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CAPITOLO II: LA CONVENZIONE DEI DIRITTI DEL FANCIULLO E DELL’ADOLESCENTE DEL 1989 58

2.3 I principi fondamentali

2.3.3 Diritto alla vita, alla sopravvivenza e allo sviluppo

Il diritto allo sviluppo si configura come uno dei quattro principi fondamentali che guidano l´interpretazione e l’implementazione della Convenzione Internazionale per i diritti dei minori.

La sua principale formulazione si trova nell’articolo 6 della Convenzione:

“ogni bambino ha un diritto inerente alla vita”, e gli Stati parti “assicurano in tutta la misura del possibile la sopravvivenza e lo sviluppo del bambino”.

Nella Convenzione si trovano altri diritti correlati allo sviluppo: il diritto all’educazione (artt. 28 e 29), alla cura della salute (art. 24), ad un adeguato standard di vita (art. 27), al gioco (art. 31), alla protezione da abusi, sfruttamento e conseguenze dei conflitti armati (artt. 19, 34 e 38), al reinserimento (art. 39), a cure speciali (art. 23).

Di particolare rilevanza risulta l’art. 27 che riconosce il “diritto di ogni bambino a un livello di vita sufficiente per consentire il suo sviluppo fisico,

110 DOSI GIANFRANCO, Dall’interesse ai diritti del minore: alcune riflessioni, in Dir.

Fam., 1995, 1604 citato da MORO ALFREDO CARLO, op., 2008, p. 41.

mentale, spirituale, morale e sociale” e attribuisce “ai genitori o ad altre persone che hanno l’affidamento del bambino la responsabilità di assicurare, entro i limiti delle loro possibilità e dei loro mezzi finanziari, le condizioni di vita necessarie allo sviluppo del bambino”. Inoltre l’articolo stabilisce l’onere degli Stati parti ad offrire assistenza materiale, di predisporre dei programmi di sostegno in particolare per quanto riguarda l’alimentazione, il vestiario e l’alloggio, e assicurarsi che i bambini ricevano un adeguato sostegno finanziario da parte dei genitori.

L’art. 27 risulta particolarmente rilevante in quanto illustra i tre principi cardini attraverso i quali gli Stati parti devono orientare la promozione dello sviluppo reale e concreto del bambino. Il primo principio elenca i vari campi (fisico, mentale, spirituale, morale e sociale) nel quale si svolge lo sviluppo del soggetto di minore di età, e quindi gli ambiti del bambino che devono essere tutelati per garantirgli uno sviluppo positivo. Il secondo principio stabilisce che il diritto allo sviluppo è strettamente collegato alle effettive condizioni di vita dell’infanzia e quindi è importante realizzare adeguate condizioni di vita per il bambino, predisponendo provvedimenti per attuare un miglioramento del benessere e dello sviluppo del minore nel contesto in cui è inserito. Il terzo principio riconosce l’obbligo dei genitori del minore e dei governi degli Stati membri ad attuare le disposizioni a favore della sopravvivenza del soggetto di anni diciotto111.

La Convenzione si riferisce quindi allo sviluppo come ad un diritto in se stesso, ma si può affermare che l’intento generale del documento sia quello di promuovere lo sviluppo del bambino. Essa differisce dagli approcci tradizionali, i quali intendono lo sviluppo come preparazione al futuro e centrano la loro attenzione a quello che sarà il bambino senza prestare particolarmente attenzione invece a quello che egli è ora nel presente. Il

111 BOWERS ANDREWS ARLENE, Assicurare adeguate condizioni di vita per lo sviluppo, in Vent’anni d’infanzia: retorica e diritti dei bambini dopo la Convenzione dell’Ottantanove, BELLOTTI VALERI e RUGGIERO ROBERTA, (a cura di), Milano, Edizioni Angelo e Guerini, 2008, p. 173.

punto di vista della Convenzione è differente perché riconosce al bambino il diritto alla sopravvivenza e allo sviluppo nel suo attuale evolversi e non solo come futuro essere umano. “La Convenzione afferma sì che lo sviluppo dei bambini ha conseguenze future, consentendo loro, ad esempio, di assumere da adulti piene responsabilità all’interno della collettività, ma non sostiene mai che tale sviluppo raggiunge il suo livello più alto con la fine dell’infanzia intesa in senso cronologico. Al contrario, l’intento è chiaramente quello di promuovere l’incremento delle competenze degli esseri umani e gli attributi unici che si sviluppano durante l’infanzia a un ritmo che varia in base alle diversità individuali e culturali.”112

