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Questo secondo ramo di finanze in Inghilterra è un onere interiore qualche volta sopra il consumatore, ma più frequentemente sopra a

Nel documento Opere complete. Opere minori Volume 2 (pagine 111-114)

vendita in dettaglio. L'amministrazione di questo diritto occupa

al-meno quattromila persone e costa al pubblico dieci od undici per cento

del prodotto. Per ottenere tale imposta ed evitare le frodi hanno gli

esattori diritto di fare presso i particolari, particolarmente venditori,

delle visite ed una specie d'inquisizione ad ogni ora di giorno e di notte,

e la fortuna dei medesimi può essere rovesciata senza che eglino pos-sano reclamare il privilegio c o m u n e a tutti gl'Inglesi di essere giudicati da' suoi pari. Così si è presentata una tale imposta sotto l'aspetto il più odioso, m a l'esperienza dimostra che, sebbene sembra attentatoria alla libertà dei cittadini, essa è però quella che produce minori lagnanze, 54 contrasti e litigi, ed il | m o t i v o si è, c o m e osserva un celebre scrittore z,

che si esige una tale imposta in una sola volta e sopra delle grandi quan-tità, e m o l t o più, aggiungo, perché non si esige mai dal consumatore al-meno per i generi di un uso generale; così l'aggravio n o n si rende oppressivo al popolo mentreché i diritti o sussidi stabiliti sopra tali generi negli altri paesi sono troppo moltiplicati, imbarazzanti e dispen-diosi. Sono li commissari destinati a presiedere a tale percezione che pronunciano sopra simili contestazioni, ed il loro giudizio è senza appello: il prodotto annuo della medesima era nell'anno 1775 di quattro milioni di sterline, cioè al doppio di quello della dogana, al presente anche raddoppiato.

In tale imposta vi si comprende in parte anche il tabacco, il quale paga una contribuzione di più di trenta soldi (di M i l a n o soldi 45) per libbra per il doppio diritto di dogana e di consumo, m a dopo di avere sod-disfatto a tali tributi diviene libero e vendibile per tutto il regno. U n altro diritto della natura dell'esposto si è quello sopra il sale, che con-55 siste in un dazio di | tre soldi e quattro denari per staio o quintale e

che resta percipito in eguale maniera; né la compra del medesimo è giammai forzata siccome era in Francia, il che lo rendeva un'imposta la più ingiusta e funesta e che vessava all'estremo il popolo e tendeva a rovinarlo perché attaccava la sua e c o n o m i a1 0.

Sino al presente si è parlato della libertà del commercio, senza os-servare se la medesima abbia dei limiti. L ' u o m o nello stato naturale non poteva sempre agire secondo la volontà dell'individuo perché avrebbe spesso posto in pericolo la sua esistenza: la natura istessa resta

z. De la félicité publique11.

10. Le notizie sulla tassa sul tabacco in Inghilterra e sul sale in Francia sono tratte probabilmente da A. SMITH, Ati inquiry into the nature and causes of the wealth of nations, V, 2, parte II.

11. Si riferisce all'opera di Francois-Jean de Chastellux, pubblicata anonima, De

la félicité publique ou considérations sur le sort des hommes dans les dijférents époques de l'his-toire, Amsterdam, 1772, voi. II, sez. Ili, cap. 9 (vedi nell'ed. di Paris, 1822 voi. II,

ritrosa a delle operazioni che contraddicono le invariabili sue leggi; molto più poi quando egli si unì in società dovette rinunciare all'il-limitato diritto delle sue azioni per assicurare la sua conservazione ed il suo benessere, perciò questa libertà, che ciascuno ammette, inter-preta, estende e che è così famigliare a tutti i discorsi e che è la base di tutti i progetti, se ben si esamina ha anch'essa le sue leggi, e riguardo all'uomo e riguardo agli esseri che lo circondano; così anche l'agri-coltura, l'industria ed il commercio debbono ritenersi soggetti ai prin-cìpi indicati della loro natura, de' quali essa è arbitra e che non si pos-| 56 sono giammai forzare ma che si devono soltanto secondare e la di cui sanzione si riscontra col mezzo dell'esperienza e del miglior benessere. Così il legislatore potrà fare delle disposizioni per assicurare la fede dei contratti ed impedire certe azioni che si oppongono al fine del-l'istituzione della società e della prosperità nazionale.

