Questo avveniva negli S. U. nei 50 anni prima del 1930. La produzione si raddop-piava ogni 20 anni.
Negli anni 1930-1940 scen-d e m m o molto al scen-disotto della nostra normale po-tenzialità di produzione, ma durante la guerra l'ab-biamo superata.
L'America potrà produrre nel 1950 tante merci per un valore di almeno 200 miliardi di dollari. P r o d o t t o n a z i o n a l e l o r d o Miliardi di dollar T e n d e n z a d e l l a p r o d u z i o n e d e g l i S. U. in 5 0 a n n i P r o d o t t o n a z i o n a l e l o r d o o c c o r r e n t e p e r la f u t u r a o c c u p a z i o n e i n t e g r a l e
24 Capitolo secondo — il diritto di ogni famiglia ad un'abitazione decente • — il diritto a convenienti cure mediche ed alla possibilità di essere e mantenersi in buona salute;
— il diritto ad un'adeguata protezione dai timori economici della vecchiaia, della malattia, degli infortuni e della disoccu-pazione;
— il diritto ad una buona istruzione.
Questi diritti, però, vanno oltre a quelle che sarebbero le mere esigenze essenziali della Pace del Popolo. Essi ci fanno ve-dere la portata del nostro compito. Essi fanno appello al nostro sistema democratico della libera iniziativa perché faccia si che il tanto vantato tenore di vita americano diventi una realtà per tutto il nostro popolo. E sarà soltanto rispondendo a questo appello in uno spirito di equità ed immediatamente ed audacemente — e soltanto pensando positivamente al consumo in massa, anziché negativa-mente temendo la disoccupazione in massa — che potrà soprav-vivere il nostro regime di libertà.
Come nazione abbiamo costruito al limite delle nostre fron-tiere geografiche. Certo che, se vogliamo essere un popolo pro-spero, dovremo adoperarci sempre più attivamente per costituire una realistica base per la nostra partecipazione allo sviluppo eco-nomico di paesi esteri e per fare del nostro commercio estero qualche cosa di più di mia via a circolazione in senso unico. Ma anzitutto dobbiamo pensare a noi. Dobbiamo fare qualche cosa per portare la metà meno agiata della nostra popolazione entro i limiti del nostro migliore ambiente interno. Inoltre, col fatto stesso di render possibile a tutto il nostro popolo di godere un'abita-zione decente, un miglior stato di salute ed una buona istruun'abita-zione — di rendere possibile a tutto il nostro popolo di avere le cose che rappresentano il frutto del suo lavoro — noi creeremo quelle mag-giori possibilità di lavoro che occorrono j^er conseguire l'occupa-zione integrale postbellica.
Ma questo conseguimento della Pace del Popolo — attraverso l'incremento del potere d'acquisto delle masse popolari — è il
Fissare le mète 25 problema a lunga scadenza. 11 giorno della vittoria in Europa ci impose il problema immediato di effettuare il ritorno all'economia di pace con le minori dislocazioni e rovine possibili, mentre conti-nuavamo la lotta sino alla vittoria finale contro il Giappone.
Per vincere la guerra, il governo dovette assumere virtual-mente l'assoluto dominio sull'economia. Per vincere la pace, noi dobbiamo liberarci il più rapidamente possibile da questo dominio governativo sulla struttura economica; ma con la medesima rapi-dità dobbiamo anche determinare a quali enti spetti la funzione di provvedere per la piena occupazione nel periodo del trapasso dalla guerra alla pace. Quali sono veramente le autorità che de-vono svolgere tale funzione: quelle federali, quelle statali o quelle locali? Quali sono le funzioni dell'industria, dell'agricoltura e del lavoro? Qual'è la funzione delle comunità locali?
Era per mettere in chiaro a chi spettassero quelle funzioni che Franklin Roosevelt appoggiò la proposta di unificare il bi-lancio nazionale come mezzo pratico per orientare la nostra pro-duzione nazionale per la pace. Secondo lui, l'attuale limitato bi-lancio federale apparteneva ad un'epoca sorpassata. Egli si ren-deva conto che la somma delle possibilità di lavoro in ciascun anno dipende necessariamente dall'ammontare complessivo speso in beni e servizi da tutti i consumatori, dall'industria e dal com-mercio, nonché dalle pubbliche autorità (federali, degli Stati, lo-cali). Ed egli credeva che soltanto pubblicando periodicamente delle stime comprensive del potere d'acquisto complessivo del-I intiera nazione fosse possibile conoscere la nostra situazione esatta in qualsiasi momento dato, nonché quello che dovessimo attenderci nell'avvenire, e quali provvedimenti fossero da adot-tarsi "dagli imprenditori privati e dalle autorità per mantenere l'occupazione integrale.
Alla morte di Franklin Roosevelt, Harry Truman ereditò il gravissimo compito di guidarci nella ricerca delle più giuste e valide risposte ai quesiti di cui sopra. Egli merita l'appoggio di tutte le persone oneste, dentro e fuori del governo. Vi saranno
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naturalmente dei dissensi circa i sistemi precisi da seguire, giacché noi siamo un popolo democratico. Ma non possiamo permetterci di dissentire circa l'entità e l'urgenza del compito da assolvere. Questo libro espone le mie idee personali sulle necessarie fun-zioni per conseguire e mantenere l'occupazione integrale, nonché sulla natura dei poteri che il popolo dovrebbe concedere al go-verno e di quelli che esso, in quanto industriale e commerciante e consumatore, dovrebbe riservare per sé. Non ho tentato di spe-cificare minutamente quello che dovremmo fare e come dovremmo farlo. Nel nostro regime democratico è questa una funzione del Congresso. Ho cercato piuttosto di dare un qualche orientamento al pubblico su quelli che considero essere i nostri bisogni come popolo, i bisogni di tutto il nostro popolo. E ho cercato di met-ter bene in evidenza il fatto che il popolo americano non sarà mai soddisfatto se noi produrremo meno e consumeremo meno di quanto lo consentano le nostre possibilità. D'ora in avanti il popolo domanderà: Viviamo noi secondo le nostre possibilità? Utilizziamo noi tutte le nostre risorse, tutta la nostra mano d'opera e tutto il nostro sapere? Ci stiamo noi adoperando altrettanto accanitamente per elevare il tenore di vita del nostro popolo quanto ci siamo adoperati per distruggere la crudele potenza degli aggres-sori della razza che si credeva chiamata a dominare il mondo?
