L’andamento dell’economia nella Maremma Toscana con particolare focus sul comparto
3.2 Il settore agroalimentare in Maremma
3.2.2 L’economia della Provincia di Grosseto: evoluzione, punti di forza e criticità da affrontare
Con l’affermarsi delle signorie e dopo esser stata conquistata militarmente dalla Repubblica di Siena, la Maremma nel XIII secolo cade sotto l’influenza senese e fu trasformata in un enorme pascolo a pagamento con l'istituzione della dogana dei paschi, da cui trae origine il nome della famosa banca senese, che grazie al clima mite e alla precoce primavera attirava i
transumanti del centro Italia73. La perdita dell'indipendenza e
l'assoggettamento dell'economia allo sfruttamento di Siena distruggerà l'economia locale e comporterà l'abbandono del territorio coltivato, con l'inevitabile aumento delle terre paludose, dando via alla malaria e alla povertà che finirà come si è osservato appena sopra, solo con le bonifiche integrali avviate dal regime fascista e concluse con l’aiuto di Ente Maremma.
Ben protetta dalle sue mura medicee, costruite per difendersi da Siena e che possiamo ammirare quasi intatte ancora oggi, Grosseto rimane una città chiusa dal punto di vista culturale e imprenditoriale. Le sue mura, nonostante non ci sia più il dominio senese, rimangono tutt’oggi come un ostacolo ad andare oltre;; questo è un territorio molto ricco di tradizioni, di prodotti di eccellenza, di cultura (civiltà etrusca in passato, folklore e feste di paese oggi). Tuttavia questa chiusura verso il diverso e il nuovo ha limitato moltissimo lo sviluppo e la crescita di questo posto.
Per quanto riguarda la demografia d’impresa, a fine 2016 le sedi d’impresa
registrate presso la nuova Camera di Commercio della Maremma e del Tirreno risultavano 29.113 ubicate in provincia di Grosseto con un aumento
pari a 0,8% rispetto al 201574.
L’analisi per status mostra però che di fronte alla buona performance circa la registrazione di nuove sedi d’impresa, corrisponde un incremento di quelle inattive (+5,3%) e di quelle con procedure concorsuali (+4,4%), segno che la crescita rilevata nel 2016 pare “figlia” del consolidamento dell’esistente patrimonio imprenditoriale, piuttosto che di una rinnovata voglia di fare impresa, che se non affievolita, sembra sicuramente ridimensionata rispetto al passato più prossimo.
L’universo delle imprese al 31/12/201675 sul nostro territorio si compone da 17.401 di imprese individuale, 6.245 società di persone, 4.493 di società di capitale e 974 con altre forme giuridiche. Alla blanda diminuzione delle imprese individuali nella provincia di Grosseto osservata nel corso dell’anno (-0,1%), si è affiancata una sostanziale stabilità delle società di persone (0,0%) e un avanzamento consistente delle società di capitale (+5,2%). Continua dunque quel percorso di progressiva capitalizzazione del sistema imprenditoriale avviatosi ormai da qualche anno, tanto che le società di capitale sono l’unica forma giuridica che risulta in continua e costante evoluzione numerica: ad una rinnovata “voglia” di fare impresa si è indubbiamente andato a sommare lo stimolo fornito dalla recente innovazione legislativa che va a semplificare il procedimento di costituzione delle S.R.L.
Lo stock d’imprese locali è più consistente nel settore primario, mentre risulta minore nel manifatturiero, storicamente poco diffuso nel grossetano. Le imprese registrate nel settore primario sono circa 12 mila (19% del
74 Rapporto strutturale sull’economia delle province di Grosseto e Livorno nel 2016,
redatto dal centro Studi e Ricerche della Camera di Commercio della Maremma e del Tirreno
totale), numero che pone l’agricoltura come il secondo settore per numerosità dopo il commercio.
Le coltivazioni e produzioni agricole nella provincia di Grosseto si concentrano storicamente sui cereali e sugli alberi da frutto, in particolare vite ed olivo. La coltivazione di cereali è incentrata sul frumento duro, tale produzione ha rappresentato nel 201676 il 62% del totale con un calo del 10% rispetto all’anno precedente. Le altre produzioni di un certo rilievo sono costituite dal frumento tenero, dal riso, dall’orzo e dall’avena.
