravvicinarle e di procurarsi un reciproco soc-corso e comunicazione di cose; se tali princìpi sono stati per molti se-coli quasi ignorati, il genio benefico della filosofia li ha finalmente proclamati. E che mai sarebbero i popoli se dovessero vivere coi na-64 turali prodotti? Quante volte tale c o m m e r c i o ha eccitato negli | Stati

le più utili intraprese nell'agricoltura e nelle manifatture? Q u a n t e volte l'esperienza ha dimostrato che l'introdurre una straniera coltura o manifattura era un rinunziare ai propri vantaggi, perdere un'opera che potrebbe più utilmente applicarsi al bene comune, mentre niuna è fatta per gettare il dado onde conoscere qual debba perire? Volersi

c. Enciclopédie méthodique [cit.], Finances, [voce] « Angleterre », [voi. I,

p. 40].

poi isolare in tal maniera è un accendere la discordia, mettersi con tutti i popoli in guerra. Possano le nazioni conoscere i veri loro interessi nella comune unione ed invece di riguardare con occhio d'invidia l'altrui prosperità, riconoscano nella medesima la causa del proprio benessere e che non è d'uopo ingannarsi, soverchiarsi reciprocamente, mentre la vera causa della comune felicità si è la più severa osservanza dei princìpi della giustizia e dei sacri diritti delle genti. Quante massime pretese politiche e profonde, ma che furono soltanto dettate da una bassa astuzia, che divennero poscia fatali agli Stati, funeste all'umanità! Tale si fu l'effetto anche dell'assoluta proibizione dei generi stranieri o degli eccessivi aggravi sui medesimi, che equivale a quella.

La misura poi dell'imposta sopra tali oggetti deve essere determinata con riflessione, | perché massima è l'influenza della medesima sopra la 65 prosperità nazionale, e ciò sarà quando questa sia proporzionata sempre all'oggetto di far cadere tal imposta sopra quello che usa e gode di tali generi, mentre due cose si devono evitare, cioè che il tributo non posi veramente sopra l'industria ed il commercio, perché distruggerebbe due abbondanti sorgenti della nazionale ricchezza, oltrecché tali di-ritti essendo eccessivi darebbero luogo alle frodi e la confiscazione, pena naturale del contrabbando, non potrebbe arrestarle; in secondo luogo importa sopra tutto di non gravare giammai le materie rozze e da manifatturarsi quando si potesse ottenere il tributo direttamente sopra il consumo: al contrario si possono molto di più gravare i generi e merci manifatturate onde anche indennizzare in parte ed a proporzione il danno che risentono lo Stato ed i cittadini nella perdita che fanno le fabbriche e manifatture nazionali e da cui anzi potrebbe ricavarsi un premio per migliorare le esistenti od erigerne di nuove, così tali oneri si potrebbero dire imposte di incoraggiamento dell'industria.

In Inghilterra i diritti sopra l'introduzione sono considerabili, ma eglino sono rigettati so|pra 4 le frontiere estreme e quando si è sod- 6( disfatto ai diritti di tributo nei differenti porti o dogane, si può dopo ciò attraversare tutto il regno senza aver da arrestarsi per ottenere la per-missione o pagarne tributo C o n tali precauzioni, che la giustizia

d. Gli o g g e t t i di lusso c o m e pitture, scolture, per introdursi nel regno pa-gano un 25 per cento, e l'apprezziazione si fa dall'introduttore c o n il diritto alla finanza di prendere i medesimi p a g a n d o il valore secondo siano stati apprezziati da quello : e ciò per evitare le frodi.

e. E tale d e v e essere lo scopo dei g o v e r n i , di dare a tutto ciò che è in c o m m e r c i o la m a g g i o r circolazione e la più grande libertà alle permute. U n a cosa diventa solo o g g e t t o di tributo quando dal c o m m e r c i o passa al

istessa approva, i tributi sopra l'introduzione delle merci straniere formerebbero una delle più abbondanti risorse per lo Stato, sarebbero un giusto compenso che i cittadini porgono per la difesa dei godimenti : con ciò si renderebbero utili fino il lusso allo Stato ed i capricci del ricco, e non ne soffrirebbe né l'agricoltura né l'industria. |

