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La Rete Ecologica multifunzionale locale del "vallone della Foresta” (Lavello, PZ) Mauro IACOVIELLO (*)

(*) Provincia di Barletta Andria Trani, piazza Plebiscito, 34, 76121 Barletta, tel. 3286147619, [email protected]

L’attenzione per quest’area, oltre che muovere da una sorta di amor loci, si forma e si sostanzia nell’intento di supportare le ragioni di non idoneità all’istallazione ed all’esercizio di impianti di produzione di elettricità da fonti rinnovabili, di un’area in agro di Lavello compresa tra i due impluvi (Vallone della Riseca e Vallone della Foresta). Questa area è definita come un sotto insieme paesaggistico omogeneo rurale della zona pede-appenninica tra Basilicata e Puglia impostata su di un reticolo idrografico superficiale di tipo dentritico del torrente Lampeggiano; sottobacino del fiume Ofanto.

L’area, benché agricola, conserva ancora elementi di naturalità relittuaria, localizzata lungo i valloni, tipica della macchia mediterranea, della foresta mediterranea sempreverde con infiltrazioni della foresta mediterranea deciduam, fino alla vegetazione ripariale, il cui valore ecologico è connesso alla loro stessa forma-funzione. Tali solchi erosivi assumono le valenze di corridoi ecologici; essi rappresentano le sole opportunità di infiltrazione dei flussi genetici floro-faunistici nella scala e nella trama del paesaggio locale, in continuità con il livello bioregionale del fiume Ofanto, provenienti dal torrente Lampeggiano (riconosciuto come corridoio ecologico nel sistema ecologico funzionale territoriale della Regione Basilicata POR 2000/2006).

L’area è posta a breve distanza dal centro abitato di Lavello; per le sue caratteristiche intrinseche del paesaggio rurale, per i rapporti con il centro abitato di Lavello e per la presenza di numerosi beni culturali ed architettonici, si identifica e può essere assimilata alla campagna del “ristretto”: [ovvero

una fascia di territorio agricolo intorno alla città che ne inviluppa le sue frange periferiche. La campagna del “ristretto” rievoca la ricostruzione degli antichi “ristretti”, un paesaggio agricolo che nel passato era ricco di relazioni con la città] (Magnaghi, Mininni, 2010). In questo luogo natura e

agricoltura si sono armonizzate nello spazio e nel tempo assecondando le forme del territorio in un processo di adattamento che si riflette nella composizione del mosaico paesaggistico a carattere semi naturale, esemplare nel suo genere per l’elevata persistenza ecologica e ritmicità percettiva del paesaggio. Alcuni microambiti in questo più vasto contesto, sono negli ultimi tempi, oggetto di un importante processo di valorizzazione in termini di tutela e sviluppo sostenibile mosso da un approccio culturale e sociale che ne esalta i valori identitari e della storia locale elaborati dentro una visione moderna di paesaggio culturalmente avanzata. A riprova di ciò, l’ambito contiene un sito specifico premiato al III Premio Mediterraneo sul Paesaggi PAYS.MED.URBAN - CATEGORIA B “Frutteto giardino del Bosco delle Rose nella Rete Ecologica Regionale” promosso dal Dipartimento

Ambiente, Territorio e Politiche della sostenibilità della Regione Basilicata

(http://www.paysmed.net/pmp/chiusi/4-iii_edizione/7-86-frutteto_giardino_del_bosco_delle.html). Nell’intera area da qualche tempo prende corpo un carattere di micro-distretto, in cui avviare azioni collettive di consapevolezza verso i temi della valorizzazione del paesaggio nella sua accezione più ampia, anche come risorsa in grado di produrre economia: ovvero un sistema armonico, dinamico ed in evoluzione, in cui sono noti e condivisi da parte della collettività locale e gli operatori, i livelli di ibridazione accettabili tra economia ed ecologia; strategia del dialogo, fra il riconoscimento del paesaggio tradizionale e la costruzione di un paesaggio contemporaneo.

