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Capitolo III. Suddivisione del territorio e peculiarità funzionali delle opere difensive.

OPERA SAN ROCCO (12)

Realizzata nei pressi della frazione di Villazzano a soli tre Km da Trento, nel 1884 l’intera struttura fu progettata per resistere alla dirompenza delle granate. Anche la torre di cui la struttura fu provvista ebbe questi requisiti sin dall’origine, anche se solo nel 1902 fu completata e allargata. La parte superiore si trova a 459 mt. s.l.m., mentre la porzione inferiore era localizzata a 445 mt. s.l.m.118

La sommità rocciosa su cui è stato edificato il forte pare contenesse una precedente casermetta e altri apprestamenti militari di servizio. Ma come riferimento gerarchico le testimonianze più antiche riferiscono la presenza di un castelliere preistorico comunitario, nella cui sede fu costruito, dopo l'anno mille, un castello che dal rilievo prese il nome di Castel Cedra119.

117 Archivio privato Sciocchetti, documentazione inedita. 118 Aldo Gorfer, op. cit. p. 701.

La progettazione del forte fu affidata al Capitano Andreas Jeràbak120 che curò e

diresse personalmente anche le fasi di costruzione dell’opera.

L'accesso al forte è regolato da una ex strada militare tracciata e costruita nel 1888-1889, che si diparte dalla S.S. n° 349 di Val d'Assa, all'altezza della villa Maestranzi (già Ancillotto e Zimbelli), e il parco di Villa Pedrotti121.

Nella porzione orientale della struttura architettonica dell’opera e precisamente nella porzione superiore, era presente una torre corazzata in ghisa del tipo Gruson il cui compito era di contenere due cannoni da 12 cm in «cannoniere minime». Questi cannoni erano binati e collocati sotto la grossa cupola che aveva un diametro di circa 580 cm e che fu rimossa solo nel secondo dopoguerra per essere sostituita da una volta semisferica in mattoni. Tale cupola aveva una totale mobilità e copriva un settore di 360°.

Nella porzione ovest vi era una batteria a cielo aperto destinata a quattro cannoni e nell’anno 1902, quando furono operati gli interventi di ultimazione, vennero ricavati due depositi munizioni a prova di bombe.

A ragione è da ritenersi un’importante opera fortificata permanente posta dietro il gruppo fortificato di Mattarello e dislocata sul dosso omonimo, che domina ampi tratti della Valle dell’Adige in entrambe le direzioni. Per tal motivo emerge sensibilmente il valore tattico di questa fortificazione dato che divenne principale posto d’osservazione in direzione Est, Sud e Sud Ovest. Non presentava strutture militari accessorie tipiche di altri apprestamenti militari della zona. Essendo edificato su di un dosso che domina la città di Trento (settore meridionale), questo luogo è totalmente occupato dal forte.122

Il valore tattico espresso dal forte San Rocco era accresciuto specialmente dall’indice di perfetto occultamento che i progettisti seppero realizzare nella progettazione dell’intera struttura. Infatti da qualsiasi punto si osservi la sommità del dosso che ospita il forte, risulta impossibile scorgerne l’esistenza. Tra i compiti aveva quello di dominare la città di Trento e lo sbocco della Valsorda. In azione con il forte di Romagnano formava una posizione arretrata dietro le linee del fronte meridionale della Fortezza di Trento.

Disposto verticalmente su diversi piani e articolato in due nuclei corazzati, la porzione alta della struttura e la porzione bassa del forte erano messe in

120 Archivio provinciale di Bolzano, Ufficiali del Genio progettisti e d.II. dei forti in Trentino, faldone n. 1,

Raccolta Bardelli.

121 Ibidem, p. 702.

comunicazione per mezzo di un camminamento defilato (esterno a gradinata) e da un corridoio in roccia situato all'interno dell’impianto.

I cofani di gola, ossia i piccoli bastioni angolari, concorrevano a conferire alla totalità dell'opera un'impronta fortemente risoluta, che ricorda vagamente l'immagine dei castelli tardo medioevali.

