UNA RICERCA
Ricordo che già quand'ero bambino, venticinque anni fa, molti uomini delle case della periferia di Torino dove abi-tavo si davano ad un secondo lavoro: i più curavano un orto, qualche mecca-nico andava ad aiutare l'amico nella pic-cola rumorosa « boita » artigiana, uno dei nostri vicini di casa trovava invece più redditizio trasportare a domicilio le-gna e mattonelle di carbone. La moda di studiare i perché e i quanto di questo fenomeno doveva però cominciare solo parecchi anni dopo, con qualche isolato rapporto, povero di dati reali e con tan-te supposizioni sull'entità di questi oc-cupati o percettori di reddito occulti. Adesso che il « boom economico » si dice che è finito (ma anche negli anni del massimo fulgore, se si va a vedere i gior-nali dell'epoca, è curioso scoprire, a ri-prova della relatività di molte conclu-sioni odierne, che i commenti denuncia-vano più di una falla), i disoccupati so-no diverse centinaia di migliaia, i sottoc-cupati una marea di diffìcile numerazio-ne, non si sa se è per trovare un capro espiatorio della situazione od invece di-mostrare ed esaltare le grandi doti di iniziativa degli italiani, è sempre più fre-quente leggere sui quotidiani interviste e valutazioni quantitative sulla portata di siffatto settore non ufficiale del siste-ma produttivo nazionale. Stime però an-cora, nulla di certo e documentato, men-tre le interpretazioni e le spiegazioni sia dal punto di vista economico che da quello sociologico e psicologico consu-mano fiumi di parole.
Certo, indagini sul campo non possono non incontrare ostacoli, ma è questa Tunica strada che può consentire: a) una misurazione attendibile della realtà di cui da sempre si ha coscienza dell'esi-stenza; b) una corretta revisione o ag-giustamento dei dati della contabilità economica italiana e delle varie regioni; e) per quanto attiene più specificamente all'irregolarità di fronte alle leggi (il co-siddetto « lavoro nero »), l'individuazio-ne dei rimedi più proficui per eliminarl'individuazio-ne le influenze negative. Degli studi di tale
tipo, non più di quattro o cinque gli ul-timati, il più recente è quello promosso dalla Camera di commercio di Torino, intitolato « L'occupazione irregolare in Piemonte », uscito alla fine di luglio nella collana di volumi « Ricerche e do-cumentazione ».
Per dare un'idea concreta del fenomeno nell'ambito extra-urbano e all'interno della conurbazione torinese si è operato in due diversi modi. Per la prima realtà si è pensato che poteva dare buoni risul-tati fare intervistare da persone del luo-go gli abitanti di due località: A) un campione di 675 persone di un comune di una zona collinare della provincia di Cuneo che conta 1300 abitanti; B) la totalità della popolazione di una frazio-ne (301 persofrazio-ne) di un centro di circa 3000 abitanti contermine all'area me-tropolitana torinese. Da notare che men-tre nel paese A l'agricoltura è l'attività di maggior importanza, pur essendo presenti unità del settore manifatturiero e artigianale, nel paese B è l'industria ad assorbire il più elevato numero di ad-detti.
L'analisi a livello metropolitano si è ba-sata invece sullo studio del comporta-mento dei lavoratori di alcune aziende e dei relativi familiari, mediante la colla-borazione delle direzioni aziendali e del-le rappresentanze sindacali, che hanno concesso la consultazione dei libretti di lavoro, e la disponibilità delle stesse mae-stranze a farsi intervistare con domande sul secondo lavoro (personale e dei con-giunti), sulla pendolarità, sul reddito in-tegrativo eventualmente ottenuto. Due i settori manifatturieri considerati: 125 lavoratori appartenenti a due medie im-prese dell'industria delle costruzioni; un campione di 67 addetti di uno stabili-mento di oltre cento dipendenti di una ditta di dimensioni medio-grandi forni-trice dell'industria dell'auto, ma non esclusivamente e, soprattutto, non total-mente collegata alla Fiat. I due campio-ni non sono invero rappresentativi del peso dei due settori rispetto al totale dell'apparato produttivo dell'area inda-gata, ma hanno comunque consentito di coinvolgere altre 480 persone (fami-liari).
