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Il blog come strumento della didattica orientativa

3.  Possibilità di altre sperimentazion

Sulla base dell’esperienza presentata sopra si può ipotizzare un’integrazione del blog non solo all’interno del modello tradizionale della didattica, ma anche con al- tre modalità, come ad esempio del blended learning oppure del flipped classroom. 3.1. Blended learning

Per superare alcuni limiti di due modelli didattici realizzati separatamente, e cioè dell’insegnamento convenzionale e dell’insegnamento realizzato esclusiva- mente online, si è proposta una forma che ha preso il nome di Blended learning, ter- mine questo che, tradotto letteralmente, indica l’insegnamento e l’apprendimento realizzati in forme collegate (Stern, Willits, 2011; McLoughlin, Lee, 2010). Il modello propone una combinazione dell’insegnamento tradizionale negli ambienti fisici, come l’aula o laboratorio, con quello realizzato online per mezzo dell’uso del- le nuove tecnologie informatiche e telematiche. Ed è proprio qui che emerge uno spazio per valorizzare anche la forma del blog con tutte le funzionalità di essa, che sono state presentate sopra, le quali offrono il menzionato valore aggiunto alla didattica convenzionale.

Dalle discussioni circa il tipo di collegamento tra i due modelli e circa le defi- nizioni che si danno al riguardo, si evince che in Blended learning si tratta innanzi- tutto di integrare varie pedagogie e didattiche che valorizzano l’efficacia e le oppor- tunità di collaborazione nei processi di insegnamento-apprendimento. Ci sono varie componenti didattiche che creano uno spazio di incontro tra i due modelli. Esse si ri- feriscono, ad esempio, agli ambienti di apprendimento (l’aula scolastica e online), ai mediatori (analogici e digitali), alle pedagogie (direttive e non direttive), ai tipi di comunicazione (orale e digitale) ecc. (Norberg, 2014).

La novità attesa dalla modalità blended dovrebbe consistere nel maggiore ridi- mensionamento e nello spostamento degli accenti: cioè dall’insegnamento all’ap- prendimento. Questo è possibile per il fatto che il modello permette di collocare le tre componenti classiche (insegnanti, studenti, contenuto) non solo in un unico po- sto, come l’aula o il laboratorio, ma in posti e tempi diversi, proprio grazie all’uso delle tecnologie informatiche e di comunicazione. Ci si augura che questo modello

114Email ricevuta il 15.10.2014 da uno studente del corso realizzato nell’anno accademico

di organizzare l’ambiente di studio possa rispondere meglio agli interessi individua- li o bisogni degli studenti e che favorisca una maggiore autonomia e collaborazione tra di loro nei tempi fuori della scuola (Graham, 2006). Ci si attende pure che il mo- dello promuova l’uso delle nuove tecnologie nello studio e nel lavoro e che favori- sca uno sviluppo maggiore delle capacità di apprendimento auto-diretto continuato anche nell’età adulta (Bliuc et al., 2007). Per questo motivo si afferma che blended learning, combinando ragionevolmente i migliori elementi dell’educazione faccia a faccia con quella online, ha un potenziale di riuscire ad emergere come promettente modello di insegnamento nel futuro (Yen, Lee, 2011, p. 138).

Non è il nostro obiettivo di presentare più specificamente questo modello: accenniamo solamente che esiste già una ricca letteratura basata sulle ricerche e sugli studi teorici che indica sia gli elementi di forza di esso che anche gli elementi critici da prendere in considerazione in caso si volesse integrarlo nella didattica scolastica o universitaria (Bonk, Graham, 2012; Graham, 2013; Graham, Henrie, Gibbons, 2014; Falcinelli, Minerva, Rivoltella, 2014).

3.2. Flipped classroom

Per valorizzare maggiormente la circostanza di stare insieme nello stesso tempo e spazio durante le lezioni, si cerca di favorire, almeno in alcune occasioni, un lavo- ro collaborativo. Si valorizzano le dinamiche dei piccoli gruppi o del lavoro in cop- pia, con l’obiettivo di permettere il confronto, lo scambio e la condivisione delle idee e delle riflessioni. Il lavoro individuale, lo studio dei libri di testo possono essere com- piuti individualmente nel tempo successivo alle lezioni. A questo riguardo, è suffi- ciente ricordare che il carico di lavoro dello studente universitario secondo i criteri del processo di Bologna, prevede la proporzione 1:2, il che significa che per un’ora di lezione in aula, circa, vi devono essere altre 2 ore di lavoro individuale. Questo tem- po può essere dedicato sia allo studio personale che pure in collaborazione con altri, includendovi vari strumenti di lavoro online, come il blog, Edmodo, o altri.

Tra i modelli didattici, che assegnano un particolare significato ai due momen- ti di studio, in aula e realizzato nel tempo posteriore alla scuola, si trova anche quel- lo conosciuto come Flipped classroom. Il concetto è stato usato per la prima volta da due insegnanti di chimica, Jonathan Bergmann e Aaron Sams intorno all’anno 2007, ed è stato molto diffuso attraverso il lavoro di Salman Khan e la sua Khan Academy (Pacansky-Brok, 2013, p. 2)115. La traduzione del termine significa: la classe capo-

volta (Maglioni, Biscaro, 2014), e indica un’inversione dell’ordine delle attività che gli studenti di solito realizzano a scuola e a casa. In modo convenzionale, il tempo delle lezioni in aula è impiegato maggiormente per la spiegazione dei nuovi temi da

115Per informazioni ulteriori sulla storia e il concetto di flipped classroom si veda: http://blended-

classroom.blogspot.com/2011/05/history-of-flipped-class.html; http://www.scoop.it/t/the-flipped-clas- sroom; http://usergeneratededucation.wordpress.com/2011/06/13/the-flipped-classroom-model-a-full-pic- ture/ acc. 20.05.2013.

parte dell’insegnante e a casa gli studenti realizzano vari tipi di compiti, esercizi ecc. Nel modello flipped questo ordine è capovolto: in aula viene realizzato il lavoro di esercitazioni e di interazioni tra gli studenti sotto la guida dell’insegnante, ma que- sta attività deve essere preparata a casa tramite il lavoro con le videoregistrazioni che spiegano i temi e gli argomenti trattati.

