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La mancanza poi di un buon metodo di percezione nel tempo che i bisogni sono i più urgenti e le spese esorbitanti cagiona dei nuovi e

Nel documento Opere complete. Opere minori Volume 2 (pagine 137-141)

maggiori disordini; poco o nulla si pagano le imposte più giuste e già

stabilite perché poco o nulla si cura da commessi infedeli o corrotti

il pubblico interesse, e quelle somme che raccoglie la finanza

riman-gono dissipate dalla moltiplicità degl'impiegati, divorate

dall'infe-deltà degl'amministratori, cosicché tutto non è che disordine,

con-fusione e dilapidazione, e le di cui funeste conseguenze saranno sempre

l'oppressione di tutte le classi dei cittadini, la mancanza di mezzi per

provvedere ai pubblici bisogni, ai più sacri doveri, e da ciò ne deriva

la miseria del popolo. Il governo istesso, forzato dalla mancanza di

e. Si è osservato che alla venuta e al ritorno dei Francesi gl'interessi dei capitali sono divenuti così alti che si rendono veramente esorbitanti. Alcuni hanno voluto attribuire ciò al maneggio dei ricchi, generalmente nemici della repubblica, onde con la mancanza dei mezzi d'industria disgustare il po-polo della rivoluzione, ma una tale cospirazione non esiste che nell'imma-ginazione dei troppo prevenuti dallo spirito di partito. In qual tempo, in qual luogo, in qual maniera possono aver ciò fatto? E perché vorrebbero generalmente perdere il frutto dei loro capitali? Parimenti credo che non si possa mettere per causa di tal eccesso né la guerra né le calamità delle sta-gioni. Molti Stati sono anch'essi soggetti a tali flagelli e presso i medesimi non si sono alzati gl'interessi. La cagione di tutto ciò facilmente si riscontra nella natura delle nuove imposte, che gravano l'uomo perché seppe essere attivo ed economo o perché con la sua condotta savia e fedele seppe dare di sé opinione d'opulenza; così attaccando le proprietà si sconvolsero le for-tune: gravando in generale i proprietari, mercanti e capitalisti, fu veramente gravata l'industria ed il commercio. Al contrario ciò sarebbe avvenuto se i tributi fossero veramente caduti sopra certi e speciali generi e merci, come deve essere oggetto dell'imposta ed in cui quegli che li compra, ossia il vero contribuente, avrebbe solo contribuito conforme alla natura della mede-sima, ed i capitali si vedrebbero di nuovo rimessi nella circolazione, e con ciò gl'interessi sarebbero naturalmente restati entro i suoi naturali limiti e non seguirebbe il minimo ristagno del denaro.

mezzi, è obbligato allora ad aver ricorso ad una serie d'operazioni che i n fanno perdere le risorse dello Stato; rovesciano | la fede pubblica,

vio-lano le convenzioni le più sacre, spogliano assaissime famiglie dei loro patrimoni, finalmente in tal m o d o si raddoppiano i mali della guerra istessa e dei flagelli del cielo. Quanti cittadini furono vittima della miseria solo perché furono onesti e buoni r ! |

112 Quanti mali si eviterebbero con l'economia delle finanze, con un miglior ordine nelle imposte! L o Stato allora otterrebbe abbondanti mez-113 zi | di provvedere con le ordinarie contribuzioni a tutti i suoi bisogni

e di soddisfare anche a tutti i pubblici impegni; che se anche gl'infor-tuni, le gravi spese della guerra sforzano ad un nuovo aumento nel-l'imposte, si può a ciò riparare o con accrescere le tasse stabilite sopra i generi che non sono di necessità a tutto il popolo od anche istituendone delle nuove sopra gl'oggetti di lusso ed in generale sopra i g o -dimenti. Quanti oggetti, che non si possono dire di vera necessità ma di cui se ne fa un certo consumo e che rimangono poco aggravati o

f. Tutte le comuni avevano dei fondi e dei crediti e debiti. Vi erano invero

degli abusi nella loro amministrazione, ma che si potevano facilmente rifor-mare. Si è immaginato di voler fare di tutto ciò una Cassa Nazionale, ma ciò ha prodotto i maggiori mali. L'amministrazione di tali fondi divenne all'estremo dispendiosa. Sono mancati i mezzi di soddisfare ai debiti ed ai pubblici bisogni; si è perduta la confidenza che avevano i cittadini nella loro comune istessa e tutto è stato preda dello spoglio, della dissipazione. Mentre addossare un debito fatto da una comune per il di lei vantaggio ad un'altra, dare i fondi di altra che ha avuto saviezza ed economia a quella che non ha avuto né misura né condotta, è una cosa che ripugna al cuore e che natu-ralmente si ritiene per ingiusta. Le comuni che hanno dei beni a loro propri hanno diritto di conservarli come loro acquisto e come suo patrimonio, né possono essere loro tolti senza ingiustizia e senza estinguere l'amore del pub-blico bene. Quelle comuni poi che hanno contratti debiti, o perché tale era il loro interesse o perché troppo ambiziose ed imprudenti, debbono restar soggette alla loro soddisfazione, perché si deve ritenere che i cittadini che hanno dati i loro capitali hanno a loro favore il consenso e la garanzia de' suoi concittadini e l'ipoteca sopra i fondi di ciascuno a proporzione delle loro ricchezze. Così quelle comuni che hanno tali debiti e non hanno fondi, debbono soffrire perciò un aumento d'imposta. Allora si vedrebbe rina-scere la comune confidenza e con la medesima verrebbe facilmente prov-veduto senza usure e senza contratti rovinosi alle pubbliche urgenze. Si fa-rebbero allora minori spogli e l'ordine si rimetterebbe nello Stato; non già che io pensi che si debba togliere la sorveglianza del governo in tali ammi-nistrazioni e che non sia necessaria l'approvazione del medesimo nei loro contratti: conosco troppo che allora tutto sarebbe malversazione.

