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all’alba, poesie, Thule, Palermo 2012.

di Angelo Manitta

La poesia è fatta di emozioni, ma la poesia è un’espressione interiore, manifestazione di subconsci disideri e di aspirazioni, che spesso sfuggono al poeta. «All’orizzonte / chiarore d’alba / dopo l’oscuro notturno / adesso di nuo- vo il tremolare di onde marine / sotto cielo stellato / e profumo di antica sto- ria indistruttibile / di un paese eterno». Questi versi della poetessa palermitana Maria Patrizia Allotta si possono ritene- re emblematici di una modalità espres- siva e di una interiorità, volta verso il futuro, verso la luce e la serenità. Dopo il buio della notte è l’alba a prendere il sopravvento e il riferimento testuale viene ripreso dal titolo “Anima all’al- ba”. L’alba assurge a simbolo dell’ori- gine e quindi alla nascita della luce.

L’analisi del sistema inconscio colloca la poetessa nell’atemporalità, anche se apparentemente definita in uno spazio e in un tempo preciso. In questo contesto si pone il rapporto con la natura, che grande parte ha nella vi- ta dell’uomo. L’elemento naturale fa riflesso all’interiorità. «Prima oblio / poi polvere al vento / ogni amaro sen- tire» (Il tempo dirada). Qui la polvere assume valore negativo. Ma è il mare che offre il suo contrapposto. La quie- te scaturisce dalla “non tempesta”. «Il fragore / di onda marina / non in tem- pesta /si ode», concetto ribadito nella strofe successiva della stessa poesia dal titolo Capannetta antica: «Canto libero / di uccello africano / dopo ciclone / si ascolta». Anche qui la soglia tra il posi- tivo e il negativo è labile. Ed è spesso il positivo ad avere il sopravvento: l’alba dopo la notte, la luce dopo la tenebra, il canto dopo il ciclone. La luce si mani- festa anche nel battito materno accarez- zato «con lo sguardo acceso da luce compiacente» (Battito materno). Non manca però la “lacrima amara”, come si legge nell’omonima lirica: «E scorre spesso / lacrima amara / nell’indefesso volto / testimonianza antica / di silen- ziosa tristezza / sempre giacente in cuore / nostalgicamente viva / nell’at- tesa di esistenza vera / costantemente sincera / e per questo acre».

Attraverso un linguaggio sintetico, la poetessa riesce ad esprimere le pro- prie emozioni, a coinvolgere il lettore e dare una valenza semantica alle parole e alle immagini così complesse che rie- sce a manifestare bene gli articolati e

rarefatti mondi dell’interiorità. Vivere per l’autrice significa prendere coscien- za della realtà circostante, sapersi ri- specchiare negli altri, conoscere e ma- nifestare i propri valori positivi ed ac- cettare la dinamica vitalità dell’esisten- za, che volge al desiderio profondo di ognuno di noi di scoprirsi e conoscersi, come bene afferma Tommaso Romano nella postfazione: «Cogliere il mistero, il segreto spesso ricordàti in questi ver- si, è il tornare alla fonte di Mnemosyne, al chiarore originario del cosmo, a quell’unità tutta sacra fra natura e spiri- to che rischia di smarrirsi anche nel mi- nimalismo di tanta odierna poesia». Ma la delicatezza di questi versi di Maria Patrizia Allotta è che «sono rocce che incidono e non si smarriscono alla con- sunta memoria dell’attimo, che è già eterno divenire». Tutto questo in un rapporto interiore, di cui la poetessa ha pienamente coscienza: «E parlare con “me medesma meco” / fino allo sfini- mento, / cercando ragioni, / inseguendo logiche, / ripassando filosofie / aspet- tando inutilmente / senza sapere cosa e perché» (L’inesauribile).

Nel volume - volendo conclude- re con la prefazione di Nino Aquila - vi sono «composizioni, in genere, piut- tosto brevi, ma certamente dotate di intensità per i contenuti che suscitano quell’aura poetica che nelle nostre let- ture sempre vorremmo avvertire. E do- tate di caratteristiche personalissime, anche per la forma adottata che risulta assolutamente congeniale all’autrice, sia che esprimano considerazioni inte- riori, sia che descrivano ambienti o

persone, queste sempre delineate con termini velati, riservati. La forma adot- tata da Maria Patrizia Allotta la defini- rei di impostazione “telegrafica”: pa- role essenziali, scandite, quali forse sarebbero piaciute a Filippo Tommaso Marinetti, ma non parole in libertà, ta- lora prive di collegamento fra di loro e pertanto spesso mancanti di senso, quali erano quelle adottate dai futuri- sti. Né gelide come risultano quelle dei telegrammi, sia che vogliano comuni- care notizie gioiose o tragiche».

Maria Patrizia Allotta, nata a Pa- lermo nel 1960, si è laureata presso la Facoltà di Lettere e Filosofia con una tesi sui Vissuti psicologici del malato.

Dall’esperienza soggettiva alla tema- tica sociale. Dopo avere insegnato ma-

terie letterarie, attualmente è docente di Filosofia, Pedagogia e Psicologia presso il Liceo “Regina Margherita” di Palermo. Accademica dell’Accademia Siciliana Cultura Umanistica, ha rice- vuto premi e riconoscimenti. È cura- trice dei volumi: “Luce del pensiero”, biografie dei siciliani di cui sono usciti 5 volumi dedicati a filosofi, pedagogi- sti, liberi pensatori, letterati, scienziati, musicisti. Ha contribuito alla realizza- zione dell’Archivio Biografico Comu- nale della Città di Palermo. Dal 2005 collabora alla rivista Spiritualità &

Letteratura, inoltre, è stata fra i cura-

tori degli atti dei Convegni: La figura

e l’opera letteraria di Padre Matteo La Grua (2008) e Oltre il lager: dare un senso alla vita. La testimonianza di Viktor Frankl (2008). Ha curato il vo-

lume dal titolo Essere nel mosaico-

smo, dialoghi con Tommaso Romano

(2009) e scelto e raccolto i frammenti dell’opera di quest’ultimo nel testo dal titolo Non bruciate le carte (2009). Nella collana dei Quaderni del pensie- ro mediterraneo ha riunito alcuni suoi interventi critici sotto il titolo: La stel-

la azzurra e la chimera d’oro (2008).

(Angelo Manitta)

L’uomo delle trasparenze -