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Due grandi crisi a confronto: analogie e differenze

CAPITOLO 2 – CRISI DEL 2008 E GRANDE DEPRESSIONE: DUE CRISI A

2.4 Due grandi crisi a confronto: analogie e differenze

Come si diceva in apertura del capitolo, in questi anni di intensa crisi capitano spesso dei riferimenti alla grande depressione economica che colpì gli Stati Uniti e tutto il mondo occidentale nel 1929.

A questo punto dell’elaborato viene da chiedersi se tra questi due fenomeni esistano delle differenze o delle similitudini e se l’esperienza del passato sia servita per evitare di commettere gli stessi errori.

A priori verrebbe da dire che le due crisi non siano confrontabili in quanto già la situazione storico-politica è nettamente diversa ma in realtà grosse analogie si rilevano già partendo dalle cause, molte delle quali alla base anche dell’attuale depressione economica.

Le radici profonde della crisi del ’29 sono state infatti riscontrate:

 nella disomogenea distribuzione del reddito con una notevolissima differenza fra quello del ceto medio e quello dei ceti più ricchi;

 in una cattiva struttura delle aziende industriali e finanziarie e se guardiamo alle intricate ragnatele di holding, compartecipate, consociate e simili dei nostri giorni vediamo anche qui delle grosse similitudini;

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L’I.M.I. nacque il 13 novembre 1931 come ente di diritto pubblico con a capo il presidente Teodoro Mayer. Nel 1991 divenne una società per azioni, nel gennaio 1994 si quotò alla Borsa di Milano e alla New York Stock Exchange e il 31 luglio 1998 si fuse con la Sanpaolo di Torino dando vita alla Sanpaolo Imi sopravvivendo all’interno del gruppo bancario col nome di Banca Imi.

 al pessimo sistema bancario47;

 ad un errata scienza economica in quanto gli economisti del tempo avevano delle teorie che sono state poi considerate totalmente sbagliate così come nel nostro contesto storico si è evidenziata la carenza di competenze economiche adeguate alla complessa situazione economica attuale, specie da parte dei politici e del cittadino medio;

 all’eccesso di finanziamenti a scopo di lucro che venivano elargiti senza troppe garanzie, contesto nel quale solo società come la Lehman Brothers, condotte da famiglie lungimiranti e non da manager pressapochisti sopravvissero perché attente a non intraprendere attività finanziarie senza le dovute garanzie. Lehman Brothers Holdings Inc. non è però riuscita a sopravvivere anche alla crisi attuale e infatti il 15 settembre 2008 ha dichiarato la bancarotta.

Uno dei grossissimi errori della crisi del ’29 è dato dal fatto che gli stati non hanno nemmeno provato a trovare una soluzione comune al problema, ognuno ha cercato di uscirne nel modo che ha ritenuto più appropriato senza pensare che la grave situazione riguardasse tutto il mondo e che magari potesse essere utile una sua gestione unitaria. Fortunatamente questo non si è verificato ai giorni nostri e i paesi stanno cercando insieme di venire fuori dalla grande depressione in atto.

Lo storico Hobsbawm nel suo saggio “Il Secolo breve” mette in risalto una grossissima similitudine fra le due crisi e cioè che poiché i salari erano in ritardo sulla crescita economica, i profitti si accrebbero in maniera sproporzionata permettendo ai ceti più ricchi di accaparrarsi una fetta particolarmente grossa della torta nazionale. Questo è quanto si è verificato nel 1929 ma è anche ciò che spesso accade durante le fasi di grande espansione nelle economie di libero mercato.

La domanda però non poteva certo tenere il passo con la produttività del sistema industriale rapidamente crescente. L’immediata conseguenza fu quindi la sovrapproduzione e la speculazione, a loro volta questi aspetti portarono alla grave situazione economica.

Una volta avvenuto il crollo questo fu più violento negli USA, territorio nel quale si era sopperito al ritardo nell’espansione della domanda tramite la concessione di prestiti ai consumatori.

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Si assiste infatti al fallimento di ben 5.000 banche, cifra astronomica che fa ben intendere la gravità della situazione.

Questa volta però le banche, già colpite dal boom della speculazione immobiliare e già gravate da debiti inesigibili, si rifiutarono di finanziare nuovi prestiti immobiliari o di rifinanziare quelli esistenti.

