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Il Raparo ed il Sirino: elementi cardine della rete ecologica dell’Appennino Meridionale

Rosanna ALAGIA (*), Michele MAFFEO (*), Antonio GIOIA (*), Tommaso SANTOCHIRICO(*)

(*) Liberi professionisti convenzionati con la Regione Basilicata – Programma Rete Natura 2000

Due tra le maggiori vette della Basilicata, situate lungo lo spartiacque Tirrenico – Adriatico, ospitano importanti habitat prioritari e rappresentano importanti testimonianze della storia geologica della catena appenninica. Il sito IT 9210143 Monte Raparo rientra nei comuni di Castel Saraceno e Sanchirico Raparo, ha un’estensione di 2021 ettari, la cima più alta è Monte Raparo a 1703 metri s.l.m., la parte più bassa si trova a 880 metri s.l.m. Gli habitat presenti nel SIC sono: 9210 “Faggeti degli Appennini con Taxus e Ilex, con circa 462 ha, faggeta montana termofila con popolamenti puri di faggio, alternati a popolamenti di faggio con presenza di Quercus cerris, Acer opalus, Acer campestre,

Alnus cordata e Taxus baccata (presenza sporadica); 6210 “Formazioni erbose secche seminaturali e

facies coperte da cespugli su sbstrato calcareo (Festuco-Brometalia), (Stupenda fioritura di orchidee)”, l’habitat più esteso con circa 1233 ha, 9340 “Foreste di Quercus ilex e Quercus rotundifolia, con circa 101 ha di estensione, boschi di leccio con presenza di fillirea, lentisco ginepro, 91MO “Foreste Pannonico-Balcaniche di cerro e rovere”, con circa 121 ha. Tra le specie più importanti della fauna e flora ricordiamo il Lupo, la Stipa austroitalica presenti nell’allegato II della direttiva habitat, un numero elevato di specie endemiche ed importanti come l’Arum lucanum, Digitalis ferruginea,

Knautia lucana, Ruscus aculeatus, Viola aethnensis subsp. splendida, Ilex aquifolius, Taxus baccata, Acer pseudoplatanus e Fagus sylvatica. Da sottolineare la vicinanza con le aree SIC del Lago Pietra del

Pertusillo, del Monte Sirino e della Murgia di S. Lorenzo. L’area Sic del Massicio del Sirino, è situato in prossimità della costa Tirrenica e corrisponde al limite settentrionale dell’Appennino Lucano, dove costituisce lo spartiacque tra il fiume Agri e Sinni e Calore e Noce ad ovest.. Il SIC risulta incluso nel foglio 210, con denominazione Lauria, della Carta d’Italia (IGM), scalA 1:10.000 e distribuito tra due tavolette della carta topografica IGM scala 1:25.000: Monte Sirino 210 II NE e Lagonegro 210 II NO. Il punto più elevato del massiccio è rappresentato dal Monte Papa 2005 metri s.l.m. mentre altri punti culminanti sono: Cima De Lorenzo (2004 metri s.l.m.), Timpa Scazzariddo (1930 metri s.l.m.), Monte Sirino (1930 metri s.l.m.), Timpa Schiena d’Asino ( 1860 metri s.l.m.). Il Sic è compreso nella fascia altitudinale che parte dai 918 fino ai 2005 metri s.l.m. Comprende due fasce vegetazionali: fascia subatlantica, caratterizzata da boschi decidui di latifoglie con dominanza di Fagus sylvatica, diffusa tra i 1000 e i 1800 metri s.l.m., fascia mediterraneo altimontana, costituita da praterie aperte e spesso discontinue dominate da poaceae dei generi Bromus, Festuca, Brachypodium, Sesleria e cuscinetti di due specie di Astragalus, occupa le parti sommitali del Massiccio del Sirino al di sopra dei 1800 metri s.l.m.. Il Massiccio del Monte Sirino è completamente inglobato nel perimetro del Sic IT 9210200 Monte Sirino ed è caratterizzato da una successione di strati rocciosi calcareo-silico.marnosi che definiscono profonde e stretti valli a ridosso delle cime più alte dove si riscontrano alcune delle rare manifestazioni geomorfologiche connesse agli ambienti glaciali, retaggio dell’ultima glaciazione wurmiana. Il versante meridionale, è mediamente più acclive mentre sul versante settentrionale abbondano le forme di morfologia glaciale. L’area Sic Monte Sirino si contraddistingue per l’elevato interesse paesaggistico e naturalistico. Tra le forme di maggior interesse la morena e laghetto di origine glaciale conosciuto come Lago Laudemio o Remmo, posto a un’altitudine di 1525 m. s.l.m. che è il lago di origine glaciale più meridionale d’Italia, esteso poco su più di due ettari ed immerso in una fitta faggeta. Oltre al Lago Laudemio è presente anche il Lago (o stagno 1425 m.s.l.m.) Zapano, anche esso di origine glaciale, la conca che lo delimita è dovuta alla Morena frontale di un Ghiacciaio.