restano del tutto esenti? Un'imposta sopra tali oggetti, quando fosse ben distribuita, porterebbe all'erario pubblico senza danno e senza clamori le più abbondanti somme. U n leggiero aumento sopra i dazi particolarmente di merci e generi stranieri, c o m e liquori, vini, zuccheri, caffé, indiane, mussuline, panni, drappi, sopra tutti i generi venduti dai caffettieri, mercanti di mode, trattori, osti e sul tabacco e sale pos-sono forse supplire a tutti i bisogni senza verun danno del popolo K. Mentre tali ogget|ti, servendo generalmente al solo ricco, allora soltanto 114 questi contribuirebbe e sola ne sarebbe in tal m o d o scossa la vanità. Si ristabilisca una volta l'imposta nel suo ordine naturale, una perce-zione migliore alleggerisca i tributi b, ed invece d'imitare la barbarie di alcune leggi penali dell'Inghilterra s'imiti la medesima nel suo piano generale di finanze, tanto sopra l'imposta sui consumi che sopra le tasse per l'introduzione dei generi e merci straniere, che per le sue disposizioni sopra l'esportazione de' prodotti nazionali, dazi sopra i c o -m o d i e piaceri dei cittadini. Il suo ese-mpio è applicabile a qualunque Stato che possa ottenere mezzi di sussistenza ed il benessere dal suolo, dal-l'industria de' suoi cittadini. Si metta l'interesse privato per freno alle frodi con degl'opportuni appalti, se non riguardo all'intiera imposta almeno rapporto alla percezione. Allora sarà scono|sciuta la dilapida- 115 zione delle pubbliche sostanze. L o Stato otterrà abbondanti e sicure somme, avrà una certezza di mezzi tanto per conseguire l'interna difesa che per adempire alle sue relazioni politiche e per soddisfare a' suoi obblighi coi privati. C o n tali norme allora l'agricoltura potrà fare quei progressi che da un libero g o v e r n o si possono sperare. Si ravvi-verà l'industria, s'animerà il c o m m e r c i o in un m o d o prodigioso, n o n essendovi governo a ciò più proprio delle repubbliche L M a sopratutto si rifletta alla massima di Machiavelli che uno Stato può f o n

-g. Si è osservato che il lusso è diminuito sotto un aspetto ed accresciuto

sotto un altro; ciò che è consumo di tavola, dissipazione, è forse aumentato e certamente si è reso più comune.

h. Arrestiamo una volta dei mali che provengono più da falsi princìpi

che dalla perversità degli uomini, ma di cui la conseguenza sarebbe il falli-mento nazionale.

I. VITH, Mémoires sur l'Hollande 22.

22. Jan De Witt (Dordrecht, 1625 - L'Aia, 1672), celebre uomo di Stato olandese, fu Gran Pensionano d'Olanda dal 1653 fino a poco prima della morte. Il Bosellini si riferisce ai suoi Mémoires sur l'Hollande, Ratisbonne, 1709, parte III, cap. I, pp. 251-279.

darsi colla forza e col timore, ma non si può conservare senza la pra-tica costante della giustizia23: sia questa la norma di tutte le operazioni del governo, particolarmente in materie di finanze; allora solo si ot-terrà l'intento di stabilire il sistema repubblicano a cui tutto deve ten-dere, e allora soltanto si conseguirà l'amore del popolo, la confidenza dei cittadini; si rammenti che la proprietà deve essere sacra e che la me-desima è la cosa più importante perché la più necessaria all'uomo; fi-116 nalmente che la violenza, l'usurpazione por|tano la dissoluzione sociale

e che soltanto con una giusta amministrazione si possono far obliare i mali che affliggono il popolo e far segnare nella storia dei tempi pre-senti l'epoca del principio della felicità pubblica, della prosperità na-zionale, e così rendere cara la causa della libertà e affrettare la perfe-zione sociale.

23. Si riferisce probabilmente a N. MACHIAVELLI, Discorsi sopra la prima deca di

RIVOLUZIONI ANTICHE DEL GLOBO

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