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Economia, libertà e democrazia

V. Il progetto economico politico di Amartya Sen

6. Economia, libertà e democrazia

Sen argomenta sul perché un governo che attraversa un periodo di crisi economica dovrebbe innanzitutto occuparsi di garantire la libertà politica.

Tali connessioni sono puramente strumentali (sebbene le libertà politiche possano avere un ruolo importante, in quanto assicurano incentivi e informazioni, nel superamento del bisogno economico acuto), ma anche costitutive: la nostra capacità di concettualizzare i bisogni economici dipende in modo cruciale dal dibattito e dalla discussione pubblica, che possono essere garantiti solo tenendo fermi i diritti civili e le libertà politiche di base. Io sosterrò che l’intensità del bisogno economico rende non meno ma più urgenti le libertà politiche154.

Lo studioso, infatti, critica l’idea che un regime più autoritario possa meglio garantire lo sviluppo economico concentrandosi maggiormente sulla “tesi di Lee”, primo ministro di Singapore dal 1959 al 1990, secondo cui negare le libertà politiche di base sarebbe un incentivo per la crescita economica, una tesi corroborata dall’andamento positivo della Cina e della Corea del Nord155

.

Sen invita a considerare, ai fini dello sviluppo di un paese, non solo i dati statistici, ma anche le cause che lo hanno reso possibile. E se vengono analizzate tutte le cause dello sviluppo economico dell’Asia orientale, come l’apertura alla concorrenza con il mercato internazionale, le riforme agrarie e gli investimenti sulla industrializzazione del paese, è possibile notare come nessuno di questi elementi sia incompatibile con le scelte democratiche. Il benessere economico di un paese non si misura solo in base al suo Pil, ma anche, come è stato già chiarito,

154 Ivi, pp. 151-152.

in base al tipo di vita che conducono i cittadini. In questo senso, l’impatto che la democrazia ha sugli individui è sicuramente positivo.

Per quanto riguarda in particolare lo sviluppo economico della Cina: non si può negare che, nel dopo guerra, nonostante le restrizioni politiche abbia attraversato un periodo di grande sviluppo economico. Tuttavia proprio in Cina, durante gli anni del suo sviluppo, il governo fu incapace di assicurare ai suoi cittadini un funzionamento di base, ovvero la capacità di sopravvivere evitando di morire di fame a causa di una carestia.

Il progetto politico denominato come il “Grande Balzo in Avanti” di Mao Zedong nel 1958, che prevedeva di trasformare il sistema economico, fino ad allora basato sull’agricoltura, in una società comunista industrializzata, fu un vero e proprio disastro economico fin da subito, ma ciò non impedì al governo di portare comunque avanti il progetto per altri tre anni, fino al 1961. In quegli anni la Cina subì una tremenda carestia che causò la morte di quasi trenta milioni di persone, questo disastro si sarebbe evitato in un regime democratico156. Le carestie non colpiscono mai i potenti, ma sempre gli individui più poveri, e quando non è permessa l’opposizione alla classe dominante, quest’ultima non è soggetta alle conseguenze derivanti dalla sua incompetenza. In un regime democratico l’informazione giornalistica, libera da censure, si sarebbe scagliata energicamente contro la classe dirigente minandone irreversibilmente il consenso elettorale. I casi di studio esaminati da Sen illustrano una tendenza alla presenza, nei paesi che negano i diritti politici ai propri cittadini, di gravi forme di assenteismo da

156 Cfr. Ivi, p. 184.

parte dello stato che provocano in alcuni casi conseguenze nefaste, come carestie alimentari e tassi di mortalità infantile molto alti.

Gli studi empirici condotti da Sen confutano la “tesi di Lee”, e ne risulta l’opposto: “una democrazia ben funzionante e diritti politici garantiti possono contribuire a impedire carestie e altri disastri economici”157.

I governi democratici, ad esempio, al fine di mantenere alto il loro consenso elettorale sono più propensi a prevenire i problemi di tipo economico, come la povertà o le carestie; mentre i governi autoritari, non soggetti all’elezione, sono spesso inclini a disinteressarsi al benessere del popolo.

Tuttavia Sen è attento a sottolineare che la libertà e i diritti politici hanno un valore di per sé, il quale non ha bisogno di ulteriori giustificazioni di tipo economico, ma non si può negare il fatto che intendere lo sviluppo in termini di libertà sostanziali possa radicalmente cambiare le condizioni di un paese:

Sul piano dei valori, ciò comporta che l’eliminazione delle illibertà di cui possiamo soffrire in quanto membri della società deve diventare il requisito fondamentale dello sviluppo. Per questa posizione lo sviluppo stesso non è sostanzialmente diverso dalla storia del superamento di tali illibertà; una storia non certa priva di legami col processo di crescita economica e accumulazione di capitale, fisico e umano, ma che va ben al di là di queste variabili158.

L’intento di Sen non è quello di classificare tutti gli stati sotto un unico criterio, quanto piuttosto quello di richiamare l’attenzione su alcuni aspetti dello sviluppo umano fondamentali, che molto spesso vengono trascurati dalle teorie economiche contemporanee.

