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LE RELAZIONI TRA SPAGNA E MAROCCO: UNA PANORAMICA GENERALE E UN

2.2 I temi caldi nelle relazioni ispano-marocchine

2.2.1 Il Sahara Occidentale

Fig. 5: Cartina del territorio corrispondente al Sahara Occidentale e la sua posizione nel continente africano. (http://www.wshrw.org/wp-content/uploads/2011/12/mapa_sahara_muros.jpg)

Il Sahara Occidentale è una regione nordafricana, confinante a nord-ovest con il Marocco e per un piccolo tratto con l’Algeria, e a ovest e a sud con la Mauritania; a est è bagnata dall’Oceano Atlantico. Questa regione è stata una colonia spagnola a partire dal 1885, quando si stabilì il Protettorato nella baia del Río de Oro. Con l’inizio del Protettorato in Marocco, aumentò la porzione di territorio controllato dalla Spagna, il cui governo dipendeva direttamente da Madrid. Inoltre, furono creati enti municipali, frazioni nomadi e un consiglio provinciale, che aveva il compito di rappresentare la popolazione Saharawi nelle Corti Generali.

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Quando la Spagna entrò a far parte delle Nazioni Unite nel 1956, la regione del Sahara Occidentale venne dichiarata provincia d’oltremare, per evitare che su di essa fosse applicata la normativa internazionale sulla decolonizzazione. Si erano, infatti, da poco scoperti preziosi giacimenti di fosfato. Per utilizzare al meglio tali risorse, la Spagna rafforzò la propria presenza nel territorio, e per bilanciare la sua occupazione creò una nuova istituzione che rappresentasse la popolazione locale, l’Assemblea Generale del Sahara, conosciuta come Djema’a. Tuttavia, in seguito all’indipendenza marocchina nel 1956, la regione aveva cominciato a manifestare la propria contrarietà alla presenza spagnola nella regione, unendosi alle rivolte militari dei marocchini limitrofi. Le Nazioni Unite, la cui Assemblea Generale aveva approvato con la risoluzione 1514 del 1960 la Dichiarazione sulla concessione dell'indipendenza ai Paesi ed ai popoli coloniali61, cominciavano a fare pressione sulle Spagna

affinché negoziasse con il Marocco la decolonizzazione della regione. Nel 1963 vi fu un incontro tra il sultano Hassan II e il generale Franco presso l’aeroporto di Barajas, che anticipò una serie di incontri successivi, finché nel 1969 si arrivò alla liberazione di Ifni, che passò sotto il controllo del governo marocchino. In tutto ciò, la popolazione Saharwi continuava a reclamare la propria indipendenza rispetto alla Spagna, opponendosi allo stesso tempo anche a qualunque tipo di intromissione marocchina. Nel 1973 fu fondato il cosiddetto Fronte Polisario (abbreviazione spagnola di Frente Popular de Liberación de Saguía el

Hamra y Río de Oro), un movimento politico e militare, riconosciuto dalle Nazioni Unite nel

1975, che aveva lo scopo di battersi per ottenere il diritto di autodeterminazione per il popolo Saharawi.

Ma il Marocco non si accontentò delle trattative che aveva avviato con la Spagna: dall’anno seguente cominciò una campagna per reclamare la propria sovranità sulla regione del Sahara Occidentale e dimostrare l’opposizione marocchina alla presenza spagnola nel territorio, supportato da altri Stati arabi. Nel 1973 firmò con l’Algeria e la Mauritania l’Accordo di Agadir, con il quale si chiedeva di applicare il diritto di autodeterminazione dei popoli per il territorio in questione. Quando però la Spagna nel 1974 annunciò alle Nazioni Unite di voler indire per l’anno successivo un referendum di autodeterminazione nella regione, la reazione marocchina non si fece aspettare. Il sultano Hassan II organizzò per l’ottobre del 1975 una marcia popolare a cui parteciparono più di 350˙000 marocchini, conosciuta come la “Marcia Verde”, per rivendicare l’integrazione della zona al proprio Regno, insistendo sull’esistenza di legami storici e giuridici tra le due regioni. Essendo per la maggior parte civili disarmati, la