La sommità superiore del forte San Rocco, se la si osserva dall’alto o semplicemente se si analizzano gli schemi presenti sulle planimetrie dell’epoca, presenta una pianta esagonale compatta, con accenno a disposizione arcuata sul fronte sud e con soluzione rigorosamente circolare interna, tale da servire la cupola blindata.

Altrettanto interessante è l'aspetto interno, organizzato in voluminosi ambienti in pietra vista, con i solai voltati, corridoi di unione, sapienti linee di feritoie a strombo interno e con una scalinata che scendeva nel lungo corridoio la cui funzione era di fornire unione tra le due porzioni dell’opera. Varcato l’ingresso si accedeva direttamente in una spianata o cortile interno che aveva la funzione di piazzale d’armi.

La struttura di questo forte, dotato di impostazione architettonica classica era interamente costituita da pietrame e muratura, integrata con calcestruzzo armato e ricoperta di terra in alcuni lati. In questo caso non si può parlare di una forma geometrica classica o tanto meno definibile tale. La sua struttura architettonica ambiva, in primo luogo, ad adattarsi al terreno e questo inevitabilmente sacrificava la forma geometrica tradizionale. Comunque la composizione nel suo insieme risultava semplice ed elegante e nel contempo l'armonia delle linee e della forma, rendevano il forte San Rocco una delle strutture difensive più attraenti dell'intera architettura militare, localizzate in prossimità di Trento.

Era dotato di 4 camini di cui uno di grandi dimensioni situato nel cofano di gola. Inoltre erano presenti delle stufe che emettevano aria calda all'interno di intercapedini murarie, presenti in ogni ambiente interno.

L’intera opera risultava costituita da vari elementi autonomi collegati tra loro. La parte orientale, quella che risulta alla quota più alta, era costituita dalla forre corazzata e da una falsabraca, che si trovava più avanzata per lo schieramento dei fucilieri. Sulla parte destra della porta d’ingresso esisteva un blocco di casematte adibite a polveriera e per il ricovero della guarnigione. L’intero complesso fortificato era delimitato da profondi fossati asciutti su cui si ergevano tre caponiere complete ed una mezza caponiera, di cui una di esse era

posizionata direttamente sul fronte di gola, a difesa dell’ingresso. Sulla parte occidentale anteriore era schierata una batteria aperta con bocche da fuoco montate su affusti alti, perché dovevano essere schierate dietro l’alto terrapieno tra le traverse. Una serie di poterne sotterranee collegavano le tre caponiere esistenti sul fronte principale ed un camminamento coperto, sul fronte di gola, metteva in comunicazione tra loro i settori difensivi del forte. Oltre la difesa dei fossati il margine esterno era protetto su tre lati da alti muri difensivi, mentre il fronte di gola era protetto da alti reticolati di filo metallico.

La scorta idrica era assicurata da una serie di cisterne per la raccolta dell’acqua potabile e considerando la presenza di una guarnigione pari a 125 uomini con un consumo pro capite di 5,5 litri giornalieri, la capacità totale delle riserve era di 41250 litri per 60 giorni123.

Oggi il forte San Rocco è di proprietà del comune di Trento e non gode di discrete condizioni di conservazione. Da tempo è oggetto di futuri programmi di recupero, dato che la provincia l’ha inserito all’interno di in un progetto pilota che prevede il suo pieno recupero storico e culturale.

Da un punto di vista conservativo l’intera struttura necessiterebbe di interventi di ristrutturazione, in quanto la mancanza di tenuta di parte della copertura sta provocando guasti per infiltrazioni diffuse.

La guarnigione in caso di guerra con l’Italia era garantita da una presenza di 3 ufficiali e 126 sottufficiali e soldati, mentre in caso di belligeranza con la Russia la guarnigione sarebbe stata composta di 1 ufficiale e 60 sottufficiali e soldati124.