157 Ivi, p. 22.

L’idea di Sen si spinge, però, ancora più a fondo, sostenendo che i diritti politici siano fondamentali anche per la formazione del concetto stesso di bisogno

economico.

Si può addirittura sostenere che una corretta comprensione di quello che sono i bisogni economici – del loro contenuto, della loro forza – richiede la discussione e lo scambio159.

Il dibattito pubblico libero e senza censura, quindi tipico di un regime democratico, è il mezzo fondamentale per fornire al cittadino le informazioni generali su ciò che è prioritario e degno di valore.

Le preferenze che un individuo esprime, esattamente al contrario di quanto sostiene l’economia del benessere, non possono essere prese in esame separatamente dal dibattito pubblico o, comunque, dal contesto sociale in cui l’agente economico agisce, in quanto le preferenze si basano sulle informazioni che il soggetto acquisisce nell’ambiente culturale in cui vive.

Porre l’attenzione sul dibattito pubblico e sul ruolo attivo del cittadino che vi prende parte pone l’istituzione della democrazia come il punto di partenza per il benessere economico, ma non lo rende automatico. È infatti necessario che anche in un regime democratico vi sia la costante attenzione sui bisogni dei cittadini e sulle loro richieste.

Tuttavia l’interesse della democrazia per il benessere del popolo non può essere ridotto alla semplice preoccupazione di mantenere vivo il consenso elettorale. Il fatto che i cittadini non muoiano di fame è uno degli obiettivi che ogni progetto

159 Ivi, p. 157.

politico teso a migliorare le condizioni di vita degli individui dovrebbe perseguire. Mi sembra opportuno sottolineare che anche in Aristotele nella descrizione della città delle nostre preghiere (Pol. VII) è presente l’interesse nel prevenire le carestie: le soluzioni proposte da Aristotele (adeguate a soddisfare i bisogni dei cittadini del IV sec. a. C.) sono, ad esempio, quelli di istituire i pasti in comune a cui i più poveri potevano accedere senza pagare alcuna quota di partecipazione (Pol. VII, 10, 1330 a 5-8). I cittadini più abbienti avevano il dovere di finanziare tali pasti, non per l’utilità che poteva venir loro tramite questo finanziamento, ma nell’interesse di contribuire al bene dell’intera comunità politica.

Nella città ideale descritta da Aristotele è indispensabile che qualcuno sia ricco (Pol. VII, 9, 1329 a 18), in quanto la città richiede dei finanziatori che facciano fronte alle sue necessità (Pol. VII, 9, 1329 a 19-26). Tuttavia la difesa della proprietà privata e della ricchezza non è sinonimo di una totale libertà di gestione del proprio patrimonio, è infatti ritenuto un comportamento eticamente valido mettere a disposizione le proprie risorse per il benessere della comunità160.Le motivazioni del comportamento non sempre sono rivolte a ricercare l’interesse individuale, ma anche finalità etico-sociali. Questo principio delineato da Aristotele, a mio avviso, non è molto distante dalla prospettiva di Sen sotto questa luce, benché la distanza temporale tra i due autori impedisca di attribuire ad Aristotele concezioni moderne, pena il rischio di anacronismo. Questa considerazione in parte giustifica l’opinione della Nussbaum, di una più o meno celata influenza di Aristotele sul pensiero di Sen. Aristotele in effetti non condanna mai la ricerca della ricchezza personale in nessun passo del suo trattato, ma non è disposto ad accettare come

160 Cfr. pp. 57-58 del presente lavoro.

eticamente corretto il comportamento di un individuo che per preservare la sua ricchezza non contribuisce al benessere della comunità. Se il fine della politica è di rendere gli uomini capaci di agire moralmente, allora con un uomo avido la politica ha fallito. Tuttavia i comportamenti etici non hanno lo stesso valore se sono imposti. La felicità descritta da Aristotele è degna di essere raggiunta da un uomo libero, per tale motivo è tanto importante il compito della politica nell’educare i cittadini alla virtù. Gli argomenti utilizzati da Sen a favore della libertà politica sono simili a quelli utilizzati da Aristotele: la libertà è importante non solo (come vedremo meglio fra poco) come mezzo di sviluppo economico, ma anche perché permette agli individui di mettere liberamente in pratica funzionamenti di valore volti al benessere della comunità.

Per dimostrare che la libertà è il principale fattore di benessere economico, Sen contrappone un’economia dello sviluppo a un’economia del benessere.

L’obiettivo dello sviluppo è legato al valore che si assegna alle libertà effettive godute dalle persone in gioco; e le capacitazioni individuali dipendono in modo cruciale (anche) dagli assetti economici, sociali e politici. Nel creare un assetto istituzionale adeguato si deve tener conto dei ruoli strumentali di tipi diversi di libertà, che vanno ben oltre l’importanza fondamentale della libertà complessiva degli individui161.

In tale prospettiva la libertà è analizzata secondo due aspetti: costitutivo e

strumentale.

161 A. Sen, Lo sviluppo è libertà, p. 57.

Il ruolo costitutivo consiste nella libertà di poter sviluppare le capacità fondamentali per la vita umana, e dunque di essere in grado di fuggire da forme di privazione acuta, al fine di poter espandere ulteriori capacità di base162.

