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CAPITOLO IV: EDUCAZIONE E DIRITTI

4.1 Educare ai diritti

Educare ai diritti umani “è una formazione dell'individuo che, attraverso lo sviluppo dell'empatia e del senso di responsabilità, lo porta a modificarsi nei confronti di sé stesso e nelle relazioni con gli altri e lo spinge ad agire in prima persona, ad assumere atteggiamenti e opinioni rispettose dei diritti di tutti, nonché a sostenere, proteggere e promuovere i diritti umani”183. L’educazione ai diritti è un processo che si sviluppa lungo l’intero arco della vita ed è un fondamento della crescita sociale di ogni essere umano.

Detto ciò i diritti umani non possono essere insegnati solamente in un contesto formale come la scuola, ma richiedono un’educazione agli stessi.

La differenza sottende un’impostazione molto differente al problema.

Educare ai diritti vuol dire non solo limitarsi a trasmettere una serie di nozioni, seppur utili, ma anche e principalmente favorire l'interiorizzazione di un certo tipo di valori che guideranno poi il comportamento quotidiano individuale. La sola conoscenza, infatti, non è sufficiente a modificare atteggiamenti e comportamenti. Solo un processo di lungo periodo, che abbracci la totalità degli aspetti della persona, può costituire una strategia preventiva efficace di difesa della dignità e della libertà di ogni individuo.

L'obiettivo è quindi più ambizioso, si tratta di far diventare la conoscenza consapevolezza collettiva del nostro ruolo di soggetti di diritti184.

I diritti umani sono soprattutto ciò che essi implicano in termini d’impegno per la loro promozione e la loro protezione, quindi, risulta fondamentale promuovere i diritti umani in tutti i contesti e durante tutto l’arco di vita.

183 AA.VV., Diritti umani. Riflessioni ed esperienze di educazione ai diritti umani in ambito scolastico, Editrice Missionaria Italiana, Bologna, 2004, pp. 26-28.

184 LOTTI FLAVIO e GIANDOMENICO NICOLA (a cura di), Insegnare i diritti umani, Gruppo Abele, Torino, 1999, pp. 34-49.

L’efficacia di questa azione educativa, a prescindere dal contesto formale o non formale in cui si può esplicare, dipende innanzitutto dal fatto di essere centrata su coloro che apprendono e quindi deve iniziare dai bisogni, dalle preferenze, dalle abilità e dai desideri di ogni persona, all'interno di ogni società. La definizione e la realizzazione delle strategie educative, pertanto, devono sempre tener conto della singolarità e complessità di ogni persona, della sua identità, delle sue aspirazioni, capacità fragilità, nelle varie fasi di sviluppo e di formazione. Questo approccio centrato sulle caratteristiche di ogni persona riconosce il valore dell’azione e del cambiamento personale e tiene conto del contesto sociale in cui si trova chi apprende. Altro principio forte su cui fanno leva le metodologie di educazione ai diritti umani esistenti è quello che riguarda l'utilizzo di pratiche partecipative e di apprendimento attivo, pertanto le attività educative volte alla promozione dei diritti devono essere centrate sul soggetto come protagonista del suo sviluppo.

L’educazione ai diritti deve essere concepita come processo prolungato e olistico mirante a modificare attitudini e comportamenti e non si limita a far conoscere passivamente i diritti umani, ma è un’educazione non solo“ai” ma anche “per” i diritti, che induce all’impegno, alla solidarietà, all’azione. La finalità dunque, deve essere un’educazione orientata all’azione, alla presa di posizione, all’analisi critica, e deve diventare permanente e quotidiana.

Un approccio educativo basato su chi apprende riconosce il valore dell’azione e del cambiamento personale, e tiene conto anche del contesto sociale in cui si trovano i protagonisti dell’intero processo. Una cultura dei diritti umani è un insieme di attitudini, convinzioni, comportamenti, norme e regole. Educare ai diritti riguarda quindi, guidare al cambiamento personale e sociale, sviluppare le competenze nei giovani per essere cittadini attivi, responsabili e partecipi nella loro comunità per promuovere e proteggere i diritti umani.

