Le family business agroalimentari
4.2 Il family business agroalimentare nella Maremma Toscana con particolare focus su quella della provincia
di Grosseto
Le aziende studiate dall’Osservatorio AUB si prestano bene per rappresentare ance le aziende familiari medio grandi anche toscane come possono essere ad esempio Marchesi Antinori, Marchesi Frescobaldi – tra le più antiche aziende familiari del mondo, la Società Agricola Greppo – Biondi Santi o Antonio Mattei Biscottificio SRL89. Anche queste aziende si caratterizzano per “un legame forte con la tradizione e l’ancoraggio alla ricchezza di valori, esperienze, di saperi e di saper fare di cui sono portatrici”90 con una forte vocazione all’innovazione pur restando fedeli alle tradizioni (es. Marchesi Antinori).
In merito al coinvolgimento della famiglia nella direzione aziendale, anche
88 Osservatorio AIdAF – Unicredit – Bocconi sulle aziende familiari italiane di medie e
grandi dimensioni
89 Anselmi L., Lattanzi N., (a cura di), Il Family Business Made in Tuscany;; Franco
Angeli, Milano 2016, p.440 – 442.
qui si riscontra una forte presenza della proprietà, cioè della famiglia, nei ruoli apicali della governance con quote rilevanti o maggioritarie del capitale sociale e con una certa avversione verso soggetti coinvolti nel
manangement provenienti dall’esterno.
E’ limitativo dunque anche in questa regione, quando si analizza il successo aziendale delle sue imprese, basarsi solo su indicatori di redditività o solidità patrimoniali;; elementi quali la longevità, capacità di competere in mercati turbolenti e grandi, di innovare senza perdere di vista i valori familiari, l’appartenenza al territorio, rappresentano i fattori che caratterizzano maggiormente il successo nel contesto Made in Tuscany, lanciando un ponte ideale tra l’importanza del passato, la continuità e le sfide imprenditoriali per il futuro.
Per quanto riguardano le aziende familiari del settore agroalimentare nella Maremma grossetana, la situazione è un po’ diversa, probabilmente a causa del passato più difficile di questo posto e per altre ragioni storico – culturali già evidenziate nel capitolo precedente.
Non esistono studi specifici91 che riguardano appunto solo il comparto
agroalimentare, in quanto nel grossetano, le imprese attive in questo settore, non solo hanno una dimensione piccola e piccolissima, quindi spesso non soggette all’obbligo di pubblicità dei dati contabili, ma sono anche censite come agricole, quindi oltre a coltivare terreni o a sfruttarli come pascoli del proprio bestiame e produrre la materia prima, si occupano anche della loro trasformazione e successiva collocazione dei prodotti finiti sul mercato, assumendo contemporaneamente i connotati dell’azienda agricola e manifatturiera.
91 Informazione confermata da Dott. Mauro Schiano – direttore del Centro Studi e
Come già osservato, nonostante i vari punti di forza di questo territorio (clima, ambiente, cultura, tradizioni, prodotti di eccellenza) non sono poche le difficoltà che frenano lo sviluppo e crescita del comparto agroalimentare grossetano92:
- Aziende troppo piccole, spesso sotto forma di impresa individuale, molto spesso sotto la guida di una persona con età avanzata e con poca cultura imprenditoriale;;
- È difficile riscontrare longevità aziendale, ci sono ma sono troppo poche le aziende che hanno vissuto almeno un ricambio generazionale. Questo potrebbe essere spiegato da una maggiore acculturazione della nuova generazione e dalle scarse opportunità di realizzazione che il territorio offre. I figli spesso se ne vanno, studiano e lavorano fuori regione o all’estero, optando di tornare in Maremma solo per le vacanze. Molti di loro sostengono che non sono disposti a portare avanti il lavoro dei padri perché lo reputano molto pesante e con una difficile conciliazione vita-lavoro-famiglia, quindi preferiscono fare altro.
- Scarsa apertura aziendale verso figure provenienti fuori dalla famiglia Per fornire una risposta ai quesiti di approfondimento oggetto del presente lavoro di tesi, si ritiene importante presentare alcune riflessioni relative al rapporto tra le family business del territorio ed il panorama locale di consulenti e professionisti che assistono tali imprese in attività amministrative e di sviluppo. Alla luce delle considerazioni emerse in sede di confronto con il professionista citato nel corso del presente lavoro, nonché in base al giudizio personale di chi scrive, maturato da precedenti esperienze professionali nel campo della consulenza alle piccole e medie
92 Conclusioni emerse da colloqui con il Dott. Francesco Gentili – consulente
imprese sul territorio maremmano, si rilevano i seguenti due punti d'attenzione.