terzi con propri mezzi meccanici. I flussi in uscita interessano l'industria e, spe-cialmente in A, nel settore alimentare che tende ad aumentare la propria ma-nodopera in determinati periodi dell'an-no per far fronte all'aumento di pro-duzione richiesto dal mercato. Questa « punta » positiva di lavoro coincide con quella negativa degli agricoltori, che tro-vano peraltro sfoghi anche nel commer-cio all'ingrosso (per la vendita dei pro-pri prodotti o di quelli dei vicini), nel-l'attività di mediazione per la compra-vendita di terreni, case e merci, nell'im-piego di propri mezzi meccanici per pu-lire d'inverno le strade su incarico re-munerato dell'amministrazione comuna-le (mi risulta che in altre località molti contadini ricevano un buon compenso dalle Ferrovie dello Stato per la posa sui binari, nei mesi autunno-invernali, dei petardi segnalatori).
Al di fuori dell'agricoltura qualche lega-me c'è fra industria-artigianato e com-mercio (l'autoriparatore che fa il media-tore per la vendita delle auto, il tecnico televisivo che si incarica di promuovere l'acquisto di particolari marche), mentre nel settore distributivo succede che il commerciante al minuto si occupi anche di ingrosso o viceversa (v. figg. 1 e 2).
RISULTANZE PER DUE REALTÀ TERRITORIALI
F'importanza del secondo lavoro è abba-stanza simile soprattutto per i settori primario e industriale. Nel paese A il 9,5% delle ore lavorate in agricoltura e il 10,5% di quelle prestate nell'attività manifatturiera sono effettuate da secon-dolavoristi; nel paese B le percentuali sono, nello stesso ordine, del 7,1% e 8 , 8 % . Relativamente al commercio, il divario è più marcato (12,8% del monte ore nel paese A, contro l'I,7 del pae-se B). Molto diversa invece la situazione del lavoro in condizione non professio-nale, ossia di quello solitamente definito « nero ». Da questo infatti deriva il 4 3 % di tutte le ore lavorate in A, a fronte del solo 12% in B.
Fa media per persona delle ore lavorate in una seconda attività, comunque essa sia qualificabile (ufficiale o meno), risul-ta compresa tra le 15 e le 20 ore setti-manali, per una redditività stimabile tra le 150 e le 200 mila lire, ossia una de-cina di biglietti da mille all'ora. Nono-stante le difficoltà ad avere informazioni chiare sull'entità dei guadagni, è emerso che si accetta di svolgere secondo lavoro solo se la paga oraria non è inferiore a quella dell'occupazione principale (salvo casi di particolare necessità).
Dal punto di vista del sesso, il secondo lavoro è quasi esclusivamente maschile, soprattutto nella comunità A. L'analisi degli scambi settoriali di lavoro mette in luce che è l'agricoltura a drenare dagli altri comparti produttivi il maggior nu-mero di addetti, in relazione alle parti-colari esigenze dell'attività coltivatrice. Nell'industria è il ramo delle costruzioni a concentrare la maggioranza di secondo-lavoristi, specie per l'impiantistica e la manovalanza generica, mentre, molto di più nel paese A, un certo potere di as-sorbimento lo manifesta anche il com-mercio nei confronti sia dell'agricoltura sia degli altri settori del terziario. Qualche dettaglio. Soprattutto nel pae-se A molti agricoltori svolgono pae-secondo lavoro nell'ambito della stessa agricol-tura, allevando bestiame (mediante man-gime acquistato e non prodotto dal fon-do) e fornendo prestazioni di servizi a
COSA A C C A D E NELL'AREA TORINESE
11 ritratto dei lavoratori mette in evi-denza una mezza dozzina di caratteri, il primo dei quali, il meno sorprendente, che gli operai sono prevalentemente im-migrati (55 o 6 5 % dal Sud, 17 o 6 % dal Centro-nord, a seconda del tipo d'indu-stria, edile o meccanica). A livello im-piegatizio le proporzioni si ribaltano a vantaggio dei piemontesi, a testimoniare una sorta di suddivisione del lavoro in gruppi etnici, peraltro comprensibile, vi-sto che ogni generazione aspira, almeno per i propri figli, al miglioramento dello status sociale (e quindi professionale). Gli altri connotati sono: 1) che si tratta di lavoratori con un'anzianità media di lavoro piuttosto alta, tra i 13 e i 20 anni, durante i quali hanno cambiato sovente datore di lavoro; 2) che il 7 5 % dei
Tabella 1. Assenze dal primo lavoro e incidenza del secondo lavoro.