67 All'oggetto inoltre di accrescere al possibile le relazioni commer-ciali si rende necessario negli Stati il libero transito delle merci e sic-come tutto ciò consiste in semplice commercio, in cui non vi entra né piacere né consumo, vera causa del tributo, così è cosa doverosa non esigere veruna imposta sul medesimo. All'oggetto però che un tal favore non serva di mezzo alle frodi, si hanno da praticare quelle regole che obbligano i mercanti nell'introduzione di generi e merci straniere a prestare l'imposta a m o d o di cauzione, la quale però siccome un de-posito sacro deve restituirsi intieramente dallo Stato nella loro rie-sportazione, particolarmente se di cose manifatturate.

La parte più importante del commercio in uno Stato si è quella che si fa con le merci e generi nazionali con altri popoli. C h e un tale c o m -mercio sia vantaggioso si può dedurre dal riflettere che, se lo Stato non potesse far uso in tal maniera del suo superfluo, questo ristagnando si renderebbe di niun vantaggio, privarebbe i cittadini del frutto delle loro fatiche: allora i cittadini, presentendo che dall'aumento dei pro-dotti delle terre e dell'industria non potranno trarre verun guadagno, si getterebbero nell'inazione a loro più grata; si toglierebbero con ciò 68 ai citta] dini dei mezzi di migliorare la propria esistenza, s'impedirebbe

il render utile quello che altrimenti resterebbe di niun uso.

Se poi per tale esportazione possa lo Stato pretendere un tributo, ciò dipende dal considerare se in tale operazione vi entra lo scopo del-l'imposte, il godimento cioè dei cittadini. Su tale commercio l'azione dei medesimi è diretta a migliorare le proprietà, ad accrescere le ric-chezze della nazione; egli è poi per parte loro uno stato d'industria e di permuta e per questo i medesimi non possono gravarsi. Parerebbe che fosse giovevole trar vantaggio dal consumo degl'altri popoli assogget-tando l'esportazione a tributo, ma il danno allora sarebbe tutto dei propri concittadini, che perderebbero il vantaggio della concorrenza a confronto degli stranieri; diverrebbe poi un tale tributo fatale al-l'agricoltura ed alle manifatture perché un tale aumento nel prezzo dei generi e merci equivarrebbe ad una perfetta proibizione, si renderebbe inutile quella porzione che non hanno per tal causa potuta smerciare;

consumo o vi resta soggetta: allora lo Stato può esigere la maggior

dipen-denza.

10 Stato anzi per questa libera esportazione nulla perde, perché in com-penso del superfluo trasportato richiama nello stesso nuovo alimento all'industria, nuove ricchezze o nuovi godimenti e con ciò maggiori tributi. |

Alcune nazioni hanno non solo reso esente da imposte l'esporta- 69 zione di certe merci e generi, ma hanno di più stabilito una specie di premio sopra tale esportazione; ma se la medesima merita esenzione dai tributi, non devesi però favorirla in modo che il guadagno di al-cuni pochi mercanti si rivolga in danno della maggior parte dei citta-dini, né per liberare da incomodi legami l'industria si debbono violare le proprietà, il che accaderebbe se si volesse imporre un tributo per soddisfare a tale gratificazione; partorirebbe poi ciò un'altra ingiustizia, l'aumento, io dico, del prezzo delle merci e dei generi in uno Stato oltre 11 loro giusto rapporto, quindi tale gratificazione si deve proscrivere, quale però è ben differente dai premi che lo Stato accorda a quelli che si distinguono in qualche lavoro o manifattura e che tanto giovano ai progressi dell'arti e delle scienze r. C h e se l'esportazione deve es-se] re immune da tributo, ciò però deve riferirsi a quei generi e merci 70 che sono già passati per i metodi dell'arti e che sono stati di già fabbri-cati e manifatturati in m o d o di potere servire all'uso dell'uomo; quando al contrario manca la loro manipolazione o lavorazione, siccome deve ritenersi che l'esportazione porta un vero danno alle fabbriche e ma-nifatture nazionali, allora lo Stato ha diritto di esigere un tributo in emenda del medesimo, proporzionatamente e secondo la differenza del prezzo della mano d'opera perduto; così in alcune circostanze si po-trebbe esigere un diritto sopra il frumento, ma giammai sopra le farine ed il pane; quale diritto esatto potrebbe servire di incoraggiamento e di mezzo d'istituire delle nuove manifatture o di migliorare il loro sta-bilimento. |