La coltivazione degli alberi da frutto è essenzialmente quella dell’olivo e della vite: al primo nel 2016 è stata destinata una superficie produttiva di 18.000 ettari a Grosseto, che risulta quasi invariata rispetto al passato, mentre è calata invece la produzione di olive: rispetto al 2015 la raccolta a Grosseto è diminuita del 20% a causa dell’azione infestante della mosca olearia con un rispettivo calo della produzione di olio d’oliva di 11,6%. Gli altri alberi da frutto assumono un’importanza marginale, almeno dal punto di vista dell’estensione dei terreni coltivati e, di conseguenza, delle quantità prodotte e raccolte.
Alla vite sono dedicati circa 8.600 ettari nella provincia di Grosseto, superfici quasi invariate rispetto all’anno precedente e in pratica tutte destinate all’uva da vino, di cui quasi 2.500 ettari sono destinati alla produzione dei vini DOC e 1.500 ai vini DOCG. Rispetto al 2015, tale superficie appare in aumento (+3,8%) sia dal lato delle DOC (+4,4%), sia da quello delle DOCG (+2,9%). Dalla vendemmia 2016 si sono ottenuti quasi 217 mila ettolitri di vino (contro i quasi 220 dell’anno precedente), che si sono suddivisi all’incirca come avvenuto per le superfici, ossia 40%
DOCG e 60% DOC.
Tra le DOC grossetane si distingue sicuramente la Maremma Toscana per superficie occupata e, di conseguenza, per quantità prodotta. Nel 2016 ha consolidato ulteriormente il suo “primato” con un aumento sia della superficie dedicata (+7,8%) sia della quantità di vino prodotta (+5,9%). Il “re” delle DOCG grossetane è e rimane il Morellino di Scansano, seconda produzione in assoluto per tipologia. Altre produzioni di un certo rilievo sono le DOC Bianco di Pitigliano e Sovana, nonché l’altra DOCG, Montecucco Sangiovese.
Per quanto riguarda lo scambio con l’estero, nel 2016, delimitando il campo di analisi ai soli prodotti agricoli77 Grosseto ha visto aumentare sia le vendite all’estero (1,4 milioni di euro, +10%), sia, e soprattutto, gli acquisti (36 milioni di euro, +47%). Nonostante quindi il dato molto positivo delle esportazioni, il saldo commerciale con l’estero rimane ampiamente negativo, con 36 milioni di euro di passivo contro i -23 dell’anno precedente;; l’Europa ha rappresentato in pratica l’unico mercato per il commercio estero di prodotti agricoli: nel 2016 ha pesato addirittura per il 97% dal lato delle esportazioni e per il 70% da quello delle importazioni, al quale concorrono anche l’America, col 17% e l’Asia, col 10%.
Circa il reparto manifatturiero, che include anche la produzione di bevande e prodotti alimentari, per Grosseto la situazione complessiva risulta peggiore rispetto alle altre province toscane che vede crollare il suo output ormai da cinque anni consecutivi. L’unica nota positiva, se così si può
77 Il settore A della classificazione ATECO 2007 utilizzata dall’ISTAT, ossia “Prodotti
dell’Agricoltura, della Silvicoltura e della Pesca” e non prodotti alimentari derivati da trasformazioni di produzioni agricole, che sono inseriti nel manifatturiero.
definire, è che la variazione tendenziale media annua della produzione 2016 si ferma a -1,5%. Tale valore scaturisce da un andamento trimestrale che registra un modesto incremento dell’output solo nei mesi aprile-giugno rispetto allo stesso periodo 2015. La stessa cosa avviene per quanto riguarda il fatturato che nella media annua riesce tuttavia a contenere il risultato negativo grazie alla buona performance realizzata nei trimestri centrali del 2016.
Molto importante è anche il comparto del turismo, argomento che verrà ripreso nelle conclusioni del presente paragrafo.
