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Gli indicatori spaziali ed antropici per la valutazione della vulnerabilità ecologica dei siti lucani della Rete Natura

Donatella CANIANI, Alessandro LABELLA, Donata Serafina LIOI, Domenica MIRAUDA, Aurelia SOLE, Antonio VOLPE PLANTAMURA

Scuola di Ingegneria-Università degli Studi della Basilicata, Viale dell’Ateneo Lucano n.10 - 85100 Potenza, tel. 0971205209, e-mail [email protected]

Tutelare un territorio consiste, generalmente, nel quantificare e conservare la sua integrità. Su questa base, infatti, la Comunità Europea ha emesso Direttive per l’istituzione di una rete ecologica europea “Rete Natura 2000”, con lo scopo di conservare la biodiversità ecologica. In particolare, il progetto Rete Natura 2000 è orientato all’interconnessione di habitat ad alta valenza ambientale con parchi e riserve, ma anche aree residuali ad alto potenziale in termini di biodiversità e di capacità auto- organizzative.

Nell’ambito di questo obiettivo si colloca il seguente studio. La principale finalità del lavoro è stata quella di individuare ed analizzare alcune utili informazioni sulla complessità e sull’organizzazione degli habitat all’interno dei SIC lucani, utilizzando specifici indicatori spaziali in grado di esaminare la mutua posizione e la morfologia degli habitat presenti. Tali indicatori possono essere anche riguardati come veri e propri indici di sensibilità ecologica, intesi come indicatori della predisposizione più o meno grande di un habitat al rischio di subire un danno o un’alterazione della propria integrità o identità, ed indicatori di pressione antropica, correlati al tipo ed intensità dell’uso antropico del territorio, con riferimento sia all’habitat stesso, sia alle aree immediatamente contigue.

Attraverso l’analisi di tali indici è stato possibile individuare le peculiari criticità dei siti lucani appartenenti alla Rete Natura 2000, necessarie per una pianificazione di opportune strategie di protezione e salvaguardia.

Per determinare i valori delle metriche di definizione più complessa si è scelto di utilizzare FRAGSTAT 3.3 (McGarigal e Marks,1995), un software libero e di facile accesso. Con tale software è stato possibile estrarre diverse metriche, suddivise in tre livelli: per ogni poligono o patch, per ogni classe o tipologia di patch (nel caso in esame, per ciascun habitat) e per l’intero territorio (landscape). L’utilizzo di tre gradi di dettaglio ha permesso un’analisi sito specifica attenta e puntuale dei diversi scenari, garantendo un quadro completo e reale dello scenario in essere. Partendo da dati acquisiti in loco (cartografia georeferita degli habitat presenti), lo studio ha riguardato, per ciascun sito Rete Natura 2000, non solo il calcolo di un set di metriche FRAGSTAT, opportunamente scelte in relazione alle caratteristiche del sito, ma, in particolare, un’analisi critica dei risultati finalizzata ad ottenere una correlazione robusta tra i diversi valori delle metriche, al fine di garantire giudizi puntuali in relazione allo stato dell’arte.

La valutazione del grado di vulnerabilità di un’area, non può prescindere però, anche, dallo studio delle diverse pressioni antropiche, valutate attraverso specifici indicatori spaziali opportunamente definiti e calcolati. In particolare, tali detrattori hanno pesato, in diversa misura, sul grado di vulnerabilità assegnato a ciascun habitat e a ciascun paesaggio.

Il gruppo di ricerca ha progettato e valutato specifici “indicatori spaziali antropici” capaci di rappresentare l’interazione reale o potenziale delle diverse attività antropiche con le classi presenti. Le pressioni antropiche sono state valutate per quantificare l’impatto delle attività umane sulle matrici ambientali; in generale, per i siti analizzati, le pressioni e le potenziali minacce, sono da ritenersi principalmente legate all’agricoltura (rapporto tra il perimetro delle aree coltivate e perimetro habitat contigui a tali aree), figlia della tradizionale vocazione del territorio lucano, e alle infrastrutture (rapporto tra lunghezza o larghezza infrastruttura e area delle classi interessate dall’infrastruttura), che concorrono in larga parte ad una frammentazione delle diverse classi.

