Capitolo III. Suddivisione del territorio e peculiarità funzionali delle opere difensive.
DOSS TRENTO (1)
Il caratteristico colle, che sovrasta l’abitato di Piedicastello (frazione di Trento), si predisponeva ottimamente per essere impiegato come cittadella naturale. Infatti data la sua altezza di 100 metri rispetto al fondovalle (dominante
tutta la piana dell’Adige da Lavis a Calliano e tutti gli accessi alle strade che collegano il capoluogo trentino con le principali vallate attraverso le profonde gole scavate dal Torrente Vela ad Occidente e dal torrente Ferina ad Oriente), il Demanio militare austriaco se lo alienò nel 1850 dopo averlo requisito alla città198.
Era accessibile solo percorrendo una ripida rotabile a Nord Ovest e un piccolo sentiero. Nella località, ove le due appena citate rotabili si congiungono sulla sommità del Dosso, entrambe erano sbarrate da una porta metallica non a prova di arma da fuoco. La porta Nord risultava costantemente sorvegliata dal personale di guardia dislocato in un piccolo blockhaus di legno.
Sulla sommità del pianoro furono realizzate 3 batterie campali: la batteria Ovest, la batteria Nord e quella Est. In posizione centrale sono stati costruiti due depositi munizioni, di cui uno per le munizioni previste in caso di guerra e un secondo deposito, più piccolo, per le esigenze del tempo di pace. Inoltre vi furono costruiti altri 3 depositi minori nonché due grandi baracche in legno adibite all’immagazzinamento di un elevato numero di affusti di vario tipo e alla conservazione di altri materiali d’artiglieria e per lo stoccaggio delle scorte. Sulla sommità del Doss vi fu costruita una capiente colombaia per la trasmissione di messaggi a mezzo di piccioni viaggiatori.
La guarnigione veniva ospitata all’interno della seicentesca «Casa da Nobile» del Principe vescovo di Trento, ristrutturata per ospitarvi un adeguato numero di militari e ufficiali. L’unica difficoltà riscontrata sul Doss Trento e mai risolta - fino ai giorni nostri - fu la mancanza di acqua. Vennero individuate alcune piccole riserve d’acqua, ma localizzate ad una quota più bassa rispetto al necessario per cui fu indispensabile realizzate delle cisterne interrate in prossimità della carrareccia che portava sulla sommità del dosso.
Il comando militare del Doss Trento pur essendo in collegamento con sistemi di comunicazione telefonico e con sistemi di trasmissione ottica, con il Comando di Fortezza, risultava altresì provvisto della maggior parte di piccioni viaggiatori disponibili nel capoluogo. Dal 1849, data in cui il Doss Trento fu acquistato dall’imperial regio Ministero della guerra per essere trasformato in cittadella, i lavori di adeguamento e di trasformazione dell’intero Dosso proseguirono, quasi ininterrottamente, fino al 1917. Pertanto nei sessant’anni di
occupazione militare (1849-1919) nessun civile poté visitare il caratteristico colle che domina ancor oggi il centro storico del capoluogo trentino.
Tra le opere permanenti realizzate sulla sommità del Doss vanno annoverate tre batterie semipermanenti a cielo aperto, una caserma realizzata all’interno della seicentesca Casa Nobile del Principe vescovo di Trento, un Blockhaus, un deposito munizioni per la guerra, una polveriera per il tempo di pace, uno sbarramento stradale sull’unica rotabile con cui si accede sulla sommità del dosso ed altri piccoli fabbricati tra cui quello adibito a colombaia militare.
Il complesso delle polveriere si trovava situato nella porzione centrale del Doss e nei pressi di una regione boscosa. La polveriera in tempo di pace era collocata nella porzione settentrionale della sommità che si ergeva sulla città di Trento e durante i periodi di pace in tale edificio dovevano essere conservati dai 2/3 ai 3/4 delle dotazioni di polveri di guerra. Il deposito polveri per il tempo di guerra era collocata nella regione meridionale del Doss Trento199
L'architettura di questo edificio si differenzia notevolmente dalla polveriera per il tempo di pace. Non solo la struttura perimetrale risulta più irrobustita da maggiori spessori murali, ma lungo le cortine esterne erano presenti le feritoie per la difesa ravvicinata.
La guarnigione che trovava ospitalità sul Doss Trento era così organizzata: in caso di guerra con l’Italia avevano sede 4 ufficiali e 162 sottufficiali e soldati; in caso di guerra con la Russia: 3 ufficiale e 118 sottufficiali e truppa.
ARMAMENTO: 3 batterie
1.6. Sbarramento di Tenna WERK TENNA (22)
Fu la prima opera corazzata di montagna con torri girevoli realizzate nella Fortezza di Trento secondo le direttive del generale Julius von Vogl, direttore delle costruzioni fortificate del Tirolo. Pur non essendovi certezze pare che il progetto dell’opera lo si deve al capitano Carl Lorenz, il quale assunse (sempre con ogni probabilità) anche l’incarico direttivo dei lavori di costruzione200.
Costruito nel 1890, risultava un’opera corazzata permanente, ma solo parzialmente resistente alle granate, con casematte corazzate. Illuminazione in profondità con proiettori elettrici e quella ravvicinata con proiettori ad acetilene. Difesa da fossati e reticolati alti lungo l’interro perimetro. La riserva idrica era costituita da cisterne interrate, in calcestruzzo.
Risultava collegato telefonicamente con Trento, con il Forte di Colle delle Benne, con la base logistica di Monte Rovere, con la Caserma di Fanteria di Levico; con segnalazione ottiche con Colle delle Benne e con la stazione principale dei segnali ottici dislocata sulla sommità di Monte Selva.
Va ricordato che nel primo anno di guerra , il comando del forte venne assunto dal Tenente Robert Musil, uno dei massimi scrittori europei del Novecento. Egli ricordò le sue esperienze belliche nei suoi Diari, tra cui vale la pena ricordare il suo battesimo di fuoco, che compare nel brano dal titolo «freccia volante su Tenna» che compare nel suo «Quaderno I».
Oggi versa in condizioni di grande degrado e pare che venga impiegato dai vigili del fuoco per eseguire esercitazioni pratiche di soccorso. Gli stessi vigili del fuoco eseguirono lavori di restauro parziali nel corso degli anni Ottanta del secolo XX al fine di rendere meno pericolante la struttura201.
Fu radiato dal demanio militare italiano il 10 dicembre del 1931, n° 1704202.