Per quanto riguarda l’occupazione, stando ai dati 2016, per la provincia di Grosseto si calcola una riduzione delle entrate delle unità di lavoro pari all'1% rispetto al 2015, mentre a livello regionale la variazione è positiva, +3%. La contrazione delle entrate nelle imprese maremmane sarebbe da imputare alle forme contrattuali diverse dal lavoro dipendente (-32%). Per Grosseto nel 2016 si riduce sia il peso percentuale delle entrate "stabili" previste (tempo indeterminato e apprendistato), che passa dal 18% del 2015 al 14%, sia quello delle forme contrattuali "atipiche" (interinali, collaborazioni ed altre forme di lavoro indipendenti) che passa dal 14% al 9%. Per contro, l'incidenza dei contratti "a termine" (tempo determinato ed altre forme) aumenta passando dal 68% al 77% del totale delle entrate previste.
In merito ai titoli di studio, solo il 3% delle 3.140 assunzioni programmate nel 2016 (stagionali e non) riguarda laureati (90 unità), il 33% diplomati della scuola secondaria superiore (1.030 unità), il 30% persone in possesso della qualifica professionale (950 unità) e il restante 34% interessa figure per le quali non è richiesta una formazione scolastica specifica (1.070 unità).
In generale, si assiste ad un calo delle opportunità lavorative offerte alle donne: rispetto sia al 2015 che al 2014. Ciò sta avvenendo nonostante ormai alle aziende il divieto di ogni discriminazione in base al sesso sia imposto a livello nazionale e comunitario. È possibile quindi che gli imprenditori rispettino tale regola ma lascino in alcuni settori un maggior spazio agli uomini come conseguenza intrinseca alla tipologia professionale ed alle mansioni richieste.
In conclusione, in relazione allo stato dell’economia di questa provincia, si
vuole fare le seguenti osservazioni78:
1. all’inizio, questo era un territorio di produttori agricoli: si produceva grano, cereali, frutta, uva, olive e l’attività principale consisteva nel raccogliere il raccolto e venderlo. Con il tempo i produttori si sono accorti che non era più economicamente conveniente dedicarsi solo alla produzione agricola e hanno pensato di dedicarsi anche alla rispettiva trasformazione. Questa transizione da un’attività economica all’altra, probabilmente a causa della chiusura culturale che caratterizza ancora il popolo grossetano, purtroppo non è stata accompagnata dalla rispettiva dotazione di risorse necessarie e miglioramento di capacità imprenditoriale, trovandoci oggi, con le dovute eccezioni, con operatori con una cultura da produttori ma la cui attività economica concerne la vendita di prodotti e servizi. I dati di cui sopra sull’occupazione e la qualità delle unità lavorative in entrata purtroppo dimostra che non c’è ancora in previsione una inversione di tendenza;;
78 Conclusioni tratte da colloqui con il dott. Francesco Gentili, consulente aziendale
con esperienza pluriennale nella Provincia di Grosseto, nonché membro del CdA della Banca Tema.
2. naturalmente affacciato sul mare ma anche dotato di un ampio entroterra collinare, il settore turistico rappresenta uno dei comparti maggiormente rilevanti di questo territorio, sia in termini d’impatto sull’economia locale, sia di specializzazione produttiva. Si stimano che ci siano circa 1000 agriturismi79 la cui presenza sul territorio è un aspetto molto positivo non solo per le rispettive famiglie e imprese agricole, ma anche per la comunità in generale, in quanto sono serviti a sistemare molte delle vecchie stalle e fabbricati in declino (grazie anche a molti dei finanziamenti e contributi a fondo perduto statali ed europei), rendendo il territorio più fruibile e più bello dal punto di vista paesaggistico.
Il turismo che contraddistingue Grosseto è per la maggior parte balneare e quindi risente della stagionalità del fenomeno, nonché, più in generale, di un’ipersensibilità nei confronti degli andamenti meteorologici. Nel corso del 201580 si è assistito all’arrivo di 1,1 milioni di persone nelle varie strutture turistiche grossetane, presso le quali hanno soggiornato per 5,9 milioni di notti, cifre che appaiono impressionanti, soprattutto considerando il numero molto inferiore dei residenti, ma che in realtà potrebbe essere molto più grande.
Nella classifica dei comprensori turistici a cinque vele di Legambiente81, il mare della Maremma Toscana si trova al secondo posto in Italia (con Castiglione della Pescaia come miglior comune, seguito da Scarlino, Marina di Grosseto e Follonica, tutte nella provincia di Grosseto) e altrettante bandiere blu.Dunque abbiamo un
79 È molto difficile stabilire un numero esatto degli agriturismi in quanto queste attività
spesso sono iscritte al registro delle imprese come aziende agricole.
