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L’influenza della prospettiva temporale sulle strategie di apprendimento permanente

11.  Discussione e conclusione

Il presente contributo permette di rilevare l’importanza del tempo nell’ambito educativo, come una dimensione che alimenta e facilita la crescita, perché motiva a concentrarsi su compiti e funzioni che possono evolvere nella misura in cui la persona cresce, prospettandosi scelte ed obiettivi coerenti con: «[...] l’esplorazione della percezione di senso e di prospettiva esistenziale e di autonomia nelle proprie scelte» (Pellerey et al., 2013, p. 45).

I risultati delle analisi condotte invitano a rivalutare le differenze personali degli adolescenti e degli adulti emergenti, nel modo di concepire il tempo nel loro processo di crescita evolutiva (Laghi et al. 2009; Husman - Lens, 2012).

Infatti le dimensioni temporali sono collegate con le strategie di apprendimento, in particolare con i processi cognitivi di autoregolazione, come pure con le strategie motivazionali ed emozionali, con cui i ragazzi ottimizzano le loro competenze stra- tegiche nello studio.

Tali risultati confermano quanto emerso nella letteratura, a proposito dell’in- fluenza degli aspetti cognitivi e motivazionali del tempo, rispetto alla capacità di adattamento e di intenzionalità per i compiti di apprendimento (Kashio, 2012; Husman - Lens, 2012; Simons - Dewitte - Lens, 2012; King, 2016).

Inoltre, in accordo con studi precedenti (Pavoncello - Spagnolo - Laghi, 2014), anche nel presente lavoro di ricerca emergono differenze tra maschi e femmine ri- spetto alla Prospettiva Temporale: sono infatti le ragazze ad ottenere punteggi signi- ficativamente più alti nella dimensione di Passato Negativo. Così come emergono differenze della variabile età: l’atteggiamento temporale dei giovani presenta varia- zioni significative che fanno supporre che l’età sia un fattore che contribuisce al lo- ro modo di concepire e di integrare il loro passato nel processo di crescita (Crocetti - Palmonari, 2008).

Quando però la visione negativa del passato è legata a vissuti ed esperienze fal- limentari, e ad un futuro insicuro ed incerto, può emergere un disagio emozionale

che può influenzare negativamente l’apprendimento degli adolescenti e dei tardoa- dolescenti. Ciò conferma quanto affermato da Stolarski, che: «[...] il Passato Nega- tivo è il più forte predittore degli stati emozionali, forse per la sua forte carica affet- tiva» (Stolarski et al., 2014, p. 823).

Particolare attenzione educativa dovrebbe essere riservata al modo di concepire il futuro da parte delle giovani generazioni. Relativamente al nostro campione emer- ge che a volte può trattarsi di un orientamento al futuro poco stabile, più disorienta- to ed emotivamente imprevedibile, ma che corrisponde ugualmente ai vissuti espe- rienziali dei ragazzi presi in considerazione, soprattutto quando si trovano a gestire compiti di apprendimento che mettono alla prova le loro competenze strategiche. Questo modo di orientarsi al futuro, pur se incerto ed ansiogeno, può rappresentare comunque uno stimolo motivante, soprattutto quando i ragazzi devono raggiungere obiettivi percepiti come difficili da realizzare (Carelli - Wiberg - Åström, 2015).

Ciò vuol dire che la prospettiva temporale, intesa come parte del processo di crescita, ha una valenza ed una forza motivazionale primaria, anche se la sua in- fluenza sulle strategie di apprendimento non sempre permette un’integrazione linea- re dei diversi fattori di adattamento.

Probabilmente si tratta di una domanda educativa che i giovani esprimono, perché possano emergere le loro difficoltà di adattamento, lì dove ci sono educatori attenti a rilevarle nel contesto operativo specifico dove i ragazzi le vivono, come nel caso dell’apprendimento scolastico. Soltanto a partire da questa consapevolezza comune è possibile impostare degli interventi educativi che facciano progressivamente emergere: «[...] un equilibrio armonico tra tutti gli orizzonti temporali [...], senza la predominan- za di un orientamento specifico» (Pavoncello - Spagnolo - Laghi, 2014, p. 94).

Solo così sarà possibile realizzare quella “speranza” progettuale e orientativa di cui parla Magiolaro: «[...] la speranza di riuscire non solo a compiere delle scelte su- perando i dubbi che emergono in questa fase di vita, ma anche, e soprattutto, di at- tuare delle scelte significative per la propria esistenza» (2005, p. 6).

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1. Introduzione

Al fine di comprendere le ragioni dei comportamenti umani, di prevederne i possibili sviluppi e cambiamenti, è essenziale tenere in considerazione il fattore tem- porale. Negli studi riguardanti l’atteggiamento umano è cresciuta l’importanza del tempo come fattore chiave, cioè come un elemento che coinvolge tutto l’individuo. In campo psicologico, tuttavia, gli studi sull’argomento non hanno mai costituito una branca sostanziale della disciplina, in quanto la tematica della dimensione tempora- le è sempre stata affrontata in maniera parziale, collegandosi principalmente ai con- cetti di memoria, adattamento, apprendimento e tempi di reazione agli stimoli (Thié- baut, 1998).

Nel 1939 Frank ha dato il via agli studi sulla prospettiva temporale, concetto che verrà ripreso e approfondito più volte da altri autori; in particolare si rileva come la dimensione temporale non interviene solo in quanto elemento essenziale per l’attribuzione degli habitus culturali nei processi di socializzazione, ma rappresenta anche una dialettica continua tra passato e futuro, che permette di influenzare le azioni nel presente.

Lewin (1951) ha svolto in merito alla prospettiva due importanti ricerche, entrambe strettamente legate alla comprensione dei fenomeni comportamentali, che hanno avuto lo scopo di mettere in luce il ruolo dell’ambiente sociale nell’influen- zare presente e futuro.

Non sono mancati contributi in anni più recenti, come quello di Zimbardo (2004), Maggiolaro (2005) e Laghi (2009), che riflettono sulle categorie di passato, presente e futuro e sul loro ruolo di variabili socio-cognitive in grado di influenzare la percezione, l’atteggiamento e la condotta delle persone. È necessario, inoltre, evi- denziare che queste variabili si riferiscono soprattutto a ciò che concerne l’ambien- te culturale dei contesti familiari ed educativi (Fizzotti, 2007; Laghi et al., 2013; La Rocca, Margottini, Capobianco, 2014).

La dimensione temporale diviene particolarmente importante soprattutto a parti- re dall’adolescenza, periodo in cui l’individuo acquisisce una vera e propria “padro- nanza del tempo”, come sostiene Fraisse nel 1957: in questa fase il tempo assume connotati meno astratti e viene vissuto con maggiore individualità (Rodriguez-Tomé,

Capitolo terzo

La prospettiva temporale come costrutto trasversale