Le riserve dell abbondanza
3. Nuovi sviluppi all'estero
La Rivoluzione industriale non ha sinora recato che ben pochi vantaggi, se pure ne ha recati, ai 2 miliardi di persone che com-pongono la popolazione del mondo.
I tre quarti dei popoli del mondo — nella maggior parte del-l'Asia e dell'Africa, e in gran parte dell'America centrale e me-ridionale, e persino in qualche parte dell'Europa meridionale non fanno ancora che ben scarso uso di macchine nell'industria dei centri urbani e nell'agricoltura. Essi impiegano ancora la maggior parte della loro popolazione in campagna, producendo con mezzi primitivi soltanto il minimo indispensabile all'esistenza in fatto di prodotti alimentari e di articoli di vestiario.
La scienza moderna e gli strumenti e l'attrezzatura moderna possono incrementare la produttività e rialzare i salari e il tenore di vita di uomini di tutte le razze: bianchi e gialli, bruni e neri, di tutte le lingue e di tutti i paesi, allo stesso modo come hanno rialzato quelli dell'Europa settentrionale ed occidentale e del Nord-America negli ultimi centocinquant'anni, e quelli della Russia nell'ultimo quarto di secolo. Questo processo di sviluppo industriale ed agricolo in tutto il mondo aprirà nuove ed illimi-tate possibilità all'investimento di fondi americani e all'opera di braccia e cervelli americani. Quello che noi facciamo per assistere questi paesi a sviluppare le loro possibilità può essere considerato come parte della nostra riserva per molti anni avvenire.
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Il nostro primo grande compito postbellico sarà naturalmente quello di aiutare a restaurare un qualche ordine nelle zone deva-state e a riattivare la produzione agricola e industriale. Per riparare le devastazioni della guerra e, per di più, iniziare i primi passi sulla via dell'industrializzazione dei paesi arretrati, saranno necessari, negli anni immediatamente susseguenti alla guerra, im-pianti ed attrezzature per un valore da 55 a 60 miliardi di dollari. Circa la metà di tutto questo potrebbe facilmente venire dagli Stati Uniti, ove venissero presi convenienti accordi per il relativo finanziamento. Inoltre, le necessità di assistenza mediante la prov-vista di alimenti e vestimenta daranno luogo ad una continua e vasta domanda. E questa domanda dall'estero nell'immediato
dopo-g u e r r a — sebbene molto inferiore alla mole rappresentata dalle nostre spedizioni del tempo di guerra — ci assisterà sostanzial-mente nel processo di dislocazione da un'economia che mandava a zone di .guerra all'estero la metà dei suoi prodotti ad un'eco-nomia che destina i nove decimi dei suoi prodotti al consumo della propria popolazione.
Ma molte questioni spinose dovranno essere regolate prima che l'opera di assistere la restaurazione all'estero possa essere in piena attuazione. Quali industrie sarà concesso alla Germania di esercitare nel dopoguerra? Ed al Giappone? In quale misura sa-ranno autarchiche l'Europa occidentale e la Russia sovietica, e quale sarà l'entità dei loro scambi con il resto del mondo? Chi finanzierà ed eserciterà le restaurate ferrovie, le linee aeree ed altri mezzi di comunicazione dell'Europa centrale ed occidentale? Un organismo che sarà emanazione delle Nazioni Unite o le auto-rità di occupazione? Questi non sono che esempi dei molti pro-blemi, in Europa e nell'Estremo Oriente, le cui soluzioni dipen-dono in parte da decisioni politiche; ma essi devono essere affron-tati francamente e prontamente risolti, al fine di spianare la via alle attività finanziarie, industriali ed agricole sulla base di ac-cordi ben definiti.
Nuovi sviluppi all'estero 143 nostri nemici, la ricostruzione non può essere separata dai pro-blemi di vasta portata costituiti dalla industrializzazione e dallo sviluppo. Nel considerare questi problemi si deve ricordare che anche altre regioni del mondo anelano a iniziare l'attuazione di programmi di vasta portata. Le loro richieste e le loro necessità vanno considerate insieme con le richieste e le necessità di rico-struzione. Nel fatto, il programma di sviluppo industriale ed agricolo deve al giorno d'oggi essere regolato da un forte senso della vasta importanza delle cose che si verificheranno dovunque nel mondo futuro, giacché gli uomini devono avere un ideale ed un sogno prima che essi possano efficacemente costruire. Vediamo, quindi, alcuni dei larghi tratti delle possibilità di sviluppo — e quindi di occupazione — che si presenteranno fuori del nostro paese nel primo o nei primi due decenni della pace.