2.18

Dal paesaggio artificiale a quello naturale: l’ invaso del Pertusillo e le sue biodiversità

Rosanna ALAGIA (*), Michele MAFFEO (*), Antonio GIOIA (*), Tommaso SANTOCHIRICO(*)

(*) Liberi professionisti convenzionati con la Regione Basilicata – Programma Rete Natura 2000

L’area SIC Lago Pertusillo è compresa interamente nel bacino idrografico del fiume Agri e rientra nei comuni di Spinoso, Montemurro, Grumento Nova e San Martino d’Agri.

Il Sic ha un’estensione complessiva di circa 2039 ha di cui circa 630 occupati dalla superficie dell’acqua del lago, un bacino artificiale realizzato negli anni sessanta per consentire, con lo sbarramento del fiume Agri, la produzione di energia elettrica e l'approvvigionamento d'acqua, che oggi appare perfettamente inserito nell'ecosistema.

Le condizioni climatiche e termoigrometriche del sito hanno, infatti, consentito nel corso di pochi decenni la completa naturalizzazione dell'invaso, che ha acquisito nel tempo connotati ambientali e naturalistici di elevato pregio.

La presenza del grande specchio d'acqua, frutto dell’attività antropica, diventa la componente paesaggistica dominante, che è quella tipica dei luoghi lacustri, resa ancora più suggestivae nei tratti in cui le superfici boscate degradano fino alle sponde del lago.

Da un punto di vista ecologico, l’area perimetrata dal SIC costituisce un corridoio di connessione tra ambienti naturali diversi, da quello appenninico ricco di boschi, dove la vegetazione predominante è composta da querceti misti mesofili a prevalenza di cerro, a cui si affiancano “tessere” di boschi igrofili, nei pressi delle aste fluviali principali, che costituiscono entità di altissima valenza ambientale, a quello collinare prevalentemente agricolo, con la presenza di terreni molto frazionati, coltivati prevalentemente a seminativi ed ortivi.

Gli elementi arborei costituiti da fasce boscate di olmi campestri e roverelle, siepi di rovi e alberi singoli perlopiù di roverella, costeggiano i campi arati, così come le numerose masserie e case rurali, costituendo significativi elementi di continuità ecologica.

L’intero Sic rappresenta un importante area umida che ingloba diversi habitat prioritari ai sensi della direttiva 92/43/CEE.

Gli habitat che compongono il SIC risultano elettivi per numerose specie vegetali ed animali di rilevante interesse conservazionistico. Tra le specie vegetali che caratterizzano il sito si ricordano:

Arum lucanum, Knautia lucana,Ruscus aculeatus, Quercus cerris, Quercus virgiliana, Quercus frainetto,e numerose specie di orchidee. Tra le specie animali si segnala la presenza accertata di: Lutra lutra, Canis lupus, Salamandrina terdigitata, Hieraetus pennatus, Milvus milvus.

L’identificazione del territorio del Sic Pertusillo risulta un perfetto connubio tra risorse del paesaggio naturale,quali quelle fisiche – ambientali, e risorse del paesaggio artificiale, come lo stesso invaso costruito dove l’uomo già dal VI secolo a.C fu presente.

Come tutta la Valle dell’Agri, la zona del Pertusillo ha da sempre costituito un corridoio naturale di comunicazione tra il territorio interno della regione e quello della costa jonica, elemento tuttora leggibile dal sistema complesso di relazioni createsi nel tempo attraverso la rete di percorrenze, il sorgere di centri abitati, oltre che di attività produttive diversificate.

L’importanza della valle è testimoniata dall’analisi storica che la vide attraversata prima dai coloni greci, poi dai Lucani, poi in età romana l’antica Grumentum divenne punto strategico di raccordo tra la via Herculea, via Popilia e via Appia.

Successivamente, con le incursioni barbariche, la popolazione si trasferì sulle colline circostanti la valle dove sorsero i centri di Moliterno, Sarconi, San Chirico Raparo, Spinoso, Montemurro, Viggiano, che ancora oggi presidiano e custodiscono il patrimonio ambientale e culturale dell’area.

3.1

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