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Ed Menna Avellino, dic 2012) di Antonio Crecchia

Presentando questo nuovo libro di Carlo Onorato, l’Editore Nunzio Men- na, rivolgendosi ai lettori, esprime l’augurio che “esso possa offrire l’oc-

casione di esplorare spazi culturali, sociali e umani giusti, sia per superare

l’incertezza del quotidiano che per guardare con fiducia il futuro”. Le in-

certezze e le difficoltà dell’esistenza quotidiana per coloro che vivono di la- voro o di pensione, o in assenza del- l’uno e dell’altra, non sono poche in un’epoca stretta nella morsa di una crisi economica e sociale, che vede da una parte una minoranza comodamente as- sestata su montagne di ricchezze accu- mulate con l’uso spregiudicato della malversazione, dall’altra una maggio- ranza di cittadini che si vede, giorno dopo giorno, presa in giro e defraudata dei più elementari diritti, negata a gode- re dei frutti dell’attività lavorativa, pas- siva e impotente di fronte a coloro che, in virtù di un potere senza freni, fanno lecito il saccheggio dei beni e risorse pubbliche, per soddisfare la cupidigia che alimenta la loro sete di dominio.

Abitualmente Onorato divide i suoi libri in parti, secondo un criterio di or- ganicità contenutistica. Anche in Fre-

quenze d’armonia troviamo una ripar-

tizione che distingue la produzione propria da quella altrui, costituita, que- st’ultima, da recensioni su alcune sue pubblicazioni precedenti, apparse su riviste letterarie nazionali e periodici regionali.

La prima parte si apre con un “acrostico”, scritto “per la nascita del-

la cara pronipote Martina”, in cui

l’autore riversa sulla pagina la incrol- labile fede nella “speranza” che “tutti i

sogni di pace e di bene infiniti” possa-

no accompagnare e nutrire “il tenero,

d’amore e d’affetto, che ribadisce la sensibilità umana e poetica di Carlo Onorato, ormai noto e apprezzato da un vasto pubblico e dalla critica, den- tro e fuori la regione Molise.

Dopo la nota dell’Editore, ricordata all’inizio, segue l’intervista rilasciata al poeta, scrittore e operatore culturale Fulvio Castellani, di Enemonzo (Udi- ne), in cui Onorato, rispondendo alle domande dell’intervistatore, fa il punto sulla sua produzione letteraria e sulle motivazioni che hanno spinto l’uomo, il poeta e lo scrittore impegnato nel socia- le a seguire i valori fondamentali dell’esistenza umana “in una società sempre più multietnica e che privilegia, purtroppo, l’apparire, l’egocentrismo, un egoismo esasperante…” In un siffat- to contesto sociale ed epocale, Onorato, con quella franchezza e lucidità di pen- siero “politico”, di cui ha dato massi- mamente prova nel saggio Riflessioni (Editrice Menna – Avellino, gennaio 2012), esprime il suo “sconforto” e la preoccupazione a vivere in questa so- cietà “disarticolata e contraddittoria”, e ancora una volta si appella alla propo- sta educativa di “ricostruire” l’uomo, “liberare l’animo umano dall’egoismo,

e dall’individualismo, cancellare il ma- laffare dall’agenda politica e sociale”,

impedire il travaso delle risorse finan- ziarie dalle casse pubbliche alle casse dei partiti, come pure “l’accaparra- mento”, da parte dei soliti affaristi in odore di mafia e camorra, di quelle ri- sorse (idriche, alimentari, energetiche, ambientali…) necessarie ed essenziali a

garantire una vita corretta, regolare e dignitosa alle masse popolari, alle pre- senti e alle future generazioni.

Sarà la “poesia” a salvare l’uomo? “Certamente – dice Onorato – la poesia

può avere un grande ruolo nell’ele- vazione culturale e morale; essa può curare la degenerazione dei compor- tamenti e stimolare l’evoluzione positi- va dell’umanità…”

La novità del libro è costituita dall’incontro “critico” di Onorato con libri di amici poeti e scrittori. E l’abito del critico pare sia fatto a misura dell’operatore culturale che, da lettore incallito di opere altrui, vuole dare vo- ce e significato agli stimoli, sensazioni ed emozioni provati durante la lettura. Le sue analisi investono essenzialmen- te la ricerca degli aspetti tematici, esi- stenziali, antropologici, sociologici, etici e culturali del libro letto, accom- pagnata da un acuto scandaglio della psicologia dell’autore, al fine di far emergere la sua personalità, la sua fi- gura di intellettuale, la sua metamorfo- si esistenziale, in rapporto alle coordi- nate spaziali, professionali, storiche, umane, ispirative e valoriali.

Una ulteriore prova della sua matu- rità intellettuale e disposizione alla cri- tica l’abbiamo nella lettura delle moti- vazioni che hanno accompagnato la premiazione dei poeti vincitori della XXXIV edizione del Concorso artisti- co-letterario “Città di Avellino”. Quale membro della Giuria, ha svolto con serietà e acutezza il compito di esami- nare le sillogi partecipanti alla “Sezio-

ne D” (Agreste nostalgia), e stendere motivate valutazioni riguardo ai lavori presentati dai due primi qualificati.

