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Qualità della vita

Per capire in cosa consiste la qualità della vita, è necessario comprendere il concetto di benessere. Fondamentalmente ci sono stati due approcci che sono emersi nello studio del benessere soggettivo: la tradizione edonistica, che accentua costrutti come la felicità, la positività, la bassa negatività e la soddisfazione della propria vita (Bradburn, 1969; Diener, & Schwarz, 1999; Lyubomirsky & Lepper, 1999) e la tradizione eudaimonica, che ha evidenziato il funzionamento psicologico positivo e lo sviluppo umano (e.g., Rogers, 1961; Ryff, 1989a; 1989b; Waterman, 1993); tuttavia, nonostante le diversità di approccio, la maggior parte dei ricercatori al giorno d‘oggi è orientato verso una dimensione multidimensionale del costrutto di benessere (e.g., Diener, 2009).

Il primo tentativo di definire il benessere soggettivo psicologico è stato di Bradburn (1969); il suo lavoro ha segnato un allontanamento dalla diagnosi psichiatrica e si è orientato ver so le reazioni psicologiche delle persone nella loro vita quotidiana. La sua idea di benessere era fondata sull‘idea aristotelica di ―eudamonia‖, parola di derivazione greca che significa benessere. Il suo modello sostanzialmente era rivolto al benessere psicologico soggettivo che può essere influenzato da un eccesso di positività o di negatività, a seconda del grado positivo o negativo di prevalenza.

Altri ricercatori successivamente hanno criticato questa visione del concetto di benessere (Riff, 1989), sostenendo che a questo precedente modello mancava la struttura di base del benessere psicologico cioè tre dimensioni interconnesse. Nel 1997 Diener & Suh, definisono tre dimensioni del benessere: soddisfazione della vita, l‘effetto piacevole e sgradevole della vita, intendendo per piacevole e spiacevole gli stati d‘animo positivi e negativi, mentre la soddisfazione della vita ha un senso più cognitivo si soddisfazione (Diener & Suh, 1997, p. 200), (Headey, 2006, p.2) invece ha sostenuto che queste dimensioni sono da considerare come distinte invece che come delle estremità opposte di uno stesso continuum, teoria sostenuta recentemente anche da (Singh and Duggal Jha. 2008). Altre recenti ricerche si sono aggiunte, sostenendo che la realizzazione nella vita, il raggiungimento degli obiettivi e l‘auto-accettazione, l‘autonomia e la soddisfazione della vita, costituiscono altre voci importanti del benessere psicologico soggettivo.

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L‘Organizzazione Mondiale della Salute definisce la qualità della vita come la percezione di un individuo della sua posizione nella vita, nel suo contesto e nella cultura, insieme ai sitemi di valori in cui vive, in relazione ai propri obiettivi, alle aspettative, alle norme, alle preoccupazioni. (World Health Organization, 1997).

Un interessante sviluppo nell‘area del benessere psicologico soggettivo e di conseguenza nel concetto di qualità della vita è stato influenzato dalla psicologia clinica. Joseph and Wood (2010) hanno evidenziato che è importante che la psicologia clinica dovrebbe adottare misure per un funzionamento positivo rivolto alla qualità della vita in quanto la psicologia clinica ha sempre avuto una visione ristretta di questo concetto, considerandolo come ―un‘assenza di distress e sue disfunzioni conseguenti‖ (p. 831), promuovendo la possibilità di nuove misure che possono prevenire il distress e le disfunzioni relative ad esso. Già Keyes (2002; 2005), aveva considerato la salute mentale come una sindrome che potesse influenzare la qualità della vita. Egli ha evidenziato che la salute mentale viene mantenuta quando ―un individuo esibisce un alto livello di anedonia ed un livello basso di eudamonia, come ad esempio una positiva percezione della propria qualità di vita, ponendo l‘accento su una ―diagnosi di prosperità‖, sostenendo che ―il benessere psicologico è molto di più della felicità, sentirsi soddisfatti e felici, ma è sentirsi integrati e compresi all‘interno del proprio contesto di vita‖.

13.1 Un nuovo concetto di benessere nella qualità della vita

Il concetto di benessere che è alla base di una buona qualità di vita, è stato sempre innegabilmente molto complesso da definire poiché è difficile stabilire un rapporto tra equilibrio ed omeostasi individuale, poiché questi concetti sono ―fluttuanti‖ tra i cambiamenti che avvengono nel corso della vita e le risorse che una persona possiede. Dodge & colleghi (2012), hanno fornito una nuova visione del benessere soggettivo che si pone come una bilancia tra i cambiamenti e le risorse individuali che portano ad una qualità di vita soddisfacente: ―In ogni momento della loro vita, i cambiamenti positivi e negativi che possono accadere nel proprio sistema e che possono intaccare le

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risorse di ognuno, sono delle sfide continue che possono stabilizzare o squilibrare l‘individuo che è costretto ad adattare le sue risorse per riuscire a mantenere la propria omeostasi‖ (p.337). Sostanzialmente, ogni volta che un individuo incontra una sfida, il proprio sistema di risorse entra in squilibrio e, l‘individuo è costretto ad adattare e compensare attraverso strategie di coping, la nuova situazione per affrontare ogni sfida in modo particolare.