Bibliografia

Magnaghi A., Mininni M.V., (2010) "Patto Città/Campagna per il Piano Paesaggistico Territoriale Regionale - Puglia".

4.10

Ruolo delle siepi campestri nell’ambito della Rete Ecologica Territoriale

Anna Rita RIVELLI(*), Susanna DE MARIA(*), Sergio De FRANCHI(**), Pierangelo FRESCHI(*)

(*)

Scuola di Scienze Agrarie, Forestali, Alimentari ed Ambientali, (**)Dip. delle Culture Europee e del Mediterraneo: Architettura, Ambiente, Patrimoni Culturali - Università della Basilicata, Via dell’Ateneo Lucano 10, 85100, Potenza. Tel. 0971.205382. E-mail: [email protected]

In una matrice territoriale, le siepi (filari alberati, fasce arbustive, etc.) si collocano come elementi di eterogeneità spaziale e diversificazione strutturale dove svolgono un ruolo polifunzionale, importante, ma poco conosciuto. Strutturalmente esse si presentano come fasce vegetazionali a diversa geometria e sviluppo che palesemente denotano azione interattiva, con continui processi di interscambio con le componenti ambientali circostanti, fisiche e biotiche. In passato le siepi erano tipiche delle aree rurali dove le principali funzioni richieste erano la produzione di legna, la limitazione dei confini delle proprietà e la difesa dal vento. A seguito di una forte trasformazione e specializzazione nella gestione delle aree agricole, poco è rimasto delle siepi campestri, se non in forme residue, talvolta anche eccessivamente frammentate. Oggi la siepe si è arricchita di numerosi significati e funzioni, ed è infatti percepita come una struttura a forte connotazione ecologica per l’importanza nella complessificazione della biocenosi e del paesaggio, la conservazione della biodiversità e più in generale come strumento per migliorare la qualità ambientale del territorio. In relazione al ruolo e funzioni le siepi possono essere considerate come: barriera meccanica (protezione per l’azione frangivento, conservazione e ciclo dell’acqua, stabilizzazione del suolo e dei versanti contro l’erosione, intercettazione di sospensioni aeree, antirumore, isolamento visivo, pregio estetico e ricreazionale); filtro biologico (protezione delle colture da patogeni trasportati dal vento e insetti, capacità di intercettare nitrati e fosfati in eccesso con azione antilisciviante e difesa da fenomeni di eutrofizzazione delle acque); serbatoio biologico (aumento della eterogeneità biologica e di habitat favorevoli alle attività trofiche, comportamentali e riproduttive di flora e fauna selvatica) (Caporali, 1991; La Mantia, Barbera, 2007).

Nel contesto più tipicamente rurale, a queste importanti funzioni sopra citate, si possono abbinare funzioni più strettamente produttive e di possibile integrazione del reddito, come le siepi mellifere, tartuficole, aromatiche (con specie utilizzabili in erboristeria, in cucina, in cosmesi, per usi terapeutici), dei piccoli frutti, ornamentali, e conservative. Da non trascurare, anche nel contesto rurale, l’impatto positivo sul paesaggio.

Le siepi, percepite come elementi di continuità ecologica tra ecosistemi a diverso grado di antropizzazione, costituiscono un collegamento funzionale tra habitat naturali residui e corridoi ecologici per migliorare il grado di connettività di habitat semi-naturali e di elementi strutturali naturali nelle aree agroforestali ad alto valore naturalistico (Aree protette, Rete Natura 2000).

La conservazione e/o la realizzazione e ripristino delle siepi piantate, rigenerate (spontanee) e residue assume un significato importante soprattutto negli ambienti molto semplificati dove l’industrializzazione del territorio ha imposto l’estrema specializzazione e la rimozione di elementi di diversità ambientale.

Bibliografia

Caporali F. (1991). Ecologia per l’agricoltura. UTET libreria, pp. 230

La Mantia T., Barbera G. (2007). Il ruolo delle siepi e la biodiversità dei sistemi agrari e agroforestali. Alberi e Territorio, 3: 25-30.

4.11

Valorizzazione della Rete Ecologica della Basilicata a fini turistici: il progetto

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