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Prima di capire cosa sia la disistima, è bene partire dal concetto di autostima.

L‘autostima è intimamente collegata a tutto il nostro essere; essa è considerata una dei più importanti bisogni sociali (Sheldon KM et al., 2001). Infatti, l‘importanza dell‘autostima e le sue implicazioni per la salute ed il benessere sono state evidenziate da Kernis (2006); per esempio è stato evidenziato che le persone con bassa autostima patiscono una sofferenza maggiore rispetto alle persone con alta autostima poiché essa si ripercuote sulla salute mentale e fisica (Solomon, 2006), in quanto sono più vulnerabili allo stress, reagendo maggiormente sia a livello psicologico che fisico (Crocker & Park, 2004). Approcci recenti suggeriscono che l‘autostima è un fenomeno complesso, costituito da diversi aspetti, ed hanno origini diverse, ma ci sono incomprensioni tra i diversi concetti relativi alla stime di sé, in quanto la stima di sé è una valutazione che può avere un aspetto positivo o negativo. Un concetto di sé positivo è una descrizione di se stessi che può avere connotazioni differenti: la stima di sé può essere relativa a quello che facciamo oppure può essere relativa ad una situazione specifica che può essere mutevole. Ad esempio una persona può avere fiducia in se stesso e portare a termine un compito importante, ma contemporaneamente può non essere in grado di approcciare persone nuove. Oppure può essere considerato un modo di comportarsi od un atteggiamento cioè una persona può avere un alta considerazione di sé ma una

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bassa autostima, mentre una persona timida può avere un‘alta autostima. Infine l‘autostima p uò essere definita come un personale aspetto affettivo-esperienziale del sé che costituisce una parte di sé emozionalmente definita (Johnson, 2003; Forsman & Johnson, 1996)

L‘autostima può essere considerata un tratto passivamente ricevuto (Rogers, 1951), oppure può essere visto anche come un guadagno di stima di sé ottenuto attraverso atti o comportamenti (Forsman & Johnson, 1996). La concettualizzazione più comune di autostima è l‘autostima globale, definita come un atteggiamento positivo o negativo che l‘individuo può assumere di sé. (Tafarodi et al., 2002). Una persona con alta autostima può non avere stima di sè e considerarsi una persona di valore, mentre ad una persona con bassa autostima viene a mancare il rispetto verso se stesso e considerarsi indegno, inadeguato come persona anche nei confronti della società (Kernis, 2006; Crocker & Parck, 2004). L‘autostima è fortemente influenzata dal contesto sociale che, a seconda degli accadimenti della vita, può essere considerato come un trigger che porta ad una progressiva perdita di autostima, in quanto foriero di situazioni di vita ―fluttuanti‖ (Kernis et al., 2003; Kernis MH 2005). In particolare la propria autostima può essere legata alla percezione di successi o situazioni di vita considerati fallimenti (Crocker & Wolfe, 2001). Esiste un ampio consenso sul fatto che l‘autostima aumenta o decresce in base alle influenze esterne, viste come una fonte di approvazione o di disapprovazione che rende la persona più forte o più vulnerabile poiché oscilla tra l‘autorealizzazione di sé e la disapprovazione di sé. Inoltre ci sono individui che sono predisposti ad una continua ricerca di auto-valore come compensazione per la loro bassa autostima e sulla base di queste convinzioni, l‘autostima diventa un tratto molto vulnerabile (Crocker, J., & Park, L. E, 2004; Paradise & Kernis, 2002; Crocker, 2001)

D‘altronde c‘è da considerare che la stima di sé può originarsi fin dalla prima infanzia ed è correlata con le proprie competenze e con le esperienze affettive parentali (Bowlby, 1980a; Johnson 1998;) e con l‘accudimento ricevuto (Rogers, 1951; Ryan & Deci, 2000).

E‘ importante sottolineare anche, come evidenziato in precedenza, che per certi individui, l‘autostima viene accresciuta in base alle esperienze che accadono durante la loro vita (Paradise &

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Kernis, 2002). Questi individui spesso negano che alla base della loro autostima concorrono anche le cure parentali avute durante l‘infanzia, oltre agli eventi che accadono nella loro vita e che li rendono molto più vulnerabili considerando anche il differente livello di cure e di motivazioni che possono stare alla base delle loro preoccupazioni (Croker et al., 2006).

James (1890) ha affermato che l‘autostima può essere incrementata con la conseguenza di maggior i successi e mantenuta evitando i fallimenti, ma può anche essere aumentata adottando obiettivi meno ambiziosi: ―rinunciare alle pretese è benedetto un sollievo che li renda gratificati‖ (James, 1890, p 311). La formula di James ha anche fatto la previsione importante che l'autostima non può essere prevista puramente dal livello oggettivo di successo che una persona raggiunge. Ciò che conta è se i loro successi siano rilevanti per le loro aspirazioni. Secondo questa affermazione la causa principale delle differenze presenti nel concetto di autostima risiederebbe nel grado di successo delle persone o nel raggiungimento dei loro obiettivi, senza tralasciare le differenze soggettive; l‘autostima può essere reattiva, le reazioni sono legate alle condizioni variabili e mutevoli della vita quotidiana di una persona (Egan SK, Perry DD, 1998).

Alcune persone rispondono ad ogni minimo cambiamento, con un rapido adeguamento per ciò che riguarda il valore di se stessi, mentre altri reagiscono nella maniera opposta. Mark Leary et al., (2011) sostengono che quando un individuo si sente accettato, compreso, avrà un‘autostima alta, invece quando ci si sente esclusi, disprezzati a livello personale e dalla società, l‘autostima sarà molto bassa ed essa è un segnale che dovrebbe far riflettere sui valori relazionali; le loro emozioni verso se stessi sono neutrali o miste, spesso con una combinazione di giudizi positivi e negativi (Baumestister, Tice & Hutton, 1989).

La ricerca supporta l‘idea che alla base della scarsa autostima ci sia un basso meccanismo di regolazione emozionale che risponde al valore relazionale ed alla varietà dei fenomeni che accadono quotidianamente, includendo le emozioni interpersonali, le differenze individuali e la sensibilità reattiva del temperamento che può degenerare e portare a veri e propri disturbi di personalità.

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L‘autovalutazione resta fondamentale per il benessere mentale e sociale, essa influisce sulle proprie aspirazioni, sui propri obiettivi personali e nell‘interazione con gli altri; una buona autostima può essere considerata come un fattore protettivo poiché la labilità di essa conduce a problemi psicologici che, se non affrontati, possono degenerare in vere e proprie patologie mentali, in problemi sociali, in problemi di internalizzazione (Mann M et al., 2004). Le credenze e le caratteristiche delle persone, modellano le loro azioni in diversi modi e queste azioni a loro volta trasformano la loro realtà sociale che a sua volta è influenzata dalla realtà delle persone del nostro contesto. Un evento ingiusto od un comportamento percepito come tale, fa si che gli individui particolarmente sensibili valutino le situazioni sociali incongruenti con le loro caratteristiche, aumentando la sensazione di essere trattati ingiustamente in situazioni ambigue; cosa da non dimenticare che le persone valutano gli accadimenti sempre in funzione ai propri tratti di personalità o con la tendenza verso l‘antagonismo e la chiusura (Zitny P Halama P, 2011)