13.2 Conseguenze degli “stressful life events” nella qualità della vita

Gli eventi di vita stressanti possono fare riferimento ad una serie di esperienze indesiderabili che coinvolgono un cambiamento nella vita di ognuno e la sua possibile conseguente regolazione. (Thoits, 1995). Q uesti eventi di vita negativi possono essere diversi e coinvolgere molteplici aspetti della vita di un individuo; è ampiamente riconosciuto che l‘esposizione ad eventi di vita stressanti, possono avere effetti deleteri in termini di salute fisica e anche psicologica (Cohen et al., 1998; Tennant C, 2002). E‘ stato riscontrato da diversi studi anche in diverse culture, che l‘accadere di eventi negativi è correlato con l‘insorgenza di disturbi psicologici; specifica tamente, il sopraggiungere improvviso di eventi di vita stressanti possono portare ad un incremento di disordini che riguardano la sfera del mood, acuendo sintomi come tristezza, apatia (Moos, Schutte, Brennan, & Moos, 2005). L‘avvicendarsi anche temporale di eventi stressanti inoltre porta anche ad un incremento di conflitti che portano ad una minor resilienza nei confronti di disturbi psicologici e fisici, rendendo l‘individuo maggiormente vulnerabile (Farmer and McGuffin 2003).

E‘ importante chiarificare che gli eventi avversi che possono accadere durante la vita, possono portare a conseguenze anche drammatiche riguardo la salute psicologica, tenendo conto della percezione individuale allo stressor.

Lazarus and Folkman (1984) hanno asserito che l‘impatto degli eventi negativi sulla vita, dipende dal significato che la persona dà all‘evento, inoltre altri ricercatori hanno evidenziato che sono da tenere conto in questa valutazione anche le caratteristiche individuali (Dohrenwend B, 2006). La valutazione porta alla constatazione che l‘esposizione ad eventi negativi tende a coinvolgere

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l‘emotività in base a come l‘individuo valuta cognitivamente l‘evento accorso; infatti le persone possono valutare eventi stressanti come minacciosi, dannosi o come una perdita, togliendo risorse per le strategie di coping. (Bonanno, 2005; Waysman, Schwarzwald, & Solomon, 2001).

13.3 Percezione della qualità della vita dopo un‟ingiustizia: conseguenze

Vi è un crescente riconoscimento del fatto che gli individui che hanno avuto un‘esperienza di vita negativa, percepita come un‘ingiustizia ed elevati livelli di ingiustizia possono essere associati a problemi fisici e psicologici. (Trost G et al., 2015). Alcune persone, che hanno subito un trauma conseguente ad un‘ingiustizia, riescono a superarlo positivamente (Bombardier et al., 2012; Hoffman, Bombardieret al, 2011); tuttavia per altre persone la vita dopo un trauma che ha causato una percezione di ingiustizia è caratterizzata da esiti negativi a livello fisico e psicologico che persistono anche dopo la cessazione del trauma (Rivara et al., 2008). Esse presentano un distress psicologico persistente e alcuni sintomi che appartengono alla sfera depressiva, come insonnia, apatia, tristezza (Bryant et al., 2010; Ponsford J et al., 2007).

Inoltre recenti ricerche hanno evidenziato che alcuni individui che hanno avuto un evento di vita stressante come un incidente con conseguente trauma fisico, tendono a percepire se stessi come vittime di ingiustizia (Trost, et al., 2012), operativamente definita come una valutazione che riflette la gravità e l‘irreparabilità del danno legato alla possibile colpa, all‘ingiustizia (Sullivan et al, 2008;. Sullivan et al., 2012). Queste ricerche suggeriscono che la percezione di un‘ingiustizia contribuisce a peggiorare la qualità della vita, con il conseguente perdurare di dolore acuto e coinvolgimento psicologico (Scott et al., 2013; Trost et al., 2012); ad esempio individui con conseguente colpo di frusta dopo un incidente, a causa della percezione dell‘ingiustizia, riferivano un dolore maggiore, più intenso ed erano tendenti a disturbi psicologici di tipo depressivo (Scott, Trost, Milioto, & Sullivan, 2015). L‘associazione tra ingiustizia percepita, intensità del dolore, disabilità, stress psicologico, è stato riscontrato in individui con colpo di frusta, con dolori muscolo-scheletrici persistenti soprattutto al collo ed alla schiena (Scott, Sulliva n, 2012).

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Ci sono altre variabili da tenere in considerazione e che incidono sul modo di percepire gli eventi negativi e sono, l‘età, l‘educazione, la razza, la cultura, il contesto, le proprie aspettative, ma, in ogni caso, questi studi sono i soli che hanno dimostrato una correlazione tra gli eventi di vita negativi e un decremento della qualità de lla vita, causato anche da una percezione di ingiustizia che può portare gli individui, in base al tipo di trauma, in base alla lunghezza della convalescenza, alle proprie capacità di coping, ad un peggioramento della propria qualità della vita con conseguenti possibili ripercussioni psicofisiologiche anche gravi che, se persistenti possono portare ad un disturbo psicopatologico. (Trost Z et al., 2015)