Nonostante ciò assistiamo ad una serie interminabile di fallimenti di istituti di credito, nel frattempo quasi la metà dei mutui immobiliari statunitensi non venivano pagati ed un migliaio di proprietà al giorno venivano espropriate.

Quello che ci si domanda è come sia possibile che memori dell’esperienza del 1929 si possa aver permesso a politiche economiche liberiste48 di tornare in voga in successivi periodi di depressione, come gli anni 80-90 o quelli attuali, pur avendo ben dimostrato la loro inadeguatezza.

Anche nel contesto attuale la stagnazione dei salari e l’aumento della produttività hanno fatto volare i profitti.

Nuovamente sono intervenuti i sistemi bancari a sostegno di una domanda inadeguata ad assorbire la produzione industriale. Ancora una volta la speculazione immobiliare brucia migliaia di miliardi di prestiti bancari. Tutto ciò ovviamente non fa che dimostrare che la storia si ripete e che al solito ci si trova di fronte a corsi e ricorsi storici.

Di certo quindi una grossa analogia intanto si ritrova in quelli che sembrano delinearsi come i “colpevoli” della situazione di depressione e cioè le banche alle quali si attribuisce la colpa di non aver fatto emergere subito l’inadeguatezza dell’offerta rispetto alla domanda.

Il sistema creditizio infatti, finanziando il deficit della domanda rispetto all’offerta, ha fatto spingere il sistema economico fino a situazioni profondamente acute dalle quali era poi difficile se non impossibile tornare indietro senza prima passare da una situazione di forte depressione.

La storia ci insegna che l’economia segue dei cicli ben precisi e la speranza è quindi quella che all’attuale fase ne sussegua una di ripresa. Intanto però viste le condizioni in cui versava l’economia era impossibile scongiurare l’attuale profonda depressione. La teoria dei cicli economici di Schumpeter ci insegna che quella che stiamo vivendo è una crisi ciclica, dovuta all’introduzione delle nuove tecnologie informatiche che hanno

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Il liberismo economico è una teoria economica che prevede la libera iniziativa e il libero mercato. L’intervento dello stato nell’economia deve limitarsi alla creazione di adeguate infrastrutture (strade, ferrovie, ponti, autostrade) che possano favorire il mercato. Si ritiene che il mercato riesca da solo a raggiungere l’equilibrio.

reso obsoleta la vecchia economia legata al petrolio e all’industria manifatturiera tradizionale.

Le nuove tecnologie non sono ancora sufficientemente diffuse ed integrate tanto da ricreare il valore perso dall’economia tradizionale che infatti ristagna.

Sarà quindi necessario un lasso di tempo molto elevato affinché i vantaggi di questa nuova rivoluzione tecnologica trovino riscontro in ogni ambito economico e produttivo facendo ripartire il sistema.

Altra similitudine fra le due depressioni è data dal territorio di partenza che ancora una volta è rappresentato dagli Stati Uniti. Vedremo poi la crisi propagarsi a tutto il resto del mondo.

Nel 1929 la partenza fu data dal crollo della Borsa di Wall Street, nel 2008 le radici profonde della depressione sono da ricercare nella crisi dei subprime sorta anch’essa in territorio statunitense.

Altro aspetto fondamentale nella crisi del ’29 fu che la Federal Reserve49 non svolse adeguatamente il suo compito di garantire l’ordinato funzionamento del mercato permettendo così che la mancanza di liquidità strangolasse le banche e l’economia reale. La Banca Centrale oggi ha invece fatto tesoro dell’esperienza passata, fin dall’inizio della crisi infatti non fa che inondare di liquidità i mercati ed è sempre per raggiungere lo stesso obiettivo che le banche centrali hanno ridotto di mezzo punto il costo del denaro, fatto questo senza precedenti.

Altra differenza è che mentre nel 1929 non si fece nulla per tamponare i fallimenti delle banche, oggi solo la Lehman Brothers è stata lasciata al suo destino.

La grossa crisi di liquidità delle banche fu legata anche al fatto che i risparmiatori, preoccupati dal forte stato di crisi, corsero a ritirare il proprio denaro depositato presso gli istituti bancari mettendo questi in seria difficoltà.