f. Favorite sopra tutto, o governanti, le manifatture: la sola agricoltura

è una ricchezza t r o p p o precaria ed incerta; essa può essere florida in m e z z o ancora alla miseria del p o p o l o , la Polonia ne è un esempio; al contrario il c o m m e r c i o , le manifatture portano una perenne sorgente di ricchezze, e ciò che è più g i o v e v o l e , le distribuiscono nella miglior maniera; si v e d o n o delle intere città sussistere con le medesime e vivere tutti i cittadini c o m o d a m e n t e ; esse sempre attraggono le ricchezze de' popoli agricoltori; quanto più utile lo stabilimento di una manifattura che di aver la sede della corte istessa in un paese !

71 [Cap. V i l i ] Imposte sui comodi e piaceri.

Passiamo all'imposte sui c o m o d i e piaceri, che sono in Inghilterra, e primo la tassa sopra le case. Questa è di due specie: la prima, che è generale, consiste in un'imposizione di tre scellini * sopra ciascuna casa, sia che abbia sette finestre o meno. La seconda consiste in u n ' i m -posizione addizionale in ogni casa che ha più di sei finestre. Quelle che ne hanno da sette sino ad undici pagano uno scellino sterlino per finestra e quelle che ne hanno dodici o più uno scellino e mezzo per finestra; il tutto senza pregiudizio dei tre scellini della prima i m p o -sizione. Li collettori di questo diritto sono autorizzati ad attraversare le case due volte l'anno per contare le aperture praticate nel lato in-teriore.

Questo genere d'imposta si p u ò dire che p o g g i sopra un godimento. L ' u o m o quando erige qualche edifizio presta un utile servigio alla società, onde per tal causa non deve essere aggravato, ma quando lo stesso abita una casa, si salva dal rigore delle stagioni, perché n o n 72 deve alla società un sacrifizio proporzionato al bene|fizio che ottiene e che essa gli garantisce? È v e r o che una tal legge sembra voler impor una gravezza all'uomo per l'aria che respira e per la luce che lo diletta, e può fornire materia alla declamazione e lusingare l'amor proprio. Essa però deve considerarsi per giusta perché compenso di un benefizio che uno esclusivamente ottiene. Essa poi ha il vantaggio di essere uguale per tutti ed uniforme e non soggetta all'arbitrio, per-ché presta un rapporto certo, vantaggio importante, che previene gli aggravi e le vessazioni 11.

Della natura dei godimenti sono alcune altre imposte c o m e il di-ritto sopra il trasporto delle lettere, le permissioni per le carrozze di piazza, portantine, vetture; quella sopra i domestici, le poste e le di-ligenze e carte da giuoco, e perciò regolar devonsi secondo gli stessi princìpi. In tal maniera gl'Inglesi rendono un oggetto di ben pubblico il lusso e le fortune, ed una buona ripartizione nelle imposte fa loro soffrire un ammasso esorbitante di tasse nella somma di diecinove 73 milioni di lire sterline, né | perciò sono infelici c o m e gli altri popoli.

Tanto la conformità d'un tributo alla sua natura giova agli Stati, che allevia fino l'eccesso negli aggravi e lo rende meno oppressivo dei mali

g. Quattro lire e mezza circa di M i l a n o .

h. Encyclopédie méthodique [cit.], Finances, [voce] « Angleterre», «Ta-bleau des finances de l'Angleterre an 1783 », [voi. I, pp.

41-44]-che produce un'ingiusta distribuzione ed un cattivo riparto d'imposte,

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