Io credo che occorreranno verso il 1950 circa 60 milioni di posti per elevare del 100% il livello di vita di coloro che si tro-vano attualmente più in basso: e che per effetto di questo processo noi altri tutti vedremo i nostri redditi resi più sicuri, e noi tutti avremo la soddisfazione di vivere per la prima volta in una democrazia a larghissima base.
Ciò implica, invero, un certo pericolo. Ma non è il pericolo di perdere la nostra libertà col preparare dei piani per la libertà, come certuni vorrebbero farci credere. Non è il pericolo che i! preparare piani democratici ci porterà inconsciamente allo « stato servile », allo « stato coercitivo » o sulla « via della servitù ». È questa la premeditata tirata ad effetto dei confusionisti.
Fissare le mète 27 Invece, il pericolo è che noi non ci rendiamo conto dell'im-portantissimo fatto che vincere la ¡^ace sarà assolutamente altret-tanto difficile, esigerà dal nostro patriottismo non minori sacri-fici che il vincere la guerra. E potrà essere anche più difsacri-ficile.
È cpiesto il pericolo che io vedo davanti a noi. E questo peri-colo potremo evitarlo soltanto rendendoci conto del prezzo che dovremo pagare se non riusciremo a conseguire lo scopo.
3. L'alto prezzo dell'insuccesso
Uomini dall'animo affranto, donne che aspettano a casa con indicibile angoscia, bimbi trascurati e denutriti: ecco il vero costo della disoccupazione.
Troppi, troppi milioni di famiglie americane hanno pagato questo terribile prezzo.
I risparmi svaniscono; e degli uomini vanno per le vie silen-ziose da un negozio all'altro, dal cancello di una fabbrica chiusa ad un altro, e non riescono che a consumare il cuoio delle loro scarpe. I piani delle dispense sono vuoti e i camini senza fumo; e mogli e figli si associano alla ricerca di lavoro, di un qualunque lavoro, per guadagnare il soldo indispensabile, ma invano. E i corpi e gli animi si indeboliscono; ed aumentano il delitto e le malattie man mano che si allungano le code per la minestra. Nessuno potrà mai sondare le profondità della tragedia che si verifica quando il disinganno e la delusione prendono il posto della dignità umana nell'animo di un uomo.
II bene più prezioso che noi possiamo possedere è il senso della coesione: il sentimento che siamo parte di qualche cosa, che siamo apprezzati, che i nostri sforzi valgono qualche cosa, che possiamo guardare in avanti con reciproca speranza e fiducia. La scossa della guerra alla nostra sicurezza ha dato alla maggior parte di noi questo senso della coesione. Ci ha dato il sentimento che eravamo uniti insieme nello sforzo comune per la nostra sopravvivenza. Il grande problema della pace è quello di
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farlo apparire altrettanto importante ed urgente quanto quello della guerra.
Dobbiamo sentirci altrettanto stretti gli uni agli altri per vincere la pace quanto lo fummo per vincere la guerra. Dobbiamo rendere la pace altrettanto provocante — e stimolante — quanto la guerra. Io spero che il presente libro possa recare un qualche contributo a tal fine.
Il mezzo migliore per renderci conto dell'importanza di questo appello è di misurare il costo della disoccupazione sotto l'aspetto finanziario e sotto l'aspetto dei dolori di cui essa è causa.
Nel quarto decennio di questo secolo, noi, e come nazione e come popolo, abbiamo sopportato il massimo costo della disoc-cupazione. Nei dodici anni dal 1930 a tutto il 1941 la media delle persone atte al lavoro fu di 52.000.000, numero equivalente ad un dodicesimo di 624.000.000 di lavoratori. Ma il numero medio degli individui effettivamente occupati nel citato dodicennio non lia raggiunto che una cifra equivalente ad un dodicesimo di 519.000.000 di persone all'anno.
In tal modo, a causa della mancata preparazione di piani du-rante il terzo decennio — a causa della mancanza di una corag-giosa azione immediatamente dopo la crisi — la nazione perdette nel quarto decennio ben 105.000.000 di anni-uomo di produzione. Questa valutazione è elevata, forse troppo elevata, per le seguenti ragioni: ogni anno vi è una certa perdita nell'uso efficace della nostra forza di lavoro; alcuni economisti la chiamano « di-soccupazione normale » o « didi-soccupazione da attrito ». Nel 1929, per esempio, questa specie di disoccupazione ammontò a circa un milione e mezzo di anni-uomo. Questa cifra comprende, per esempio, gli assenti dal lavoro per malattia prolungata, o coloro che non sono compresi nelle statistiche annuali perché si trova-vano nel periodo del passaggio da un posto di lavoro ad un altro, o coloro che per diverse ragioni non potevano trovare occupazione. Anche nel colmo della nostra produzione bellica circa 800.000 per-sone erano comprese nella disoccupazione di questa specie.