Industria delle costruzioni Industria manifatturiera Giornate ~~
di assenza o/0 o r e % ore
al mese numero che compie medie numero che compie medie un il lav. Il lav. un II lav. Il lav.
0 77 32,5 9,92 42 28,5 13,75 1 - 4 32 46,9 11,06 13 23,1 8,00 5 . 9 6 33,3 6,00 10 20,0 15,00 1 0 - 19 8 25,0 6,50 2 — — 20 e oltre 2 — — — — — Totale 125 35,2 9,98 67 25,4 12,88
lavoratori è in possesso della sola licen-za elementare; 3) che il tempo necessa-rio per raggiungere il posto di lavoro varia da mezz'ora a tre quarti d'ora (un'ora-un'ora e mezza al giorno); 4) che gli spostamenti casa-lavoro avvengono almeno al 50% utilizzando mezzi pub-blici; 5) che la loro carriera dipende più da avanzamenti di massa che da promo-zioni individuali.
Rispetto al secondo lavoro, diversi sono i dati percentuali rilevati per i due setto-ri produttivi: i doppiolavoratosetto-ri sono il 35,2% nell'industria delle costruzioni; il 25,4% in quella manifatturiera, valore più basso per il notevole numero di don-ne comprese don-nel campiodon-ne. La distribu-zione per classi di età evidenzia invece, dai 14 ai 55 anni, un valore abbastanza uniforme compreso tra il 30 e il 4 0 % . Avuto riguardo all'area di nascita, per la sola industria manifatturiera è dato rilevare una maggior incidenza per la manodopera piemontese. Il titolo di stu-dio conta in questo modo: nell'industria delle costruzioni il secondo lavoro è maggiore per chi ha più istruzione, ma anche per chi ne ha pochissima; nel set-tore manifatturiero, il peso cresce co-stantemente con l'aumento dell'impor-tanza del titolo di studio. Un'interessante relazione lega il secondo lavoro al tipo di mezzo di trasporto utilizzato per re-carsi alla sede del primo. Il doppio la-voro è svolto in maniera prevalente da chi usa la propria automobile. Poca in-fluenza sembra invece avere il numero dei componenti del nucleo familiare e il numero delle persone a carico del lavo-ratore.
Specifici approfondimenti sono stati ef-fettuati per verificare le correlazioni tra attività lavorativa secondaria e assen-teismo, livello di retribuzione della pri-ma occupazione, anzianità, mobilità e qualifica professionale. Una connessione abbastanza evidente emerge per l'indu-stria delle costruzioni relativamente ad un lieve numero di assenze (il 46,9% dei lavoratori che nel mese di indagine non si sono recati al lavoro per 1-4 gior-ni, contro il 32,5% di quelli sempre pre-senti), pressoché nulla per l'industria manifatturiera. Chi lavora per due in genere sa programmare bene l'attivi-tà integrativa, in modo da non avere
Tabella 2. Alcune delle più significative risposte raccolte nel corso delle interviste.
Canali di accesso Disponibilità ad un secondo lavoro Rifiuto ad un secondo lavoro al secondo lavoro e motivi della sua non effettuazione
Motivi familiari Autocommessa
Lavoro un mio orto su in montagna nei giorni estivi.
Quando arrivo a casa dal lavoro ormai è notte, però d'estate faccio ancora qualche cosa in campagna.
Tutto il mio tempo libero è impegnato da set-te anni a questa parset-te per la costruzione della mia casa; non è una fortuna sapersi tare que-ste cose, perché da quando ho cominciato la costruzione non vedo quasi mai mia moglie ed ho i nervi a pezzi.
Sabato e domenica faccio l'agricoltore su nella mia baita di montagna.
Nelle ore libere coltivo l'orto, i cui prodotti, oltre che servire alla mia famiglia, rivendo an-che ai vicini.
Parenti e conoscenti
Saltuariamente faccio lavori di riparazione spe-cialmente per parenti.
Mi capita, non molto sovente, di tirare su due piastrelle per i parenti e amici.
Mi capita sovente che parenti e vicini mi chia-mino per lavori di idraulica (sostituzione di ru-binetti, ecc.).
Attualmente eseguo lavoretti di riparazioni per conoscenti, però fino allo scorso anno ho fatto del lavoro continuativo per comperarmi l'alloggio. Tengo la contabilità di un'azienda artigiana di proprietà di un mio parente.