L'America latina presenta enormi possibilità di futuro svi-luppo. In parte, è una regione di foreste tropicali scarsamente popolata o di elevati altipiani semiaridi, molte delle cui risorse l'uomo non ha ancora imparato ad utilizzare proficuamente. In parte, è una regione costiera, o costituita da isole, altamente pro-duttiva e densamente popolata. Ed in parte è simile al nostro ricco bacino del Mississippi. La sua ricchezza di metalli e minerali è vasta e soltanto parzialmente esplorata. Nel Sud-America vi sono vaste reti fluviali che portano la massima parte del commercio nell'interno. E con i loro tributari, che scendono da alte mon-tagne, queste reti presentano grandi possibilità di sviluppi idroe-lettrici. Malgrado questi vantaggi, la regione, nel suo complesso, non è che parzialmente sviluppata e non consente che una magra esistenza alla maggior parte della popolazione. Le sue ricche ri-sorse sono state sviluppate principalmente in vista dell'esportazione, spesso da società in mano di stranieri, e la maggior parte della regione è stata tenuta allo stadio coloniale di sviluppo. Industrie producenti per il consumo interno si sono largamente sviluppate nell'Argentina, nel Messico e nel Brasile, e in minor misura nella Colombia, a Cuba e nel Cile; mentre esiste in tutto il resto
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dei paesi latino-americani un vivo interessamento allo sviluppo industriale. Ma anche nei paesi maggiormente sviluppati si può dire che sinora non si è che grattata la superficie.
Il governo degli Stati Uniti ha stimolato un certo progresso mediante prestiti e sussidi destinati a promuovere le ricerche e i progetti di sviluppo, specialmente in relazione a prodotti interessanti la guerra, come il caucciù, gli oli vegetali, i metalli e i m -nerali.- Ma, nel suo complesso, la regione ha bisogno della scienza e della tecnica moderna applicate all'agricoltura ed all'industria; ha bisogno di provvidenze sanitarie curative e preventive ed igie-niche per gli uomini, gli animali e le colture, ed ha specialmente bisogno che vengano moltiplicati i mezzi di istruzione. Dal lato fisico, vi è necessità di mezzi di trasporto e di comunicazione, di acquedotti e di fognature per molte delle sue città ed altri servizi pubblici della vita moderna, per spianare la via alla futura espan-sione.
Nel passato, gli Stati Uniti hanno avuto un più vasto com-mercio estero con il Canadà, con i suoi 12 milioni di abitanti, che con tutti i 140 milioni di abitanti dell'America latina. Vi è quindi sicuramente qui un'abbondanza di possibilità per le nostre fab-briche e per i nostri sistemi industriali e scientifici: ùtia proficua possibilità di futuro sviluppo, non sulla base coloniale dell'egoi-stico e rovinoso sfruttamento tanto comune ai tempi della diplo-mazia del dollaro, ma sulla base del mutuo rispetto e nell'intento di creare un permanente e sempre più vasto mercato per i pro-dotti delle imprese private.