In che cosa consiste la specificità di questo modello, dato che anche in quello classico si richiede non raramente un lavoro di preparazione del nuovo argomento? Durante le lezioni realizzate in modo classico lo studente cerca di seguire le spiega- zioni dell’insegnante e di comprendere le nuove conoscenze. In questa modalità lo studente non ha quindi la possibilità di fermarsi per riflettere su quello che viene in- segnato. Volendo scrivere gli appunti, è possibile che gli sfuggano, inoltre, alcuni elementi importanti. Nel caso di lavorare a casa con le lezioni videoregistrate o rea- lizzate con altri media, come youtube, power point e così via, lo studente può gesti- re lo svolgimento dell’apprendimento adattandolo ai propri bisogni: può guardare certi frammenti e, quando necessario, ritornare su alcuni di essi per rivederli anche più volte. Tutto questo egli lo può fare pure con la celerità ed il ritmo adatto alle pos- sibilità personali di percezione e di comprensione. Quando poi in aula può esercitar- si nell’applicazione dei concetti studiati, l’insegnante è a sua disposizione per sco- prire eventuali errori di comprensione e compiere un ulteriore lavoro di approfondi- mento. Se il lavoro è realizzato anche in modo collaborativo, lo studente può appro- fittare delle condizioni favorevoli per lo sviluppo delle relazioni sociali, l’aiuto reci- proco e il sostegno vicendevole.

Anche su questo argomento non vogliamo entrare più specificamente nella spie- gazione complessiva di questa metodologia di lavoro. Chi è interessato può ricorre- re ad una bibliografia particolare, nella quale ne troverà tutte le caratteristiche pecu- liari (Pacansky-Brok, 2013; Maglioni, Biscaro, 2014). Il punto che ci intessa in que- sto momento è la dimensione della collaborazione e dell’interazione tra gli studenti. Con l’uso delle tecnologie online, come il nostro blog o altre, questa collaborazione può essere realizzata, però, non solo durante il tempo della lezione in aula, ma anche nel tempo successivo alla scuola. Ciò comporta però che il ruolo dell’insegnante debba assumere forme adeguate. Il suo contributo tradizionale di insegnamento rea- lizzato tramite le lezioni frontali deve modificarsi ed integrare in modalità sempre superiori le forme collaborative di insegnamento e di apprendimento. Naturalmente, cambia, a questo punto, anche il ruolo degli studenti, che da passivi ricevitori delle conoscenze devono diventare sempre di più attivi e responsabili protagonisti del proprio studio.

A questo punto diventa evidente quanto maggiormente questo modello, rispetto al tradizionale, valorizzi il potenziale collaborativo degli studenti, sia durante il tem- po di lezione, sia mentre sono già a casa. Il fatto di essere fisicamente insieme nello stesso tempo e spazio crea condizioni di apprendimento uniche nel genere ed esse non si possono realizzare in alcun modo quando si lavora individualmente dopo la scuola. Le forme di collaborazione realizzate online sono private ovviamente dell’a-

spetto di presenza fisica delle persone, ma pure esse creano condizioni reali per va- lorizzare il potenziale delle relazioni in vista del raggiungimento di certi obiettivi. Le condizioni particolari di apprendimento in collaborazione sono costituiti, quindi, da tali fattori come, ad esempio, l’interazione interpersonale negli spazi fisici e digita- li; la condivisione di riflessioni, di idee e di progetti; il confronto con altri e feedback immediati, segnati spesso dall’elemento emozionale e affettivo; il sostegno e moti- vazione reciproca ecc.

Sembra che il valore maggiore del modello flipped, integrato con le forme di- dattiche online, consista proprio in questo: valorizzare al meglio tutte le forme e le possibilità di collaborazione tra gli studenti, sia in aula, che nel tempo dopo le le- zioni. La dinamica e l’organizzazione dello studio secondo il modello flipped può essere rappresentata come nel grafico riportato. La forma tradizionale di insegna- mento favorisce l’interazione tra il docente e gli studenti in una direzione. Le forme flipped o le forme collaborative e interattive, realizzate sia negli spazi fisici che di- gitali, permettono di creare una rete di relazioni e di attività di studio che possono perdurare sia quando si è a scuola, sia quando si è a casa.

Fig. 1: L’insegnamento e l’apprendimento partecipativo (Pacansky-Brok, 2013, p. 41)

La prospettiva didattica più ampia, attraverso la quale studiare ulteriormente questo modello sarà ovviamente il cooperative learning (Comoglio, 1996, 1998). Gli aspetti particolari, che costituiscono le condizioni di studio secondo questa pro spettiva, come ad esempio l’interdipendenza sociale, la competenza comunicativa o altri, possono contribuire alla maggiore comprensione dei processi di apprendi mento anche nel modello flipped e ad una più consapevole organizzazione e gestione di essi.