61 Declaración sobre la concesión de la independencia a los países y pueblos coloniales, aprobada por la resolución 1514 (XV) de la Asamblea General de las Naciones Unidas el 14 de diciembre de 1960

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Spagna non poté fermare militarmente l’invasione e richiese, invece, l’intervento del Consiglio di Sicurezza dell’ONU. Il mese successivo, Spagna, Marocco e Mauritania firmarono una Dichiarazione di principi, noto come l’Accordo Tripartito di Madrid62, nel quale la Spagna si impegnava a decolonizzare il territorio del Sahara Occidentale. Per la fase di passaggio fu istituita un’Amministrazione temporanea nell’area a cui partecipavano anche il Marocco e la Mauritania in collaborazione con la Djema’a, il consiglio direttivo Saharawi. Pochi mesi dopo, la Spagna si ritirò dal Sahara Occidentale, lasciando di fatto l’amministrazione in mano al Marocco e alla Mauritania, ma ritendendo fortemente che la sovranità del territorio dovesse risiedere nella popolazione Sahrawi. Così come la Spagna, anche l’Algeria, che non era stata inclusa negli accordi di Madrid, diventò una ferma sostenitrice dell’indipendenza Saharawi.

Quando la Spagna si ritirò nel 1976, il Fronte Polisario dichiarò la nascita della Repubblica Democratica Araba dei Saharawi; allo stesso tempo, la Mauritania e il Marocco occuparono la regione, rispettivamente da sud e da nord, scatenando un conflitto in tutto il territorio. La Mauritania nel 1979 firmò un trattato di pace con il Fronte Polisario, sancendo la ritirata delle proprie truppe. Il conflitto armato con il Marocco, invece, continuò fino al 1991, quando venne raggiunto un piano d’intesa con l’ONU. Nella regione intervenne la missione denominata MINURSO (Missione delle Nazioni unite per l'organizzazione di un referendum nel Sahara Occidentale), che doveva aiutare nella fase di transizione verso un referendum di autodeterminazione del popolo Saharawi.

Lo scoglio più duro in questa fase era la posizione del Marocco e il suo rifiuto di ammettere una consulta popolare che non fosse un referendum confermante la sovranità marocchina sul Sahara Occidentale (specialmente l’opzione indipendentista)63. Con l’avvento del sultano Mohammed VI, però, la posizione marocchina cominciò a perdere sostegno, anche a livello nazionale, perché non portava ad alcuna soluzione. Inoltre, la risoluzione 1754 approvata nel 2007 dal Consiglio di Sicurezza dell’ONU esorta le parti ad avviare delle negoziazioni senza condizioni previe che mirino a trovare una soluzione politica condivisa che conduca alla libera determinazione del popolo del Sahara Occidentale64.

Ad oggi, però, non ci sono stati avanzamenti significativi nelle negoziazioni e l’ONU non fa

62 Declaración de principios entre España, Marruecos y Mauritania sobre el Sahara Occidental, Madrid, 14 novembre 1975

63 RIQUELME CORTADO R., Marruecos frente a la (des)colonización del Sáhara Occidental, in “Anuario Mexicano de Derecho Internacional”, vol. XIII, 2013, pp. 214-215

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che rinnovare di anno in anno l’intervento della missione MINURSO nella regione, invitando le parti a trovare una soluzione giusta e condivisa. La Spagna, dal canto suo, dal 1975 in avanti è sempre stata favorevole all’opzione del referendum popolare come mezzo per l’autodeterminazione che spetta al popolo Saharawi dal diritto internazionale. Mantenendo una posizione di “neutralità attiva”65, i vari governi spagnoli hanno sempre appoggiato le

risoluzioni del Consiglio di Sicurezza dell’ONU. Per questo motivo quella del Sahara Occidentale è una questione che fin dal principio ha causato e causa tuttora conflitti con il Regno marocchino. Ciò spiega anche perché i governi di entrambi gli Stati abbiano preferito lasciare da parte l’argomento negli incontri bilaterali che si sono tenuti negli ultimi anni, proprio per evitare impasse su altri temi al momento ritenuti più significativi nelle relazioni tra i due Stati (in modo particolare, la migrazione irregolare).