L'Asia meridionale e sud-orientale comprende quasi la meta della popolazione mondiale, ed offre anche quasi la metà delle possibilità di sviluppo. Dall'Iran, passando per l'India, la Bir-mania, l'Indocina francese e arrivando sino alle Filippine, vi e una vasta zona in cui vive una popolazione enorme, i cui consumi non sono che quelli indispensabili all'esistenza e il cui tenore di vita è generalmente bassissimo. La pressione demografica vi e acutissima. La sola India ha visto aumentare nello scorso decennio
Nuovi sviluppi all'estero 145 la sua popolazione in una proporzione equivalente alla intera popolazione delle Isole britanniche. La scienza e la tecnica mo-derna vi sono virtualmente sconosciute, salvo in pochi centri in-dustriali. L'educazione del popolo manca generalmente del tutto od è inadeguata. Si incomincia appena ora ad interessarsi della sanità e dell'igiene. Tuttavia le menti e le aspirazioni degli indi-geni — nelle loro manifestazioni come quella, per esempio, del Gruppo di Bombay nell'India — sono volte verso un rapido svi-luppo avvenire. Giacché anche questi popoli hanno veduto o esperimentato o sofferto della potenza delle civiltà industriali nella guerra totale. E come altri, in altre parti del mondo, essi mirano ad assicurarsi i vantaggi di una civiltà industriale nella pace. Essi hanno un lungo cammino da percorrere, ma vogliono avviarsi. Una delle vere prove di collaudo degli Alleati sarà costituita dalla misura in cui incoraggeranno ed aiuteranno lo sviluppo di questa grande regione. Mercé un adeguato sviluppo agricolo ed economico, la vasta popolazione di questa regione potrà diven-tare uno dei mercati di maggior produzione e di maggior consumo del mondo.
Ma le zone del massimo sviluppo si troveranno, con l'alba dei nuovi tempi, nel Pacifico settentrionale e nell'Asia orientale.
Dopo il giorno della vittoria sul Giappone — una volta che i nostri ragazzi avranno fatto ritorno alle patrie rive, a Seattle o Portland, a San Francisco o a Los Angeles — allora ci volgeremo sempre più al nostro Ovest come all'anello di congiunzione con l'Oriente dell'Asia. Hanno torto coloro che credono che l'Oriente sia l'Oriente e l'Ovest, l'Ovest, e che i due non possano mai incon-trarsi. L'Oriente dell'Asia, tanto il cinese quanto il russo, sono in marcia, ed in una maniera facilmente intelligibile a qualsiasi americano che conosca personalmente queste vaste zone. Il rapido sviluppo agricolo ed industriale di questi popoli ha un'immensa importanza per la pace e la prosperità del mondo postbellico.
Il nostro Nord-Ovest fu tenuto indietro a lungo da ingiuste tariffe dei trasporti e per avere omesso di sviluppare la potenza
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dei suoi imponenti fiumi. Ma, grazie ad uomini quali Roosevelt e Norris, Me. Nary e Bone, il Nord-Ovest si è venuto rapidamente incrementando in questi ultimi dieci anni. Questo incremento deve continuare sino al limite delle sue possibilità agricole, industriali e commerciali. E la regione comprende anche l'Alaska, che non lia ancora incominciato a svilupparsi secondo le sue possibilità. Però questo incremento non deve verificarsi solamente nei riguardi dei territori nazionali, ma deve riguardare anche l'Asia. Vigorosi traffici bilaterali con l'Asia sovietica e la Cina faramio grande-mente aumentare la popolazione e la prosperità del nostro Nord-Ovest e di tutto il nostro popolo.
Tutto questo io lo sapevo teoricamente prima che andassi in Asia nel 1944. Dopo aver visto un poco dell'industria e dell'agri-coltura dell'Asia orientale, io sono più che mai convinto che stiamo per entrare in quella che si potrebbe chiamare l'èra del Pacifico. Una caratteristica dell'èra del Pacifico sarà costituita dalla costru-zione di grandi aeroporti in parti del mondo ora scarsamente po-polate. Mi ha stupito l'entità dello sviluppo che i russi hanno già dato alle piste di lancio ed ai servizi per gli aeroporti nell'Asia orientale. Abbiamo atterrato in forse una dozzina di aeroporti nell'Asia sovietica, i cui nomi non uno su mille americani ha mai udito pronunciare. È possibilissimo che per un decennio o due dopo questa guerra la linea aerea per l'Asia sull'itinerario via Fairbanks, nell'Alaska, non abbia ad essere molto redditizia. Ma è certissimo che il nostro avvenire ed il nostro interesse nazionale richiedono che noi, in collaborazione con la Russia ed i cinesi, teniamo aperta questa via.
