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CAPITOLO II: LA CONVENZIONE DEI DIRITTI DEL FANCIULLO E DELL’ADOLESCENTE DEL 1989 58

2.5 Vent’anni di Convenzione

2.5.1 Il potere della Convenzione

Nonostante la Convenzione non abbia raggiunto tutti gli obiettivi che si era posta, ha fornito le basi fondamentali per attuare un cambiamento e ha fatto avanzare i diritti dei bambini.

Innanzitutto ha costituito il quadro di riferimento formale e legale “per definire e qualificare i diritti dei minori; ha definito in modo inequivocabile le responsabilità dei governi nei confronti dei bambini all'interno della loro giurisdizione”149 costruendo standard di tutela negli Stati che l’hanno ratificata e ha fornito il punto di partenza per altre norme e trattati internazionali150.

148 BELLOTTI VALERIO, op. p. 11.

149 Cit. da www.unicef.it/doc/706/1989-2009-una-ricorrenza-per-ricordarci-cosa-dobbiamo-ancora-fare-per-i-diritti-dei-bambini.

150 La Convenzione ha successivamente influenzato la realizzazione di altri strumenti internazionali tra cui: i due Protocolli facoltativi della stessa Convenzione (2000), la Convenzione sui diritti delle persone con disabilità (2006), la Convenzione OIL contro lo sfruttamento del lavoro minorile (1999), la Convenzione Aja sulle adozioni internazionali (1993). E inoltre ha ispirato alcune tra le più importanti decisioni realizzate a livello regionale: la Carta africana sui diritti e il benessere dei minori (1999) e la Convenzione del Consiglio d’Europa di Strasburgo sull’esercizio dei diritti dei minori (1996) che richiama espressamente alcune norme stabilite nella Convenzione come l’art. 12, cioè il diritto del

Una delle misure più efficaci della Convenzione è stata la costruzione di uno specifico organo indipendente: il Comitato sui Diritti dell’Infanzia; il cui compito è di monitorare la condizione dell’infanzia e dell’adolescenza nei Paesi parti e incoraggiare i governi a una piena tutela dei diritti151.

Un altro importante contributo della Convenzione è stato quello di definire un nuovo linguaggio dell’infanzia. Durante questo ventennio essa ha prodotto innumerevoli interventi, approfondimenti e ricerche, contribuendo a introdurre e a sviluppare nuovi temi come quello di partecipazione, ascolto, superiore interesse e diritto soggettivo. Invece, altre aree che tradizionalmente riguardavano esclusivamente i bambini, come ad esempio l’educazione e l’istruzione, hanno trovato nella Convenzione dimensioni nuove e più specializzate rispetto ai trattati precedenti.

2.5.2 Sfide

La Convenzione rappresenta un documento internazionale di carattere generale, un “testo minimo”, una forma di impulso per rendere la società e gli Stati più consapevoli dei diritti dell’infanzia, ed essa costituisce una tappa certamente fondamentale e pionieristica, alla quale però devono succederne altre, più incisive e delimitate per arrivare ad un riconoscimento effettivo della soggettività e dell’autonomia dei bambini. Quindi la Convenzione non va troppo enfatizzata; essa presenta carenze e debolezze.

Per esempio l’assenza dei diritti di terza generazione, come il diritto alla pace, allo sviluppo e a un ambiente sano, la leggerezza dei temi “caldi”

come la fecondazione assistita, il bambino non ancora nato e la disabilità (ha avuto solo una considerazione limitata nell’art. 23; poi è stata ripresa successivamente dalla Convenzione sui diritti delle persone con disabilità del 2006). Sono del tutto assenti i riferimenti alla differenziazione dell’età

minore ad essere ascoltato e alla partecipazione e l’art. 3, cioè il principio del superiore interesse del fanciullo. BELLOTTI VALERIO,op., pp. 11 e ss.

151 Ibidem.

del bambino per poter essere portatore di alcuni diritti (come ad esempio il bambino piccolo non possiede le capacità funzionali per parlare ed esprimersi) e ai diritti di non discriminazione in base al sesso: spesso sono soprattutto le bambine ad essere vittime di disparità e violenze, per esempio non c’è nessuna disposizione in materia di mutilazioni genitali femminili e matrimoni precoci, in cui le bambine sono costrette a subire ogni sorta di brutalità, per assecondare la famiglia o le tradizioni del proprio popolo. Poca attenzione è data ai bambini di strada, alle diverse e innumerevoli popolazioni indigene e alle particolari caratteristiche dei bambini immigrati, per esempio la nuova tendenza dei figli dell’immigrazione, “le seconde generazioni”.