Educare ai diritti è fondamentale anche perché solo conoscendo ed essendo titolari di tali diritti è possibile comprendere le violazioni commesse nei

confronti dei propri diritti. La denuncia delle violazioni dei diritti umani, infatti, è uno strumento a disposizione delle organizzazioni, associazioni, comunità e del singolo, che permette la conoscenza di tali violenze e sensibilizza maggiormente i governi, le organizzazioni e la collettività per prevenire le violazioni e intervenire più efficacemente sugli abusi.

L’educazione, quindi, deve uscire dal ristretto ambito di competenza di giuristi e avvocati per diventare patrimonio di tutti; qualsiasi persona deve essere a conoscenza dei propri diritti per garantire un maggior rispetto e partecipazione nella società.

In passato l’educazione ai diritti, è stata (e qualche volta lo è ancora oggi) intesa come educazione civica a scuola. Tale prospettiva è estremamente limitata per almeno quattro ragioni:185

a) autoreferenziale rispetto al proprio contesto;

b) spesso ridotta ad un insegnamento meramente cognitivo e teorico normativo di una materia ritenuta soltanto giuridica o filosofica, con un insegnamento dei diritti umani ancora ancorato sulle norme giuridiche;

c) inibita agli adulti, capace al più di raggiungere bambini e adolescenti;

d) limitata all’ambito scolastico.

Oggi molte ricerche hanno confermato i limiti di questo approccio tradizionale, basato esclusivamente sulla conoscenza delle istituzioni politiche e della loro storia, e propongono un approccio più ampio, che stimoli all’esperienza pratica, all’accettazione di responsabilità e alla partecipazione186.

185 CARAZZONE CAROLA, Educare ai e per i diritti umani, consultata al sito www.minori.it il 16/05/2010

186 Ibidem.

L’educazione ai diritti umani riconosce ogni persona responsabile del proprio cambiamento, e per fare ciò ogni individuo deve:187

1. conoscere i propri diritti e doveri, e i valori sottostanti a tali diritti;

2. riflettere e interiorizzare quei valori e diritti;

3. apprendere e praticare quei diritti, imparare a difendere i propri diritti e quelli degli altri.

L’educatore, quindi, ha un ruolo fondamentale nel promuovere tali diritti umani nella comunità sociale: egli può incoraggiare lo sviluppo, la consapevolezza che ognuno di noi è parte integrante di una comunità dove l’altro è portatore degli stessi bisogni e diritti fondamentali che ognuno avverte come propri e può stimolare lo sviluppo del pensiero divergente, una dote rara che è sinonimo di non omologazione culturale Educare, ma non solo, discutere e confrontarsi, ai diritti pertanto significa contribuire a sviluppare un maggior senso di responsabilità, di collaborazione, e questo non solo a scuola, ma in tutte le attività che coinvolgono bambini, giovani, adulti e anziani.

È necessario riflettere e attuare delle iniziative e dei progetti in tutti i contesti, sia formali che informali, per sostenere e divulgare l’importanza dei diritti umani espressi nelle diverse dichiarazioni e convenzioni che si sono succedute nel corso degli anni. Particolare attenzione deve essere data al soggetto in formazione, in quanto è colui che in futuro potrà beneficiare maggiormente di tali sviluppi.

Sulla base di queste considerazioni considero di primaria importanza la promozione della Convenzione dei Diritti del Fanciullo e dell’Adolescente del 1989, in quanto essa esprime per la prima volta dei concetti in cui il minore è pienamente titolare di diritti soggettivi ed è il primo documento internazionale che riconosce e sostiene la partecipazione attiva dei bambini nella società in cui vivono.

187Ibidem.