80 Rapporto strutturale sull’economia delle province di Grosseto e Livorno nel 2016,
redatto dal centro Studi e Ricerche della Camera di Commercio della Maremma e del Tirreno
81 www.legambiente.it
mare bellissimo, paesaggi mozzafiato, l’ambiente pulito – tutte qualità necessarie di cui disponiamo per attirare ogni anno moltissimi turisti ma non sufficienti per aumentare ancora di più il loro numero o farli ritornare. Infatti, dando uno sguardo alle varie recensioni lasciate on- line dai turisti stessi o anche in base a testimonianze dirette, si rileva che la grande bellezza di cui disponiamo non è accompagnata da altrettanti servizi di qualità o attenzione ai dettagli. I turisti lamentano prezzi troppo alti rispetto alla qualità dei servizi offerti, mancano delle strutture adeguate per offrire supporto e informazioni sul territorio, il personale addetto all’accoglienza molto spesso non parla nemmeno una lingua straniera, mancano collegamenti con mezzi pubblici per raggiungere in modo facile e comodo le varie località, riservando questa zona turistica soprattutto a famiglie o gruppi in grado di organizzarsi solo per conto proprio. Come conseguenza, la maggior parte dei turisti sono italiani, provenienti dalla nostra Toscana e Lombardia82 in primis, con solo il 20% circa di stranieri, per lo più provenienti dalla Germania e Olanda, la clientela dunque, pur fidelizzata, è poco differenziata in termini di provenienza.
Occorre lavorare ancora molto per sfruttare al meglio le potenzialità che questo territorio offre in campo turistico;; bisogna studiare e mettere in atto proposte che attirino i turisti anche nella parte restante
dell’anno, magari collegate all’enogastronomia, a percorsi
naturalistici, a convention/fiere, al diving ecc., ma soprattutto occorre investire di più nel capitale umano, organizzando corsi ad hoc ad esempio di lingue straniere, di marketing, di tecniche di vendita ecc.;;
82 Rapporto strutturale sull’economia delle province di Grosseto e Livorno nel 2016,
redatto dal centro Studi e Ricerche della Camera di Commercio della Maremma e del Tirreno
3. un altro aspetto che caratterizza l’economia della nostra provincia è il c.d. nanismo delle imprese. Grosseto è situata al 11° posto in Italia per numero di imprese piccole83 (95,88%)84 costituite prevalentemente dai membri di una famiglia anche in termini di forza lavoro con una scarsa tendenza alla cooperazione con altre imprese e orientato dunque per lo più sul mercato locale. Infatti nonostante la produzione di molto prodotti di eccellenza, Grosseto è ultima in Toscana per quanto riguarda lo scambio con l’estero;; il nanismo delle imprese in sé non è un problema come è stato già osservato all’inizio del capitolo, dato che sulla piccola e media impresa si basa quasi tutto il tessuto imprenditoriale dell’Italia, ma il piccolo è bello a condizione che ci sia innovazione e rapidità decisionale, saper reagire in fretta ed in modo positivo alle varie dinamiche provenienti dall’esterno;;
4. la “chiusura mentale”: vi è una avversione verso tutto ciò che è nuovo e verso le persone esterne.
Ci sono molti produttori dalle spiccate capacità imprenditoriale, ma molti ancora sono rimasti indietro perché non consapevoli dei propri limiti e quindi non lavorano per migliorarli:
o manca la capacità commerciale e organizzativa: molte attività vengono costituite e programmate senza un business plan, senza i dati corretti sul costo industriale, senza un piano di marketing del prezzo corretto, infatti il metodo più seguito per stabilire i prezzi è quello imitativo;;
83 Imprese non obbligate al deposito del bilancio o con bilancio assente e imprese con
un valore della produzione a bilancio fino a 250 mila euro (comprese quelle con val. prod. < o = a 0)
o scarsa attenzione verso l’aspetto immateriale dell’impresa;; prevale ancora l’idea che per avere successo sul mercato, basta vendere prodotti di qualità;;
Sempre con le dovute eccezioni, per la maggior parte degli imprenditori la parola “marketing” significa “promozione”, si usano poco e spesso male i social network per promuovere l’attività d’impresa, le persone esterne impiegate in azienda vengono percepite più come un costo e non come un valore aggiunto.
