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E INTEGRAZIONE A CEUTA

3.1 L’evoluzione della Ley de extranjería spagnola

3.1.3 La Ley Orgánica 14/

Di fronte all’aumento del numero di residenti stranieri in Spagna e delle continue entrate irregolari nel Paese, nel 2003 furono apportate due ulteriori modifiche alla ley de extranjería, anche per cercare di conciliare la normativa interna in materia di lotta contro l’immigrazione illegale con le decisioni dell’Unione Europea degli ultimi anni. La prima modifica entrò in vigore il 30 settembre con la Ley Orgánica 11/2003124, la seconda il 21 novembre con la Ley

123 EFE, El Consejo de Ministros aprueba el Plan GRECO con 37.776 millones de pesetas el primer año, in “El Mundo”, 31 marzo 2001

124 Ley Orgánica 11/2003, de 29 de septiembre, de medidas concretas en materia de seguridad ciudadana,

violencia doméstica e integración social de los extranjeros, in “BOE”, n.234, de 30 de septiembre de 2003,

111 Orgánica 14/2003125. Le modifiche riguardavano soprattutto l’aumento del controllo dei flussi

di immigrazione e gli strumenti utilizzati per sanzionare l’immigrazione illegale e il traffico di esseri umani, in modo particolare l’espulsione. Fu stabilita in alcuni casi la commutazione della pena di espulsione in reclusione, mentre invece furono rafforzate le procedure di respingimento degli stranieri che entravano irregolarmente in Spagna. Le condotte identificate come violazioni gravi furono estese a tutte le persone che inducevano, favorivano o promuovevano l’immigrazione clandestina a scopo di lucro. Era previsto inoltre un miglioramento della gestione delle procedure burocratiche, mediante la loro semplificazione. Anche in questo caso, seguì un processo di regolarizzazione, nel 2004-2005, che fu l’ultimo attuato dal governo spagnolo. Fu in realtà definito un processo di normalización, e non più di regolarizzazione, perché si voleva dare una sfumatura diversa rispetto alle precedenti attuazioni. Era stato, infatti, aggiunto un elemento di supervisione relativo a ciò che riguarda l’ambito lavorativo, in linea con la tendenza di legare la gestione dell’immigrazione al mondo del lavoro. In questo caso, infatti, la regolarizzazione non si basò solo sull’esistenza di una mera offerta di lavoro, ma sulla sua effettiva formalizzazione attraverso la Previdenza Sociale del lavoratore, assieme ad una procedura speciale per i collaboratori domestici.126

Per quanto riguarda l’aumento del controllo dei flussi migratori, ritengo necessario ricordare, oltre alla stesura di una serie di accordi di riammissione con vari Paesi africani, anche un progetto messo in atto dal governo spagnolo nei primi anni 2000. Il Sistema Integrado de

Vigilancia Exterior127, messo in atto a partire dal 2002, è un sistema operativo sviluppato e

gestito dalla Guardia Civil, grazie all’aiuto finanziario dell’UE, che ha come obiettivo quello di incrementare la vigilanza della frontiera sud della Spagna. Attraverso una serie di tecnologie all’avanguardia, gli operatori sono in grado di individuare e intercettare qualunque tipo di imbarcazione si avvicini al territorio nazionale nello Stretto di Gibilterra o nel mar Mediterraneo. Nel corso degli anni, questo sistema di controllo è stato integrato ad altri progetti, come il corrispettivo portoghese o il sistema europeo di vigilanza delle frontiere (Eurosur), permettendo un significativo ampliamento delle informazioni disponibili e della capacità di reazione dei vari sistemi nazionali.

125 Ley Orgánica 14/2003, de 20 de noviembre, de Reforma de la Ley orgánica 4/2000, de 11 de enero, sobre

derechos y libertades de los extranjeros en España y su integración social, modificada por la Ley Orgánica 8/2000, de 22 de diciembre, in “BOE”, n.279, de 21 de noviembre de 2003

126 SOLANES A., Un balance tras 25 años de leyes de extranjería en España: 1985-2010, in “Revista del Ministerio de Trabajo e Inmigración”, n.90, noviembre 2010

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In seguito agli episodi di assalto alle vallas di Ceuta e Melilla del 2005, già menzionati in precedenza, e alla crisi migratoria continuata anche nell’anno successivo, il governo spagnolo approvò nel 2006 il cosiddetto Plan África. Si tratta di un programma che aveva lo scopo di stabilire un nuovo modello per le relazioni con i Paesi dell’Africa subsahariana, più profonde e caratterizzate da una maggiore apertura globale. Il piano doveva svilupparsi in un periodo di tempo della durata di tre anni, dal 2006 al 2008, e si articolava attorno a una serie di obiettivi. Nello specifico, prevedeva il rafforzamento della presenza istituzionale e politica spagnola in Africa, potenziandone gli aspetti diplomatici, la cooperazione allo sviluppo e la sicurezza, oltre che l’aumento della cooperazione con i Paesi africani per il controllo e la gestione dei flussi migratori. Inoltre, stabiliva la partecipazione e l’aiuto da parte della Spagna nei processi di democratizzazione e di pace, e nella lotta contro la povertà. Infine, si auspicava un incremento della cooperazione sul piano commerciale, culturale e scientifico.128

Per quanto riguarda l’aspetto dell’integrazione, invece, nel 2007 fu approvato il Plan

Estratégico de Ciudadanía e Integración (PECI), un programma rivolto a tutta la popolazione

residente in Spagna. I principi su cui si articolava questa iniziativa sono tre: uguaglianza, cittadinanza e interculturalità, a cui si aggiungeva il principio di non-discriminazione, indispensabile ai fini di una società coesa. L’obiettivo era quello di stabilire un quadro politico che prevedesse dei processi bidirezionali di adattamento reciproco tra la società spagnola e i migranti stranieri. L’integrazione era infatti intesa come un processo continuo, dinamico e risultante da diverse fasi e diversi protagonisti. Con questo programma la Spagna provava ad articolare per la prima volta un modello che rendesse omogenei gli interventi delle singole comunità, affinché lo Stato si implicasse nelle politiche di integrazione. Si può considerare il PECI come un tentativo rilevante (anche dal punto di vista finanziario) di stabilire un quadro politico per l’integrazione dei e con i migranti, attraverso la cooperazione tra le varie amministrazioni e la società civile organizzata129.