Colleghi di lavoro
Faccio il muratore e a volte mi capita del la-voro extra che mi passano dei colleghi che han-no già del secondo lavoro.
Committenza fissa
Come secondo lavoro, sposto e monto mobili per un artigiano mobiliere che generalmente fa le consegne nei giorni o nelle mie ore libere. Con il mio infortunio, devo accontentarmi di fare un po' di commercio, vendendo oggetti per conto di un negozio.
Mediatori
Sono d'accordo con amministratori di condominii e se trovo del secondo lavoro non mando altri. Pure mio figlio, che si è laureato, deve fare del secondo lavoro per vivere decentemente.
Inserzioni sui giornali
Da un'inserzione sul giornale sono riuscito ad avere un lavoro nel campo dell'edilizia che mi ha occupato per alcuni mesi.
Sono solo in famiglia e dedico le ore libere dal lavoro ai lavori di casa, lavare, stirare, cucina-re, ecc.
La mia situazione familiare non mi permette un secondo lavoro; in particolare al sabato faccio le spese, perché mia moglie ha i bambini piccoli da guardare.
Non mi è possibile lavorare nei giorni festivi, perché mi dedico alla casa ed alle spese setti-manali, avendo la moglie ancora al Sud.
Mancanza di domanda
Tre o quattro anni fa si trovava con facilità del secondo lavoro; ora purtroppo non più.
Non riesco a trovare un secondo lavoro anche se mi farebbe comodo per integrare il bilancio familiare.
Purtroppo non si trova un secondo lavoro, che per una famiglia numerosa come la mia non gua-sta mai.
Alcuni anni fa si trovava qualche lavoro fuori dal cantiere per arrotondare la paga; ora con i prezzi che ci sono non si trova più.
Motivi di salute ed anzianità
Ho subito un infortunio e quindi mi è già di troppo questo primo lavoro, e poi al sabato le spese devo farle io perché mia moglie ha due bambini piccoli da guardare.
Mi ritengo ormai anziano per lavori extra; so-lamente alcuni anni fa facevo più attività per mantenere la famiglia.
Mancanza di strumenti di produzione
Non riesco ad avere secondo lavoro poiché non ho la macchina e quindi non riesco a spostarmi dove mi richiedono.
Scarsa professionalità
Trovo grosse difficoltà a svolgere un secondo lavoro, poiché come manovale sono poco ri-chiesto.
È difficile, abitando nel centro città ed essendo manovale, trovare un altro lavoro... comunque se mi capitasse non lo lascerei ad un altro.
Lavoro ufficiale faticoso
È già troppo duro il lavoro qui in cantiere per farne altri nei giorni di riposo.
Sono impegnato nel cantiere per tutta la setti-mana; inoltre noi immigrati non conosciamo nes-suno e quindi abbiamo difficoltà a trovare degli altri lavori.
Motivi di principio
Non faccio per principio secondi lavori, anche se me li offrono.
Sicurezza economica e familiare
In casa siamo solo io e mia moglie e ormai l'abi-tazione me la sono comperata e non avendo affitti da pagare non faccio più secondo lavoro. Non faccio secondo lavoro, perché in famiglia siamo solo in due e mi manca solo più un anno alla pensione.
Abbiamo più stipendi in famiglia per cui vivia-mo decorosamente anche senza dover fare una seconda professione.
Possibilità di svolgere più ore nel lavoro ufficiale
Preferisco fare più ore in ditta; non mi inte-ressano altri lavori.
Come magazziniere faccio molte ore in cantiere e quindi, anche se volessi, non avrei più tempo per un'altra attività.
16,4%
C O S T R U Z I O N I
C O N D I Z I O N I N O N
P R O F E S S I O N A L I
Fig. 1. Scambi di lavori tra settori di attività principali e secondarie neI paese A.
Fig. 2. Scambi di lavori tra settori di attività principali e secondarie nei paese B (valori percentuali).
interferenze con il primo lavoro, se non in via eccezionale.