L'Asia sovietica ha più che raddoppiato la sua popolazione durante gli ultimi quindici anni. È possibilissimo che i prossimi cinquantanni abbiano a vedere un ulteriore aumento di più che 30 milioni d'anime. Io sono convinto che nella parte meridionale della regione del fiume Amur, in particolare, vi sarà un grande incremento della popolazione e dell'attività industriale. Giacché la Russia, in seguito all'esperienza fatta in questa guerra,
disio-Nuovi sviluppi all'estero 147 cherà eertamente una gran parte della sua industria ad est de* i Urali.
La Cina è del tutto diversa dall'Asia sovietica. Mentre i cinesi desiderano molto di entrare nell era della macchina, essi non si sono ancora trovati in grado di fabbricare che una piccola frazione dei prodotti di cui hanno bisogno. Tale situazione non dovrebbe continuare a lungo. La Cina, con i suoi 450 milioni di abitanti e le sue grandi risorse, dovrebbe presto o tardi essere in grado di pro-durre una gran parte del suo fabbisogno in fatto di prodotti indu-striali pesanti e leggeri, come pure di beni di consumo. Per mo-dernizzare la sua industria e addestrare il suo popolo, la Cina ha bisogno di aiuto. Abbiamo negli Stati Uniti migliaia di tecnici e di industriali in grado di recare tale aiuto. Ma di una cosa hanno bisogno gli industriali e la vogliono avere. Essi, prima di iniziare 1 opera e di fare le spese necessarie, vogliono esser certi che non vi sia alcuna prevedibile probabilità di continui conflitti entro la stessa Cina o di conflitti tra la Cina e l'URSS.
La stabilità postbellica della Cina dipende dalla sua zione economica — cosi agricola come industriale — e la ricostru-zione in Cina dipende dal commercio e dalla finanza. Questa rico-struzione, inoltre, dipende dalle importazioni dall'estero. Avrà bisogno della nostra assistenza tecnica e materiale, fornita su di una base commerciale, per lo sviluppo dei mezzi agricoli ed indu-striali e della tecnica, per le ricerche scientifiche e per la sanità e l'igiene pubblica.
L'uomo d'affari americano di domani dovrà avere una larga visione del mondo. Cosi essendo, ho fede che la guida economica americana potrà recare alla regione del Pacifico un grande van-taggio materiale ed una grande benedizione al mondo. Questa re-gione immensa contiene innumerevoli risorse di minerali e di forza umana da sviluppare con sistemi democratici, pacifici e coo-perativi, non coi sistemi dello sfruttamento della « diplomazia del dollaro », ma col sistema di creare un più elevato tenore di vita per centinaia di milioni di persone. E mentre aiutiamo altri
148 Capitolo secondo popoli a costruirsi una vita migliore, con, per giunta, un sostan-ziale vantaggio per noi, possiamo anche aiutarli a trar partito dai nostri errori.
La nostra Tennessee Volley Authority ha eccitato l'immagina-zione di tutto il mondo. I popoli delle zone a deficiente sviluppo di ogni paese hanno sentito come noi abbiamo trasformato una delle nostre regioni piti arretrate in una delle maggiormente svi-luppate. Oggi, in tutto il mondo, gli uomini di sana visione guar-dano ai loro grandi fiumi, alle terrificanti devastazioni causate dalle inondazioni di essi, alla incontrastata erosione e perdita di terre nelle zone paludose; essi vogliono sapere se le loro reti flu-viali offrano simili possibilità di intervento pubblico per aprire nuovi orizzonti di coordinato sviluppo industriale ed agricolo. I Balcani ed il Danubio; il bacino del grande Gange indiano; i vasti sistemi fluviali del Sud-America; il fiume Giallo della Cina, « il flagello della Cina » , con le sue inondazioni ricorrenti e le sue acque cariche di melma; lo Yangtse, con le sue enormi possibilità per la produzione di energia; il Giordano della Palestina e le vaste ed aride pianure che nei tempi antichi erano irrigate dal Tigri e dall'Eufrate: l'appello di queste nuove possibilità ci do-vrebbe stimolare per molti anni avvenire.
Da molti anni mi vengo profondamente interessando a queste nuove possibilità. Quando ero ministro per l'agricoltura ebbi la buona fortuna di essere per qualche cosa nell'invio di Walter C. Lowdermiìk, uno dei più capaci tecnici del mondo in materia di conservazione del suolo, nel Vicino Oriente per esaminare le possibilità della terra e dei fiumi di quella zona. Più tardi il dott. Lowdermilk parlò al mondo delle vaste possibilità di svi-luppo che egli riscontrò colà, nel suo stimolante libro: Palestine
— Land oj Promise (Palestina — Terra Promessa).
