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LE RELAZIONI TRA SPAGNA E MAROCCO: UNA PANORAMICA GENERALE E UN

2.1 I rapporti con il Marocco dal secondo dopoguerra

2.1.1 L’economia, il pilastro della relazione

Data la vicinanza geografica, il Marocco è un naturale partner economico per la Spagna. Come già emerso nella descrizione dei rapporti storici tra i due Stati, le relazioni economiche ispano-marocchine, di cui gli scambi commerciali rappresentano il settore più dinamico, sono caratterizzate da una profonda asimmetria. Osservando i dati del 2016, la Spagna era il primo Paese verso cui esportava il Marocco (24,2% delle esportazioni totali), ed era anche il primo Paese di origine delle importazioni marocchine (15,6% delle importazioni totali)48; il Marocco, invece, si trova al nono posto tra i Paesi di destinazione delle esportazioni spagnole e rappresenta il 2,1% del totale delle importazioni spagnole49. Al di fuori dell’Unione Europea, però, il Marocco è il secondo partner commerciale della Spagna, dopo gli Stati Uniti.

Si può notare, inoltre, un’asimmetria di tipo complementare per quanto riguarda i prodotti oggetto di importazione ed esportazione tra i due partner. Il Marocco, infatti, importa dalla Spagna combustibili minerali, apparecchiature meccaniche e plastiche, e veicoli. La Spagna, al contrario, importa dal Marocco apparecchiature elettriche, articoli di maglieria e abbigliamento vario, pesce e veicoli50.

Le relazioni commerciali tra la Spagna e il Marocco sono basate sull’Accordo Euromediterraneo di Associazione, firmato nel 1996 ed entrato in vigore dal 01 marzo del

46 A. P. V., Marruecos y España celebran una cumbre bilateral de guante blanco, in “Público”, 05 giugno 2015 47 CASQUEIRO J., España deja para 2018 la recuperación de los viajes de Estado y cumbres bilaterales, in “El País”, 20 novembre 2017

48 OFICINA DE INFORMACIÓN DIPLOMÁTICA, Ficha País: Marruecos, Reino de Marruecos, Ministerio de Asuntos Exteriores y de Cooperación, Luglio 2017, p.7

49 https://www.icex.es/icex/es/navegacion-principal/todos-nuestros-servicios/informacion-de- mercados/paises/navegacion-principal/el-pais/relaciones-bilaterales/index.html?idPais=MA#0

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200051. Nato sulla scia del Processo di Barcellona, l’Accordo si fonda sul rispetto dei principi democratici e dei diritti fondamentali, promuovendo la cooperazione politica, economica e sociale tra i Paesi del Mediterraneo come motore per la pace, la stabilità e lo sviluppo socioeconomico. Ma l’obiettivo principale (così come quello degli accordi omologhi stipulati con gli altri Paesi arabi del Mediterraneo) è la creazione di una zona di libero commercio di merci, servizi e capitali non solo tra le parti dell’accordo, ma in tutto lo spazio euromediterraneo, che porti a una progressiva abolizione dei diritti doganali e delle restrizioni quantitative applicate a importazioni ed esportazioni. Per arrivare a questo risultato, però, si riconosce che è necessario appianare le differenze (o asimmetrie) a livello commerciale. La soluzione è la liberalizzazione delle economie dei Paesi della sponda sud del Mediterraneo, che potrebbe anche ridurre la migrazione di tipo lavorativa che si produce a partire dal Nord Africa in direzione UE (nel caso specifico, dal Marocco alla Spagna)52. Anche se nel 2008 il Marocco è stato, come detto in precedenza, il primo Paese della sponda sud ad ottenere lo Statuto Avanzato all’interno dell’UE, ad oggi, nessuno degli Accordi ha ancora raggiunto l’obiettivo finale, ossia la creazione di un comune spazio economico euromediterraneo.

Per quanto riguarda, invece, gli investimenti, il Marocco rappresenta il primo Paese destinatario degli investimenti spagnoli in Africa, ricevendo un terzo del totale degli investimenti diretti nel continente africano. In base al volume degli investimenti, la Spagna è al settimo posto tra i Paesi che investono nel Regno marocchino. I principali settori marocchini verso i quali sono diretti tali investimenti sono : quello industriale orientato all’esportazione (autotrasporti, elettronica, tessile); altre attività orientate verso il mercato locale, come il settore dei servizi. Recentemente c’è stato un forte impulso alla cooperazione nel settore energetico e in quello dei trasporti e della logistica53.

I punti di forza su cui si basa la relazione economica bilaterale ispano-marocchina sono di tipo strutturale. Si tratta della rilevanza dei volumi di mercato, nonostante le asimmetrie constatate; della vicinanza geografica che favorisce naturalmente gli scambi bilaterali; la creazione di un marco istituzionale euromediterraneo, che permette di aumentare le possibilità di crescita e diminuire eventuali attriti; e, infine, dei vantaggi comparati complementari, che

51 Acuerdo euromediterráneo por el que se crea una asociación entre las Comunidades Europeas y sus Estados miembros, por una parte, y el Reino de Marruecos, por otra [Decisión 2000/204/CE; Diario Oficial L 70 de 18.3.2000] (http://eur-lex.europa.eu/legal-content/ES/TXT/?uri=LEGISSUM%3Ar14104)

52 La questione verrà approfondita nel paragrafo 2.3

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sono alla base degli scambi commerciali e delle scelte di investimento54.

