Un’altra analisi molto significativa riguardante la distribuzione di frequenza delle frane sta nella relazione con le coperture formate da depositi dovuti alla gravità.
È indubbio che la quasi totalità delle frane ha interessato il terreno di copertura posto sul substrato, la digitalizzazione e realizzazione dei poligoni relativi ha permesso di poter osservare e discriminare le varie frequenze in base al tipo di terreno.
In base alle linee guida fornite dal “Glossario delle Coperture” del Servizio Geologico Sismico e dei Suoli (Maggio 2011) ed a quanto riportato sulla Carta creando i relativi poligoni (vedere Capitolo 4, paragrafo 2, sottoparagrafi 8 e 9) le tipologie di coperture ritrovate corrispondono alle seguenti definizioni:
• Falda detritica: Accumulo detritico costituito da materiale eterogeneo ed eterometrico, generalmente a quote elevate o molto elevate, con frammenti litoidi di dimensioni variabili tra qualche cm3 e decine di m3, privo di matrice o in matrice sabbioso-pelitica alterata e pedogenizzata, di origine gravitativa frequentemente alla base di scarpate e lungo i versanti più acclivi. Il detrito può essere stato anche rielaborato da fenomeni di gelo-disgelo e dal ruscellamento delle acque superficiali.
• Cono detritico: forma di accumulo dovuta all’azione prevalente della gravità costituita da deposito di versante o da detrito di falda; il detrito assume la forma di segmento conico con il vertice alla base di un canalone o di un’altra rientranza della parete.
• Detrito: termine generico riferito a materiale detritico il cui accumulo è dovuto all’azione di differenti processi, solitamente costituito da materiale a grana fine (limo e argilla) misto a grossolano e spesso associato a detriti vegetali.
• Copertura indistinta: coltre di materiale detritico, generalmente fine (frammenti di roccia, sabbie, limi e peliti) prodotto da alterazione "in situ" o selezionato dall'azione mista delle acque di ruscellamento e della gravità (subordinata), presenza di clasti a spigoli vivi o leggermente arrotondati.
• Accumulo frana di scorrimento: deposito originato dal movimento verso la base del versante di una massa di terra o roccia, che avviene in gran parte lungo una superficie di rottura o entro una fascia, relativamente sottile, di intensa deformazione di taglio.
• Accumulo frana di crollo: deposito originato da distacco di rocce litoidi da un pendio acclive e messo in posto con processi di caduta libera, rimbalzo e rotolamento di ciottoli e massi. L’accumulo detritico è costituito da materiale eterogeneo ed eterometrico, con frammenti litoidi di dimensioni variabili tra qualche cm3 e decine di m3, privo di matrice o in scarsa matrice sabbioso-pelitica, a luoghi alterata e pedogenizzata. È caratteristica la riattivazione improvvisa e la estrema velocità del movimento.
• Accumulo frana di colamento: deposito messo in posto da movimento distribuito in maniera continuata all’interno della massa spostata. Le superfici di taglio all’interno di questa sono multiple, temporanee e generalmente non vengono conservate.
I materiali coinvolti possono essere per lo più coesivi (colate di fango) o granulari (colate detritiche). I depositi più frequenti sono costituiti in prevalenza da una matrice pelitica e/o pelitico-sabbiosa che include clasti di dimensioni variabili. Le colate di detrito risultano più rare.
• Alluvioni terrazzate: corpo sedimentario costituito da deposito alluvionale, originato da uno o più eventi sedimentari, terrazzato. Al top può conservare una superficie pianeggiante, corrispondente ad un’antica pianura alluvionale, limitata da scarpate fluviali nette.
• Ravaneto: tipico deposito di materiale antropico connesso a coltivazione di cava, clasti eterometrici di grandi dimensioni costituito da scarti di lavorazione, non arrotondati.
Il procedimento di assegnazione ad ogni area di frana del tipo di copertura è stato effettuato con stesso metodo adoperato per l’assegnazione dell’unità geologica.
Attraverso la query spaziale mediante l’operatore “Select by location” sono stati selezionati di volta in volta i “falsi centroidi” delle aree di frana che rientravano nel comando “are within in the source layer feature” rispetto ai poligoni di copertura
Anche in questo caso alcune assegnazioni non sono risultate propriamente corrette a causa di alcune situazioni limite, infatti dove era presente nelle immediate vicinanze del punto un contatto è stato necessario riassegnare manualmente la giusta copertura.
Nello specifico le riassegnazioni sono state le seguenti (i codici fanno parte della colonna ID_FRANA):
Falda detritica: +328, + 55 Detrito: +350, +365, +170
In base all’elaborazione di cui sopra è stata creata la tabella seguente (tab. 27) e grafico annesso (grafico 4) per poter meglio evidenziare la distribuzione delle frane rispetto alle coperture.
Tabella 27 – Distribuzione di frequenza delle frane in relazione al tipo di terreno di copertura
Grafico 4 - Rappresentazione mediante colonne 3D della distribuzione percentuale delle frane rispetto al terreno di copertura
Come ben osservabile il totale delle aree in frana non risulta lo stesso riscontrato nei grafici precedenti, questo perché, oltre ai 4 poligoni di accumulo omessi volutamente per coerenza di elaborazione, 14 eventi franosi risultano formatisi su superfici esenti da coperture.
Osservando il grafico e la tabella si riscontra come indipendentemente dalla quantità di frane anche in questo caso la predisposizione al dissesto non è controllata semplicemente dalla maggiore estensione areale di un tipo di copertura, infatti è evidente che la copertura indistinta viene eguagliata dal detrito con un indice di franosità praticamente identico ma che copre un’area circa 7 volte più piccola.
A parte questa osservazione è chiaro che le frane evidenziate dalla mappatura delle coperture sono caratterizzate da un tipo di materiale a grana fine misto a frammenti eterogenei.
Area Kmq Area % n° Frane % Frane Sup. Frane mq Sup. Frane Kmq % Indice di franosità
0,808 15,31 8 1,88 13182,58 0,0132 1,63 0,142 2,70 - - - - - 0,418 7,92 33 7,76 55251,01 0,0553 13,21 3,347 63,42 351 82,59 450912,50 0,4509 13,47 0,399 7,56 32 7,53 15616,77 0,0156 3,92 0,011 0,21 1 0,24 206,18 0,0002 1,86 0,038 0,73 - - - - - 0,081 1,54 - - - - - 0,032 0,61 - - - - - 5,278 100 425 100 535169,0533 0,5352 10,14 Falda detritica Tipologia Coperture TOTALE Alluvioni terrazzate Ravaneto
Accumulo frana di crollo Accumulo frana di colamento Accumulo frana di scorrimento Copertura indistinta Detrito
La sovrabbondanza d’acqua fornita dall’evento temporalesco in un materiale ricco di limo ed argilla, poco potente ed in condizioni sia idrauliche che di equilibrio sfavorevoli, ha superato le forze di coesione e che insieme alla pendenza, morfologia, spessori e tipologia di materiale ha creato le condizioni scatenanti i dissesti con tipi di movimento riconosciuti secondo la classificazione proposta da Cruden & Varnes (1996).
Osservando i dati rilevati da Giannecchini (1996) all’epoca dei fatti si nota infatti la frequenza di circa il 77,7% di frane complesse quali scorrimento traslativo evolute in colamento e di circa il 14,4% di frequenza per le frane di colamento.