La valutazione del tipo ed intensità dell'uso antropico del territorio, con riferimento sia all'habitat medesimo sia alle aree immediatamente contigue, ha permesso una valutazione completa ed oggettiva del paesaggio evidenziando l’impatto che le attività antropiche hanno sulla matrice acqua, suolo e atmosfera.

Pur evidenziando tali criticità gli habitat, presenti nei diversi SIC, sono da ritenersi mediamente poco frammentati e con patch ben connesse tra loro, indice di classi tendenzialmente poco vulnerabili. Il lavoro risulta, dunque, uno studio integrato e sinergico tra diversi indicatori; un’analisi con tali caratteristiche rappresenta una nuova frontiera, nel panorama scientifico, nell’ambito del Landscape Metrics. Inoltre, la metodica e i risultati ottenuti, potranno servire da base per un’analisi ed interpretazione delle dinamiche del paesaggio capace di valutare possibili cambiamenti ed evoluzioni nel tempo.

L’obiettivo di ottenere valutazioni sempre più attente, complessive ed oggettive delle diverse metriche del paesaggio, finalizzate alla deduzione di un giudizio integrato di vulnerabilità ecologica, ha spinto successivamente il gruppo di ricerca ad ipotizzare di applicare, sui diversi indici, metodologie semi-automatiche e speditive in grado di analizzare più indicatori in maniera integrata. La capacità della logica fuzzy di esaminare simultaneamente più parametri e di fornire un formalismo potente e conveniente per la classificazione delle condizioni ambientali e per descrivere i cambiamenti naturali ed antropici, è l’idea iniziale su cui si è incentrato lo sviluppo della ricerca. L’obiettivo principale consiste nel classificare la vulnerabilità ecologica, di un dato sito Rete Natura 2000, attraverso lo sviluppo di un modello fuzzy capace di ottenere la corretta aggregazione delle metriche del paesaggio.

Tale modello ha consentito di individuare e di utilizzare al suo interno gli indicatori spaziali più rappresentativi dello stato di conservazione degli habitat, determinandone in tal modo la vulnerabilità ecologica integrata. L’area di studio su cui si è deciso di applicare e validare il modello sviluppato è rappresentata dal SIC “Val Basento- Ferrandina Scalo”.

Il modello fuzzy sviluppato è stato validato utilizzando un paesaggio artificiale che imita uno stato di integrità e di frammentazione (Hargis C. D. et al., 1998). I dati di input al modello, necessari a rappresentare la vulnerabilità ecologica, sono costituiti da alcune metriche del paesaggio definite, sulla base della disamina dello stato dell’arte, selezionando quelle che meglio descrivono il paesaggio dell’area di studio e cercando al contempo di ridurre la ridondanza dei dati risultanti. Difatti, sono state calcolate le seguenti metriche sui poligoni o patch: indice di forma (SHAPE), dimensione frattale o grado di convoluzione (FRAC) e rapporto di circolarità o grado di compattezza dell’habitat (CIRCLE). Esse sono state inserite successivamente nel modello fuzzy per ottenere le mappe integrate di vulnerabilità ecologica. Il modello sviluppato offre la possibilità di calcolare la vulnerabilità ecologica considerando, oltre agli indicatori spaziali, anche gli indicatori degli impatti antropici che insistono sugli habitat e che potrebbero rappresentare una minaccia alla conservazione ed alla tutela delle caratteristiche degli habitat.

Il modello sviluppato ha consentito di valutare correttamente la vulnerabilità ecologica integrata degli habitat che costituiscono l’area di studio. La costruzione di tale modello può essere adottata come base per una opportuna gestione paesaggistica, al fine di tutelare e preservare la biodiversità. Lo studio sinergico degli indicatori spaziali descrittori del SIC analizzato può, infatti, essere riguardato anche come modello decisionale di supporto agli enti locali per le loro scelte di tutela e di gestione dei siti Rete Natura 2000 e delle aree protette in generale.

Bibliografia

Hargis C. D., John A. Bissonette J. A. and David J. L. (1998), “The behavior of landscape metrics commonly used in the study of habitat fragmentation”, Landscape Ecology 13: 167–186.

McGarigal K. & Marks.(1995), Manuale software Fragstats v.3.3 (Spatial Pattern Analysis Program

Laboratorio di Ingegneria dei Sistemi Urbani e Territoriali

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