Da una parte, troppo spesso accade che i consulenti e professionisti di cui si avvalgono le family business locali per il loro sviluppo non siano pronti a supportare tali imprese con le competenze professionali più avanzate e innovative, ed eventualmente a cogliere nelle richieste di assistenza delle imprese eventuali bisogni non esplicitati ai quali dare risposte che possano sostanzialmente impattare la crescita di tali business. E questo accade perché spesso il background professionale ed esperienziale dei consulenti o professionisti non si discosta molto da quello dell'imprenditore che chiede aiuto.
Dall'altra, sono gli stessi imprenditori familiari a percepire ancora la fuoriuscita di risorse finanziarie per prestazioni consulenziali di un certo tipo e grado di innovazione, si veda ad esempio tutto ciò che concerne la promozione e il marketing, come costo - spesa e non come costo - investimento, perdendo così tutti i benefici che dal confronto con un consulente o professionista esperto in settori non navigati dall'imprenditore stesso possano derivare.
Ciononostante, ci sono anche imprenditori maremmani che non sono solo produttori, ma che sanno anche vendere, conoscono bene i loro prodotti e i loro clienti, ci tengono ad avere un’immagine aziendale molto professionale, sono abili nell’organizzare ed organizzarsi e soprattutto sono curiosi e aperti al nuovo.
Ci sono anche imprenditori anziani che lasciano volentieri le loro “creature” ai figli mettendosi da parte, come ci sono figli con un’alta formazione ed esperienze in settori e luoghi diversi, che poi scelgono di ritornare in Maremma per portare avanti l’attività di famiglia.
Un esempio può essere l’azienda “La Maremmana”, che ha portato la bufala in Maremma, nata quindi come allevamento, che produceva latte poi venduto ai vari caseifici. L’imprenditore, ormai anziano lascia l’azienda al figlio93, “under trenta”, con una laurea in Economia e Finanza e dopo una esperienza lavorativa in una banca di investimento giapponese a Londra, decide di tornare in Maremma e grazie a un finanziamento PSR, costruisce un caseificio ricavato all'interno di un antico casale in azienda, dove oggi si fanno tanti tipi di formaggio con il latte di bufala, dalla mozzarella, al Camembert, al Roquefort e poi lo yogurt da latte bufalino, il quale al concorso “Agri Yogurt” si è classificato come il migliore in Italia.
“Trasformare oggi è un passaggio obbligato, perché è quello che dà il valore aggiunto a ciò che si produce”, sostiene Guido Pallini, “abbiamo realizzato un piano integrato di filiera (Pif) con altre aziende locali per valorizzare il latte bufalino e vaccino della maremma. Con la "misura 121" del PSR abbiamo sistemato le stalle e, tra le altre cose, proprio il caseificio che abbiamo battezzato 'Inno al sole', che la dice lunga con la mia incompatibilità con il clima londinese. Poi abbiamo attivato anche la "misura 124", in collaborazione con l'Università di Pisa per studiare le tecniche agronomiche e gli strumenti migliori per il benessere animale e i processi di trasformazione della materia prima. Il vero primo obiettivo è stato ammodernare l'azienda per renderla più efficiente".
Ce ne sono anche altri casi simili a “La Maremmana”, come si vedrà anche nel capitolo successivo dove verrà analizzata un’azienda vitivinicola di successo e con grandi prospettive per il futuro anche in termini di longevità, a dimostrazione che si può fare impresa con molto successo anche in Maremma. Certo è che non tutti gli imprenditori hanno la fortuna di avere
93 www.pianetapsr.it - Addio City, scommetto sulla mozzarella di bufala
figli con l’intraprendenza e competenze di Guido, ma allora basterebbe aprirsi a persone esterne dall’ambito familiare, accogliere e dare ascolto senza paura alcuna a persone più preparate di noi, che hanno studiato, viaggiato e lavorato in posti diversi dal nostro, con la consapevolezza che non sempre chi è meno giovane, ne sa anche meno.
CAPITOLO 5
Il caso: Fattoria Le Pupille
“Questa terra è la mia scelta di vita,
come fare il vino è il mio mestiere da sempre”.
Elisabetta Geppetti
5.1 Fattoria Le Pupille e la signora del Morellino
La scelta di studiare più da vicino questa azienda necessita di una giustificazione che non può limitarsi al riconoscimento del suo attuale successo e nemmeno tanto per la diffusione e la dimensione del settore in cui opera, certamente molto rilevante ed espressione della vocazione produttiva di questo territorio, quanto al ruolo della Sig.ra Geppetti di Ambasciatrice della Maremma per averne portato in giro per il mondo valori, profumi, intensità. La Signora del Morellino, un altro nome che spesso le viene attribuito, per aver contribuito a rendere famoso in tutto il mondo questo vino principe della Maremma, è stata anche la prima donna presidente di un Consorzio quando nel 1992 prese in mano la guida dell’appena costituito Consorzio del Morellino di Scansano, ruolo che ha nuovamente ricoperto fino al settembre del 2003.