“Il tempo in cui viviamo, è portatore di contraddizioni ed incertezze che investono i diversi livelli della comunità economica e non solo. Da un lato si registrano interessanti e stimolanti aperture al nuovo, ancora contenute ma foriere di esemplari germinazioni, dall’altro permangono i gravi limiti, anche infrastrutturali, di un territorio che stenta a declinare in positivo le sue potenzialità. Questa situazione si potrebbe riassumere in una specie di “già e non ancora”, per indicare che da un lato viviamo in un presente pregno di fermenti, di segnali e di aneliti ma dall’altro guardiamo ad un futuro ancora denso di incertezze e timori, con una certa malcelata angoscia. Per questo l’auspicio che quello che ancora non è non sia più tale e venga superato da un grande e condiviso impegno comune, prima ancora culturale che politico. Impegno che diradi le ombre, che pure esistono, e consenta soprattutto ai giovani di guardare al domani con più serenità e con la consapevolezza di non esser figli di un Dio minore”85. Con queste parole il Presidente CCIAA Maremma e Tirreno ha recentemente riassunto “l’umore” generale nella nostra provincia.
I numeri sono un parametro importante per capire se una regione, un
85 Riccardo Breda – Presidente CCIAA Maremma e Tirreno;; Rapporto strutturale
sull’economia delle province di Grosseto e Livorno nel 2016, redatto dal centro Studi e Ricerche della Camera di Commercio della Maremma e del Tirreno
territorio è grande, ma la vera unità di misura a mio avviso è la propensione della sua gente al cambiamento e all’innovazione. Una delle qualità che ha contraddistinto l’Italia dal dopoguerra ad oggi e che le ha permesso di diventare una potenza mondiale è stata la sua instancabile voglia di migliorarsi;; giorno dopo giorno, senza sosta, il popolo italiano, attraverso la creatività, la cultura e l’impegno è riuscito ad innovare il proprio Paese e a
farlo diventare un membro del G7.
Questo territorio non è ancora grande come meriterebbe, ma dispone di tutte le risorse necessarie per diventarlo, perché ha molto da offrire e ha molte possibilità per un futuro migliore, basta affacciarsi su una delle sue spiagge o visitare una delle aziende che produce alcune delle sue eccellenze.
La politica dal canto suo può contribuire semplificando i vari processi burocratici, assicurare la certezza delle varie procedure amministrative, favorire e incoraggiare la creazione di rete e la produzione integrata, ma l’innovazione vera e propria deve scaturire dalle persone, imprenditori in primis, intendendo qui per innovazione non solo quella trasformazione radicale che riguarda un singolo prodotto o processo ma un insieme di azioni quotidiane con l’intento di perseguire un miglioramento continuo e non solo un cambiamento delle cose per evitare la fine.
CAPITOLO 4
Le family business agroalimentari
4.1 Le aziende familiari e comparto alimentare: uno sguardo
d’insieme
Nel capitolo II è stato ampiamente descritta l’importanza che assume il comparto del agroalimentare nell’economia italiana, rappresentando la seconda86 industria manifatturiera dopo quella metalmeccanica.
Di seguito si farà spesso riferimento ai risultati della sesta rilevazione annuale dell'Osservatorio AUB87 sulle aziende familiari italiane di medie e grandi dimensioni operanti nel settore dell’agroalimentare (promosso da AIdAF, UniCredit, e Bocconi) per riprendere l’oggetto di studio di questo lavoro che è l’azienda familiare, collocandola all’interno del business agroalimentare nazionale.
L’attenzione in questo rapporto è stata concentrata sulle aziende di medie e grandi dimensioni che operano nell’industria alimentare, considerando le 399 aziende che nel 2012 hanno avuto un fatturato superiore a 50 milioni di euro. In termini di fatturato, tali aziende sono state ritenute un campione abbastanza rappresentativo del comparto alimentare, contribuendo a generare circa il 60% del fatturato dell’intero comparto.
Il comparto alimentare affonda le sue radici nel passato, quando l’attività manifatturiera era ancora priva di una dimensione industriale e
86 www.federalimentare.it