Si osservi che in uno Stato vi possono esser dei ricchi commercianti senza che si possa dire che il commercio sia florido, perché il guadagno di pochi non è sempre in profitto del popolo, che anzi spesso avviene che questo s'impoverisce mentre pochi si arricchiscono; così una libertà assoluta potrebbe essere la rovina di una nazione, quando i cittadini potessero contrariare i suoi interessi e le vedute della natura. Simile libertà si rende necessaria al commercio nel caso in cui il cittadino non faccia uso della cosa; allora essa non può rendersi oggetto di finanza, perché mancherebbe la causa: da ciò si può conoscere la differenza del sistema che io propongo da questo, che è stato adottato dalla maggior parte delle moderne nazioni, perché per tutto si trovano intralci ed aggravi alla circolazione delle cose ed alle permute, e perciò alla libertà del commercio e dell'industria; | mentre sembra che si sia voluto ren- 57 dere quasi immune da tributo il lusso ed il consumo de' generi e delle merci almeno per i facoltosi; così si è aggravato quel superfluo, che come mezzo di riproduzione deve essere libero, non si è imposto il godimento quando cioè il tributo avrebbe fatto un bene di impedire la distruzione delle cose. Si osservi ancora che non le sole città devono tali tributi, come si è da alcuni preteso; da per tutto ove vi è uso, con-sumo, godimento vi deve essere imposta, sempre però con le debite precauzioni, mentre deve essere diverso il metodo di esigere i mede-simi nelle campagne che nelle città; ma la facilità di ottenere l'imposta nei luoghi murati non deve essere una cagione di sopracaricare pochi cittadini di un peso che tutti devono sostenere: perché allora si spo-polerebbero le città, in m o d o che o dovrebbe cessare l'aggravio o

con-verrebbe rimetterlo tutto nelle campagne; così un principio mal in-teso aumenta il disordine che si voleva evitare a. |

58 Una grande questione nasce, se lo Stato possa giammai ritenere a suo favore la vendita esclusiva di certi generi: se si ascoltano alcuni scrittori, tutto deve essere libertà e sarebbe questo un togliere l'indu-stria, uno stabilire il monopolio, ma se si volesse adottare questa li-bertà senza limite, allora non potrebbe esistere alcuna imposta. Cer-tamente quando lo Stato può ottenere un tributo lasciando la compra e vendita libera, sarebbe un'ingiustizia fatta ai cittadini il restringere il loro diritto di permuta senza motivo; ma se quest'imposta non si potesse esigere dai cittadini e dai venditori se non se con gravi dispendi, se ne avvenisse troppo scarsa la percezione e particolarmente se si trat-tasse di generi di un estero lusso o di cui non importa accrescer l'uso, infine se divenga ciò dell'interesse anche dei cittadini, allora pare che 59 non vi sia dubbio che lo Stato non | possa riserbare a sé la vendita

esclu-siva di tali generi, concedendo tale commercio a delle compagnie, come avviene presso le nazioni moderne le più commercianti. Certa-mente niuno potrà dire che la nazione non si attribuisca con ragione molti privilegi esclusivi, che interessano la sicurezza dei cittadini e la buona fede, siccome la fabbrica delle monete, la posta dei cavalli e delle lettere, e sempre quando il prodotto sia maggiore, minori le spese e le vessazioni. Anzi conviene talvolta (fuori de' generi che soddisfano ai primi bisogni del popolo) imporre una tassa per la licenza di vendere alcuni generi o di fabbricare alcune merci in certi luoghi, particolar-mente che il restringere in tal m o d o queste intraprese e lavori a pochi imprenditori, ma che abbiano forze, spesso si perfezionano i generi e merci lavorate e fabbricate; mentre si è osservato che l'unione di molti lavoratori in una sola fabbrica e luogo serve a dare emulazione, a migliorare i metodi, moltiplica le forze, sviluppa il genio, il che non si ottiene da fabbriche, lavori e stabilimenti isolati e composti di po-che persone b. |

a. Molti diranno che secondo tale sistema sarà d'uopo di spargere tutta la

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