Diverso è invece il suo aspetto strumentale, il quale comprende diversi tipi di libertà: la libertà politica che assicura all’individuo di vivere sotto un regime democratico, il cui fine non è mai la soppressione della sua libertà di scelta o di espressione; le infrastrutture economiche, ovvero la possibilità per l’individuo di utilizzare le proprie risorse finanziarie liberamente entro i limiti imposti dalla legge; le occasioni sociali, ovvero la possibilità di accedere all’istruzione pubblica e a tutte le forme di aggregazione sociale fondamentali per la crescita della persona. Infine, nelle libertà strumentali rientrano anche due tipi di tutela: l’obbligo a rispettare un certo grado di onestà nei rapporti economici e sociali, e la tutela della propria persona e della propria salute anche in condizioni di povertà, assicurando, ad esempio, degli assegni fissi di disoccupazione163.

Dare all’individuo la garanzia di poter godere sia della libertà costitutiva, che di tutti i tipi di libertà strumentale, gli permetterebbe non solo di esercitare alcuni funzionamenti, ma anche di lavorare e gestire meglio il proprio reddito, contribuendo anche allo sviluppo economico del proprio paese. Molti degli studi di Sen, infatti, sono volti a dimostrare che i regimi politici che tendono a restringere il campo delle libertà personali, quindi poco attenti al benessere dell’individuo, sono spesso anche quelli economicamente più svantaggiati. La democrazia non è la medicina contro una malattia che cura automaticamente, quanto piuttosto l’apertura verso quell’insieme di opportunità “che devono essere

162 Cfr. Ivi, p. 41.

sfruttate in maniera attiva per raggiungere l’effetto desiderato”164. I risultati ottenuti all’interno dei regimi democratici non sono dovuti alle regole politiche seguite, quanto piuttosto alla capacità che i cittadini hanno di mettere in pratica funzionamenti di valore.

Sen analizza in tale prospettiva la condizione di privazione, soprattutto in materia di sanità, che subiscono gli afroamericani negli Stati Uniti d’America. Nonostante negli Stati Uniti viga un regime democratico il tasso di mortalità degli afroamericani è molto alto, dunque tale fenomeno non è ostacolato dalla democrazia.

Un regime politico che garantisce la libertà politica dev’essere considerato come:

Un sistema che crea un insieme di possibilità, ma l’uso di queste possibilità richiede un’analisi di tipo diverso, legata alla pratica dei diritti politici democratici165.

All’interno di un regime dittatoriale un uomo deve solo eseguire gli ordini che riceve, ma un regime democratico non può sopravvivere senza la virtù civica di ogni cittadino, quindi senza una sua partecipazione attiva e consapevole. E’ fondamentale che diventino temi di dibattito pubblico tutte le disuguaglianze che sussistono all’interno di un regime democratico, come il tasso di mortalità degli afroamericani in America, o le differenze tra generi che vi sono in alcune parti del mondo, affinché le autorità prendano coscienza di tali problemi e propongano vie valide per il loro superamento. Importante in questo senso è la presa di posizione di molti partiti indiani, i quali pongono al centro del loro impegno politico dei

164 Ivi, p. 159.

temi fino ad ora trascurati, come l’istruzione elementare di base o l’equità fra i sessi; Sen sottolinea come il risultato di tali politiche prenderà forma solo in futuro, ma è certo dei cambiamenti positivi che questa linea politica potrà assicurare166.

Le libertà politiche non fanno altro che rafforzare l’immagine di un cittadino attivo e responsabile: “libertà e responsabilità, infatti, sono altri due concetti che si prestano ad una interdefinizione, data la loro stretta interdipendenza”167. E’ dunque necessaria una politica volta a valorizzare non solo le libertà individuali, ma anche la responsabilità che ne deriva. Un uomo che vive sotto un regime dittatoriale è obbligato a compiere determinate azioni e gli è impedito di metterne in pratica altre, per cui la sua libertà di scelta viene meno. In un governo democratico, invece, dove l’uomo è libero di scegliere quale azione compiere, è bene sottolineare il nesso tra libertà e responsabilità:

Il nesso fra libertà e responsabilità opera in entrambe le direzioni. Senza libertà sostanziale e capacitazione a compiere un’azione, la persona non ha la responsabilità di farla; ma se di fatto ha la libertà e la capacitazione a fare una cosa, allora è suo dovere chiedersi se farla o non farla, e questo comporta una responsabilità individuale. In questo senso la libertà è tanto necessaria quanto sufficiente per la responsabilità168.

Mettere in luce la dimensione sociale dello sviluppo è ciò che l’autore ha cercato di fare entro il paradigma delle capacità: garantire determinati tipi di libertà produce uno sviluppo economico di cui non si può usufruire in chiave meramente

166 Cfr. Ivi, p. 160.

167 Mocellin, Il sogno poetico di un economista, cit., p. 208. 168 Sen, Lo sviluppo è libertà, p. 284.

individualistica, ma richiede sempre una valutazione morale e responsabile dell’agente economico.