Dalla lettura complessiva della Convenzione si evince che ogni diritto enunciato si configura come un prerequisito per la crescita e lo sviluppo dei bambini come individui e come membri responsabili della società, sostenendo il concetto chiave per il quale i bambini hanno in sé stessi il potenziale per il loro sviluppo, ma questo potenziale, per essere realizzato, ha bisogno di un ambiente capace di proteggere, di prendersi cura, di stimolare, ma anche della libertà per interagire con esso. È responsabilità dei genitori e degli Stati parti tutelare e assicurare le condizione di vita necessarie allo sviluppo del bambino. Per cui i governi e i genitori sono chiamati a superare un approccio che si limiti a promuovere la pura e semplice sopravvivenza e sussistenza, per predisporre misure di sostegno alla piena realizzazione del potenziale umano113. La realizzazione delle condizioni di vita di un bambino funzionali al suo sviluppo devono dipendere per l'appunto da coloro che ne hanno cura, i quali facilitano l’accesso del bambino alle risorse, alle opportunità e al loro utilizzo. È quindi compito degli Stati parti con l’aiuto di altre organizzazione intergovernative o non governative, rendere accessibili le risorse e le opportunità economiche, sociali e materiali per garantire al bambino il

112 Ibidem, cit. p. 174.

113 Ibidem.

massimo godimento dei suoi diritti e il massimo livello di salute ottenibile.

È in quest’ottica che l’art. 6 obbliga gli Stati parti ad assicurare al massimo possibile la sopravvivenza e lo sviluppo del bambino. L’art. 27, inoltre, incarica i genitori, le altre persone responsabili e gli Stati membri ad assicurare le condizioni di vita necessarie al pieno sviluppo del bambino114. Dal punto di vista della Convenzione, si può affermare che:

− lo sviluppo ha un carattere olistico: non riguarda solo la crescita fisica o la salute, ma include anche aspetti culturali, mentali, morali, sociali e spirituali;

− lo sviluppo è un processo che mira alla realizzazione del potenziale di cui ogni bambino è portatore;

− i bambini sono soggetti attivi del proprio percorso di sviluppo ed il loro punto di vista, è importante;

− inoltre, la Convenzione non definisce espliciti standard, ma lascia aperto il concetto di sviluppo, in considerazione dei differenti potenziali inerenti ad ogni bambino e alle differenze dei contesti in cui esso può essere applicato.

La Convenzione, inoltre, suggerisce che i bambini devono avere l’opportunità, fisica e sociale, di essere soggetti attivi del proprio sviluppo:

di giocare, esplorare, interagire, avere delle opinioni, poterle esprimere, di partecipare. Per questo hanno bisogno di libertà, negli spazi, nei tempi, nelle relazioni con gli adulti ed è compito dell´intera comunità sostenere lo sviluppo dei bambini, e non più solo responsabilità esclusiva della famiglia.

114 Questo concetto di responsabilità nei confronti del minore è ribadito ulteriormente e più approfonditamente nell’art. 18, secondo il quale:“Gli Stati parti faranno del loro meglio per garantire il riconoscimento del principio secondo il quale entrambi i genitori hanno una responsabilità comune per quanto riguarda l’educazione del bambino e il provvedere al suo sviluppo”.Tale responsabilità compete come già enunciato ai genitori oppure ai tutori legali, mettendo in primo piano le relazioni più vicine al bambino, in un approccio ecologico e olistico allo sviluppo del bambino.

La Convenzione, nonostante sia stata introdotta e ratificata da quasi tutto il mondo, deve “fare i conti” con le condizioni dei singoli Stati parti115.

Le risorse e le opportunità variano drammaticamente tra e all’interno dei vari Paesi e le risorse spesso non sono distribuite in maniera equa tra i bambini. In tutto il mondo esistono categorie di bambini esclusi, emarginati e sfruttati.Purtroppo il diritto alla vita, alla sopravvivenza e allo sviluppo dei bambini (art. 6) nei Paesi in via di Sviluppo è costantemente minacciato da situazioni di persistente povertà economica, isolamento sociale, discriminazioni, malattie, guerre, carestie e penuria d’acqua e con politiche che ignorano sistematicamente la situazione dei bambini e delle loro famiglie116.

Partendo da queste condizioni, l’articolo 6 della Convenzione deve rimanere il principio guida per tutta la comunità internazionale per perseguire seriamente in ogni momento la realizzazione del diritto del bambino a effettive condizioni di vita adeguate per il suo sviluppo e mobilitare la comunità internazionale a stimolare numerosi sforzi per sviluppare indicatori adeguati al fine di monitorare le condizioni di sviluppo dei bambini in tutto il mondo117.

2.3.4 Il principio di partecipazione e rispetto per l’opinione del minore