Capitolo III. Suddivisione del territorio e peculiarità funzionali delle opere difensive.
OPERA ROMAGNANO (7)
L’opera corazzata, venne costruita sulla sommità di Doss Brunn, per assumere il compito, in precedenza assegnato ad una batteria fortificata non più in grado di concorrere allo sbarramento della Valle dell’Adige, di collaborazione
tattica con il gruppo fortificato avanzato di Mattarello. Ultimata nel 1898 fu uno dei primi forti di montagna ove vennero installate cupole corazzate di nuovo modello e di piccole dimensioni, capaci di opporre valida resistenza alle granate. Il progettista fu il capitano Gustav Falu il quale ebbe anche l’incombenza direzionale dei lavori di costruzione che condivise con il capitano Adalbert Zerbini di Sposetti.
Grazie alla posizione sopraelevata su cui venne edificato (quota 394 mt. s.l.m.), il forte di Romagnano venne dotato di un osservatorio girevole. Per tal ragione divenne sin da principio il più importante punto d’osservazione di tutto il settore meridionale del Trentino e non solo di Trento.
Si trattava di un'opera realizzata in conci squadrati di pietra calcarea e calcestruzzo, presentando una forma triangolare. Questa struttura difensiva pur essendo stata ultimata sul finire del secolo XIX, risentì sensibilmente della tradizione architettonica precedente, ormai sul punto di cedere il passo alle nuove concezioni di progettazione e realizzazione.
In corrispondenza del vertice della struttura triangolare, si trovava ubicato l'ingresso al forte, protetto a sua volta da un piccolo fossato di 2 metri di larghezza.
A ulteriore protezione dell'opera vi era sul fronte meridionale un muro semicircolare di pietra e terra alto 2 metri e realizzante un altro fossato di difesa. L'intero forte si presentava dotato di muri esterni dello spessore uniforme di 2 metri, mentre quelli interni presentavano uno spessore di 1,10 metri. Per attutire i colpi delle artiglierie nemiche, ai solai dell’apprestamento vennero conferiti spessori di 1 metro e la copertura fu incrementata da una consistenza di pietra e ghiaia, rivestita in terra.
All'interno vi erano diverse casematte per gli ufficiali e per la truppa; una casamatta per il medico e per l'infermeria97.
Alla fronte nord era stata data una forma concava e gli angoli della struttura furono armoniosamente arrotondati. Il disegno si ripete nelle 4 grandi finestre e nel portale superiore, il cui poggiolino è collegato alla terrazza sommitale da una scala esterna in ferro98.
97 Repertorio ragionato sull'architettura militare e strade militari austriache del Comune di trento, a cura di
Antonio Frattari e Elisabetta Fiamozzi. Comune di Trento- Servizio Sviluppo Economico e Università degli Studi di Trento-Facoltà di Ingegneria. 2003/2004.
L’opera risultava protetta da attacchi ravvicinati, da un fossato anteriore e da profonde cortine di filo spinato. Il fronte di gola su cui esisteva l’ingresso al forte era protetto da una doppia caponiera del tipo ad «orecchie di gatto».
La fortificazione ricalcava le disposizioni impartite dal generale von Vogl in tema di fortificazioni permanenti di montagna.
L’approvvigionamento idrico era garantito dalla presenza di una cisterna di calcestruzzo in grado di resistere alle enormi sollecitazioni strutturali provocate dai prevedibili e intensi bombardamenti.
Nel 1913 fu proposto l’inserimento della fortificazione nella VII sottosezione di difesa (si veda l’ultimo paragrafo del precedente capitolo), contraddistinta con l’acronimo a.VII. In precedenza l’opera risultava inserita nel I settore di difesa con la sigla I.a.
Da un inventario eseguito nel 1928 dall'ufficio delle fortificazioni del corpo d'armata di Verona99, possiamo apprendere lo stato di conservazione del forte di
Romagnano a 10 anni dal termine della Prima Guerra Mondiale. La situazione del forte il 28 agosto del 1928 era la seguente:
Il piano terra presentava un cortile esterno formato da terreno naturale. All'entrata al forte vi si accedeva per mezzo di un cancello in ferro; vi era una cinta di filo reticolato in ferro che forniva protezione all'entrata medesima. Si accedeva passando su di un ponte in legno sotto il quale era posta una cisterna in cemento per la raccolta delle acque.
Entrati nel forte si accedeva immediatamente al corridoio principale che non era pavimentato ma era in cemento battuto. Si entrava varcando una porta in ferro, salendo 6 gradini in pietra. Le pareti del corridoio si presentavano in pietrame a vista e il soffitto era a volta in cemento.
La maggior parte dei locali durante la guerra e soprattutto al termine della stessa, furono tutti adibiti a magazzini ed ognuno era dotato di un'apertura verso l'esterno protetta da un’inferiata.