Avendo davanti a sé tali possibilità di molteplici sviluppi in-dustriali all'estero, il nostro paese deve seriamente riflettere e prendere coraggiose decisioni, ove si vogliano evitare gli errori dell'ultimo venticinquennio. La domanda accumulatasi all'estero
Nuovi sviluppi all'estero 149 durante il periodo bellico contribuirà a creare dei mercati per i
prodotti' americani per un certo tempo, cosi come avvenne dopo la guerra precedente. Una parte delle nostre esportazioni potrà essere pagata dapprima con le grandi riserve di dollari che molti paesi si sono costituite durante la guerra, quando noi effettuavamo grandi acquisti da loro per scopi bellici e poco potevamo mandar loro in cambio. E questo vale particolarmente per i paesi del-l'America latina. Ma se non diverremo più importanti compratori delle merci di altri paesi di quanto non lo fossimo prima della guerra, e se le elevate barriere doganali continueranno a bloccare certe importazioni da molti paesi, il commercio basato sulle vaste esportazioni finirà per essere altrettanto effimero quanto lo fu quello del terzo decennio del secolo, ed il collasso economico che ne risulterà sarà anche più grave di quello avutosi nei primi anni del quarto decennio.
Per evitare siffatto disastro, noi dobbiamo imparare a consi-derare le importazioni come altrettanto importanti per noi quanto le esportazioni. Dobbiamo pensare al eommercio estero come se fosse una via con circolazione nei due sensi. Man mano che i paesi esteri riacquistano o fondano la loro potenza produttiva, noi dobbiamo cercare le possibilità di acquistare merci e servizi da loro con altrettanto ardore di quello con cui cerchiamo di vender lo-ro le cose nostre. Tagliandoli fuori, sia pure per breve tempo, dall*:; loro fonti straniere di una gran parte delle loro importazioni nor-mali, la guerra ha fatto si che molti americani comprendessero per la prima volta in qual misura la loro vita confortevole dipendesse da prodotti importati dall'estero. La scarsità di stagno, gomma, petrolio, seta, oli e grassi, zucchero, caffè, tè, spezie, banane, lino, ananassi, datteri, noci, cacao e molti altri prodotti importanti hanno reso la vita più dura e meno piacevole, costringendo le massaie a modificare radicalmente molti dei loro menus abituali. Man mano che questi ed altri prodotti stranieri tornano a essere per noi di-sponibili, dobbiamo renderci conto che la reale prosperità delle nazioni non dipende da quello che noi tutti vendiamo, ma da
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quello che noi tutti consumiamo. I nostri industriali, nei loro viaggi all'estero, non dovrebbero soltanto cercare nuovi sbocchi per i nostri propri prodotti; dovrebbero anche ricercare e re-carci, per la maggior ricchezza della vita americana, tutte la merci ed i prodotti speciali degli artigiani di altri paesi. Oltre a tutto ciò, i viaggi in tutti i paesi esteri possono fornire altri utili mezzi di partecipare a quanto le altre nazioni possono produrre per il nostro uso ed il nostro godimento in fatto di ricreazione, di riposo e di cultura, come in fatto di cose materiali.
In tutte queste maniere i nostri industriali e quelli delle altre nazioni, esplorando e lavorando in nuovi campi di utili scambi internazionali, possono trovare nuovi mezzi per i quali miliardi di dollari americani possono spendersi utilmente all'estero, in modo che quegli stranieri possano a loro volta rimandarci indietro quei dollari per pagare le automobili e le macchine e le mele ed il cotone di cui hanno bisogno di anno in anno, e per pagare gli interessi dei prestiti che hanno ottenuti da noi. Per sfuggire ad una ripetizione dei disastri del terzo e quarto decennio di questo secolo, noi dobbiamo costruire la politica nazionale e gli accordi commerciali che renderanno il commercio estero una via perma-mente con circolazione nei due sensi, e non una breve svolta