Per cercare di scongiurare il pericolo di ciò oggi si punta a rafforzare la garanzia di rimborso dei depositi.

In particolare in Italia che è già il paese nel quale la cifra garantita è fra le più elevate in rapporto agli altri paesi, il governo si sta impegnando a rassicurare ancora di più i risparmiatori estendendo la garanzia al Fondo interbancario di tutela50.

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Il Federal Reserve System, conosciuto anche come Federal Reserve (Riserva federale) ed informalmente come la Fed è la banca centrale degli Stati Uniti, fu istituita il 23 dicembre 1913 con il Federal Reserve Act dal Congresso degli Stati Uniti ed iniziò ad operare nel 1916.

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Il Fondo Interbancario di Tutela è stato costituito nel 1987 sotto forma di consorzio volontario ma è divenuto oggi un consorzio obbligatorio di diritto privato, riconosciuto dalla Banca d’Italia. Il suo scopo è

Una grossa differenza rispetto al contesto attuale fu che nel 1929 si ebbe una forte ripresa del protezionismo con l’imposizione di dazi e barriere doganali, il che provocò da una parte una riduzione delle importazioni ma correlativamente anche quella delle esportazioni.

Attualmente non vi sono avvisaglie di tale tipo di politica economica.

Una grossa analogia invece è data dalla politica fiscale che ora come allora ha continuato a perseguire i suoi obiettivi di bilancio.

All’epoca il presidente Hoover, senza preoccuparsi di sostenere l’economia, per evitare di aumentare il deficit pubblico, continuò a perseguire l’equilibrio dei conti pubblici. Anche ai giorni nostri ci troviamo di fronte all’assoluta necessità di rispettare il Patto di stabilità e di crescita51 conseguente al Trattato di Maastricht e da ciò derivano le politiche di austerity che hanno ridotto sempre di più il denaro in circolazione.

Riassumendo un po’ il discorso fatto possiamo concludere indicando quelli che sono i fattori comuni alle due grandi crisi in esame:

 la contrazione e il blocco dei salari che hanno impedito quindi l’aumento della domanda;

 l’aumento vertiginoso dei profitti;

 l’aumento della produttività, non sostenuta dalla domanda con un conseguente crollo dei prezzi fino a rendere non più conveniente produrre il bene in quanto il suo mercato era ormai saturo;

 il boom del credito al consumo praticato dalle banche al fine di sostenere per quanto possibile la domanda;

 il crollo della domanda dovuto alla stagnazione dei salari i quali erano troppo bassi per permettere di assorbire l’offerta del mercato;

 la speculazione immobiliare costituita da investimenti fatti al solo fine di ottenere un profitto smisurato senza andare a controllare quale fosse l’effettiva pericolosità dell’operazione che ci si apprestava a mettere in atto;

quello di garantire i risparmiatori che abbiano versato denaro nelle banche consorziate le quali a loro volta si impegnano a sostenere il Fondo fornendo ad esso le risorse necessarie per il perseguimento delle sue finalità.

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Il Patto di stabilità e di crescita (PSC) è un accordo stipulato nel 1997 dai paesi membri dell’Unione Europea che mira a mantenere fermi i requisiti di adesione all’Unione Economica e Monetaria dell’Unione Europea (Eurozona) e cioè a rafforzare il percorso di integrazione monetaria intrapreso nel 1992 con la sottoscrizione del Trattato di Maastricht. In base al PSC, gli stati membri che, soddisfacendo tutti i parametri di Maastricht hanno deciso di adottare l’euro, devono continuare a rispettare nel tempo i seguenti parametri di bilancio: un deficit pubblico non superiore al 3% del PIL (rapporto deficit/PIL <3%), un debito pubblico al di sotto del 60% del PIL (rapporto debito/PIL <60%).

 la crisi finanziaria dovuta ai mutui immobiliari;

 la crisi del debito;

 la speculazione finanziaria;

 il crollo dei valori finanziari e immobiliari.

Fattore determinante per entrambe le crisi comunque è di certo quello che è alla base del sistema liberista e cioè perseguire il profitto a tutti i costi, senza alcun controllo.

CAPITOLO 3 – Impatto della crisi sulle Piccole e Medie Imprese e strategie