Una scala portava al piano primo ed essa era costituita di gradini in pietra. Le pareti della stessa erano della medesima specie dei magazzini, ossia in pietrame a vista. Al piano terra altri 14 locali che in origine erano casamatte per truppa, ufficiali e artiglieri, completavano l'insieme della struttura. Per mezzo di una botola presente in un locale (contraddistinto dalla numerazione 18 presente nella planimetria e contenuta nella sezione informatica alla voce descrizione
architettonica) era possibile raggiungere - attraverso una galleria uscente - l'esterno del forte in direzione ovest. La galleria era in roccia. Alcuni locali casamattati erano la sede dei reparti di mitragliatori. In questi locali i pavimenti erano in cemento battuto, le pareti in pietrame a vista e il solaio era a volta corazzata.
Al primo piano un corridoio come quello presente al piano sottostante dava accesso ad una botola in legno in cui era contenuta una scala che permetteva di raggiungere la parte sommitale dell'opera. Vi era anche un ascensore protetto da una porta in ferro.
La maggior parte dei locali presenti al primo piano erano della medesima costituzione dei locali sottostanti; tutti dotati di un'apertura verso l'esterno protetti da inferiate e da imposte in ferro. Un secondo corridoio presentava una scala in ferro che permetteva di raggiungere una cupola corazzata ad uso osservatorio, ubicata nella porzione di sinistra del forte.
I locali contrassegnati dai numeri 42, 43, 44, 45 e 46 (si veda la sezione informatica) rappresentavano le cannoniere e tutti erano ambienti corazzati. Il locale 43 era una cannoniera minima Skoda, mentre il locale 44 ospitava dei mitragliatori. Infine il forte di Romagnano era dotato di un impianto parafulmini a schermo reticolare.
Dalla medesima fonte, ossia dall'inventario realizzato dalla direzione di artiglieria di Verona del nucleo deposito munizioni, sempre nell'anno 1928, siamo in grado di avere anche informazioni relativamente al posto di guardia del forte di Romagnano.
Si trattava di una piccola struttura in muratura dello spessore di 40 cm. In essa erano contenuti 3 vani: una cucina, una casamatta e un ufficio. Il pavimento dell'intero corpo di guardia era in cemento; ogni locale era dotato di due aperture verso l'esterno e nelle finestre vi erano vetri e scuri di protezione.
La porta d'ingresso dava direttamente nella stanza a maggior superficie ed era a due battenti con serratura ad incasso e una maniglia in ferro. La cucina era essenziale essendo in ferro a 2 fuochi e una vaschetta di rame.
All'esterno vi era una latrina in muratura e con il tetto in legno a vista. la porta d'ingresso era ad un solo battente con muratura ad incasso e con una maniglia in ferro. Lo spessore della muratura era di 13 cm e l'interno era intonacata. Il pavimento era in cemento battuto.
Nei pressi vi era anche una piccola baracca che conteneva la pompa per l'acqua. Il pavimento non era ricavato direttamente sul suolo naturale e le pareti della struttura erano in legno. Essa era dotata di un'apertura verso l'esterno e la porta era in legno ad un solo battente.
Va ricordato che negli anni Ottanta dell’Ottocento, nella stessa zona, era stata costruita una batteria fortificata aventi le stesse caratteristiche delle batterie di Mattarello. Sul finire dell’Ottocento quest’ultima fu demolita per assicurare il materiale e inserirlo nella costruzione dell’opera corazzata di Romagnano.
Nei pressi del forte, a quota 350 metri, vi era un'opera denominata Batteria Dossbrun. Quest'ultima venne demolita per lasciare ampio spazio al sovrastante forte Romagnano che ne prese il posto.
La batteria del Dossbrun aveva una forma poligonale irregolare con lati che raggiungevano al massimo 30 metri e la totalità della superficie pare che fosse doppia di quella del forte Romagnano. Nonostante che la funzione difensiva fosse la medesima del successivo forte Romagnano e che la superficie fosse assai più ampia, venne assunta la decisione di sostituire tale apprestamento con un'opera più moderna che contenesse le artiglierie all'interno della struttura. Infatti il Dossbrun era dotato di un piano superiore che ospitava a cielo aperto le artiglierie (in barbetta).
L'autonomia idrica era assicurata da una cisterna capace di contenere 84,13 metri cubi garantendo approvvigionamento per oltre 110 giorni.
Era presente anche un magazzino viveri di 40 metri quadrati e una cucina dotata di una superficie di 20 metri quadrati circa100.
La guarnigione prevista prevedeva che in caso di guerra con l’Italia vi fossero contenuti 3 ufficiali e 140 sottufficiali e soldati. In caso invece di guerra con la Russia fossero ospitati 2 ufficiali e 98 sottufficiali e soldati101.