Altra interessante scoperta: il 25-35% dei doppiolavoristi gode di un reddito primario più alto di quello medio, il che dimostra l'esistenza di una maggior disponibilità ad impegnarsi in lavori bis in chi, già avendo una buona sistema-zione, intravede la possibilità con tale sforzo aggiuntivo di migliorare sostan-zialmente il proprio standard di vita. L'anzianità professionale sembra essere irrilevante, mentre la stabilità nel primo lavoro è una caratteristica abbastanza evidente per i superlavoratori di entram-bi i settori considerati, al pari della spe-cializzazione (su 44 operai specializzati dell'edilizia, 18 si danno ad attività se-condaria, con una percentuale superiore al 4 0 % , a fronte di incidenze del 21,4% per gli operai comuni; nell'industria ma-nifatturiera, 7 operai di la su 20 com-piono secondi lavori, contro soli 6 di 2a
su 30 e 2 di 3a su 9). Nella sola indu-stria delle costruzioni risulta comunque importante, per l'effettuazione di secon-do lavoro, la professionalità maturata nel primo. Agricoltura, commercio e ser-vizi sono i campi d'impiego secondario più normali per i lavoratori del com-parto manifatturiero.
L'estensione dell'analisi ai componenti
familiari mette in luce tre fatti: 1) una forte disparità tra famiglia e famiglia sulla base sia del numero dei membri che lavorano ufficialmente sia della pos-sibilità o volontà a compiere doppio la-voro; 2) il secondo lavoro sembra ag-gravare più che ridurre le disparità red-dituali dei nuclei familiari, nel senso che è maggiore solitamente dove le entrate monetarie superano il livello di sussi-stenza (per la combinazione di diversi fattori, quali la provenienza geografica, il grado di istruzione, la specializzazio-ne, ecc.); 3) è presente, a differenza che nel Piemonte extraurbano, un po' di lavoro nero giovanile (studenti).
CONSIDERAZIONI FINALI
Dalle interviste si è potuto costruire una triplice tipologia delle motivazioni al
condo lavoro: a) per quelli che lo svol-gono, in base alle vie di accesso; b) per quelli che sarebbero disponibili ad effet-tuarlo, in base alle ragioni dell'impossi-bilità; c) per i contrari, in base ai motivi dell'indisponibilità. C'è un secondo la-voro per necessità, c'è u n doppio lala-voro per promozione sociale ed uno per grati-ficazione personale (generalmente colle-gato alla precedente ragione). In città, i motivi sono presenti tutti e tre, in quan-to sicuramente maggiori i casi di bisogno e anche più forte l'esigenza di riuscire ad elevarsi socialmente in tempi rav-vicinati. Nel Piemonte extraurbano il se-condo lavoro per poter permettersi stili di vita ritenuti superiori è lo stimolo principale, ampiamente collegato, per certe attività agricole, al desiderio di esplicare capacità creative o procuranti soddisfazioni generalmente frustrate nel quotidiano lavoro. Nel caso di lavori neri c'è da tener conto che specie nel-l'area urbana molti di essi sono svolti in assenza di occupazione regolare. A questi casi patologici possono contrap-porsene, ad esempio della cospicua pro-blematica mossa del fenomeno, di fisio-logici, come quelli constatati in campa-gna, connessi alla scarsità della mano-dopera ufficiale.
Bisogna poi considerare la questione dei vantaggi ricavati dal secondo lavoro. Q u a n d o lavoratore e datore di lavoro coincidono, come nei casi di autocom-messa, è difficile essere critici nei con-fronti delle attività secondarie. Quan-do offerta e Quan-domanda non si fonQuan-dono, c'è da distinguere se il committente è un utilizzatore finale o meno. Nella prima situazione, a parte le evasioni fi-scali, è ancora difficile esprimere giudizi contrari. Diverso quando il proprietario di un ristorante assume un cameriere a tempo o il commerciante si avvale di una commessa senza libretti o l'artigia-no utilizza il lavoro di un operaio « ne-ro », anche se occorre analizzare a fon-do il perché di simili comportamenti: se per esclusivo interesse, se per esigenze particolari ma contingenti del datore di lavoro o del lavoratore, se per manifesta necessità economica dell'impresa (per sopravvivere e non uscire dal mercato). Nel sospendere ogni giudizio complessi-vo sulla realtà del doppio lacomplessi-voro, tenuto
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il
conto che nei principali paesi industria-lizzati è ovunque in costante aumento, la ricerca, che nonostante la dichiarata parzialità riesce a dare un significativo spaccato dell'ampiezza del fenomeno, termina auspicando — per la realizza-zione di indagini più complete e appro-fondite — una ancor più aperta colla-borazione da parte dei lavoratori, dei datori di lavoro e dei sindacati e sugge-risce infine l'estensione dell'analisi al