Le debolezze che, invece, caratterizzano questa relazione sono rappresentate dalla capacità che hanno le tensioni politiche tra i due Stati di influenzare negativamente le relazioni economiche. Questioni come il Sahara Occidentale e le rivendicazioni territoriali sulle plazas

de soberanía spagnole sono riuscite nel corso della storia ad interrompere periodi

caratterizzati dalla cooperazione e dallo sviluppo reciproco o ad alterare trattative a livello europea su questioni riguardanti il settore primario, come ad esempio la pesca. Solo gli scambi commerciali talvolta riescono a sopravvivere a questi periodi di tensioni (come nel caso già citato dell’incidente del Perejil)55.

Tra la Spagna e il Marocco si è sviluppata una forma particolare di economia che riguarda le due città autonome spagnole nel Nord Africa, Melilla ma soprattutto Ceuta, generata principalmente dalle asimmetrie esistenti tra i due Paesi in riferimento alla disponibilità di merci e i relativi prezzi. I dati riguardanti le percentuali di importazioni ed esportazione tra i due Paesi, infatti, non tengono conto di una forma di commercio che riguarda, appunto, le città di Ceuta e Melilla e le province marocchine adiacenti, Tetouan e Nador. Si tratta del cosiddetto commercio “atipico”, o, come lo definiscono i marocchini, contrabbando, che si fonda sul fatto che entrambe le città, trovandosi al di fuori dall’Unione Doganale dell’UE, possono importare prodotti a tariffe inferiori di quelle comunitarie. Questi prodotti vengono poi venduti a cittadini marocchini, i quali a loro volta li introducono irregolarmente in Marocco, per rivenderli e ricavarci un guadagno marginale. Il dinamismo di questa forma di commercio è alimentato, inoltre, dal regime fiscale privilegiato di cui godono le due città autonome, derivante dallo status di porto franco. Infine, Ceuta e Melilla sono il destino di elevati sussidi statali spagnoli, data la piccola dimensione del loro territorio e la conseguente scarsità di risorse a loro disposizione.

Facendo riferimento alla città di Ceuta, ritengo doveroso citare due figure lavorative legate a questo commercio atipico transnazionale. Nella prima figura, si fa riferimento a uomini ma soprattutto donne (le cosiddette cabileñas) provenienti dalle zone rurali di Tetouan, che una volta a settimana si recano in città, attraversando la frontiera più o meno senza problemi (grazie allo speciale visto di cui godono gli abitanti della provincia56), per recarsi nei quartieri

più vicini alla frontiera di Ceuta, come quello musulmano di Hadu, e vendere per strada i

54 FERNÁNDEZ H. A., op. cit., p.39 55 Ibidem

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prodotti coltivati nei propri appezzamenti. La seconda figura è quella delle cosiddette mujeres

porteadoras o mujeres mulas, donne marocchine della stessa provenienza delle cabileñas,

generalmente vedove e con figli a carico, che per guadagnarsi da vivere attraversano quotidianamente (e più volte nella stessa giornata) la frontiera per recarsi nei magazzini limitrofi, che funzionano come dei centri di distribuzione dove possono comprare quanta più merce riescono a caricarsi sulle spalle e trasportarla in territorio marocchino, dove vengono pagate dal “datore di lavoro” in base al peso della merce trasportata (le stime parlano di un guadagno tra i 4 e i 6 euro a viaggio). Questa particolare forma di commercio avviene in condizioni disumane, che, nonostante siano state ripetutamente segnalate da varie organizzazioni a difesa dei diritti umani, richiamano l’attenzione dell’opinione pubblica generalmente solo dopo che un episodio di avalancha (valanga, ondata) provoca la morte di una o più persone. Tra i più recenti, cito quello avvenuto presso la frontiera del Tarajal II lunedì 15 gennaio 2018, nel quale hanno perso la vita due donne marocchine57, e che ha visto

una reazione anche da parte della Guardia Civil, i quali ogni volta si ritrovano in situazioni ad alto livello di rischio sia per loro che per le porteadoras, che definiscono “persone sfruttate” all’interno di un “contrabbando” che non ha nulla di atipico58.

Fig. 4: Porteadoras al Tarajal II di Ceuta

(http://www.ceutaldia.com/media/ceutaldia/images/2017/03/02/2017030216515021054.jpg)

57 ECHARRI C., Los cuerpos de Ilham y Suad, en el Hospital de Tetuán para su autopsia, in “El Faro de Ceuta”, 15 gennaio 2018

58 ECHARRI C., AEGC pide que se aplique la ley ante “el contrabando” ejercido por “personas explotadas”, in “El Faro de Ceuta”, 18 gennaio 2018

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Queste tipologie di commercio qui descritte appartengono al ramo dell’economia di tipo informale e per il Marocco rappresentano un’enorme perdita dal punto di vista delle entrate tariffarie in dogana e delle imposte indirette59. Tuttavia, sono attività tollerate da parte delle autorità di entrambi i Paesi, come conseguenza del forte impatto che genera nell’economia della regione60.