Un altro ambito di debolezza, richiama l’efficacia e l’efficienza dell’organo considerato uno dei principi cardini della Convenzione, il Comitato sui Diritti dell’Infanzia. Nel paragrafo dedicato al monitoraggio è stato descritto il fondamentale compito di quest’organo e la sua funzione di

“accompagnamento” non sanzionatorio nei confronti degli Stati parti. È proprio questa modalità non penale che cause discussioni e critiche: viene richiesto un potere punitivo al Comitato, per permettere un migliore controllo e attuazione della Convenzione stessa. In questo modo l’esecuzione nazionale delle diverse norme del documento e l’attività di reporting dei vari Stati non devono essere solamente, un semplice rito o un atteggiamento di accondiscendenza, ma un’azione consapevole e responsabile152. Un’altra critica è stata data alla poca chiarezza sull’antinomia tra protezione e autonomia dell’infanzia e sulle difficoltà di confronto e di composizione tra i protezionisti e i liberazionisti, che connotano le diverse concezioni dei diritti dell’infanzia coesistenti all’interno della Convenzione153.

152 Ibidem.

153 RUGGIERO ROBERTA, Diritti e bambini, in «Rassegna bibliografica» 1/2007, consultabile al sito www.minori.it.

Forse la richiesta da parte di alcuni Stati parti di un nuovo Protocollo Opzionale della Convenzione concernente una maggiore partecipazione dei bambini, induce verso l’approccio di partecipation, ma tuttora la situazione non è cambiata e sembra che il terzo Protocollo, sia ancora in fase di lavorazione154. Per cui il conflitto tra i due orientamenti risulta ancora irrisolto. Per ora le due visioni di protection e partecipation “devono essere intese e sono espressione di una delle ambivalenze tipiche e irriducibili delle relazioni sociali che assume particolare forza nella modernità e nella tarda modernità”155.

Nonostante le debolezze della Convenzione appena menzionate, negli ultimi vent’anni essa ha contribuito a incoraggiare la realizzazione dei diritti dei bambini; e ora la sua più grande sfida sarà quella di rivitalizzare l’impegno dei governi e dei cittadini per la sua implementazione in tutto il mondo.

Per cui le azioni dei governi e di tutti gli stakeholder per il futuro saranno:156

Fare del superiore interesse del bambino il principale test di governo : cioè significa che le decisioni e le azioni dei governi ad ogni livello devono considerare prima di tutto le conseguenze sui diritti dell’infanzia. Queste decisioni inoltre dovranno ridurre il gap tra le norme contenute nella Convenzione e la loro effettiva realizzazione nel territorio.

Sviluppare competenze per realizzare i diritti dei bambini : tutta la società deve mobilitare le risorse e gli strumenti per rafforzare la

154 Il consiglio sui diritti umani ha approvato all’unanimità la istituzione di un gruppo di lavoro, spinto da un’iniziativa della Slovenia e portata avanti dalla Slovacchia all’inizio del 2009, per l’adozione di un terzo Protocollo opzionale, riguardante una procedura di comunicazione per permettere ai bambini di adire al Comitato direttamente gli abusi ai loro diritti. YANGHEE LEE, Partecipazione e osservanza della Convenzione: il Comitato sui diritti dell’infanzia, in., United Nations Children’s Fund, La Condizione dell’infanzia nel mondo edizione speciale: Celebrare i 20 anni della Convenzione sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza. Edizioni Interculturali Uno (UNICEF), 2009.

155 BELLOTTI VALERIO, op., cit. p. 26.

156 Tratto da: United Nations Children’s Fund (UNICEF), op., 2009.

conoscenza dei diritti dei minori. Nessuno deve essere escluso dallo sviluppo e dalla promozione dell’infanzia.

Sostenere i valori sociali e culturali che rispettano i diritti dei bambini : è importante riconoscere la Convenzione come detentrice di valori di non discriminazione; di vita, sviluppo e di sopravvivenza; di superiore interesse del bambino; di ascolto e partecipazione. È importante che questi valori siano sostenuti in tutta la società con la collaborazione di tutti per permettere un mondo migliore.

Lavorare insieme per mantenere la promessa della Convenzione : le partnership e le collaborazioni tra tutti gli stakeholder sono fondamentali per la realizzazione dei diritti dei bambini e i bambini stessi possono essere i partner più importanti di questo processo. Per cui risulta fondamentale rafforzare queste collaborazioni internazionali per creare nel futuro una rete unica di sostegno dell’infanzia.

Concludendo celebrare i vent’anni della Convenzione sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza significa investire ulteriormente nella Convenzione, quale guida per ogni essere umano verso un futuro in cui ogni bambino sia portatore di diritti soggettivi.

Celebrare i vent’anni della Convenzione “serve a ricordarci soprattutto ciò che non è ancora stato realizzato. La Convenzione ci chiede una rivoluzione che ponga i bambini al centro dello sviluppo umano. Non perché sia un ottimo investimento sul futuro (sebbene lo sia), non perché la fragilità dell’infanzia debba ispirarci compassione (sebbene dovrebbe farlo), ma soprattutto per una ragione fondamentale: perché è un loro diritto!”157.

157 Cit. da www.unicef.it/doc/706/1989-2009-una-ricorrenza-per-ricordarci-cosa-dobbiamo-ancora-fare-per-i-diritti-dei-bambini.

CAPITOLO III: L’ APPLICAZIONE DELLA CONVENZIONE DEI