Ma Carlo Onorato non dimentica di essere un pensatore e un poeta: quali- fiche che l’accompagnano da più di dieci anni a questa parte e l’hanno reso, in ambito culturale della nostra regione, protagonista impegnato, attivo, vivace, coerente con il suo pensiero contestato- re di strutture e istituzioni pubbliche dominate dal parassitismo, speculazio- ne e malcostume, propositivo di percor- si civili e culturali finalizzati a ricreare la dignità dell’individuo, a scioglierlo dai lacci del servilismo politico ancora- to a metodi affaristici e clientelari che poco o nulla hanno a che vedere con “la scienza e l’arte” di governare, a indirizzarlo e formarlo nella cultura del lavoro, della pace, della solidarie- tà, dell’equità, della giustizia: valori umani che se bene appresi e ben prati- cati, aprono le porte ad un futuro sor- retto da “frequenze d’armonia”.

Meditando sulla condizione politi- ca degradata dell’Italia colta in piena crisi economica e sociale, il poeta ha degli “incubi” e, amareggiato, esterna la sua delusione di spettatore costretto ad assistere passivo e impotente alla quotidiana messa in opera di “steccati, greppie e trogoli” per assecondare la triste genia degli inetti, delle furbe fai- ne “parassitarie e fameliche in etica dell’onestà”.

Per ovviare a tanta bassezza e viltà, non c’è altra via che il ricorso all’edu- cazione: è urgente “riconvertire inetti-

tudini, malaffare e parassitismi in fatti produttivi e risanamento etico, abo- lendo meandri, steccati e antri oscuri, greppie, ciotole e trogoli…”, ridando

al cittadino quella sovranità, sancita dalla Costituzione, in virtù della quale progettare un avvenire migliore, dove l’uomo sia uomo e non oggetto da ma- nipolare, ingannare e spennare quando e come si vuole da parte dei “regnato- ri”… senza regno, ma ostinati a calca- re il palcoscenico delle farse politiche, ad azzuffarsi e scornarsi per conquista- re il primo posto a tavola, la migliore fetta della “torta Italia”, una nicchia nel Pantheon dei nababbi, un funerale di stato e una statua in Campidoglio.

E poiché l’uomo, il cittadino che sta dall’altra parte dello steccato / al- levamento di mustelidi saturo di fetidi fetori, non è stato fatto per essere “me-

schino e parassita”, riprenda la fionda

di Davide e scagli “contro folli e fol- lie” una “pietra nuova e bene assesta- ta”, colpisca alla fronte il malvagio Golia, simbolo della forza bruta e del Potere perverso e corrotto.

Nella seconda parte trovano ampio spazio le recensioni che hanno accom- pagnato alcune delle precedenti pub- blicazioni di Onorato: Fanciullezza, il

Mignolo, Tentazioni, Echi d’altri tem- pi, Riflessioni. Se ne contano circa

quaranta, a firma di noti esponenti del- la cultura contemporanea, i quali han- no tracciato un profilo veritiero, con- diviso, della personalità del poeta / scrittore isernino, riconoscendogli l’impegno nel portare avanti senza tre-

gua una sua ideologia umanistica in- centrata sui tanti valori positivi, gene- ratori di civiltà e di cultura, oggi vio- lentati e calpestati da egoismi ed op- portunismi scaturiti da un’equivoca e falsa interpretazione che si fa dei con- cetti di libertà e di democrazia. Con la lampada di Diogene, egli non si stanca di ricercare, riportare in luce e ridare il giusto valore ai principi morali, legali, universali che “dovrebbero essere” (ma non sono) alla base delle istitu- zioni deputate a garantire il lavoro, il benessere, la sicurezza, la libertà e la felicità dei cittadini. La sua “coscien- za” di stampo catoniano, legata alla memoria di tanti eventi storici, politici, sindacali e culturali vissuti all’insegna della serietà, della sobrietà dei costumi di vita, dell’onestà e della responsabi- lità, non accetta il degrado ambientale, la violazione dei diritti umani, la spo- liazione delle classi deboli, la cupidi- gia dei politici, la volpina astuzia e malizia dei “marpioni” capitani del- l’industria, del commercio e della fi- nanza, le ruberie dei “guardiani” della cosa pubblica, i trasformismi di palaz- zo, dove si fa sempre più sporco il gioco dei “centurioni”, per i quali vale bene questa massima augurale: “mors

tua, potestas mea”. Il messaggio di

Onorato appare alquanto chiaro: per fare e fare bene, per costruire una so- cietà fondata sull’equità e la giustizia, è necessario “armonizzare”, mettere d’accordo, disporre “armonicamente” le forze sociali, politiche ed economi- che, indirizzarle verso uno sviluppo

integrale e funzionale al rispetto e alla dignità di ogni persona, in cui i fattori di “fratellanza” e “solidarietà” umana siano prioritari rispetto agli interessi egoistici, di setta, di casta o di mafia. Alla “poesia”, alla cultura, egli de- manda, quindi, il compito di edificare un mondo nuovo, modulato su “onde e

note d’armonia”, su convergenza di

intenti e di interessi soddisfacenti per tutti. (Antonio Crecchia)

Calogero Cangelosi, Consonante